Padre Deva, figlio demone

Mentre distribuisco i libri di Srila Prabhupada porta a porta, un villaggio dopo l’altro, in zone remote dell’India, mi accade sempre di conoscere persone che sono state miracolosamente toccate dalla misericordia di Krishna. Una di queste è Chandu, che ho incontrato a Srirampur, nel Maharashtra, la cui statura imponente era in netto contrasto con la sua attitudine umile e mite. Curioso di conoscere il suo vissuto, gli ho chiesto di raccontarmi com’è arrivato a scegliere il sentiero della coscienza di Krishna. — JD

 

Gioventù

Già da piccolo ero un attaccabrighe. Avendo una corporatura robusta e forte, mi arrogavo il diritto di prevaricare gli altri e picchiarli; molestavo chiunque e mi comportavo in modo sconsiderato, tanto da attirarmi l’odio e la paura delle persone, che perciò stavano lontane da me. Mio padre era dolce e gentile, un umile maestro di scuola devoto alla pianta di tulasi e a Sri Vitthala, quindi la gente del posto si chiedeva come un uomo simile avesse potuto concepire un monellaccio come me. Ancora molto giovane diventai il capo di un partito politico locale.

La menzogna, l’inganno e la manipolazione erano il mio pane quotidiano, inoltre, assumevo alcolici e mangiavo la carne. Mentre mio padre trascorreva le sue giornate compiendo attività devozionali, io mi perdevo nelle diatribe e nel piacere dei sensi. Molti lo incitarono a escogitare qualcosa per trasformare il mio carattere, ma ogni suo sforzo risultò vano. Alla fine riuscì a farmi sposare nella speranza che sarei cambiato. Mia moglie era costretta a sopportare la mia brutalità e sovente se ne andava dai suoi genitori completamente frustrata. Fui promosso a una carica superiore nel partito e con l’avanzamento di carriera crebbe anche il livello della mia corruzione.

Spesso mio padre m’implorava dicendo, “Caro figliolo, almeno una volta nella tua vita leggi Dnyaneshwari (un commento alla Bhagavad-gita scritto da Dnyaneshwar, un santo del tredicesimo secolo nativo del Maharasthra).” Non avrei potuto trascurare di più la sua istruzione, mentre affrettavo la mia corsa verso le regioni più buie dell’esistenza infernale. Avevo aperto un negozio di alcolici e un ristorante non vegetariano. Quasi ogni sera mangiavo la carne e bevevo, poi tornavo a casa e picchiavo mia moglie o creavo problemi al vicinato. Il mio matrimonio cominciò ad andare in pezzi. Parlando di me e di mio padre, la gente diceva “Padre deva e figlio demone”.


Promessa sul letto di morte

Quando mio padre si preparava a morire andai da lui in preda ai fumi dell’alcol. Mi disse: “Devi leggere il Dnyaneshwari almeno una volta.” “Va bene,” replicai, e lui lasciò questo mondo. Ora che anche l’ultimo intralcio al mio piacere peccaminoso se n’era andato, mi buttai appieno in ogni tipo di eccessi. Passarono i giorni, trascorsero molti mesi e nella mia mente continuava ad affiorare la richiesta di mio padre; mi sentivo in colpa per non aver mantenuto la mia promessa.

Finalmente un giorno entrai nella stanza del puja, dove molti testi sacri erano conservati in una stoffa bianca. Tirai fuori il Dnyaneshwari e con riluttanza cominciai a leggerlo, ma trovai il suo linguaggio troppo arcaico e il suo messaggio troppo sibillino. Mentre rimettevo il libro a posto, nello stesso involto notai la Bhagavad-gita Così Com’è di Srila Prabhupada e altri suoi libri piccoli. Pensai: “Beh, il Dnyaneshwari non è diverso dalla Bhagavad-gita, quindi proverò a leggere la Gita.”

Sentii un’attrazione particolare per il dipinto in copertina, raffigurante Krishna che guida il carro del Suo caro devoto, Arjuna. Iniziai a leggere regolarmente la Gita al bar e a “predicare”. Seduto su una sedia, le gambe distese sul tavolo, tenevo la bottiglia di birra in una mano e la Gita nell’altra. Il mio uditorio consisteva di ubriaconi incalliti che a malapena riuscivano ad alzarsi in piedi dopo la sbronza, e a volte la discussione durava fino a mezzanotte. Andò avanti così per circa sette mesi.


Sulla via del ritorno a Krishna

La Bhagavad-gita (3.13) c’insegna che dobbiamo offrire il cibo a Dio prima di mangiarlo.

 

yajna-sistasinah santo
mucyante sarva-kilbisaih
bhunjate te tvagham papa
ye pacanty atma-karanat

 

“I devoti del Signore sono liberi da ogni colpa perché si nutrono di alimenti offerti prima in sacrificio, mentre coloro che preparano i cibi per un piacere personale si nutrono solo di peccato.”

 

Cominciai a seguire questa istruzione. Rientrato a casa a notte fonda, completamente ubriaco, svegliavo mia moglie e le imponevo di cucinare. Prendevo il piatto e lo mettevo davanti alla murti di Sri Krishna, quindi, mezzo addormentato per l’ubriachezza, ordinavo a Krishna, “Mangia!” La Bhagavad-gita mi aveva convinto che Dio poteva accettare il cibo e mangiarlo, anche se a volte ridevo del mio comportamento folle e sentivo che la murti rideva di me. Sta di fatto che sviluppai gradualmente il desiderio di offrire un servizio a Dio. Sia la Bhagavad-gita che le spiegazioni di Srila Prabhupada ebbero su di me un impatto sempre maggiore. Lessi che Krishna è soddisfatto di coloro che diffondono il Suo messaggio tra la gente, perciò stampai dei volantini con il maha-mantra e una piccola frase dalla Gita.

Mentre li distribuivo, gli abitanti del villaggio mi chiesero di fare un breve discorso. Allora parlai della Gita per qualche minuto, ma compresi che per essere credibile dovevo condurre una vita più pura. Una volta andai in visita a Pandharpur e vidi un gruppo di Padayatra dell’ISKCON che viaggiava attraverso i villaggi eseguendo l’harinama-sankirtana. Nel carro i devoti tenevano un’immagine gigantesca di Srila Prabhupada. Avevo visto molti cosiddetti santi e incarnazioni di Dio, ma avevo sempre dubitato della loro purezza e autenticità. Quando invece guardai Srila Prabhupada, mi convinsi subito che era genuino e la mia fede in lui crebbe.

Qualche giorno più tardi il mio amico Sudama Dasa, un devoto dell’ISKCON, venne a trovarmi a casa. “Lo sai che a Pandharpur c’è un tempio di Sri Krishna, Colui che ha enunciato la Bhagavad-gita?” mi disse. “Sua Santità Lokanath Swami Maharaja vi terrà una serie di conferenze. Perché non vai anche tu ad ascoltarlo?” Non sapevo bene che cosa rispondere, ma una forza divina mi spinse a dire sì. Voglio fare una prova, pensai. Non devo mica prendere un impegno con loro, posso sempre tornare sui miei passi se non mi piacciono.

Appena misi piede nel tempio ISKCON di Pandharpur e incontrai i devoti, sentii che stavo subendo una trasformazione mistica. Avvertii un senso di pace e felicità. Seduto ad ascoltare l’intero discorso, mi convinsi che quello era il sentiero che dovevo seguire. Il seme dell’amore e della devozione era stato ormai piantato nel mio cuore. Tornato al villaggio, decisi di cominciare una nuova vita. Liquidai la mia azienda produttrice di carne e alcolici, lasciai perfino la mia carica politica e mi dedicai all’agricoltura. Iniziai a cantare ogni giorno i santi nomi di Krishna, il maha-mantra Hare Krishna, e a seguire i quattro principi regolatori.

Fu sorprendente vedere con quanta facilità rinunciai alle cattive abitudini. I membri della mia famiglia erano scettici, incapaci di comprendere il cambiamento avvenuto in me. Prima ero governato dall’alcol, ma ora, vedendo la mia miracolosa trasformazione, temevano che fossi governato da qualcosa di ancor più pericoloso. Tuttavia, ogni mattina leggevo la Bhagavad-gita e coinvolgevo tutta la famiglia nella pratica del servizio devozionale. Qualche anno più tardi Lokanatha Swami Maharaja mi offrì l’iniziazione spirituale dandomi il nome di Caitanya Carana Dasa.

 

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Oggi Caitanya Carana Dasa dirige un centro per la coscienza di Krishna nel suo villaggio, e molti sono i residenti che partecipano ai programmi quotidiani. La sua intera famiglia è impegnata in una varietà di servizi e tutti distribuiscono regolarmente i libri di Srila Prabhupada. Da Chandu a Caitanya Carana Dasa – questa storia fa ben sperare, perché mostra il potere che la bhakti, la coscienza di Krishna, ha di elevare chiunque dalle tenebre dell’ignoranza al piano dell’illuminazione. Dimostra quanto sono potenti i libri di Srila Prabhupada e come chiunque venga a contatto con questi libri riceva il più alto beneficio.

 

Janakinatha Dasa è un brahmacari residente al tempio ISKCON di Nashik, nel Maharasthra. Insegna la coscienza di Krishna agli studenti universitari.

 

 

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