Il Libro di Krishna

 

CAPITOLO 2

 

Preghiere dei deva a
Sri Krishna nel grembo di Sua madre

 

 

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Non contento di occupare i regni delle dinastie Yadu, Bhoja, Andhaka e quello di Surasena, il re Kamsa si alleò anche con tutti gli altri re demoniaci -gli asura Pralambha, Baka, Canura, Trinavarta, Agha, Mustika, Arista, Dvivida, Putana, Kesi e Dhenuka. A quell'epoca, il re Jarasandha regnava sulla provincia di Magadha (conosciuta oggi come Stato del Bihar) e fu con la sua protezione che Kamsa poté costituire, attraverso manovre diplomatiche, il più potente regno del suo tempo. Egli cercò anche l'alleanza di re come Banasura e Bhaumasura, fino a diventare il più forte. Quindi cominciò a manifestare le sue intenzioni estremamente ostili verso la dinastia Yadu, in cui stava per apparire Krishna.

Perseguitati da Kamsa, i re delle dinastie Yadu, Bhoja e Andhaka si rifugiarono in differenti Stati, come quelli dei Kuru e dei Pancala e quelli chiamati Kekaya, Salva, Vidarbha, Nisadha, Videha e Kosala. Kamsa infranse l'unione dei regni Yadu, Bhoja e Andhaka, diventando così il re più potente sulle vaste terre conosciute a quell'epoca come Bharatavarsa.
Quando Kamsa ebbe ucciso uno dopo l'altro i primi sei figli di Vasudeva e Devaki, molti dei suoi parenti lo scongiurarono di mettere fine alle sue atrocità. Ma tutti finirono per seguirlo e rendergli culto.

Devaki aspettava il suo settimo figlio, quando apparve nel suo grembo l'emanazione plenaria di Krishna detta Ananta. Devaki fu sommersa dalla gioia e dalla tristezza insieme; di gioia perché era cosciente che Sri Visnu aveva preso rifugio nel suo grembo, e di tristezza perché sapeva che appena il bambino avesse visto la luce Kamsa l'avrebbe fatto uccidere. Allora Sri Krishna, la Persona Suprema, mosso a compassione per gli Yadu e per la terribile condizione in cui li avevano ridotti le abominevoli azioni di Kamsa, ordinò a Yogamaya, la Sua potenza interna, di apparire. Krishna è il Signore dell'universo intero, ma è in particolare il Signore della dinastia Yadu.

Yogamaya è la principale potenza della Persona Suprema. E' detto nei Veda che il Signore possiede molteplici potenze: parasya saktir vividhaiva sruyate. Fra tutte queste potenze, che hanno un'azione interna e una esterna, Yogamaya è la sovrana. Krishna ordinò dunque a Yogamaya di apparire sulla terra di Vrajabhumi, a Vrindavana, terra ricca di mucche meravigliose, dove, nella casa del re Nanda e della regina Yasoda, viveva Rohini, una delle spose di Vasudeva. Rohini non era la sola esiliata; numerosi membri della dinastia Yadu erano sparsi attraverso il Paese per paura delle atrocità di Kamsa e alcuni si erano persino rifugiati nelle caverne delle montagne.

Il Signore informò Yogamaya: "Devaki e Vasudeva sono prigionieri di Kamsa, e Sesa, la Mia emanazione plenaria, Si trova ora nel grembo di Devaki. Fa che Sesa sia trasferito dal suo grembo a quello di Rohini. poi, accompagnato dalle Mie piene potenze, apparirò in persona nel grembo di Devaki. Sarò il figlio di Vasudeva e Devaki, mentre tu apparirai a Vrindavana come la figlia di Nanda e Yasoda.
"E poiché tu apparirai come Mia sorella coetanea, gli uomini di tutto il mondo ti adoreranno con ricche offerte -incenso, candele, fiori e sacrifici- e in cambio tu appagherai subito il loro desiderio per il piacere dei sensi. I materialisti ti adoreranno nelle tue svariate forme: Durga, Bhadrakali, Vijaya, Vaisnavi; Kumuda, Candika, Krishna, Madhavi, Kanyaka, Maya, Narayani, Isani, Sarada e Ambika."

Krishna e Yogamaya apparvero dunque come fratello e sorella: il supremo Potente e la suprema potenza. Sebbene non si possa stabilire una netta distinzione tra il Potente e la potenza, la potenza resta sempre subordinata al Potente. I materialisti venerano la potenza, mentre gli spiritualisti adorano il Potente: Krishna è il supremo Potente, e Durga la potenza suprema in questo mondo. In realtà, nella cultura vedica l'adorazione si offre sia al Potente sia alla potenza. Esistono infatti centinaia di migliaia di templi di Visnu e Devi, che talvolta sono adorati insieme. Gli adoratori della potenza (Durga, l'energia esterna del Signore) otterranno facilmente ogni frutto materiale, ma chiunque desideri elevarsi al piano spirituale deve adorare il Potente, nella coscienza di Krishna.

Il Signore rivelò dunque a Yogamaya che la Sua emanazione plenaria Ananta Sesa Si trovava nel grembo di Devaki. Poiché irresistibilmente attratta fin nel grembo di Rohini, sarà conosciuta con nome di Sankarsana e sarà la fonte di ogni potenza spirituale, o bala, grazie a cui si potrà accedere alla felicità più alta, ramana. Così, dopo la Sua apparizione, l'emanazione plenaria Ananta sarà conosciuta col nome di Sankarsana e di Balarama. Le Upanisad insegnano: nayam atma balahinena labhya, nessuno può raggiungere il Supremo o una qualsiasi forma di realizzazione spirituale senza essere stato favorito da Balarama. Bala non designa la forza fisica. Nessuno, con la forza fisica, può raggiungere la perfezione spirituale. Tale perfezione si conquista solo con la forza spirituale, che Balarama, o Sankarsana, accorda agli esseri.

Ananta, o Sesa, è la forza che mantiene tutti i pianeti nelle loro rispettive orbite. Questo potere cosmico, conosciuto in questo mondo come legge di gravità, non è che la manifestazione del potere di Sankarsana. Balarama, Sankarsana, è la forza spirituale, o anche il maestro spirituale originale. Perciò Sri Nityananda Prabhu, anche Lui manifestazione di Balarama, è conosciuto come il maestro spirituale originale. Quindi anche il maestro spirituale rappresenta Balarama, Dio, la Persona Suprema, che conferisce la potenza spirituale. Il Caitanya-caritamrita conferma che il maestro spirituale è la manifestazione della misericordia di Krishna.

Dopo aver ricevuto quest'ordine dalla Persona Suprema, Yogamaya girò intorno al Signore in segno di rispetto e discese in questo mondo. Quando la Persona Suprema, Yogamaya girò intorno al Signore in segno di rispetto e discese in questo mondo. Quando la Persona Suprema e onnipotente trasferì Sesa dal grembo di Devaki a quello di Rohini, queste si trovano sotto l'influsso di (yoga-maya o yoga-nidra). La gente credette che la settima gravidanza di Devakì si fosse conclusa con un aborto. Così, sebbene apparso dapprima come figlio di Devakì, Balarama fu trasferito nel grembo di Rohini, e tutti Lo credettero suo figlio. Poi, Dio, la Persona Suprema, Sri Krishna, che è sempre pronto a conferire le sue piene potenze ai Suoi puri devoti, Lui, il Signore di tutta la creazione, penetrò nella mente di Vasudeva.

Mentre teneva nel cuore la forma di Dio, la Persona Suprema, Vasudeva sembrava un sole radioso i cui raggi di luce sono sempre intollerabili e ardenti per l'uomo comune. La forma del Signore situata nel cuore puro e incontaminato di Vasudeva non differisce affatto dalla forma originale di Krishna. Il luogo dove appare la forma di Krishna, e in particolare il cuore, è detto dhama. Dhama è anche ogni luogo in cui appaiono il Suo nome, i Suoi attributi o tutto ciò che Lo circonda, poiché tutto si manifesta insieme.
La forma eterna di Dio, con tutte le Sue potenze, fu così trasferita dalla mente di Vasudeva alla mente di Devaki, esattamente come i raggi del sole che tramonta si trasmettono alla luna piena che sorge all'est.
E' necessario capire che Sri Krishna penetrò dapprima nel cuore puro e incontaminato di Devaki, e non nel suo grembo tramite un'emissione di sperma. Con i Suoi inconcepibili poteri, Dio, la Persona Suprema, può apparire come desidera; Egli non ha bisogno di entrare nel grembo di una donna nel modo comune.

Krishna, la Persona Suprema, penetrò dal corpo di Vasudeva in quello di Devaki. Egli Si trovava al di là delle condizioni che devono subire gli esseri comuni. Quando Krishna discende nell'universo materiale, anche tutte le Sue emanazioni plenarie, come Narayana, e tutti gli avatara, come Nrisimhadeva e Varaha, sono presenti con Lui, e nessuno di loro è soggetto alle condizioni dell'esistenza materiale. Così Devaki divenne la dimora di Dio, la Persona Suprema, Colui che non ha eguali, la causa di tutta la creazione; divenne la dimora della Verità Assoluta. Ma poiché era imprigionata nella casa di Kamsa, sembrava un fuoco soffocato, un'educazione di cui sarebbe fatto cattivo uso. Non si possono apprezzare i raggi di un fuoco coperto o represso in un vaso, e neppure il sapere di cui si fa cattivo uso e che non apporta nulla di buono agli esseri. Devaki era tenuta prigioniera dentro le mura del palazzo di Kamsa e nessuno poteva vedere la sua bellezza spirituale, bellezza che derivava dal fatto di tenere nel grembo Dio, la Persona Suprema.

Kamsa, invece, rimase colpito da questa bellezza spirituale e assoluta d sua sorella Devaki e capì subito che Dio, la Persona Suprema, aveva preso rifugio in lei. Prima non era mai stata così meravigliosamente bella. Kamsa intuì che il grembo di Devaki custodiva qualcosa di meraviglioso, perciò fu preso da una grande agitazione. Nella consapevolezza che quel Signore Supremo che l'avrebbe un giorno ucciso era disceso ora su questo pianeta, si mise a riflettere: "Che fare di Devaki? Certamente nel suo grembo Si trova Visnu, o Krishna, venuto per compiere la missione dei deva; e io non potrò mai ostacolarLo, neanche se uccidessi immediatamente Devaki." Kamsa sapeva che nessuno può impedire i piani di Visnu: ogni uomo intelligente è in grado di comprendere che non si può violare la legge di Dio. I piani di Dio si attueranno nonostante tutti gli ostacoli frapposti dagli esseri demoniaci. Kamsa ebbe allora questo pensiero: "Se uccido Devaki adesso, Visnu rafforzerà la Sua volontà suprema con più veemenza ancora. E uccidere Devaki ora sarebbe un atto abominevole; nessuno distruggerebbe la propria reputazione, fosse anche per uscire da una situazione imbarazzante: se uccido Devaki adesso, la mia reputazione sarà distrutta. Devaki è una donna, si trova sotto la mia protezione e per di più è incinta; se la uccido perderò la mia fama, i frutti dei miei atti virtuosi e la mia vita stessa."

Kamsa pensò ancora: "Un uomo troppo crudele non è meglio di un morto, anche se vive. Nessuno prova affetto per un uomo crudele quando è vivo, e dopo la sua morte tutti lo maledicono. Poiché si è identificato col corpo di materia, si vedrà degradato e costretto a cadere negli inferni più tenebrosi." Kamsa considerava i pro e i contro dell'uccidere Devaki. Decise infine di risparmiarla e di attendere l'inevitabile futuro. Intanto la sua mente s'immerse in un odio profondo verso la Persona Suprema. Nella sua paziente attesa che il Bambino venisse alla luce sperando di farlo perire come i precedenti, Kamsa si perse in un oceano di odio contro la Persona Suprema: pensava a Krishna e a Visnu mentre era seduto, mentre dormiva, mentre camminava, mentre mangiava, mentre lavorava, in qualsiasi situazione si trovasse. Tanto la sua mente era assorta nel pensare alla Persona Suprema che, indirettamente, Kamsa non vedeva intorno a sé altro che Krishna o Visnu. Purtroppo non può essere considerato un bhakta benché fosse così assorto nel pensare a Visnu, perché vedeva in Lui un nemico. Anche la mente di un grande bhakta è sempre assorta in Krishna, ma favorevolmente, con amore. Coscienza di Krishna è pensare a Krishna favorevolmente, con amore, e non sfavorevolmente, con odio.

Poi, Brahma e Siva, scortati da grandi saggi come Narada e seguiti da numerosi altri deva, entrarono, invisibili, nella casa di Kamsa per rivolgere alla Persona Suprema preghiere scelte che suonano dolci all'orecchio dei bhakta e soddisfano i loro desideri. Le loro prime parole glorificano il Signore come Colui che mantiene sempre le Sue promesse. Come insegna la Bhagavad-gita, Krishna discende in questo mondo solo per proteggere gli uomini virtuosi e annientare i miscredenti. Questa è la Sua promessa, e i deva sapevano che il Signore aveva scelto di entrare nel grembo di Devaki proprio per mantenere questa promessa. Felici di sapere che il Signore appariva per compiere la Sua missione, si rivolsero a Lui chiamandolo satya para, la Verità Suprema e Assoluta.

Consapevolmente o no, tutti ricercano la Verità. E di coloro che lo fanno in tutta coscienza si dirà che la filosofia è alla base della loro esistenza. I deva insegnano che la Verità Suprema e Assoluta è Krishna, perciò chi diventa pienamente cosciente di Krishna può raggiungere la Verità Assoluta perché Krishna è la Verità Assoluta. Una verità relativa non può rimanere vera nelle tre fasi del tempo eterno -passato, presente e futuro. Nel passato, nel presente come nel futuro Krishna rimase la Verità Assoluta. L'intero universo materiale è sotto il controllo del tempo supremo nei suoi aspetti di passato, presente e futuro; Krishna, invece, esiste prima della creazione, al momento della creazione tutto riposa in Lui, e quando la creazione si conclude soltanto Lui rimane. Egli è e resta la Verità Assoluta, in ogni tempo e in ogni circostanza. Se esiste in questo mondo qualche verità, essa emana certamente dalla Verità Suprema, Sri Krishna. Se esiste qualche opulenza, fama, potenza, saggezza o qualche insegnamento, Krishna ne è certamente la causa. Krishna è dunque la fonte di tutte le verità relative.

L'universo materiale si compone essenzialmente di cinque elementi -la terra, l'acqua, il fuoco, l'aria e l'etere- che emanano tutti da Krishna. Gli scienziati materialisti sostengono che questi cinque elementi primari sono la causa della manifestazione materiale, ma ignorano che allo stato grossolano come a quello sottile questi elementi hanno origine da Krishna. Gli esseri viventi che agiscono all'interno dell'universo materiale emanano anch'essi da Krishna e appartengono alla Sua energia marginale. Il settimo capitolo della Bhagavad-gita afferma chiaramente che i mondi materiali sono una combinazione di due tipi di energia di Krishna, quella superiore e quella inferiore. Gli esseri viventi costituiscono l'energia superiore, e gli elementi materiali inerti l'energia inferiore. In ultimo, allo stato non-manifestato, ogni cosa rimane in Krishna.

I deva continuarono a offrire con rispetto le loro preghiere alla forma suprema di Dio, Sri Krishna, procedendo a uno studio analitico della manifestazione materiale, che è paragonata a un albero perché, come l'albero, si erge dal suolo, che è la natura materiale e, come l'albero, finirà per essere abbattuta. In sanscrito, albero si traduce con vriksa. Vriksa significa "ciò che finirà per essere abbattuto". Perciò l'albero della manifestazione materiale non può essere accettato come la Verità ultima. La manifestazione materiale è soggetta all'azione del tempo, mentre il corpo di Krishna è eterno. Krishna esisteva prima della manifestazione materiale, esiste durante la sua durata e continuerà a esistere dopo.

Anche la Katha Upanisad ci offre l'immagine dell'albero della manifestazione materiale che si erge sul suolo della natura materiale. Quest'albero dà due tipi di frutti: la gioia e il dolore. Su un ramo si trovano due uccelli: Uno è il Paramatma, l'Anima Suprema "localizzata", Krishna situato nel cuore di ciascuno; l'altro è l'essere individuale. Questi mangia i frutti della manifestazione materiale e talvolta gusta il frutto della felicità, talvolta quello dell'angoscia e della sofferenza. Il Primo, l'Anima Suprema, non è attratto da alcun frutto, perché è pienamente soddisfatto in Sé. La Katha Upanisad insegna che uno degli uccelli sull'albero del corpo mangia i frutti, mentre l'Altro si accontenta di osservarlo. Le radici di quest'albero si diramano in tre direzioni e sono i tre guna: virtù, passione e ignoranza.

Come un albero cresce in proporzione alla forza delle sue radici, così l'essere prolunga la sua permanenza nell'universo materiale secondo la forza del suo contatto con i tre guna. I frutti dell'albero hanno quattro sapori: la pietà, l'accumulo dei beni, il piacere dei sensi e la liberazione, e l'essere vivente li gusta in gradi diversi secondo il suo contatto con i guna. Ogni atto materiale è praticamente compiuto nell'ignoranza, ma poiché esistono tre guna, talvolta l'ignoranza si copre di virtù e di passione. Il sapore di questi frutti materiali è percepito attraverso i cinque sensi. I cinque organi di senso con cui si acquisisce il sapere sono esposti a sei colpi di frusta: l'afflizione, l'illusione, l'infermità, la morte, la fame e la sete. Il corpo materiale si compone di sette "strati": la pelle, i muscoli, la carne, il midollo, le ossa, il grasso e lo sperma. L'albero della manifestazione materiale ha otto rami: la terra, l'acqua, il fuoco, l'aria, l'etere, la mente, l'intelligenza e il falso ego. Il corpo materiale si apre attraverso nove porte: i due occhi, le due narici, i due orecchi, la bocca, l'orifizio genitale e l'ano. Infine, nel corpo si trovano dieci tipi di arie interne: il prana, l'apana, l'udana, il vyana, il samana, il naga, il krikara, il kurma, il devadatta e il dhanañjaya.

La radice, la causa della manifestazione materiale così descritta è Dio, la Persona Suprema, che Si moltiplica e Si prende cura dei tre guna: Visnu S'incarica della virtù, Brahma della passione e Siva dell'ignoranza. Con la passione Brahma crea questa manifestazione, con la virtù Visnu la mantiene e Siva, con l'ignoranza, la distrugge. l'intera creazione riposa in ultima analisi nel Signore Supremo, causa ultima della creazione, del mantenimento e della distruzione. Infine, quando l'intera manifestazione è dissolta, essa riposa nel corpo del Signore Supremo sotto la forma sottile della Sua energia.

I deva cantarono nelle loro preghiere: "Il Signore Supremo, Sri Krishna, sta per apparire al fine di mantenere la manifestazione cosmica." In realtà esiste una sola causa suprema, ma deviati dai tre guna, gli uomini di minore intelligenza credono che l'universo materiale si manifesti attraverso numerose cause. Gli uomini d'intelligenza, invece, vedono una sola causa: Krishna.
Come insegna la Brahma-samhita: sarva karanakaranam, Krishna, la Persona Suprema, è la causa di tutte le cause. Brahma è un essere che Krishna ha dotato del potere di creare l'universo materiale, Visnu è l'emanazione di Krishna che Si prende cura del mantenimento dell'universo materiale, e Siva è quella che si occupa della sua distruzione.

"Caro Signore, continuarono a pregare i deva, è molto difficile comprendere la Tua forma vera, eterna, la Tua forma personale. Poiché la gente ne è incapace, Tu discendi in persona in questo mondo per mostrare a tutti la Tua forma originale ed eterna. Gli uomini possono arrivare a capire la natura delle Tue diverse manifestazioni, ma nessuno di loro giunge a comprendere la Tua Persona quando Ti presenti nella Tua forma eterna di Krishna, a due braccia, e agisci nella società degli uomini come se le appartenessi. Questa forma procura ai Tuoi devoti una felicità spirituale sempre crescente, ma per gli abhakta rappresenta il pericolo maggiore." Come insegna la Bhagavad-gita: paritranaya sadhunam, Krishna soddisfa completamente i sadhu. Ma per gli asura rappresenta una grande minaccia, perché Egli discende in questo universo per ucciderli. Krishna è dunque insieme Colui che soddisfa i bhakta e Colui che spaventa gli asura.

"Caro Signore dagli occhi di loto, Tu sei la sorgente stessa della virtù. Numerosi grandi saggi, assorti nella Tua Persona attraverso il samadhi, la profonda meditazione sui Tuoi piedi di loto, hanno facilmente ridotto il tenebroso oceano della natura materiale all'acqua contenuta nell'impronta di uno zoccolo di vitello." Il fine della meditazione è concentrare la mente in Dio, la Persona Suprema, iniziando dai Suoi piedi di loto. Semplicemente meditando sui piedi di loto del Signore, grandi saggi hanno attraversato senza difficoltà il vasto oceano dell'esistenza materiale.

"O Signore, che non hai bisogno di altra fonte di luce oltre Te stesso, i grandi saggi che hanno attraversato l'oceano dell'ignoranza sul vascello assoluto dei Tuoi piedi di loto non hanno tenuto per sé quel vascello, né l'hanno ancorato sull'altra riva; esso è ancora su questa sponda." I deva usano una bellissima analogia. Se prendiamo un battello per attraversare un fiume, com'è possibile che una volta approdati sull'altra sponda quel battello possa ancora accogliere dei viaggiatori da dov'era partito? I deva, nelle loro preghiere, rispondono a questa domanda: i bhakta che stanno ancorasulla prima sponda possono attraversare l'oceano della natura materiale perché coloro che li precedettero, i puri bhakta, non portarono con sé il vascello. Infatti, quando si avvicina quest'imbarcazione l'oceano delle tenebre materiali riduce sempre più il suo volume fino a essere contenuto nell'impronta di uno zoccolo di vitello. Allora per i bhakta non c'è più bisogno di far andare il vascello sull'altra sponda, è sufficiente che scavalchino l'oceano. Per la compassione dei grandi saggi verso tutte le anime condizionate, il vascello rimane ai piedi di loto del Signore, sui quali si può meditare in qualsiasi momento e superare così il vasto oceano dell'esistenza materiale.

La vera meditazione è la concentrazione della mente sui piedi di loto del Signore. Quando parliamo di piedi di loto intendiamo i piedi di Dio, la Persona Suprema. Gli impersonalisti rifiutano di accettare l'esistenza dei piedi di loto del Signore e devono dunque scegliere un oggetto impersonale per la loro meditazione. I deva esprimono il loro giudizio definitivo: coloro che sono interessati alla meditazione sul vuoto o sull'impersonale non possono attraversare l'oceano dell'ignoranza. Essi immaginano soltanto di aver raggiunto la liberazione. "O Signore dagli occhi di loto! L'intelligenza di queste persone è contaminata perché essi non meditano sui Tuoi piedi di loto."

Per aver trascurato il Signore, gli impersonalisti, anche se sono riusciti a elevarsi alla realizzazione impersonale della Verità Assoluta, devono cadere ancora nell'esistenza materiale condizionata. Dopo aver compiuto numerose e severe austerità essi si fondono nello sfolgorio del Brahman impersonale, ma la loro mente non è libera dalla contaminazione materiale: essi non hanno fatto altro che negare i loro pensieri materiali; e questa negazione non li ha portati alla liberazione, bensì a una ricaduta nell'esistenza materiale. La Bhagavad-gita spiega che gli impersonalisti devono passare attraverso innumerevoli prove per realizzare il fine ultimo. Inoltre, lo Srimad-Bhagavatam insegna che fuori del servizio di devozione al Signore nessuno può liberarsi dai legami del karma; concetto ribadito anche da Sri Krishna nella Bhagavad-gita, dal grande saggio Narada nello Srimad-Bhagavatam e sottolineato qui dai deva:

"Gli uomini che non praticano il servizio di devozione mancano il fine del sapere e non sono favoriti dalla Tua grazia." Gli impersonalisti immaginano soltanto di aver raggiunto la liberazione, in realtà non provano alcun sentimento per Dio, la Persona Suprema. Credono che quando Krishna discende in questo mondo S'incarni in un corpo materiale, perciò non riescono a vedere il Suo corpo trascendentale, e la Bhagavad-gita lo conferma: avajananti mam mudhaf, anche se hanno dominato la cupidigia e si sono elevati al piano della liberazione, gli impersonalisti devono ricadere nell'universo materiale. Se si accontentano di accumulare il sapere per semplice amore del sapere senza adottare il servizio di devozione, non potranno mai raggiungere il fine, ma raccoglieranno come frutto soltanto i disagi dei loro sforzi.

La Bhagavad-gita stabilisce chiaramente che l'identificazione col Brahman impersonale, non può costituire un fine in sé stesso; potrà forse portare la gioia, la liberazione dagli attaccamenti materiali e l'equanimità, ma in seguito sarà necessario adottare il servizio di devozione. Solo allora il saggio che ha raggiunto la realizzazione del Brahman potrà entrare nel regno spirituale e vivere eternamente in compagnia di Dio, la Persona Suprema. Questi sono i frutti del servizio di devozione. I devoti del Signore, al contrario degli impersonalisti, non cadono mai perché anche se accade che si allontanino dal sentiero, rimangono sempre legati al Signore dai vincoli dell'affetto. Sulla via del servizio di devozione può sorgere qualsiasi ostacolo, ma liberi e senza paura i devoti del Signore li superano tutti. Poiché si sono abbandonati a Lui, hanno la certezza che Krishna li proteggerà sempre, come Krishna stesso promette nella Bhagavad-gita: "Il Mio devoto non perirà mai".

"Caro Signore, sei apparso nella Tua forma originale, pura, di eterna virtù a beneficio di tutti gli esseri viventi di questo mondo, così oggi tutti potranno facilmente comprendere la natura e la forma di Dio, la Persona Suprema. I membri dei quattro asrama -brahmacari, grihastha, vanaprastha e sannyasi- potranno tutti beneficiare del Tuo avvento.
"Caro Signore, sposo della dea della fortuna, i bhakta che s'impegnano nel Tuo servizio non cadono mai, al contrario degli impersonalisti, dall'alto livello che hanno raggiunto. Sotto la Tua protezione sono in grado di scavalcare le teste di tutti gli agenti di maya, sempre pronti a ergere imponenti ostacoli sul sentiero della liberazione Caro Signore, Tu appari nella Tua forma spirituale per il bene degli esseri viventi affinché possano vederTi direttamente, offrirTi adorazione e sacrifici eseguendo i riti prescritti nei Veda, praticando la meditazione mistica e il servizio di devozione come raccomandano le Scritture. Caro Signore, se Tu non apparissi nella Tua forma eterna e assoluta, tutta di conoscenza e felicità, col potere di dissipare ogni elucubrazione ignorante su di Te, tutti, secondo i guna a cui sono soggetti, si trincererebbero dietro le loro ipotesi difformi sulla Tua Persona."

L'apparizione di Krishna stronca tutte le "iconologie" da cui gli autori iniziano a elucubrare sulla forma di Dio, facendosene ognuno un'idea differente secondo il guna a cui è soggetto. La Brahma-samhita insegna che Dio è la Persona originale, l'antenato di tutti. Ci sono persone religiose che immaginano Dio molto anziano e Lo rappresentano come un vecchio. Ma la stessa Brahma-samhita dice che sebbene Egli sia il più anziano di tutti gli esseri, la Sua forma eterna mantiene sempre la freschezza e la giovinezza. Le parole esatte usate a questo proposito dallo Srimad-Bhagavatam sono vijñanamajñanabhid apamarjanam. Il vijñana è il sapere assoluto sulla Persona Suprema, ma anche il sapere realizzato. Il sapere spirituale assoluto deve essere ricevuto con un metodo discendente, attraverso una successione di maestri, nello steso modo in cui Brahma trasmette nella sua Brahma-samhita la conoscenza di Krishna.

La Brahma-samhita fa parte del vijnana perché è il frutto della realizzazione di Brahma durante la sua esperienza spirituale che lo portò a descrivere la forma e i divertimenti di Krishna nella Sua dimora assoluta, dopo averli realizzati nella pratica. Il termine sanscrito ajñanabhid designa "ciò che può far fronte a ogni forma di speculazione mentale". Prigionieri della loro ignoranza, gli uomini sono ridotti a immaginare la forma di Dio o a concepirLo addirittura senza forma, secondo i suggerimenti della loro fantasia. Ma la presentazione che la Brahma-samhita dà di Krishna è qualificata di vijnana perché nasce da un sapere scientifico, frutto dell'esperienza di Brahma, ed è riconosciuta inoltre da Sri Caitanya Mahaprabhu. Non si può dubitarne. La forma di Sri Krishna, il Suo flauto, la Sua carnagione -tutto è pura realtà.

Questo vijnana sconfigge tutti i risvolti del sapere speculativo. "Se Tu non apparissi come Krishna, come Tu sei, continuarono i deva, né l'ajñanabhid né il vijñana sarebbero realizzati. Ajñanabhid apamarjanam: alla Tua apparizione il tenebroso sapere speculativo è costretto a soccombere al vero sapere, frutto dell'esperienza vissuta da autorità spirituali come Brahmaji. Gli uomini soggetti agli influssi dei tre guna creano di tutto punto il loro Dio, secondo i guna di cui sono vittima. Numerose
sono le forme sotto cui viene presentato Dio, ma la Tua apparizione stabilirà quella autentica."

L'errore più grossolano degli impersonalisti sta nel credere che Dio discenda in questo universo in una forma materiale, anche se di virtù. In realtà, la forma di Krishna, di Narayana, si situa al di là di ogni concetto materiale. Anche il più grande degli impersonalisti, Sankaracarya, dovette ammettere che Krishna, Narayana, è al di là di questa creazione materiale (narayanaf paro 'vyaktat), sebbene sostenesse che la creazione materiale ha come causa la manifestazione impersonale (avyakta) della materia, cioè la materia nella sua totalità allo stato non manifestato. Per definire questa posizione del Signore, lo Srimad-Bagavatam usa il termine suddha -sattva, cioè al di là della materia. Krishna non è soggetto né alla virtù né alla passione né all'ignoranza, ma le trascende tutt'e tre. Egli appartiene al piano spirituale assoluto, tutto di felicità e conoscenza.

"Caro Signore, quando appari in questo universo nella forma di differenti avatara, assumi vari nomi e forme, secondo le circostanze. Sei chiamato Krishna per il Tuo fascino infinito e Syamasundara per la Tua bellezza tutta spirituale. Syama significa nero, eppure si dice che la Tua bellezza superi quella di migliaia di Kandarpa (Cupidi). Kandarpa koti-kamaniya: la Tua carnagione ha il colore di una nube di temporale, ma poiché è la bellezza dell'assoluto, affascina molto più della delicata carnagione di Kandarpa. Talvolta Ti chiamano Ghiridhari perché sollevasti la collina Govardhana, e anche Nanda-nandana o Vasudeva o Devaki-nandana perché apparisti come figlio di Maharaja Nanda, di Vasudeva e di Devaki. Gli impersonalisti che Ti vedono con occhio materiale, credono che i Tuoi numerosi nomi e forme corrispondano ad altrettanti e attributi materiali.

"Caro Signore, la possibilità di comprendere la Tua Persona non dipende affatto dallo studio speculativo della Tua natura, della Tua forma e dei Tuoi atti assoluti, ma soltanto dal servizio di devozione. In realtà, solo chi ha il desiderio, anche se minimo, di servire i Tuoi piedi di loto può comprendere la Tua natura, forma e qualità assolute. Gli altri potranno formulare ipotesi sulla Tua Persona per migliaia di anni, ma non coglieranno mai neppure il minimo barlume sulla Tua vera natura." In altre parole, Dio, la Persona Suprema, Sri Krishna, non può essere compreso dagli abhakta, per i quali il Suo vero aspetto è velato da yoga-maya. E Krishna, nella Bhagavad-gita, conferma: naham prakasaf sarvasya, Io non Mi mostro a tutti. Krishna discese in persona sulla Terra, e tutti poterono vederLo sul campo di battaglia di Kuruksetra senza riuscire a comprendere però che Egli era Dio. Ma tutti i guerrieri che morirono in Sua presenza ottennero una liberazione totale dall'esistenza materiale e raggiunsero il mondo spirituale.

"O Signore, gli impersonalisti e gli abhakta non riescono a concepire come il Tuo nome non differisca dalla Tua forma." Poiché il Signore è assoluto, non esiste nessuna differenza tra il Suo nome e la Sua forma. In questo mondo il nome differisce dalla forma. Per esempio, il mango, il frutto, differisce dalla parola che lo designa. Non si può assaporare un mango dicendo: "Mango, mango, mango." Ma il bhakta sa che non esiste alcuna differenza tra il nome e la forma del Signore, perciò canta e recita il mantra Hare Krishna: hare Krishna, hare Krishna, Krishna Krishna, hare hare / hare rama, hare rama, rama rama, hare hare, realizzando così la costante presenza di Krishna accanto a sé. Per coloro che sono privi di un profondo sapere spirituale, Sri Krishna manifesta i Suoi divertimenti assoluti, che offrono il più alto beneficio a chi semplicemente li ascolta. Come non esiste differenza tra il nome e la forma assoluta del Signore, così nessuna differenza separa i Suoi divertimenti assoluti dalla Sua forma. Per gli esseri umani di minore intelligenza, come le donne, i sudra e i vaisya, il grande saggio Vyasadeva scrisse il Mahabharata, in forma di racconti storici, dove Krishna Si manifesta attraverso le Sue svariate attività. Semplicemente studiando, ascoltando o ricordando le attività assolute di Krishna narrate in quest'opera, gli uomini di minore intelligenza potranno gradualmente elevarsi al livello dei puri bhakta.

I puri bhakta, che sono sempre assorti nel pensiero dei piedi di loto di Krishna e servono costantemente il Signore con amore e devozione in piena coscienza di Krishna, non devono mai essere considerati persone che vivono nel mondo materiale. Sri Rupa Gosvami dice che coloro che restano sempre impegnati nella coscienza di Krishna col corpo, la mente e gli atti devono essere considerati anime liberate anche se situati ancora in un corpo materiale. Anche la Bhagavad-gita conferma che coloro che servono il Signore con amore e devozione hanno già trasceso il piano materiale.
Krishna appare in questo mondo per offrire ai bhakta, come agli abhakta, l'opportunità di realizzar il fine ultimo dell'esistenza. I bhakta possono allora direttamente vederLo e adorarLo, mentre coloro che non sono ancora giunti a questo livello possono elevarsi familiarizzando con le Sue attività e i Suoi divertimenti.

"O Signore, continuarono i deva, poiché Tu sei non nato, noi non vediamo altra causa nel Tuo avvento se non il Tuo desiderio di godere dei Tuoi divertimenti." Anche se la Bhagavad-gita insegna che il Signore discende in questo mondo per assicurare la protezione dei Suoi devoti e la distruzione degli abhakta. Infatti, la natura materiale è in grado d'incaricarsi da sola di questa distruzione. "Automaticamente si svolgono i movimenti della natura esterna (creazione, mantenimento e distruzione). Quanto ai Tuoi devoti, essi ricevono ogni protezione semplicemente prendendo rifugio nel Tuo santo nome, perché questo nome non differisce dalla Tua Persona." Così, quando Dio discende in questo mondo non è veramente per proteggere i bhakta e annientare gli abhakta, ma per il Suo piacere spirituale. Non c'è altra ragione nel Suo avvento.

"Caro Signore, Tu appari ora come il migliore tra i componenti della dinastia Yadu, e noi offriamo umilmente il nostro rispettoso omaggio ai Tuoi piedi di loto. Prima Ti eri già manifestato in questo mondo come avatara-Pesce, avatara-Cavallo, avatara-Tartaruga, avatara-Cigno, il re Ramacandra, Parasurama, e tanti altri. Tu appari solo per proteggere i Tuoi devoti, e noi T'imploriamo, Tu che sei Dio, la Persona Suprema, e discendi oggi nella Tua forma originale, accordaci la stessa protezione in tutti i tre mondi e abbatti ogni ostacolo che si presenta nello svolgimento pacificico della nostra esistenza.

"O madre Devaki, nel tuo grembo Si trova Dio, la Persona Suprema, che ora Si manifesterà insieme con tutte le Sue emanazioni plenarie. Egli è il Signore Supremo nella Sua forma originale, che appare per il nostro bene. Non temere tuo fratello, il re della dinastia Bhoja, perché tuo figlio, Sri Krishna, la Persona Suprema e originale, apparirà e proteggerà la virtuosa dinastia degli Yadu. Egli non apparirà solo, L'accompagnerà la Sua emanazione plenaria più diretta, Balarama."
Devaki aveva terrore di suo fratello Kamsa, che aveva già ucciso tutti i suoi figli, e continuamente l'angoscia l'assaliva: Krishna sopravviverà? Il Visnu Purana c'informa che per confortare Devaki tutti i deva con le loro spose le rendevano costantemente visita e la incoraggiavano a non lasciarsi prendere dallo sgomento. Krishna, nel suo grembo, appariva non solo per alleviare il mondo dal suo fardello, ma anche e soprattutto per difendere gli interessi della dinastia Yadu, e naturalmente per proteggere Devaki e Vasudeva.

 

Così terminano gli insegnamenti di Bhaktivedanta sul secondo capitolo del Libro di Krishna, intitolato: "Preghiere dei deva a Sri Krishna nel grembo di Sua madre".

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