Il Libro di Krishna

 

CAPITOLO 20

 

L'autunno

 

 

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In ogni casa di Vrindavana si parlava delle imprese di Krishna e Balarama, della vittoria su Pralambasura e dell'incendio domato nella foresta. I pastori raccontavano queste attività meravigliose alle loro spose e a chiunque volesse ascoltarle, e tutti ne rimanevano stupiti. Gli abitanti del villaggio conclusero che Krishna e Balarama appartenevano al mondo dei deva che avevano avuto la bontà di apparire a Vrindavana per diventare i loro figli.

I giorni trascorsero a Vrindavana, finché giunse la stagione delle piogge. In India, la stagione delle piogge, che segue al caldo torrido dell'estate, è accolta con gioia. Allora, la gente si ferma contenta a osservare le masse nuvolose che appesantiscono il cielo e nascondono il sole e la luna; da un momento all'altro può abbattersi la pioggia. Dopo l'estate, la stagione delle piogge è per tutti una fonte rigeneratrice di vita e il brontolio del tuono, preannunciato da qualche raro fulmine, accende la gioia nei cuori.

I presagi di pioggia sono come i sintomi che caratterizzano gli esseri avvolti dai tre guna. Il cielo infinito è il Brahman Supremo e il lembo di cielo coperto sogno gli esseri infinitesimali, o il Brahman coperto dai tre guna. Tutti in origine, sono frammenti del Brahman che, come il cielo infinito, non può mai essere coperto totalmente dalle nuvole. La Bhagavad-gita spiega che gli esseri fanno parte integrante di Dio, la Persona Suprema, ma Ne costituiscono soltanto una frazione insignificante, che talvolta viene coperta dai tre guna e quindi è costretta a vivere nell'universo materiale. Il brahmajyoti -radiosità spirituale-, saturo d'infinitesimali frammenti di Dio, è come i raggi del sole, carichi di particelle luminose. Nel brahmajyoti, manifestazione illimitata di frammenti infinitesimali del Signore Supremo,alcuni di questi frammenti sono coperti dalla natura materiale, mentre altri restano liberi.

Che cosa sono le nuvole? Dell'acqua che il sole fa evaporare e che si condensa nel cielo. Per otto mesi all'anno il sole fa evaporare dalla superficie del globo acque di provenienza diversa, che si accumulano in forma di nuvole per cadere poi come pioggia al momento giusto. Come il sole estrae l'acqua dalla terra, così lo Stato estrae dal reddito dei cittadini e dalle vendite diverse tasse e imposte, secondo la ricchezza prodotta dalle differenti attività materiali, come l'agricoltura, il commercio e l'industria. Ma quando la terra ha sete, il sole converte l'acqua in nuvole e la distribuisce su tutto il pianeta. Allo stesso modo, le imposte riscosse dallo Stato devono essere ridistribuite al popolo sotto forma di istituzioni educative, lavori pubblici, opere sanitarie, e così via, se si vuole un buon governo. Lo Stato non deve gravare i cittadini d'imposte destinate a un inutile sperpero, ma deve usarle per il benessere pubblico.

Durante la stagione delle piogge, venti impetuosi soffiano attraverso i paesi spostando da un luogo all'altro le nuvole, che distribuiscono così l loro acqua. Al termine dell'estate, quando si fa sentire più urgente il bisogno d'acqua, le nuvole si comportano proprio come un uomo ricco che al momento del bisogno distribuisce il suo denaro fino a esaudire tutti i suoi fondi. Anche le nuvole si estinguono distribuendo le loro acque su tutto il globo.

Si racconta che quando Maharaja Dasaratha, padre di Sri Ramacandra, combatteva contro i suoi nemici li avvicinava con lo spirito di un agricoltore che va a sradicare gli alberi dannosi e a strappare l'erbaccia; ma quando giungeva il tempo della carità distribuiva le sue ricchezze come una nuvola distribuisce la sua pioggia. Il dono della pioggia è meraviglioso come l'offerta di ricchezza da parte di un personaggio generoso. Le grandi piogge che cadono copiosamente bagnando perfino le rocce, le montagne, gli oceani e i mari, dove non c'è affatto bisogno d'acqua, ci ricordano l'atto generoso di un uomo caritatevole che prodiga le sue ricchezze a tutti, senza preoccuparsi di sapere chi si trova nella necessità e chi no; egli distribuisce la sua carità a piene mani.

Dopo le piogge, quella terra che prima era come esausta e scarna, ora si riveste di un mantello di verde e ritorna prospera e forte. Tra la terra e l'uomo che si sottopone ad austerità per soddisfare i suoi desideri materiali c'è un'analogia, in cui la prosperità della terra dopo la stagione delle piogge è paragonata all'appagamento dei desideri materiali. Quando lo Stato si trova nelle mani di attivi governanti, spesso alcuni uomini, individualmente o in un partito politico, intraprendono una severa ascesi per abbattere il governo e sostituirlo; ottenuto lo scopo si concedono generosi salari e vivono in una prosperità simile a quella della terra durante la stagione delle piogge. Veramente, le austerità si devono compiere solo allo scopo di conoscere la felicità spirituale. Lo Srimad-Bhagavatam raccomanda di accettare il tapasya (l'austerità) solo quando favorisce la realizzazione del Signore Supremo, perché compiendo austerità nell'ambito del servizio di devozione si rinasce alla vita spirituale e quindi a una felicità senza limiti. Invece, l'uomo che si sottopone a qualche austerità per guadagni materiali ha un'intelligenza inferiore e la sua ascesi non porta che frutti effimeri, afferma la Bhagavd-gita.

Nella stagione delle piogge, quando scende la notte e il cielo non è illuminato né dalle stelle né dalla luna, si può scorgere qua e là in cima agli alberi un brulichio di lucciole che brillano come piccoli fanali. Similmente, nella nostra era, il kali-yuga, paragonata alla stagione nuvolosa degli esseri viventi, nella quale il vero sapere è velato dall'illusorio progresso materiale, atei e miscredenti si rendono ben visibili in primo piano, mentre gli uomini che seguono veramente i princìpi vedici per giungere alla liberazione spirituale sono celati dall'oscurità. Gli adepti della speculazione intellettuale, gli atei e i predicatori dei falsi princìpi religiosi sono ben visibili, come lucciole nella sera durante la stagione delle piogge, mentre gli uomini che seguono rigidamente i princìpi vedici e gli insegnamenti delle Scritture sono nascosti dalle nuvole del kali-yuga. Ognuno ha il dovere di trarre illuminazione dalle vere fonti della luce -il sole, la luna, le stelle- e non dalle lucciole, che nell'oscurità della notte non possono illuminare un bel nulla. Anche nella stagione delle piogge talvolta il cielo si libera e il sole, la luna e le stelle si rilevano ai nostri occhi; così, anche nel kali-yuga c'è qualche schiarita, come il Movimento vedico di Sri Caitanya, che mira alla diffusione universale del mantra Hare Krishna. Chi ricerca con serietà il vero sentiero deve avvalersi pienamente di questo Movimento invece di guardare ai deboli bagliori che si sprigionano dagli speculatori intellettuali e dagli atei.

Dopo le prime piogge, quando le nuvole rimbombano del fragore del tuono, le rane cominciano a gracchiare, come studenti che allora stabilita s'immergono nello studio. Per volere del maestro spirituale, gli studenti si alzano al mattino presto, e se non si svegliano da soli, ci penserà la campana del tempio o della scuola; quindi, fate le loro abluzioni, si siedono per studiare i Veda o cantare i mantra vedici. Nelle tenebre dei kali-yuga tutti dormono, ma se si presenta un grande acarya, tutti, al suo richiamo, intraprendono lo studio dei Veda per acquisire il vero sapere. Sempre nella stagione delle piogge, i piccoli stagni, i laghi e i ruscelli che erano rimasti asciutti per il resto dell'anno si riempiono. Come loro, i materialisti, aridi per natura, vengono a trovarsi talvolta in una posizione che dà loro accesso a pretese opulenze che li fanno sembrare prosperi -casa, figli, piccolo conto in banca-; ma dopo qualche tempo s'inaridiscono di nuovo, come i piccoli stagni e ruscelli. Il poeta Vidyapati ha detto che senz'altro c'è qualche piacere nella compagnia degli amici, dalla famiglia, dei figli, della moglie, ma questo piacere è come una goccia d'acqua nel deserto. Tutti aspirano ardentemente alla felicità, come tutti cerchiamo di spegnere la sete nel cuore di un deserto, dove qualche goccia d'acqua forse la troveremo; ma quale soddisfazione potremo averne? Immersi in una concezione materialistica dell'esistenza, aspiriamo a un oceano d felicità, ma se lo cerchiamo in un'attività sociale o nella compagnia degli amici o nell'amore di questo mondo, non ne troveremo che qualche goccia soltanto e la nostra soddisfazione non sarà mai completa, come quei piccoli stagni, laghi e ruscelli che non rimangono mai pieni nella stagione secca.

Le piogge fanno rinverdire i prati, le foglie, i campi, e quando poi certi insetti rossi si posano sull'erba, e a quel gioco di verde e rosso si uniscono gli ombrelli dei funghi, allora il paesaggio intero si trasforma, come un uomo diventato ricco all'improvviso. Il contadino si rallegra nel vedere i campi che abbondano di messi, ma il capitalista, sempre ignaro della presenza attiva di una potenza sovrannaturale, si rattrista e si preoccupa all'idea che i prezzi del produttore competano con i suoi. Ignorando che è Dio a sanzionare la produzione di tutti i cereali, alcuni capitalisti con poteri governativi limitano la produzione dei contadini. Ma i Veda affermano: eko bahunam yo vidadhati kaman, Dio, la Persona Suprema, mantiene la creazione e provvede che siano soddisfatti i bisogni di tutti gli esseri. Quando la popolazione aumenta è il Signore Supremo che assicura il nutrimento necessario, ma gli atei e i miscredenti non vedono di buon occhio una produzione abbondante di cereali, soprattutto se ciò andrà a compromettere i loro affari.

Durante la stagione delle piogge tutti gli abitatori della terra, del cielo e dell'acqua si sentono rinvigoriti, come coloro che s'impegnano nel sublime servizio d'amore al Signore. Abbiamo notato personalmente questo fenomeno negli studenti dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna. Prima avevano un aspetto trasandato, un'aria sporca e misera a causa della loro ignoranza della coscienza di Krishna, anche se la loro fisionomia era piacevole; ma ora che hanno adottato la coscienza di Krishna, la loro salute è migliorata, e poiché seguono i princìpi regolatori della vita spirituale, il loro corpo brilla di un nuovo splendore. Vestiti color zafferano, il tilaka sulla fronte, la corona tra le dita, e un filo di perle di tulasi intorno al collo, essi sembrano venuti direttamente da Vaikuntha.

Nel cuore della stagione delle piogge, quando i fiumi si gonfiano e si gettano con impeto nei mari e negli oceani, questi sembrano agitarsi. Similmente, lo spiritualista neofita che s'impegna nella via dell'astanga-yoga potrà sentirsi turbato dagli impulsi sessuali. Invece, impassibile come le imponenti montagne sferzate da torrenti di pioggia, l'essere che ha raggiunto un alto livello di coscienza di Krishna non diventa perplesso neppure di fronte a grandi difficoltà perché in ogni situazione, per quanto ostile, sa vedere la misericordia del Signore, e ciò lo rende perfettamente degno di entrare nel regno spirituale.

Nella stagione delle piogge le strade poco frequentate si coprono di erbe folte, così come il brahmana che non si sottopone allo studio e alla pratica dei riti purificatori raccomandati dai Veda sarà ricoperto dall'erba folta di maya. Allora, immemore della sua natura originale, egli dimentica anche la sua posizione di servitore eterno di Dio, e lasciandosi seppellire sotto lo strato stagionale delle fitte erbe di maya s'identifica con esse e soccombe all'illusione, soffocando nell'oblio la sua vita spirituale.

Nella stagione delle piogge il fulmine appare in un gruppo di nuvole e subito scompare per riapparire in un altro. E' come una donna piena di cupidigia, incapace di fissare la mente su un uomo soltanto ovunque la sua pioggia e assicurando così il mantenimento di numerose creature, è come un uomo onesto, che si preoccupa del sostentamento di numerose persone, come i membri della sua famiglia e gli impiegati della sua azienda. Ma tutta la sua esistenza può essere rovinata da una moglie che chiede il divorzio; turbato il marito, la famiglia intera si deteriora, i figli si disperdono, l'azienda fallisce, nulla è risparmiato. Perciò a una donna che desideri progredire sulla via della coscienza di Krishna si raccomanda di vivere pacificamente vicino al suo sposo e non separarsi da lui per nessuna ragione. Marito e moglie devono limitare la loro vita sessuale e concentrare il loro pensiero sulla coscienza di Krishna, se desiderano vedere la loro esistenza coronata di successo. In fondo, nel mondo materiale l'uomo ha bisogno di una donna e la donna di un uomo; ma una volta insieme devono vivere serenamente nella coscienza di Krishna senza essere volubili come il fulmine che passa da una nuvola all'altra.

Talvolta, al boato del tuono si accompagna l'arcobaleno, che si staglia nel cielo come un arco senza corda. E' la corda tesa che dà all'arco la sua curvatura, ma nell'arcobaleno la corda non c'è, eppure esso mantiene meravigliosamente la sua curvatura nel cielo. Similmente, quando Dio, la Persona Suprema, discende in questo mondo, il Suo aspetto è quello di uomo comune, tuttavia Egli non riposa su alcuna condizione materiale. Il Signore lo dice personalmente nella Bhagavad-gita: Egli appare grazie alla Sua potenza interna, che non genera incatenamento, al contrario della Sua potenza interna, che non genera incatenamento, al contrario della Sua potenza esterna. Là dove un essere comune è prigioniero, Dio, la Persona Suprema, è libero. Durante la stagione delle piogge, sotto il velo delle nuvole traspare di tanto in tanto la luce della luna, che sembra spostarsi col movimento delle nuvole mentre in realtà rimane immobile. Così, colui che si è identificato col mondo materiale, che è sempre in movimento, vede la propria radiosità spirituale velata dall'illusione, e osservando le fluttuazioni dell'esistenza materiale crede di passare Attraverso diverse sfere di esistenza. Questi sono gli effetti del falso ego, che delimita la frontiera tra esistenza spirituale ed esistenza materiale, come la nuvola che si muove segna la linea di demarcazione tra il chiarore della luna e l'oscurità. Quando arriva la stagione delle piogge e per la prima volta si affacciano le nuvole, i pavoni si mettono a danzare dalla gioia. Sono simili a quelle persone frustrate dal sistema di vita materialistico che, come i pavoni nella loro danza, ritrovano luce, vigore e gioia a contatto con un essere assorto nel servizio d'amore e di devozione al Signore. Anche questo l'abbiamo visto con i nostri occhi: quanti dei nostri studenti erano inariditi e tristi prima di venire alla coscienza di Krishna, e ora, invece, vivendo in compagnia dei bhakta, danzano come pavoni nella loro gioia!

Nei mesi di pioggia i rampicanti e le altre piante seccate dalla calura estiva riprendono vita assorbendo l'acqua dal suolo. Così è l'uomo che, terminate le austerità che lo avevano inaridito e raccolto i frutti di queste austerità, ritorna al piacere dei sensi e si circonda di una famiglia, gode di un buon posto nella società, dell'amore dei suoi parenti e del calore di una casa. Come le gru e le anitre che si vedono vagare qua e là sulle sponde dei fiumi e dei laghi incuranti delle immondizie e dei cespugli spinosi, sono coloro che vivono una vita familiare fuori della coscienza di Krishna e rimangono nell'esistenza materiale noncuranti di tutte le difficoltà che essa implica. La vita di famiglia, come qualsiasi altro tipo di vita, non può dare la felicità perfetta se non è vissuta nell'ambito della coscienza di Krishna. Srila Narottama Dasa Thakura prega il Signore di concedergli la compagnia di una persona, non importa se grihastha o sannyasi, che sia assorta nel sublime servizio d'amore al Signore e canti sempre il santo nome di Sri Caitanya piangendo di gioia. Le diverse condizioni di vita in questo mondo assumono un volto aggressivo per il materialista, ma per l'uomo situato nella coscienza di Krishna ogni cosa riveste un aspetto felice.

A volte i torrenti gonfi di pioggia devastano i recinti dei campi, così, nel kali-yuga l'intensa propaganda per l'ateismo rompe le linee di demarcazione tracciate dalle regole vediche e gli uomini si degradano fino alla peggiore empietà. Nella stagione delle piogge, scosse dal vento, le nuvole lasciano scendere le loro acque, che vengono accolte come nettare. Quando i fedeli dei Veda, i brahmana, esortano i ricchi, come i re e i prosperi vaisya, a compiere grandi sacrifici e a donare in carità, le ricchezze distribuite sono anch'esse accolte come nettare. I membri dei quattro varna, cioè i brahmana, gli ksatriya, i vaisya e i sudra, devono vivere pacificamente in uno spirito di cooperazione; ma la cosa è possibile solo quando tutti sono guidati da brahmana qualificati che aderiscono ai princìpi vedici, compiono sacrifici e distribuiscono equamente le ricchezze.

Le piogge resero la foresta di Vrindavana ancora più bella e ricca di frutti maturi, come datteri, manghi, bacche dolci, e Sri Krishna, Sri Balarama e i Loro giovani amici vi tornarono per godere della nuova atmosfera. Le mucche, nutrendosi di erba fresca, erano piene di salute e le loro mammelle si gonfiarono d'un latte abbondante. Quando Sri Krishna le chiamava per nome, accorrevano subito verso di Lui, affettuose, e dalla gioia lasciavano fluire il latte dalle loro mammelle. A Sri Krishna piaceva attraversare la foresta di Vrindavana dalla parte della collina Govardhana, guardare sugli alberi che costeggiavano la Yamuna i begli alveari che gocciolavano di miele, esplorare le caverne della collina Govardhana e fermarsi ad ascoltare il dolce chiacchierio delle cascate sui pendii. Quando la stagione delle piogge moriva andando a fondersi nell'autunno, Krishna e i Suoi compagni, specialmente se pioveva sulla foresta, si sedevano sotto un albero o in una grotta di Govardhana ad assaporare i frutti maturi e a discorrere piacevolmente. Quando Krishna e Balarama trascorrevano tutto il giorno nella foresta, Yasodamata inviava Loro del riso allo yogurt, della frutta e dei dolci, e Krishna li gustava seduto su una pietra in riva alla Yamuna. Mentre mangiavano, Krishna, Balarama e i Loro amici sorvegliavano i vitelli, i buoi e le mucche che, stanche di portarsi il peso delle loro pesanti mammelle, si sentivano felici di adagiarsi sull'erba a ruminare. Come Krishna amava contemplarle! Si sentiva fiero della bellezza della foresta, che non era altro che la manifestazione della Sua stessa energia. In quei momenti Krishna lodava i cambiamenti della natura durante la stagione delle piogge. La Bhagavad-gita insegna che l'energia materiale, la "natura", non agisce da sola, ma sotto la direzione di Krishna, e la Brahma-samhita afferma che la natura materiale, Durga, agisce come l'ombra di Krishna: Lui dispone e la natura materiale obbedisce. Così, la bellezza della natura durante la stagione delle piogge si manifesta secondo il disegno di Sri Krishna.

Con l'avvicinarsi dell'autunno, ben presto tutte le distese d'acqua si fecero piacevolmente limpide e un vento rinfrescante cominciò a soffiare ovunque liberando il cielo, che ritrovò così il suo blu naturale. Il fiore di loto sbocciato sulle acque chiare della foresta ricordava lo spiritualista che ha fallito nella via dello yoga ma che ha ritrovato la sua bellezza tornando alla vita spirituale.

Come d'autunno ogni cosa si riveste di una grande bellezza, così quando il materialista adotta la coscienza di Krishna, la vita spirituale, diventa puro come l'acqua e il cielo autunnale. Questa stagione porta lontano le nuvole cupe e le acque malsane, e la terra sporca viene purificata. Anche colui che adotta la coscienza di Krishna è subito lavato da ogni contaminazione, interna ed esterna; perciò Krishna è chiamato anche Hari "Colui che porta lontano". Infatti, quando un'anima si volge alla coscienza di Krishna, Krishna porta via le sue cattive abitudini. Le nuvole d'autunno sono bianche perché non portano acqua. Dello stesso candore è l'uomo che, ritiratosi dalla vita familiare e ora libero da ogni obbligo -come il mantenimento della casa, della moglie e dei figli-, si situa fermamente nella coscienza di Krishna e si libera da ogni angoscia. Le cascate, serpeggiando dalla cima delle colline, prodigano le loro acque chiare, ma a intervalli si arrestano, come grandi saggi che diffondono il loro puro sapere ma che di tanto in tanto rimangono silenziosi. I piccoli stagni che la stagione delle piogge aveva riempito si prosciugano gradualmente con l'avanzare dell'autunno e i loro minuscoli abitanti non vedono che di giorno in giorno il loro numero si riduce; così sono quegli uomini infossati nella materia, che tutti presi dal mantenimento delle loro mucche, possedimenti, figli, mogli, relazioni sociali e amichevoli, non vedono che giorno dopo giorno la durata della loro esistenza si accorcia. L'acqua diminuisce e il calore aumenta sempre più: le minuscole creature delle pozzanghere e degli stagni sono costrette a un disagio sempre maggiore. Vediamo in esse quegli uomini privi di ogni controllo di sé, sempre insoddisfatti nel profondo di sé stessi e incapaci di godere dell'esistenza o di mantenere i membri della loro famiglia. La terra fangosa s'inaridisce a poco a poco e i nuovi germogli lentamente appassiscono, come piano piano avvizzisce il desiderio dei piaceri di una vita familiare in colui che adotta la coscienza di Krishna.

L'autunno vede calmarsi le acque del mare, come la persona elevata nella realizzazione spirituale non è più turbata dai tre guna. In autunno i contadini non sperano più in nuove piogge, perciò costruiscono delle solide dighe per trattenere nei campi l'acqua accumulata durante la stagione delle piogge, cercando di conservare più acqua possibile sulle loro terre. Similmente, l'uomo veramente avanzato nella via della realizzazione spirituale protegge le sue energie col controllo dei sensi. Si consiglia all'uomo che ha raggiunto l'età di cinquant'anni di ritirarsi dalla vita familiare e usare la sua energia fisica solo per progredire nella coscienza di Krishna. Nessuna porta verso la liberazione si apre per chi è incapace di controllare i sensi e impegnarli nel sublime servizio d'amore a Mukunda.

Durante le giornate d'autunno il sole scaglia i suoi dardi di calore, ma scesa la notte, il chiaro di luna cancella su tutti la fatica della giornata, proprio come l'uomo che prende rifugio in Mukunda, Krishna, troverà sollievo da ogni stanchezza generata dall'errata identificazione dell'anima col corpo. E' sempre in Mukunda, Krishna, che le gopi di Vrindavana trovano consolazione alla loro pena costante della separazione da Lui. Quando incontrano il Signore nella notte d'autunno accarezzata dai raggi della luna, la loro pena di separazione trova subito sollievo. Scomparse le nubi dal cielo, le stelle nella notte scintillano di una luce meravigliosa, la stessa bellezza di chi è veramente situato nella coscienza di Krishna ed è purificato da ogni contaminazione. I Veda prescrivono il Karma nella forma di vari sacrifici, ma la Bhagavad-gita rivela il fine ultimo dei Veda: dopo aver compreso in profondità il loro insegnamento si deve intraprendere la coscienza di Krishna. Il cuore puro del bhakta situato nella coscienza di Krishna può dunque essere paragonato al cielo terso dell'autunno. In autunno, la luna e le stelle brillano vividamente nel cielo limpido. Sri Krishna apparve in persona nel cielo della dinastia Yadu, attorniato dai vari componenti di questa dinastia, come la luna si circonda di stelle. Quando i fiori sbocciati arricchiscono i giardini e le foreste, la brezza, fresca e aromatica, fa dimenticare agli esseri i disagi dell'estate e della stagione delle piogge. Ma la brezza non poté dare sollievo alle gopi, perché loro avevano dato il cuore a Krishna. Gli abitanti di Vrindavana s'inebriavano di questa piacevole brezza d'autunno, ma le gopi non potevano sentirsi felici senza l'abbraccio di Krishna.

Appena viene l'autunno, le mucche, le cerbiatte, gli uccelli e le femmine in generale diventano gravide perché questa stagione spinge i maschi al desiderio sessuale. Queste femmine sono come gli spiritualisti che hanno ottenuto per la grazia del Signore Supremo la benedizione di raggiungere il fine dell'esistenza. Srila Rupa Gosvami insegna nell'Upadesamrita che si deve praticare il servizio di devozione con grande entusiasmo, pazienza e convinzione, seguendo le differenti regole delle Scritture, mantenendosi lontani da ogni contaminazione materiale e rimanendo nella compagnia dei bhakta. Chi segue questi princìpi sicuramente gusta i frutti desiderabili del servizio di devozione. Come le femmine che con la loro gravidanza raccolgono i frutti dei loro desideri, così colui che segue con pazienza i princìpi regolatori del servizio di devozione, venuto il momento, ne raccoglierà i frutti.

In autunno, i fiori di loto, favoriti dall'assenza delle ninfee, crescono copiosamente nei laghi. Ninfee e fiori di loto crescono entrambi col sole, ma i raggi ardenti dell'autunno permettono solo al loto di sbocciare. Similmente, quando il re o il governatore di un Paese è potente, gli indesiderabili -banditi e ladri- non possono moltiplicarsi e i cittadini, sentendosi al riparo da ogni attacco, si sviluppano molto bene. In autunno i campi abbondano di cereali maturi, e la gente, contenta per le messi copiose, osserva varie cerimonie, come quella del navanna -l'offerta di cereali nuovi al Signore Supremo- in cui i cereali sono offerti dapprima alle murti dei vari templi, e poi tutti gli abitanti sono invitati a spartirsi il riso al latte dolce cucinato col riso nuovo. Sempre dopo le messi, hanno luogo molte altre cerimonie religiose e i riti di adorazione, soprattutto in Bengala, dove si celebra la più sontuosa, il Durga-puja.

A Vrindavana, la presenza di Dio, Krishna e Balarama, rese splendido l'autunno. Finalmente i vaisya, gli ksatriya e i grandi saggi poterono dirigersi facilmente verso la loro rispettiva mèta, come gli spiritualisti, che una volta liberi dalla prigione del corpo materiale, raggiungono il fine che si erano prefissi. Non potendo viaggiare a causa delle piogge, i vaisya si trovano nell'incapacità di trarre i profitti che desiderano. Anche gli ksatriya, nell'impossibilità di compiere qualsiasi spostamento, non possono riscuotere il tributo dovuto loro dai cittadini; e sempre a causa delle piogge i saggi non possono compiere il loro dovere di viaggiare da un luogo all'altro per diffondere il sapere spirituale. Ma non appena arriva l'autunno tutti ritrovano la loro libertà. Lo spiritualista -jñani, yogi o bhakta- non può veramente godere della perfezione spirituale finché si trova confinato in un corpo materiale; ma alla morte, dopo aver lasciato il corpo materiale, il jñani si fonde nella radiosità assoluta del Signore Supremo, lo yogi si eleva ai pianeti superiori e il bhakta raggiunge il pianeta del Signore Supremo, Goloka Vrindavana, oppure i Vaikunthaloka, dove gode eternamente dell'esistenza spirituale.

 

Così terminano gli insegnamenti di Bhaktivedanta sul ventesimo capitolo del Libro di Krishna, intitolato: "L'autunno".

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