Il Libro di Krishna

 

CAPITOLO 3

 

Krishna appare

 

 

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Come il Signore insegna nella Bhagavad-gita, il Suo avvento e i Suoi atti sono tutti assoluti, e colui che riesce a coglierne la natura può entrare subito nel regno spirituale. Non si può paragonare l'avvento del Signore -che avviene per Sua volontà, come spiega il capitolo precedente- alla nascita di un essere comune, costretto ad accettare un corpo materiale secondo le sue attività passate. All'avvicinarsi di quel felice momento le costellazioni si disposero secondo un ordine particolarmente propizio in cui predominava l'influsso della stella Rohini. Questo astro è considerato estremamente favorevole e si trova sotto la diretta supervisione di Brahma. Secondo gli astrologi, il carattere più o meno favorevole di una determinata "ora" dipende dall'ordine in cui dispongono i sistemi planetari, oltre all'ordine delle singole stelle. E al momento dell'apparizione di Krishna i sistemi planetari si disposero spontaneamente in un ordine adatto perché tutto fosse di buon augurio.

In quel momento, ovunque, all'est come all'ovest al sud come al nord, regnava un'atmosfera di pace e di prosperità. Nel cielo si vedevano stelle favorevoli e sulla Terra, in tutte le città e i villaggi, nei pascoli e nella mente di ognuno, si manifestavano segni di buona fortuna. I fiumi erano gonfi d'acqua e i laghi imperlati di fiori di loto, le foreste erano popolate di uccelli e pavoni meravigliosi, che con le loro compagne aprivano le danze tra i gorgheggi di quei cantori di bosco. E su tutto si spandeva una brezza profumata di fiori creando una sensazione gradevole. I brahmana, che solevano offrire nel fuoco, trovarono che la loro dimora poteva di nuovo accogliere queste offerte, dopo che il fuoco sacrificale era stato quasi escluso dalle loro cause a causa delle persecuzioni dei re demoniaci. Impedita l'offerta di sacrifici, la tristezza si era insinuata nella loro mente, nell'intelligenza e negli atti, ma poco prima dell'apparizione di Krishna, quando i brahmana sentirono risuonare nel cielo le profonde vibrazioni spirituali che annunciavano l'avvento di Dio, la loro mente s'immerse di nuovo nella gioia.

Gli abitanti dei pianeti Gandharva e Kinnara si misero a cantare, e gli esseri di Siddhaloka e i Carana, dai loro pianeti, cominciarono a offrire preghiere a Dio, la Persona Suprema, mentre sui pianeti celesti gli angeli e le loro compagne, a cui si erano unite le Apsara, aprirono le danze.
Soddisfatti, i grandi saggi e i deva versarono piogge di fiori. Dalle spiagge giungeva lo sciacquio delle onde, e dal cielo, sopra le acque, il tuono riecheggiava piacevolmente tra le nuvole.

Quando tutto fu in armonia, Sri Visnu, situato nel cuore di tutti gli esseri, apparve nelle tenebre della notte nella Sua forma di Persona Suprema. Apparve di fronte a Devaki, bella come una dea, e la Sua venuta in quel momento propizio fu come il sorgere della luna piena. Coloro che obietteranno che Sri Krishna apparve l'ottavo giorno della luna calante, in un momento in cui non poteva essere piena, devono sapere che Sri Krishna apparve nella dinastia che aveva come primo anello la luna in persona; così, anche se quella notte la luna avrebbe dovuto mostrare solo uno spicchio di sé, per la grazia di Krishna apparve in tutto il suo splendore, inondata di gioia al pensiero che il Signore entrava nella sua stirpe.

Il trattato di astronomia khamanikya descrive con precisione l'ordine delle costellazioni al momento in cui apparve Sri Krishna, confermando che il bambino venuto al mondo in quell'istante propizio era il Brahman Supremo, la Verità Assoluta. Davanti a quel bambino meraviglioso, Vasudeva, contempla le Sue quattro mani che tengono rispettivamente la conchiglia, la mazza, il disco e il fiore di loto, il segno di srivatsa che spicca sul Suo petto, la collana con la pietra kaustubha e il Suo vestito di seta gialla, quella luce di nuvola scura ma radiosa che emana da lui, la corona incastonata con la pietra vaidurya sul Suo capo, i preziosi braccialetti, orecchini e altri gioielli sul Suo corpo, e il Suo volto incorniciato di folti capelli. L'aspetto straordinario del bambino riempie di stupore Vasudeva: com'è possibile che un neonato abbia questi ornamenti?

Vasudeva comprende allora che Sri Krishna è apparso, e rimane sopraffatto dall'avvenimento. Con umiltà si chiede come sia possibile che un essere comune come lui, condizionato dalla natura materiale e prigioniero di Kamsa, possa vedere Visnu, Krishna, Dio, la Persona Suprema, onnipresente, che appare sotto il suo tetto come un bambino e in tutta la Sua gloria. Certamente mai nessun bambino su questa Terra è apparso con quattro braccia, ornato di gioielli, vestito meravigliosamente e con tutti i segni di Dio. Vasudeva non si stancava di guardare quel bambino e si chiedeva come avrebbe celebrato convenientemente questo felice momento: "La tradizione vuole che quando nasce un figlio si festeggi il lieto evento con celebrazioni gioiose, e ora che nella mia casa, benché si tratti della prigione di Kamsa, è apparso Dio, la Persona Suprema, quanti milioni e milioni di volte dovrei prepararmi a compiere queste celebrazioni!"

Vasudeva, detto anche Anakadundubhi, contemplava il neonato e dalla gioia provava un grande desiderio di donare ai brahmana migliaia e migliaia di mucche, come vuole la tradizione vedica quando un re ksatriya celebra una felice cerimonia nel suo palazzo. Il sovrano offre in carità ai brahmana ingenti ricchezze e mucche decorate con ornamenti d'oro. Vasudeva desiderava tanto compiere questa cerimonia e prodigare questi doni, ma rinchiuso com'era nella prigione di Kamsa, la cosa gli era impossibile. Ciò non gli impedì però di offrire con la mente migliaia di mucche ai brahmana.

Convintosi che il bambino appena nato, che con la Sua luce irradiava tutta la stanza, era Dio, la Persona Suprema. Vasudeva si prosternò davanti a Lui e mani giunte cominciò a pregare. Sentiva di trovarsi su un piano spirituale, dove la sua paura di Kamsa si era del tutto dissipata.
"Caro Signore, capisco la natura della Tua Persona: Tu sei Dio, l'Essere Sovrano, l'Anima Suprema situata nel cuore di ognuno, la Verità Assoluta, e sei apparso nella Tua forma personale ed eterna, ora visibile a noi, al solo fine di liberarmi dalla paura di Kamsa, di cui ero vittima. Tu non appartieni all'universo materiale, ma sei Colui che permette l'esistenza della manifestazione cosmica volgendo un semplice sguardo sulla natura materiale."

Qualcuno obietterà che Dio, la Persona Suprema, creatore, con un semplice sguardo, dell'intera manifestazione cosmica, non può penetrare nel grembo di Devaki. Ma Vasudeva annulla l'obiezione: "Caro Signore, non è affatto sorprendente che Tu appaia nel grembo di Devaki, poiché sei ugualmente apparso della creazione per metterla in movimento. Sdraiato sull'Oceano delle cause nella Tua forma di Maha-Visnu, fai emanare dal Tuo respiro innumerevoli universi, penetri poi in ciascuno di essi come Garbhodakasayi Visnu e là Ti moltiplichi ancora per diventare Ksirodakasayi Visnu ed entrare nel cuore di ogni essere vivente e in ogni atomo.

E ora sei entrato nel grembo di Devaki, ma rimani presente in ogni luogo. Un esempio ci aiuterà a chiarire questo mistero: l'insieme dell'energia materiale rimane intatto anche quando viene diviso in sedici elementi. Il corpo materiale non è altro che la combinazione dei cinque elementi grossolani -terra, acqua, fuoco, aria, etere-; ogniqualvolta si forma un corpo materiale sembra che i suoi elementi vengano creati di nuovo, ma in realtà sono sempre esistiti e continueranno a esistere indipendentemente dalla forma corporea. Così, sebbene Tu appaia come un bambino nel grembo di Devaki, continui a esistere fuori di esso. Rimani eternamente nel Tuo regno, ma puoi simultaneamente moltiplicarTi in milioni di forme.

"Cogliere la natura del Tuo avvento richiede una grande intelligenza, poiché anche l'energia materiale emana dalla tua Persona. Tu ne sei la fonte originale come il sole è la fonte dei suoi raggi, e come i raggi non possono offuscare il sole così l'energia materiale, che emana dalla Tua Persona, non può offuscare Te. Sebbene sembri agire sotto l'influsso dei tre guna, essi non possono avvolgerTi: questa è la conclusione di filosofi elevati. Tu puoi sembrare situato nell'energia materiale, ma essa non Ti offusca mai." Le Scritture vediche c'insegnano che il Brahman Supremo manifesta la Sua radiosità facendo in modo che tutto s'illumini; questo sfolgorio, il brahmajyoti, emana dal corpo del Signore Supremo, come spiega la Brahma-samhita, ed è a partire da questo brahmajyoti che si opera tutta la creazione. Anche la Bhagavad-gita afferma che il Signore costituisce la fonte dello sfolgorio del Brahman; Egli è la radice originale di ogni cosa. Ma gli uomini di minore intelligenza credono che quando Dio discende in questo mondo assuma attributi materiali, rivelando con tali conclusioni la loro mancanza di ragione e di maturità.

Dio, la Persona Suprema, esiste ovunque, direttamente o indirettamente; Egli Si situa sia all'esterno che all'interno della creazione materiale in cui non è solo presente come Garbhodakasayi Visnu, ma anche come Ksirodakasayi Visnu all'interno di ogni atomo. E' la Sua presenza che permette l'esistenza di ogni cosa, perciò nulla può essere separato da Lui. Il sapere vedico insegna che l'Anima Suprema, radice e causa di ogni cosa, dev'essere l'oggetto di ricerca da parte di tutti perché niente esiste indipendentemente da Essa. Anche la manifestazione materiale rappresenta una trasformazione della Sua potenza. La materia inerte e la forza vivente, l'anima, emanano entrambe dal Supremo. Soltanto gli sciocchi concludono che quando il Signore appare diventa soggetto alle condizioni della materia, mentre ad esse Egli non Si sottomette mai, anche se sembra rivestirSi di un corpo materiale. Dio, la Persona Suprema, è dunque apparso nella Sua forma originale di Krishna annullando così tutte le conclusioni imperfette intorno alle Sue apparizioni e scomparse.

"Mio Signore, la Tua apparizione, la Tua permanenza in questo mondo e la Tua scomparsa si situano al di là dell'influsso dei tre guna. Poiché Tu sei il maestro di ogni cosa e il riposo del Brahman, nulla è impossibile o contraddittorio in Te. Come Tu stesso hai insegnato la natura materiale agisce sotto le Tue direttive, come funzionario agli ordini de suo superiore; perciò le sue influenze, con le loro conseguenze, non possono colpirTi. Il Brahman Supremo e il mondo fenomenico riposano in Te, e Tu domini anche il minimo movimento della natura materiale.
"Tu sei chiamato sukla perché sukla, il candore, è la rappresentazione simbolica della Verità Assoluta, che non è mai sfiorata dai tre guna. A Brahmaji si dà invece l'attributo di rakta, rosso, perché egli distrugge il cosmo. La creazione, il mantenimento e la distruzione della manifestazione cosmica sono condotti dalle Tue potenze, senza che Tu sia mai toccato dai guna. I Veda confermano: harir hi nirgunah saksat, Dio, la Persona Suprema, rimane sempre al di là dei tre guna e in Lui non c'è traccia di passione o ignoranza.

"Tu, Signore, sei il maestro supremo, Dio, l'Essere dalla grandezza sovrana che mantiene l'armonia nella manifestazione cosmica. E nonostante tanta grandezza sei apparso con la Tua bontà infinita nella mia casa. Il fine del Tuo avvento è la distruzione di coloro che sostengono i capi demoniaci del mondo, che sono degli asura anche se vestiti di abiti regali. Sono sicuro che Tu li ucciderai tutti, con la loro corte e i loro soldati.
"So che sei apparso per uccidere il selvaggio Kamsa e coloro che lo sostengono, ma lui, sapendo che saresti venuto a questo scopo, ha già fatto morire tutti i Tuoi fratelli, nati prima di Te. E ora non aspetta altro che l'annuncio della Tua nascita per agire. Appena avvertito, si precipiterà armato fino ai denti per ucciderTi."

Appena Vasudeva ebbe finito di offrire le sue preghiere al Signore, madre Devaki prese la parola. Ella era terrorizzata per i crimini del fratello. Sri Rama, Sesa, Varaha, Nrisimha, Vamana, Baladeva, e quelle di milioni di altri avatara emananti da Visnu, sono descritte come originali nelle Scritture vediche. Nessuna delle Tue forme e nessun avatara appartiene alla creazione materiale. Esistenti prima della manifestazione cosmica, eterne e presenti ovunque, le Tue forme trovano in sé stesse la loro radiosità, sono immutabili e mai contaminate dai tre guna. Eternamente piene di conoscenza e felicità, queste forme eterne sono situate nella virtù assoluta e si abbandonano senza fine a innumerevoli divertimenti. Tu non sei limitato a una forma unica, e tutte le Tue forme, eterne e assolute, sono sufficienti a sé stesse. Posso capire senza ombra di dubbio che Tu sei Sri Visnu, il Signore Supremo.

"Dopo milioni e milioni di anni, quando la vita di Brahmaji termina, sopraggiunge l'annientamento della manifestazione cosmica. Allora i cinque elementi -la terra, l'acqua, il fuoco, l'aria e l'etere- rientrano nel mahat-tattva, che sotto l'azione del tempo si riassorbe nell'insieme totale non manifesto dell'energia materiale, che a sua volta rientra nel pradhana energetico, e questo infine rientra in Te. Così, dopo la distruzione di tutti gli universi materiali, rimani solo Tu col Tuo nome, la Tua forma, i Tuoi attributi assoluti e tutto ciò che Ti circonda.

"O Signore, offro il mio rispettoso omaggio a Te, che dirigi l'intera energia non manifestata e sei il riposo ultimo della natura materiale. O Signore, l'intera manifestazione cosmica è sotto l'influsso del tempo, che riveste la forma d'istante come quella di anno. E ogni cosa agisce sotto il Tuo ordine. Sei Tu che in origine dirigi ogni cosa e contieni tutte le energie, tutte le potenze.
"T'imploro dunque, mio Signore, salvami dalle mani crudeli di Kamsa, il figlio di Ugrasena, e liberami da questa terribile condizione perché so che Tu sei sempre pronto a proteggere i Tuoi servitori." Il Signore ha confermato le parole di Devaki nella Bhagavad-gita, dove assicura ad Arjuna: "Proclamalo pure con forza, o figlio di Kunti: il Mio devoto non perirà mai." Pregando il Signore di salvarla dalle grinfie di Kamsa, madre Devaki Gli espresse il suo affetto materno:

"So che i grandi saggi possono percepire attraverso la meditazione la forma assoluta della Tua Persona, che è ora presente di fronte a noi, eppure temo che Kamsa possa farTi del male appena saprà della Tua apparizione. Ti prego, quindi, per ora rendiTi invisibile ai nostri occhi materiali."
In altre parole Devaki Gli chiese di assumere la forma di un bambino comune. "L'unico motivo che ho di temere mio fratello Kamsa è la Tua apparizione, di cui forse è già venuto a conoscenza. Ti prego, o Signore, Madhusudana, nascondi questa Tua forma che tiene i quattro simboli di Visnu, la conchiglia, il disco, la mazza e il fiore di loto. Caro Signore, dopo l'annientamento della manifestazione cosmica Tu accogli l'universo intero nel Tuo addome e ora, per pura misericordia, Tu sei apparso nel mio grembo. Sono sorpresa nel vedere come Tu imiti le attività degli uomini al solo fine di soddisfare il Tuo devoto."

Ascoltate le preghiere di Devaki, il Signore le rispose: "Cara madre nell'era di Svayambhuva Manu, Mio padre Vasudeva era uno dei Prajapati, e il suo nome era Sutapa; tu eri sua moglie e ti chiamavi Prisni. A quel tempo, Brahma, desideroso d'incrementare la popolazione, vi chiese di prestarvi all'atto della procreazione. Allora voi iniziaste a controllare i sensi compiendo rigide austerità e con la pratica dell'esercizio respiratorio raccomandato dal metodo yoga riusciste a tollerare tutti gli influssi delle leggi materiali come i rigori della stagione delle piogge, la violenza del vento e il calore opprimente del sole. Con la piena sottomissione ai princìpi della religione avete potuto liberare il vostro cuore da ogni impurità e dominare l'azione delle leggi materiali. Nel corso delle vostre austerità, che durarono 12.000 anni secondo il calcolo dei deva, non vi nutrivate che di foglie cadute dagli alberi. Poi stabilizzata la mente e dominati gli impulsi sessuali, Mi avete offerto la vostra adorazione, con la mente sempre assorta in Me, per ottenere da Me qualche beneficio meraviglioso. Vedendo che Mi servivate con devozione, che pensavate sempre a Me e Mi tenevate sempre nel vostro cuore, fui grandemente soddisfatto di voi. O madre senza peccato, il tuo cuore è sempre stato puro. Anche allora apparvi a voi in questa forma e quando vi dissi di esprimere il vostro desiderio, Mi chiedeste di averMi come figlio. Mi avevate visto in persona e avreste potuto chiederMi la vostra liberazione dalla schiavitù della materia, invece, sotto l'influsso della mia energia, mi avete chiesto di diventare vostro figlio."

Così, per apparire nell'universo materiale, il Signore scelse un padre e una madre, Prisni e Sutapa. Ogni volta che il Signore discende in questo mondo nella forma umana, Egli richiede, per la perfezione di questo divertimento, un padre e una madre, ed Egli designò Prisni e Sutapa per svolgere eternamente questo ruolo, perciò né l'uno né l'altra poterono chiedere al Signore la liberazione, che in fondo non è tanto importante quanto il servizio di devozione. Il Signore avrebbe potuto concedere a Prisni e a Sutapa una liberazione immediata, ma preferì tenerli nel mondo materiale a svolgere il ruolo di genitori durante le Sue apparizioni, come confermarono i capitoli seguenti. Ottenuta la benedizione del Signore, la promessa che sarebbero diventati Sua madre e Suo padre, Prisni e Sutapa abbandonarono la loro rigida ascesi per vivere come marito e moglie e generare un figlio che sarebbe stato il Signore Supremo in persona.

Venuto il tempo, Prisni diede alla luce il bambino. Il Signore continuò: "Il Mio nome fu Prisnigarbha. E nell'era successiva, quando voi eravate Aditi e Kasyapa, divenni vostro figlio col nome di Upendra; la Mia forma era quella di un nano, perciò fui conosciuto anche col nome di Vamanadeva. La benedizione di averMi come figlio doveva toccarvi tre volte: prima fui Prisnigarbha, nato da Prisni e Sutapa, poi divenni Upendra, nato da Aditi e Kasyapa, e ora appaio come Krishna nato da Devaki e Vasudeva. E mi sono mostrato a voi in questa forma di Visnu per convicervi che sono la stessa Persona Suprema, che appare di nuovo.

Avrei potuto mostrarMi sotto l'aspetto di un bambino comune, ma allora avreste compreso che Dio, la Persona Suprema era disceso nel grembo di Devaki? Mio caro padre, Mia cara madre, Mi avete allevato tante volte come vostro figlio con grande affetto; come potrei non essere soddisfatto e non sentirMi obbligato verso di voi? Vi prometto che questa volta tornerete nel regno spirituale, nella dimora originale, perché avete raggiunto la perfezione della vostra missione. So che siete molto preoccupati per Me e per questo temete Kamsa, vi chiedo quindi di portarMi subito a Gokula e scambiarMi con la bambina che Yasoda ha appena messo al mondo." Dopodiché il Signore Si trasformò in un bambino simile agli altri, e tacque.

Obbediente all'ordine ricevuto da suo figlio, Dio in persona, Vasudeva si preparò a portarLo fuori della stanza dov'era apparso. Intanto nasceva una bambina a Nanda e Yasoda: non era altri che Yogamaya, la potenza interna del Signore. Sotto l'influsso di Yogamaya tutti gli abitanti del palazzo di Kamsa, e soprattutto le guardie, sprofondarono nel sonno. Tutte le porte, sbarrate e chiuse con catene di ferro, si spalancarono. Era notte fitta, ma appena Vasudeva uscì dal palazzo di Kamsa con Krishna tra le braccia poté vedere come in pieno giorno.

Il Caitanya-caritamrita afferma che Krishna è come lo sfolgorio del sole; là dove Si trova Krishna, l'energia illusoria, paragonata alle tenebre, soccombe. Mentre Vasudeva portava Krishna, l'oscurità della notte si dissipò, le porte della prigione si aprirono. In quel mentre il tuono rimbombò nel cielo e la pioggia si abbatté violenta. Sri Sesa, il Signore nella Sua forma di serpente, dilatò allora il Suo collo e l'allungò sopra il padre e suo figlio, perché la tempesta non li ostacolasse. Ma sulle sponde della Yamuna Vasudeva si trova di fronte un agitarsi violento di onde ribollenti di schiuma: ed ecco che il fiume scatenato apre per Vasudeva un facile varco, come aveva fatto l'immenso Oceano Indiano per Sri Rama. Giunto sull'altra riva, Vasudeva si reca alla casa di Nanda Maharaja, a Gokula, dove trova i pastori profondamente addormentati. Penetra silenziosamente nella casa e senza difficoltà scambia suo figlio con la bambina che era appena nata a Yasoda. Fa quindi ritorno nella prigione di Kamsa, e sempre in silenzio depone la neonata sulle ginocchia di Devaki. Infine richiude su di sé le catene perché Kamsa non sospetti di tutti quegli avvenimenti della notte.

Madre Yasoda sapeva di aver messo al mondo un figlio, ma stanca per il parto, si era profondamente addormentata e al risveglio non si ricordava più se aveva dato alla luce un bambino o una bambina.

 

Così terminano gli insegnamenti di Bhaktivedanta sul terzo capitolo del Libro di Krishna, intitolato: "Krishna appare".

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