Il Libro di Krishna

 

CAPITOLO 14

 

Preghiere di Brahma a Sri Krishna

 

 

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Brahma disse: "O Signore, Tu sei la Persona Suprema, l'unica degna di adorazione; Ti offro dunque i miei omaggi e le mie più umili preghiere perché possano soddisfarTi. Il Tuo corpo ha il colore di una nuvola piena di pioggia e dal Tuo abito giallo, elettrica e argentea, emana una radiosità brillante. Senza fine, i miei rispettosi omaggi al figlio di Maharaja Nanda, lui che sta davanti a me, una conchiglia tra le mani, degli orecchini e una piuma di pavone tra i capelli. I Suo volto, incoronato da un diadema, risplende di bellezza; ghirlande di fiori selvatici scendono dal Suo collo e nella mano tiene un pezzetto di cibo. Con una canna, un corno di bufalo e un flauto, Egli sta di fronte a me, sui Suoi piccoli piedi di loto.

"O Signore, gli uomini mi considerano il maestro di tutto il sapere vedico e il creatore di questo universo; eppure mi sono rivelato incapace di comprendere la Tua Persona, sebbene Tu Ti presenti davanti a me come un bambino. A vederTi giocare con i Tuoi piccoli amici, i Tuoi vitelli e le Tue mucche, si direbbe che non possiedi neppure una grande educazione: semplice bambino di villaggio, tieni il Tuo cibo nella mano e cerchi i Tuoi vitelli. Eppure il Tuo corpo è talmente diverso dal mio che non posso valutarne la potenza. Come ho rivelato nella Brahma-samhita, il Tuo corpo non ha nulla di materiale."

La Brahma-samhita descrive il corpo del Signore come completamente spirituale e non differente dalla Sua Persona. Ogni parte del Suo corpo è capace di sostituirsi a tutte le altre nelle loro funzioni: il Signore può vedere con le mani, ascoltare con gli occhi, accettare le nostre offerte di cibo con le gambe e creare con la bocca.

Brahma continuò: "Tu sei apparso come un giovane pastore per il bene dei Tuoi devoti; e anche se io ho commesso un'offesa molto grave ai Tuoi piedi di loto col rapimento dei Tuoi amici e dei Tuoi vitelli, sento che Tu provi compassione per me. Questa è la Tua qualità sublime; i Tuoi devoti suscitano in Te un grande affetto, ma io ancora non riesco a capire la potenza dei Tuoi atti. E se io, Brahma l'essere sovrano in questo universo, non posso valutarne la potenza spirituale del corpo di Dio, la Persona Suprema, che appare come un bambino, che dire degli altri? Quanto meno di me potranno comprendere i Tuoi divertimenti sublimi? La Bhagavad-gita dichiara perciò che chiunque riesca a capire anche un solo frammento dei divertimenti spirituali e assoluti del Signore, come anche della Sua apparizione e della Sua scomparsa, si qualifica subito per entrare nel Suo regno appena lasciato il corpo materiale. E i Veda confermano: 'Comprendendo la natura di Dio, la Persona Suprema, si spezzerà la catena di morti e rinascite.' Non consiglio dunque a nessuno di tentare di conoscerti attraverso il sapere speculativo.

Il modo migliore per conoscerTi consiste nel rifiutare la via speculativa e nel cercare con sottomissione di ascoltare di Te dalle Tue stesse labbra -come nella Bhagavad-gita e in numerose altre Scritture vediche- oppure da quelle di un bhakta realizzato, che ha preso rifugio nei Tuoi piedi di loto, senza però tingere il nostro ascolto con speculazioni intellettuali. Non è neppure necessario cambiare la propria posizione nella società; è sufficiente ascoltare il Tuo messaggio. E se è impossibile arrivare a conoscerTi attraverso i sensi materiali, ascoltando invece ciò che riguarda la Tua Persona, le tenebre della falsa conoscenza si dileguano. Soltanto per la Tua grazia Tu Ti riveli al Tuo devoto, non c'è altro modo per conquistarTi. Il sapere speculativo senza traccia di servizio devozionale è una semplice perdita di tempo nella ricerca della Tua Persona. Tanto grande è l'importanza del servizio di devozione che anche un lieve sforzo compiuto in questa via può elevarci alla più alta perfezione. Non si deve trascurare questo favorevole sentiero per preferire quello speculativo, che condurrà tutt'al più una conoscenza parziale della Tua manifestazione cosmica e certamente non alla comprensione della Tua Persona, origine di ogni cosa. I tentativi di coloro che hanno come unico interesse il sapere speculativo si riducono solo a una fatica inutile, come se si volesse estrarre del riso battendone l'involucro vuoto. Dal riso non ancora brillato si otterranno i grani bianchi, ma se il riso è già stato mondato non serve a niente batterne la crusca.

"O Signore, nella storia dell'uomo sono molti gli esempi di persone che dopo aver fallito nel tentativo di raggiungere il livello spirituale impegnarono il corpo, la mente e le parole nel servizio di devozione e giunsero così alla perfezione più alta: entrare nella Tua dimora. Le vie della speculazione intellettuale o della meditazione yoga sono tutte inutili per la comprensione della Tua Persona, se non vi è traccia di servizio di devozione. Occorre dunque impegnarsi nel servizio devozionale anche nell'ambito delle proprie attività sociali e restare sempre vicini a Te ascoltando e cantando le Tue glorie sublimi. L'attaccamento all'ascolto e al canto delle Tue glorie è sufficiente da solo per raggiungere la più alta perfezione ed entrare nel Tuo regno. Così, l'uomo che si tiene sempre a contatto con Te attraverso l'ascolto e il canto delle Tue glorie e Ti offre i frutti delle sue opere per la Tua soddisfazione entrerà con facilità e con gioia nella Tua dimora suprema. Soltanto chi ha purificato il cuore da ogni contaminazione può realizzarTi, e sono il canto e l'ascolto delle Tue glorie che permettono questa purificazione del cuore."

Il Signore è presente in ogni luogo ed Egli stesso insegna nella Bhagavad-gita: "Questo universo è completamente penetrato da Me nella mia forma non manifestata. Tutti gli esseri sono in Me, ma Io non sono in loro." (B.g., IX.4) Poiché il Signore è onnipresente, nulla sfugge alla Sua conoscenza. Ma la comprensione della natura onnipresente di Dio non può trovare posto nel sapere limitato degli esseri individuali; soltanto chi è giunto a stabilizzare la mente fissandola ai piedi di loto di Sri Krishna può conoscerLo. La mente, per natura, vaga qua e là, sui diversi oggetti che soddisfano i sensi nel servizio al Signore può controllarla e fissarla ai Suoi piedi di loto. Questa concentrazione della mente sui piedi di loto del Signore è detta samadhi, e nessuno, senza prima giungere a questo livello, può capire la natura di Dio, la Persona Suprema. Filosofi e scienziati studieranno forse la natura materiale atomo per atomo, avanzeranno al punto di contare tutti gli atomi che compongono l'atmosfera materiale o anche tutti i pianeti e le stelle nel cielo, forse giungeranno persino a contare le molecole irradiate dal sole, ma nessuno mai sarà capace di contare le qualità di Dio, la Persona Suprema.

Come insegna l'inizio del Vedanta-sutra, la Persona Suprema è la fonte di tutte le qualità. Generalmente è detta nirguna, cioè "senza attributi" (il termine guna significa "attributo", e nir è un prefisso negativo), ma gli impersonalisti lo interpretano nel senso di "privo di attributi"; sprovvisti come sono della realizzazione spirituale perfetta, non sanno valutare gli attributi del Signore e concludono perciò che Egli ne è totalmente privo, cadendo così nell'errore. In realtà, il Signore è la fonte originale di tutti gli attributi, che emanano costantemente dalla Sua Persona. Come sarebbe possibile per un essere limitato enumerarli? Se si potesse isolare un istante, forse si potrebbe contare gli attributi manifestati in quell'istante, ma nell'istante successivo già essi si sarebbero moltiplicati. Perciò Egli è detto nirguna, nessuno può valutare i Suoi attributi, e sforzarsi di capirli con la speculazione intellettuale è perfettamente inutile.

Non c'è alcun bisogno di adottare la via speculativa o dedicarsi agli esercizi fisici che conferiscono le perfezioni yoga; dobbiamo capire che le gioie e i dolori sono predestinati. E' inutile tentare di sfuggire alle sofferenze dell'esistenza materiale e raggiungere la felicità con vari esercizi fisici. La via migliore è quella dell'abbandono a Dio, la Persona Suprema, offrendoGli il corpo, la mente e le parole e assorbendosi sempre nel Suo servizio; solo quest'impegno spirituale sarà coronato da successo e permetterà di comprendere la Verità Assoluta. Perciò l'uomo d'intelligenza non si sforza di conoscere la Persona Suprema, la Verità Assoluta, con i suoi poteri speculativi o sovrannaturali, ma preferisce impegnarsi nel servizio di devozione e dipendere dal Signore, consapevole che ciò che accade al corpo è dovuto alle azioni materiali precedenti. Una vita così, condotta nella semplicità e nel servizio di devozione al Signore, automaticamente ci eleggerà eredi della dimora assoluta. Ogni essere vivente è un frammento del Signore Supremo, un figlio di Dio; perciò ha il diritto naturale di ereditare le ricchezze del Signore, di condividere le Sue gioie spirituali. Ma entrando a contatto con la materia, gli esseri condizionati si sono visti praticamente diseredati, e solo se adottano il semplice metodo del servizio di devozione potranno liberarsi da ogni contaminazione materiale e accedere al piano spirituale, dove godranno della compagnia del Signore Supremo.

Brahma si definì di fronte al Signore come la creatura più presuntuosa, perché aveva voluto mettere alla prova i poteri di Dio. Se rapì i giovani pastori e i vitelli fu per vedere come il Signore Se li sarebbe ripresi. Tentativo tra i più presuntuosi, come Brahmaji riconobbe più tardi, perché mirava a paragonare la propria potenza con quella di Dio, dal Quale traggono origine tutte le energie. Ritornato in sé Brahmaji si rese conto che sebbene possedesse potenze enormi in confronto agli altri esseri dell'universo materiale, queste non rappresentavano niente di fronte alla potenza di Dio, la Persona Suprema. I nostri scienziati hanno elaborato "meraviglie" di potenza come le armi nucleari, i cui effetti devastatori sulla Terra sembrano di dimensioni cosmiche; ma sperimentate sul sole, quale sarebbe la loro potenza? Nulla. Così, il rapimento dei vitelli e dei giovani pastori da parte di Brahma mostrava senza dubbio un meraviglioso sfoggio di poteri sovrannaturali, ma quando Sri Krishna esibì il Suo potere di moltiplicarSi in altrettanti vitelli e pastori e senza sforzo mantenne queste emanazioni di Sé stesso, Brahma poté capire quanto insignificante fosse il proprio potere.

Brahma si rivolge a Krishna chiamandoLo acyuta, perché il Signore non dimentica mai anche il minimo servizio che il Suo devoto Gli offre. Così intenso è il Suo affetto verso i Suoi devoti, così grande la Sua bontà che il minimo servizio assume un valore immenso ai Suoi occhi. Brahma ha certamente offerto molto servizio al Signore e come reggente di questo universo è senz'altro un fedele servitore di Krishna, perciò riuscì a rappacificarLo. Egli implorò il Signore di considerarlo come un ubbidiente servitore i cui piccoli errori e impudenze erano perdonabili e riconobbe che la sua potente posizione l'aveva riempito d'orgoglio. Ma Brahma è l'incarnazione stessa della passione in questo mondo, quest'orgoglio gli è quindi naturale e spiega il suo errore. Dopo tutto, Sri Krishna vorrà pur mostrare la Sua compassione a lui, il Suo subordinato, perdonargli quello sbaglio grossolano.

Ora Brahmaji realizzava la sua vera posizione. Certamente egli è il precettore sovrano di questo universo e controlla la messa in atto della natura materiale, costituita da tutti gli elementi materiali - falso ego, intelligenza, mente, etere, aria, fuoco, acqua e terra. L'universo, per quanto gigantesco, rimane pur sempre misurabile, proprio come il nostro corpo, anche se con un scala differente. Il corpo di un uomo misura generalmente sette dei suoi cubiti, così il nostro universo, per quanto può sembrarci immenso, per Brahma misura soltanto sette cubiti. Esiste poi un numero illimitato di universi fuori della giurisdizione di Brahma, che governa il nostro. Come innumerevoli frammenti atomici passano attraverso i buchi di una zanzariera, così milioni di universi, allo stato di semi, emanano dai pori del corpo di Maha-Visnu, il Quale è soltanto un'emanazione di un'emanazione plenaria di Krishna. Di conseguenza, pur essendo la creatura suprema nel nostro universo, quale importanza può avere Brahma in presenza di Sri Krishna? Brahmaji si paragonò dunque a un bambino ancora nel grembo della madre. Se giocando con le mani e i piedi il nascituro tocca il corpo della madre, questa si sentirà forse offesa? Così, per quanto grande sia Brahma, egli si trova nel "grembo" di Dio la Persona Suprema, come tutto ciò che esiste. L'energia del Signore è onnipresente e nessun luogo della creazione sfugge alla Sua azione; ogni cosa rimane nell'ambito dell'energia del Signore, compreso il nostro Brahma e tutti i Brahma dei milioni e trilioni di altri universi. Il Signore è dunque la Madre, e tutto, nel Suo "grembo", è il bambino, che toccando con i piedi il Suo corpo, non La offende mai, Lei che è così affettuosa.

Brahmaji ricordò poi che egli nacque dal fiore di loto che cresce e sboccia dall'ombelico di Narayana dopo la distruzione dei tre mondi (i sistemi planetari Bhurloka, Bhuvarloka e Svarloka).

L'universo si divide in tre parti, Svarga, Martya e Patala, e al tempo della distruzione i tre sistemi planetari sono inondati dalle acque dell'universo. Allora Narayana, emanazione plenaria di Krishna, Si sdraia sull'oceano Garbhodaka e dal Suo ombelico cresce gradualmente un fiore di loto su cui nasce Brahma. Il Signore è detto "Narayana" perché in Lui riposano tutti gli esseri viventi dopo l'annientamento dell'universo (il termine nara indica la totalità degli esseri viventi, e ayana il luogo di riposo). La forma di Garbhodakasayi Visnu è detta Narayana perché Egli riposa sulle acque dell'universo, ma anche perché costituisce il riposo di tutti gli esseri viventi. Inoltre, come insegna la Bhagavad-gita, il Signore è presente nel cuore di tutti gli esseri, e anche in questo senso Egli è Narayana perché il termine ayana significa "fonte del sapere" oltre che "luogo di riposo". La Bhagavad-gita c'insegna inoltre che la facoltà di ricordare è dovuta alla presenza dell'Anima Suprema nel cuore degli esseri. Dopo aver cambiato corpo l'essere dimentica tutto della sua vita passata, ma grazie a Narayana, l'Anima Suprema nel suo cuore, sarà indotto ad agire secondo i suoi antichi desideri.

Brahmaji volle provare che Krishna è il Narayana originale, che Egli è la fonte di Narayana e che Questi non appartiene all'energia esterna, maya, bensì rappresenta un'emanazione dell'energia spirituale. I movimenti dell'energia esterna, maya, si manifestano solo dopo la creazione del mondo cosmico, mentre l'energia spirituale originale di Narayana operava già prima della creazione. Così, le emanazioni di Narayana, da Karanodakasayi Visnu a Garbhodakasayi Visnu, situato nel cuore di tutti gli esseri, appartengano tutte all'energia spirituale del Signore e non essendo soggette all'energia materiale, non possono essere effimere. Infatti, ciò che è governato dall'energia materiale è nel dominio del temporaneo, mentre ciò che si opera sotto la guida dell'energia spirituale è eterno per natura.

Brahmaji confermò ancora una volta che Krishna è il Narayana originale, dicendo che il gigantesco corpo universale del Signore riposa sulle acque Garbhodaka: "Questo corpo gigantesco dell'universo è un'altra manifestazione della Tua energia. Poiché riposa sulle acque, anche la Tua forma universale è Narayana, e noi tutti siamo nel suo grembo. Ovunque vedo le Tue diverse forme di Narayana: sulle acque, nel mio cuore, e ora qui, davanti a me. Tu sei il Narayana originale.

"O Signore, scendendo in questo universo nella Tua forma di Krishna Ti sei rivelato chiaramente il maestro di maya. Tu sei dentro la manifestazione materiale, tuttavia essa rimane completamente in Te, come Tu hai dimostrato quando rivelasti a madre Yasoda l'intera creazione universale nella Tua bocca. Grazie alla Tua yoga-maya, potenza inconcepibile, Tu, da solo, puoi fare che si operino tali prodigi.

"O Krishna, caro Signore, questa manifestazione cosmica che noi percepiamo si trova completamente nel Tuo corpo, eppure Tu sembri essere fuori di me e io fuori di Te. Com'é possibile questo se non per l'azione della Tua energia inconcepibile?" Brahma sottolineava così che senza accettare il carattere inconcepibile dell'energia del Signore Supremo non si possono spiegare le cose così come sono.

Egli continuò: "O Signore, anche dimenticando ogni altra meraviglia e considerando solo i fatti di oggi, che ho visto con i miei occhi, come si può non concludere che furono tutti generati dalle Tue inconcepibili energie? Prima eri solo, poi Ti ho visto moltiplicato in tutti i pastori e i vitelli che avevo rapito e Tu, da solo, diventasti tutta l'esistenza di Vrindavana; quindi Ti ho visto, e con Te tutti i giovani pastori, nelle forme di Visnu a quattro braccia, a cui rendevano culto tutti gli elementi della creazione e tutti i deva, tra cui anch'io. Infine, tutti tornarono a essere giovani pastori e Tu rimanesti solo, come prima. Questo non dimostra forse che Tu sei il Signore Supremo, Narayana, l'origine di tutte le cose, da cui tutto emana e in cui tutto rientra, ma che resta immutato?

"Gli uomini che non sono consapevoli della Tua energia inconcepibile non possono capire che Tu da solo Ti moltiplichi per diventare il creatore Brahma, il mantenitore Visnu e l'annientatore Siva. Gli uomini che non vedono le cose nella giusta prospettiva credono che io, Brahma, sia il creatore, Visnu Colui che mantiene, e Siva il distruttore, mentre la verità è che Tu solo sei tutto questo: il creatore, il sostegno e il distruttore insieme. Tu Ti manifesti in numerosi avatara: tra i deva, Vamanadeva; tra i grandi saggi, Parasurama; tra gli uomini appari come Sri Rama oppure come Sri Krishna, nella Tua forma originale; tra le bestie vieni come Varaha, l'avatara-Cinghiale; e tra gli esseri acquatici, come Matsya, l'avatara-Pesce. In un certo senso non si può dire che Tu appari, perché sei sempre stato, sempre sarai e sei da sempre l'Eterno. La Tua apparizione e scomparsa in questo mondo sono rese possibili dalla Tua inconcepibile energia e hanno il solo scopo di proteggere i fedeli bhakta e annientare gli asura. O Signore, o Persona sovrana che tutto penetri, o Anima Suprema, maestro di tutti i poteri sovrannaturali, nessuno può valutare i Tuoi divertimenti sublimi come Tu li riveli all'interno dei tre mondi. Nessuno può comprendere come Tu abbia manifestato la Tua yoga-maya, come Tu appaia in tanti differenti avatara e come i Tuoi atti appartengano alla Tua energia spirituale e assoluta. O Signore, la manifestazione materiale è come il sogno di un istante, e la temporaneità della sua esistenza non fa che turbare la mente. In questa esistenza l'angoscia consuma tutti gli esseri; vivere qui porta solo continua sofferenza. Ma poiché è sviluppata dal Tuo corpo, che è eterno, tutto di conoscenza e felicità, quell'esistenza effimera dell'universo materiale sembra piacevole e ci è cara.

"Tu sei l'Anima Suprema, la Verità Assoluta, la Persona Sovrana e originale; non c'è altra conclusione. Con la Tua potenza assoluta, inconcepibile, Ti sei moltiplicato in tante forme di Visnu, in innumerevoli esseri viventi ed energie, ma Tu rimani sempre l'Essere Supremo, che nessuno eguaglia; Tu sei l'Anima Suprema, sovrana. Gli innumerevoli esseri non sono che scintille del fuoco originale. O Signore, l'impersonalità dell'Anima Suprema è un concetto errato perché vedo che Tu sei una persona, la Persona originale. L'uomo di scarso sapere crederà che poiché sei figlio di Nanda Maharaja, Tu abbia preso nascita come un essere umano e non puoi essere la Persona originale; ma si sbaglia, perché Tu sei la Persona originale, questa è la mia conclusione. Benché figlio di Nanda, rimani la Persona originale; come dubitarne? Tu sei la Verità Assoluta e certamente non appartieni alle tenebre materiali. Tu sei la fonte del brahmajyoti originale e degli astri di questo mondo. Come insegna la Brahma-samhita, il brahmajyoti non è altro che la radiosità spirituale che emana dal Tuo corpo. Numerose sono le manifestazioni di Visnu e quelle dei Tuoi diversi attributi, ma non si possono porre tutte sullo stesso piano della Tua Persona. Tu sei la fiaccola originale, da cui tutte le altre ereditano lo stesso splendore, ma è dalla prima che viene ogni luce. E poiché Tu non sei una delle creazioni di questo mondo, rimarrai intatto anche dopo la sua distruzione.

"Tu sei la Persona originale, perciò il Gopala-tapani e la Brahma-samhita Ti descrivono come govindam adi-purusam: Govinda è la Persona originale, la causa di tutte le cause. La Bhagavad-gita insegna inoltre che la fonte della radiosità del Brahman sei Tu. Si deve stare attenti a non scambiare il Tuo corpo che è aksara, indistruttibile, per un corpo materiale, continuamente attaccato dalle tre fonti di sofferenza; il Tuo corpo è sac-cid-ananda-vigraha, tutto di eternità, conoscenza e felicità. Tu sei chiamato anche nirañjana perché i Tuoi divertimenti come piccolo bambino di Yasodamata o come Signore delle gopi non sono mai neppure sfiorati dalla contaminazione degli influssi materiali. Ti sei moltiplicato in migliaia di giovani pastori e vitelli, ma la Tua potenza assoluta non è affatto diminuita; Tu rimani sempre completo. Le Scritture vediche insegnano che sebbene delle entità complete in sé stesse siano estratte dal Tutto completo, dalla Verità Assoluta, e benché si manifestino tante emanazioni del Tutto completo, Esso rimane l'unico, l'ineguagliabile. Tutti spirituali, i Tuoi divertimenti non possono esser contaminati dai tre guna. Quando Ti poni sotto l'autorità di Tuo padre e di Tua madre, Nanda e Yasoda, mostrando così l'amore che provi per i Tuoi devoti, la Tua potenza non decresce affatto. Tu non conosci rivali. Soltanto gli uomini privi di saper concluderanno che la Tua apparizione e i Tuoi divertimenti sono materiali. Tu sei al di là dell'ignoranza e del sapere, come conferma il Gopala-tapani: Tu sei l'originale amrita (il nettare dell'immortalità) e niente può causare la Tua distruzione, come confermano i Veda: amritam sasvatam brahme, Brahman è l'eterno, l'origine suprema di ogni cosa, esente da nascita e morte.

"Le Upanisad affermano che il Brahman Supremo brilla della radiosità del sole ed è la fonte di ogni cosa, la Persona originale, e chiunque riesca a coglierNe la natura si libera dall'esistenza condizionata. L'accesso alla comprensione della Tua vera posizione, della Tua apparizione, della Tua scomparsa e dei Tuoi atti si apre davanti a chi riesce ad avere un attaccamento per la Tua Persona attraverso il servizio devozionale. La Bhagavad-gita conferma che l'essere forte di questa conoscenza è promosso al regno spirituale subito dopo aver lasciato il corpo. Perciò l'uomo d'intelligenza che desidera attraversare l'oceano dell'ignoranza materiale prende rifugio ai Tuoi piedi di loto ed è così elevato senza difficoltà al mondo spirituale. Innumerevoli sono i pretesi adepti della meditazione, ma tutti ignorano che Tu sei l'Anima Suprema, presente nel cuore di ciascuno, come insegna la Bhagavad-gita. Che bisogno c'è di cercare un altro oggetto di meditazione oltre alla Tua Persona? Colui che medita costantemente sulla Tua forma originale, quella di Krishna, attraversa facilmente l'oceano delle tenebre materiali, ma coloro che ignorano la Tua identità come Anima Suprema dovranno rimanere in questo mondo, nonostante tutte le loro "meditazioni". Una persona che a contatto con i Tuoi devoti impara a capire che Tu, Sri Krishna, sei l'Anima Suprema originale, diventa capace di superare quest'oceano di tenebre. Come chi smette di scambiare una corda per un serpente è libero dalla paura, così non ha più ragione di temere l'esistenza materiale colui che comprende la natura della Tua Persona attraverso i Tuoi insegnamenti, come nella Bhagavad-gita, o attraverso i Tuoi puri devoti, come nello Srimad-Bhagavatam e in tutte le Scritture vediche, la cui essenza rivela che Tu sei il fine ultimo di tutto il sapere.

"Come colui che distingue una corda da un serpente procede senza paura, così chi è impegnato nel Tuo servizio di devozione considera insignificante la liberazione e l'incatenamento alla materia. Il bhakta sa che l'universo materiale Ti appartiene e usa ogni cosa nel Tuo sublime servizio d'amore, perciò non conosce schiavitù. Per l'abitante del sole non c'è né giorno né notte, e Tu, Krishna, sei come il sole e maya come l'oscurità; là dove c'è il sole non c'è oscurità. Così, per coloro che si trovano sempre in Tua presenza non c'è né incatenamento né liberazione perché essi sono già liberati. Invece, coloro che a torto si credono liberati senza aver preso rifugio ai Tuoi piedi di loto cadranno di nuovo perché la loro intelligenza non è purificata.

"L'uomo che crede che l'Anima Suprema sia differente dalla Tua Persona e La ricerca altrove, nella foresta o nelle caverne dell'Himalaya, sperimenta una delle condizioni più miserevoli. Tu insegni nella Bhagavad-gita che si deve lasciare ogni altro metodo di realizzazione spirituale e semplicemente abbandonarsi a Te, perché questa via è completa in sé stessa e contiene tutte le altre. Tu sei il Supremo fra tutti gli esseri, e sei Tu l'oggetto di ricerca da parte di coloro che si sforzano di raggiungere lo sfolgorio del Brahman o di realizzare l'Anima Suprema. Tu affermi inoltre nella Bhagavad-gita che attraverso la Tua rappresentazione parziale, l'Anima Suprema, Tu penetri in tutta la manifestazione cosmica. L'Anima Suprema è nel cuore di tutti, perché cercarLa altrove? Chiunque agisca così è nell'ignoranza. L'essere veramente situato nella conoscenza capisce la Tua natura illimitata, vede la Tua presenza all'interno e all'esterno di ogni cosa perché Tu sei ovunque. Il bhakta non cerca altrove l'Anima Suprema, ma concentra la sua mente esclusivamente sulla Tua Persona, che abita in lui. In realtà, solo chi si è liberato dal concetto materiale dell'esistenza può mettersi alla ricerca della Tua Persona. L'esempio della corda e del serpente si applica soltanto a coloro che sono ignoranti della Tua Persona, perché il serpente visto al posto della corda esiste nella mente, come maya, che non è altro che l'ignoranza della Tua Persona. Se l'essere Ti dimentica sarà condizionato da maya, perciò colui che all'interno come all'esterno rimane fermamente in Te non conosce l'illusione.

"L'uomo che muove anche un solo passo nel servizio di devozione entra nella comprensione delle Tue glorie, ma senza camminare sul sentiero devozionale nessuno può capire i molteplici aspetti della Tua Persona, anche se si sforza con perseveranza di giungere alla realizzazione del Brahman o del Paramatma. Senza il servizio di devozione, anche se ai primi passi, si potrà diventare forse maestri spirituali di numerosi impersonalisti, oppure eremiti nelle foreste, nelle caverne o sulle montagne e meditare per numerosi anni, ma non si giungerà mai a comprendere le Tue glorie. Nessuno, neppure dopo innumerevoli anni di ricerca, può raggiungere la realizzazione del Brahman o del Paramatma se non è toccato dai meravigliosi effetti del servizio di devozione.

"O Signore, io prego di avere la grande fortuna, in questa vita o in un'altra e in qualsiasi luogo prenda nascita, di essere contattato tra i Tuoi devoti e di poterTi servire con devozione ovunque mi trovi. Non importa la forma di vita che otterrò, perché ora vedo che anche come semplici pastori, mucche o vitelli i Tuoi devoti hanno l'immensa fortuna di essere assorti nel Tuo sublime servizio d'amore e di godere senza fine della Tua presenza. Meglio diventare uno di loro piuttosto che mantenere la mia alta posizione, perché questa non m'impedisce di essere immerso nell'ignoranza. Talmente grande è la benedizione toccata alle gopi e alle mucche di Vrindavana che esse hanno potuto nutrirTi col loro latte! Coloro che s'impegnano in grandi sacrifici e offrono innumerevoli capre di valore falliscono nella perfezione del comprenderTi; invece queste semplici donne di villaggio, queste mucche, solo per avere il merito di servirTi con amore e devozione, possono soddisfarTi col loro latte, che Tu hai bevuto a sazietà, Tu che non sei soddisfatto neppure da coloro che sono assorti nel compimento dei riti. Non posso che rimanere meravigliato di fronte alla grande fortuna di Nanda Maharaja, di madre Yasoda, dei gopa e delle gopi, perché Tu, Dio, la Verità Assoluta, vivi qui come il loro più intimo oggetto d'amore. O Signore, nessuno può valutare veramente la buona fortuna degli abitanti di Vrindavana. Noi deva, maestri dei sensi degli esseri viventi, siamo fieri dei nostri privilegi e c ne compiacciamo; eppure la nostra posizione non può neanche essere paragonata a quella dei felici abitanti di Vrindavana, perché essi assaporano veramente la Tua presenza e nelle loro attività godono della Tua compagnia. Noi, maestri dei sensi degli esseri viventi, siamo orgogliosi della nostra grandezza, ma gli abitanti di Vrindavana sono situati su un piano così intimamente spirituale che sfuggono al nostro controllo. In realtà, i loro sensi traggono piena soddisfazione dal servizio che essi Ti offrono. Mi considererò dunque fortunato se mi sarà accordato di nascere su questa terra di Vrindavana in una delle mie prossime vite.

"O Signore, l'opulenza materiale o la liberazione non m'interessano. Molto umilmente prego ai Tuoi piedi di loto che Tu mi conceda un'esistenza qualsiasi dentro questa foresta di Vrindavana, che Tu mi permetta di ottenere il favore della polvere dei piedi dei bhakta di Vrindavana. E se mi sarà permesso di crescere come umile filo d'erba su questa terra, come sarà gloriosa per me quella nascita! Ma se non avrò la fortuna di rinascere come filo d'erba nella foresta di Vrindavana, Ti prego, fammi nascere proprio ai suoi margini, affinché i bhakta, passando, posino su di me i loro piedi, perché anche questa sorte sarà per me infinitamente felice. Tutto ciò a cui aspiro è una nascita in cui potrò vedermi ricoprire dalla polvere dei piedi dei Tuoi devoti.

"Tutti qui sono pieni di coscienza di Krishna; che cosa conoscono gli abitanti di Vrindavana oltre Mukunda? Sì, tutti i Veda cercano i Tuoi piedi di loto, o Krishna!" La Bhagavad-gita conferma che Krishna è il fine del sapere vedico. E detto nella Brahma-samhita che trovare Krishna attraverso la lettura sistematica delle Scritture vediche rappresenta un'impresa molto ardua, invece è facile vederLo attraverso la misericordia del Suo puro devoto. I puri bhakta di Vrindavana conoscono un destino felice perché possono vedere Mukunda, Sri Krishna, costantemente. Questo nome, Mukunda, può essere compreso in due modi: muk significa liberazione, Sri Krishna ha infatti il potere di dare la liberazione e quindi anche la felicità spirituale; e mukta significa anche viso, alludendo al Suo volto sorridente che assomiglia al fiore kunda, che è molto bello e sembra sorridere.

I puri bhakta di Vrindavana hanno qualcosa di diverso dagli altri bhakta perché in loro c'è un solo desiderio: stare in compagnia di Krishna. E Krishna, sempre molto buono verso i Suoi devoti, soddisfa i loro desideri; e poiché essi aspirano costantemente alla Sua compagnia, Egli è sempre pronto a esaudirli. I bhakta di Vrindavana amano il Signore di un amore spontaneo, perciò non hanno alcun bisogno di seguire rigidamente i princìpi regolatori, che sono destinati a coloro che non hanno ancora raggiunto il piano dell'amore assoluto. Brahma, per esempio, sebbene sia anche lui un devoto del Signore, deve osservare i princìpi regolatori, e se implora Krishna di accordargli la fortuna di rinascere a Vrindavana, è proprio per poter essere elevato al piano dell'amore spontaneo.

Brahmaji continuò: "O Signore, talvolta mi chiedo con quale gratitudine Tua Grazia riuscirà a ricambiare il servizio di devozione degli abitanti di Vrindavana. E' vero che Tu sei la fonte suprema di ogni benedizione, ma l'interrogativo rimane: come Ti sdebiterai? So quanto Tu sia buono e magnanimo; perfino Putana, che nelle vesti di una madre affettuosa volle ingannarTi, ottenne la liberazione e divenne Tua madre; e anche altri asura della stessa famiglia, come Aghasura e Bakasura, furono favoriti con la liberazione. Tutto questo mi confonde. Gli abitanti di Vrindavana Ti hanno dato ogni cosa, il loro corpo, la loro mente, il loro amore, la loro casa; tutto ciò che possiedono l'hanno messo al servizio dei Tuoi desideri. Come potrai dunque pagare il Tuo debito verso di loro, se hai già dato tanto a Putana? Credo che rimarrai per sempre il loro debitore. O Signore, mi rendo conto che il meraviglioso servizio che essi Ti offrono nasce dall'uso spontaneo di tutti i loro talenti naturali e di tutti i loro sentimenti per la Tua soddisfazione. E' detto che l'attaccamento agli oggetti materiali e alla casa venga dall'illusione, che condiziona gli esseri in questo mondo; ma soltanto chi è fuori della coscienza di Krishna vi è soggetto, non gli abitanti di Vrindavana, che non sono attaccati alla loro casa e che non conoscono ostacoli perché hanno dimenticato tutto per il Tuo amore; di Te hanno fatto l'oggetto del loro attaccamento, e della loro casa un tempio perché Tu vi sei sempre presente. Per l'uomo cosciente di Krishna la casa non è un impedimento, per lui non c'è più illusione.

"Ora capisco che la Tua apparizione come piccolo figlio di un pastore non ha nulla di materiale. L'affetto degli abitanti di Vrindavana Ti obbliga a tal punto che Tu discendi tra loro per accendere ancora di più il loro entusiasmo con la Tua presenza sublime, ed essi ancora di più si assorbono ne servizio di devozione. A Vrindavana non hanno senso le distinzioni tra materiale e spirituale, perché là tutto è votato al Tuo servizio d'amore. O Signore, i Tuoi divertimenti di Vrindavana intendono solo accrescere l'entusiasmo dei Tuoi devoti e si sbaglia chi li considera materiali.

"O Sri Krishna, coloro che Ti denigrano affermando che il Tuo corpo è materiale, simile a quello di un uomo comune, sono giudicati dalla Bhagavad-gita come esseri di natura demoniaca e di poca intelligenza. Tu sei sempre situato al di là della materia. Credendo che Tu sia un prodotto della creazione materiale, gli abhakta si sbagliano. La verità è che Tu sei apparso in questa forma di giovane pastore, simile agli altri, solo per accrescere l'amore e la felicità spirituale dei Tuoi devoti.

"Caro Signore, che cosa posso dire della gente che si vanta di aver già realizzato Dio o di essere diventata Dio con la loro realizzazione? Quanto a me, devo riconoscere francamente la mia impossibilità di raggiungere la realizzazione della Tua Persona attraverso il corpo, la mente o le parole. Come potrei conoscerTi attraverso i miei sensi? Come potrei definirTi se non posso neppure pensare perfettamente a Te con la mia mente, che è maestra dei sensi? Nessuno, in questo mondo, può concepire i Tuoi attributi, i Tuoi atti e il Tuo corpo se non per la Tua grazia, e solo parzialmente.

"O Signore, io cado talvolta nell'illusione di considerarmi maestro in questo universo, invece sei Tu il Signore di tutta la creazione. Forse sono il maestro di questo universo, ma quanti innumerevoli altri universi esistono, con i relativi Brahma che li governano! E tu sei il maestro di tutti loro. Come Anima Suprema situata nel cuore di tutti, Tu conosci ogni cosa. Accettami, Ti prego, come Tuo obbediente servitore e perdonami per averTi disturbato mentre giocavi con i Tuoi amici e i Tuoi vitelli. Ora, col Tuo permesso, mi allontano affinché Tu possa godere della loro compagnia senza la mia presenza.

"Caro Krishna, questo nome stesso indica la Tua natura, infinitamente affascinante. Il fascino del sole e della luna deriva dalla Tua Persona. Col fascino del sole abbellisci l'esistenza stessa della dinastia Yadu e con quello della luna accresci la potenza della terra, dei deva, dei brahmana, delle mucche e degli oceani. Ed è sempre quel Tuo fascino supremo che annientò asura come Kamsa. In tutto il creato Tu sei l'unico Dio degno di adorazione. Ancora ed ancora, finché non giungerà il tempo della distruzione di questo universo materiale, finché il sole brillerà in questo mondo, accetta, Ti prego, il mio umile omaggio."

Così Brahma, il maestro di questo universo, dopo aver offerto il suo umile e rispettoso omaggio alla Persona Suprema e averLe girato intorno tre volte, si accinge a ripartire per la sua dimora, Brahmaloka, e con un gesto il Signore Supremo gli dà il Suo consenso.

Partito Brahma, Sri Krishna appare come quel giorno della scomparsa dei vitelli e dei pastori, quando aveva lasciato i Suoi amici che facevano colazione sulle sponde della Yamuna; ma al Suo ritorno i pastorelli pensarono che la Sua assenza fosse durata un momento, benché un anno intero fosse trascorso. Questa è la natura degli atti e dell'energia di Krishna. La Bhagavad-gita insegna che Krishna vive in Persona nel cuore di ognuno e da Lui viene il ricordo e l'oblio. Tutti gli esseri viventi sono sotto il controllo dell'energia suprema del Signore; questa è la loro posizione naturale ed eterna, ma a volte lo ricordano, a volte lo dimenticano. Soggetti all'influsso dell'energia del Signore, gli amici di Krishna non potevano sospettare di essere rimasti un anno intero lontani dalle rive della Yamuna, in balìa dei poteri illusori di Brahma, così quando Krishna apparve davanti a loro, essi pensarono: "Krishna Si è allontanato soltanto un momento." All'idea che Krishna non aveva voluto rinunciare alla loro compagnia durante il pasto risero di contentezza e tutti allegri Lo invitarono a raggiungerli: "Krishna, caro amico, sei tornato presto! Vieni, non abbiamo mangiato ancora neanche un boccone. Vieni a far colazione insieme a noi!" Krishna sorrise e accettò perché Gli piaceva far colazione in compagnia dei Suoi amici, e mangiando disse tra Sé: "Questi ragazzi credono che Io sia ritornato nello spazio di un secondo, non sospettano affatto che per un anno intero sono rimasto coinvolto nelle attività sovrannaturali di Brahmaji."

Finita la colazione, Krishna, i Suoi amici e i loro vitelli ripresero il cammino di casa e passando si divertirono a guardare la carcassa del gigantesco serpente Aghasura. Con una piuma di pavone sulla corona cosparsa di fiori silvestri, Krishna entrò a Vrajabhumi e tutti gli abitanti di Vrindavana poterono vederLo. Il Suo corpo era ornato di ghirlande e di vari colori minerali, trovati nelle caverne della collina Govardhana, che è sempre stata rinomata per aver fornito belle tinte naturali rosse con cui Krishna e i Suoi amici si dipingevano il corpo. Ognuno di loro portava un corno di bufalo, un bastone, un flauto e chiamava per nome i rispettivi vitelli. I giovani pastori erano così fieri dei prodigiosi atti di Krishna che rientrando al villaggio si misero a cantare le Sue glorie, mentre tutte le gopi di Vrindavana erano là a guardarLo superare il recinto del villaggio. I ragazzi composero dei bei canti in cui si raccontava com'erano stati salvati dalla bocca del grande serpente e come questi aveva trovato la morte grazie a Krishna, che venne descritto da alcuni come figlio di Yasoda e da altri come figlio di Nanda Maharaja. "Krishna è così meraviglioso che ci ha salvati dal grande serpente e l'ha ucciso!", esclamarono: Ma Nessuno immaginava che dalla morte di Aghasura un anno intero era trascorso.

Maharaja Pariksit domandò a Sukadeva Gosvami il motivo per cui gli abitanti di Vrindavana avevano d'un tratto sviluppato tanto amore per Krishna, benché Egli non appartenesse alla loro famiglia: "Come si spiega che i genitori dei piccoli pastori sentirono più amore per Krishna che per i loro veri figli quando il Signore Si moltiplicò per mascherarne l'assenza? E perché anche le mucche provarono tanto affetto per i vitelli nuovi, più che per la loro vera prole?" Sukadeva Gosvami spiegò allora che tutti gli esseri sono attaccati soprattutto alla propria persona, mentre l'ambiente che li circonda -casa, famiglia, amici, patria, società, ricchezza, opulenza, fama, ecc.- rappresenta per loro un attaccamento secondario, che trovano soddisfacente solo se procura un piacere personale. Così ciascuno fa della propria persona il centro di ogni interesse e resta attaccato al corpo, all'"io", più che alla sposa, ai figli o agli amici. Infatti, se si presenta un pericolo imminente, ognuno penserà prima a sé stesso poi agli altri, è naturale. Il secondo oggetto d'affetto è il corpo materiale, a cui si attacca fortemente l'uomo che ignora tutto dell'anima spirituale; e anche nella vecchiaia egli desidera artificialmente mantenerlo in esercizio in tutti i modi, convinto che questo vecchio cencio logoro possa ancora essere conservato. Che si abbia dell'esistenza un concetto materiale o spirituale, tutti lavorano duramente giorno e notte solo per soddisfare la propria persona e si attaccano ai beni materiali perché questi procurano un certo piacere ai sensi e al corpo. L'attaccamento al corpo esiste solo perché l'"io", anima spirituale, è presente in questo corpo, ma giunti a un grado più alto si comprende che l'anima è fonte di piacere perché costituisce una parte integrante di Krishna. Infatti, la fonte ultima del piacere è Krishna, che è infinitamente affascinante. Egli è l'Anima Suprema di ogni cosa e discende in questo mondo per insegnarci che è Lui la fonte di ogni fascino. Nulla si rivelerà attraente se non è un'emanazione di Krishna. Tutto ciò che esercita un certo fascino nella manifestazione cosmica deriva da Krishna. Egli è la fonte inesauribile di ogni piacere e gli spiritualisti elevati vedono tutto in rapporto a Lui, principio attivo di ogni cosa. E' spiegato nel Caitanya-caritamrita che il maha-bhagavata, bhakta di altissimo livello, vede Krishna come il principio attivo di tutti gli esseri viventi, mobili e immobili; perciò vede ogni cosa della manifestazione cosmica direttamente legata a Krishna. L'uomo che ha avuto la fortuna di prendere rifugio in Krishna come il Tutto, ha raggiunto la liberazione. Il modo intorno a lui non è più materiale, e la Bhagavad-gita lo conferma: chiunque sia impegnato nel servizio di devozione a Krishna è già situato sul piano del brahma-bhuta, il piano spirituale. Il nome stesso di Krishna indica la virtù e la liberazione, e chiunque prenda rifugio ai Suoi piedi di loto sale a bordo del vascello che gli farà attraversare l'oceano dell'ignoranza. Per lui la vasta manifestazione materiale si riduce all'orma dello zoccolo di un vitello. Krishna è il centro dell'interesse di tutte le grandi anime e il rifugio dei mondi materiali. Vaikuntha, il mondo spirituale, non è affatto lontano per chi si trova sul piano della coscienza di Krishna, infatti egli non vive più nell'universo materiale, dove a ogni passo c'è un pericolo.

In questo modo Sukadeva Gosvami espose integralmente la coscienza di Krishna a Maharaja Pariksit riferendogli anche le affermazioni e le preghiere di Brahmaji. Le narrazioni dei divertimenti di Sri Krishna in compagnia dei Suoi amici pastori, la descrizione del pasto che condivise con loro sulle rive della Yamuna e le preghiere che Brahma Gli rivolse sono tutti argomenti spirituali, e chiunque li ascolti, li reciti o li canti vedrà soddisfatti tutti i suoi desideri spirituali. Così furono descritti l'infanzia di Krishna e i Suoi giochi con Balarama a Vrindavana.

 

Così terminano gli insegnamenti di Bhaktivedanta sul quattordicesimo capitolo del Libro di Krishna, intitolato: "Preghiere di Brahma a Sri Krishna".

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