Il Libro di Krishna

 

CAPITOLO 23

 

Krishna e Balarama mostrano la Loro
compassione alle spose dei brahmana

 

 

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La mattina trascorse senza che i giovani pastori avessero fatto colazione, perciò, sentendosi affamati, si rivolsero subito a Krishna e a Balarama: "Cari Krishna e Balarama, Voi che siete onnipotenti e potete distruggere tanti esseri demoniaci, Vi preghiamo, fate qualcosa per calmare la nostra fame."

Decisi ad accontentare i Loro amici, Sri Krishna e Sri Balarama colsero quest'opportunità per mostrare la Loro compassione alle spose di alcuni brahmana impegnati nel compimento di sacrifici, facendo scendere la Loro benedizione su queste grandi devote del Signore. "Cari amici, Krishna disse ai Suoi compagni, non lontano di qui, nelle loro case, alcuni brahmana stanno compiendo sacrifici angirasa, secondo la regola vedica, nel desiderio di raggiungere i pianeti superiori. Andate da loro, ma sappiate che essi non sono vaisnava, non sono neppure capaci di cantare i nostri nomi, Krishna e Balarama, per i quali non sentono alcuna attrazione, perché presi come sono dal canto degli inni vedici ignorano che il fine dei Veda è quello di conoscerMi. Sarà quindi meglio non chiedere niente a nome Mio, ma a nome di Balarama soltanto."

Generalmente si preferisce riservare i propri doni caritatevoli ai brahmana di alta classe, e Krishna e Balarama non erano apparsi in una famiglia di brahmana. Balarama era conosciuto come figlio di Vasudeva, uno ksatriya, e Krishna, a Vrindavana, come figlio di Nanda Maharaja, un vaisya. Né l'Uno né l'Altro appartenevano alla comunità brahmana, perciò Krishna dubitava molto che quei brahmana impegnati nel compimento di sacrifici fossero disposti a dar Loro qualche carità. "Pronunciate dunque il nome di Balarama, suggerì ai Suoi amici, perché senz'altro preferiranno mostrarsi caritatevoli verso uno ksatriya piuttosto che verso un semplice vaisya."

Seguendo il consiglio di Dio, la Persona Suprema, i ragazzi andarono dai brahmana e a mani giunte si prosternarono davanti a loro in segno di rispetto: "Felice fortuna a voi, deva dellaTerra. Noi siamo i messaggeri di Sri Krishna e Sri Balarama, che speriamo voi conosciate, e vi preghiamo di ascoltare la nostra richiesta. Non lontano di qui, Krishna e Balarama stanno pascolando le mucche e noi siamo venuti da voi, che siete brahmana e conoscete i princìipi della religione, per chiedervi un po' di cibo. Sappiamo che voi siete i brahmana più rispettabili della società umana, perfettamente esperti in tutti i princìpi che regolano una condotta religiosa, perciò, se riconoscete che è vostro dovere, dateci un po' di cibo da dividere con Krishna e Balarama."

Sembrerà sorprendente che dei semplici ragazzi di villaggio mostrassero una conoscenza così profonda dei princìpi vedici che riguardano i riti religiosi, ma le loro parole lasciano intendere che essi era venuti naturalmente a conoscenza di questi princìpi grazie al loro contatto con Krishna e Balarama che sono Dio, la Persona Suprema, chiedevano un po' di cibo, i giovani ragazzi non esitavano a offrirGlielo perché, come insegna la Bhagavad-gita, il compimento dei yajña (sacrifici) ha come unico scopo la soddisfazione d Visnu, la Persona Suprema.

I ragazzi continuarono: "Sri Visnu, nella forma di Krishna e Balarama, sta aspettando; dovreste offrirGli subito tutto il cibo che avete." E spiegarono ai brahmana che la loro cerimonia si trovava in uno stadio in cui era ancora possibile prendere il cibo senza commettere offese. Per lo più i vaisnava -i devoti del Signore- non prendono parte ai sacrifici comuni, senza per questo ignorarne i vari riti, detti diksa, pasusamtha e sautramnya. Il cibo può essere consumato dopo il rito del diksa e prima del pasusamtha, rito del sacrificio animale e del sautramnya, in cui sono offerti dei liquori.

Pur essendo semplici pastori, i giovani compagni di Sri Krishna e Sri Balarama erano nella posizione di dare ordini perfino a dei brahmana di alta classe che erano impegnati nel compimento di sacrifici vedici. Purtroppo, questi smarta-brahmana, che non pensavano ad altro che al loro sacrificio, non seppero apprezzare l'ordine dei puri devoti del Signor, né furono capaci di rallegrarsi alla richiesta del Signore Supremo, Krishna e Balarama. Invano i fanciulli tentarono di parlare in favore di Krishna e Balarama, quei brahmana si rifiutarono anche solo di rispondere. Così, nonostante una profonda conoscenza dei riti del sacrificio, tutti i brahmana abhakta, per quanto buona sia l'opinione che hanno di sé stessi, si rilevano in tutta la loro ignoranza; e completamente inutile è ogni loro atto se ignorano che il fine dei Veda è comprendere Krishna, come precisa la Bhagavad-gita. Senza capire la natura di Krishna, la loro conoscenza dei Veda e dei riti, per quanto vasta, rimane superficiale. Sri Caitanya ha dato la Sua preziosa opinione in proposito: non c'é alcun bisogno di essere nati in una famiglia di brahmana, perché chi conosce Krishna, o la scienza di Krishna, supera perfino il brahmana ed è degno di diventare un maestro spirituale.

Il compimento di un sacrificio richiede l'osservanza rigorosa di molti particolari raggruppati sotto il nome di desa, che sono: kala, il tempo; prithak dravya, gli accessori necessari; mantra, gli inni; tantra, le referenze delle Scritture; agni, il fuoco; rita-dvija, gli officianti eruditi; devata, i deva; vajamana, il sacerdote che presiede il sacrificio; kratu, il sacrificio propriamente detto; e dharma, la procedura. Questi elementi hanno tutti lo scopo di soddisfare Krishna, che è il vero beneficiario di ogni sacrificio, come confermano le Scritture, perché Egli è Dio, la Verità Assoluta, al di là di ogni speculazione o concezione della mente e dei sensi materiali. Krishna Si presenta in questo mondo come un giovane ragazzo, ma per coloro che s'identificano col corpo materiale difficilissimo capire la Sua natura. Il vivo interesse dei brahmana per gli agi fisici e per la promozione ai pianeti superiori, gli svarga-vasa, li rendeva totalmente incapaci di comprendere la posizione di Krishna.

Delusi perché i brahmana si erano rifiutati di parlare con loro, i giovani pastori tornarono da Krishna e Balarama per riferire ogni cosa. Allora Sri Krishna li incoraggiò con un sorriso, dicendo di non rattristarsi, perché è naturale che colui che mendica o raccoglie fondi non sempre ha successo; dovrà incontrare anche delle opposizioni, ma non per questo deve lasciarsi abbattere. Così Sri Krishna chiese ai ragazzi di tornare alle case dei brahmana, ma di rivolgersi, questa volta, alle loro spose, lasciando capire che erano tutte grandi devote della Sua persona: "Esse sono sempre assorte nel pensare a Me e a Balarama. Andate da loro e chiedete un po' di cibo a nome nostro. Sono sicuro che vi colmeranno di tutto ciò che potete desiderare."

Come Krishna voleva, i ragazzi corsero dalle spose dei brahmana, e le trovarono tutte meravigliosamente decorate di gioielli, sedute nelle loro case. "Care madri, accettate i nostri umili omaggi, dissero i giovani pastori dopo aver offerto i loro rispettosi omaggi. Ascoltate: Sri Krishna e Balarama Si trovano non lontano di qui con le Loro mucche e ci hanno mandati da voi per chiedervi qualcosa da mangiare per Loro e per noi, perché abbiamo tutti molta fame."

A quelle parole le spose dei brahmana si sentirono pervadere da una trepida inquietudine per Krishna e Balarama. Era bastato udire i Loro nomi, senza neppure che i giovani pastori dovessero glorificare in qualche modo Krishna e Balarama, perché spontaneamente fossero prese dall'impazienza di vederLi: la concentrazione costante della loro mente in Krishna le rendeva anime elevate, esperte nella più alta forma di meditazione yoga. Si affrettarono quindi a riempire diversi vassoi con cibi deliziosi cucinati apposta per il sacrificio, e riunito abbastanza cibo per una vera e propria festa si prepararono a correre verso Krishna, l'oggetto del loro più grande amore, come fiumi che corrono verso il mare.

Quanto avevano atteso quel momento! Ma ora, nel lasciare la casa, incontrarono l'opposizione degli sposi, dei padri, dei figli e dei parenti, che intimarono loro di rimanere. Ma al richiamo del fascino del Signore, un devoto di Krishna non si preoccupa più dei legami familiari. Fu così che quelle donne rifiutarono di obbedire ed entrarono nella foresta di Vrindavana, lungo la Yamuna. E là, nella foresta traboccante di vegetazione, tra le pinte rampicanti e i fiori appena sbocciati, apparvero ai loro occhi Krishna e Balarama, che pascolavano le mucche, e tutt'intorno i Loro compagni affettuosi.

I loro sguardi vanno a Lui, Krishna, al Suo vestito che ha lo splendore dell'oro, al Suo collo ornato di una bella ghirlanda di fiori selvatici e al Suo capo abbellito da una piuma di pavone. Così dipinto, con le polveri minerali colorate che si trovavano a Vrindavana, Krishna sembra un attore che dnza sul palcoscenico di un teatro. Ha un sorriso incantevole, una mano sulla spalla del Suo amico e nell'altra un fiore di loto, due gigli che ornano i Suoi orecchi e il tilaka sulla fronte. Dio, la Persona Suprema, di cui tante volte hanno sentito parlare, che è a loro così caro e in cui la loro mente si trova sempre assorta, è ora là, davanti a loro, e attraverso i loro occhi Egli penetra nei loro cuori.

Allora, come quei grandi saggi che progredendo sulla via della conoscenza si fondono nell'esistenza del Supremo, quelle donne presero ad abbracciare Krishna fino alla piena soddisfazione del loro cuore; e in quell'abbraccio sentirono il dolore della separazione andar via via attenuandosi. Sri Krishna, come Anima Suprema nel cuore di ognuno, conosceva il pensiero delle spose dei brahmana, che erano venute da Lui incuranti delle proteste dei loro parenti -padri, mariti, fratelli- e dei doveri domestici che le attendevano. Avevano disobbedito soltanto per vedere Lui, che era la loro vita e anima. "Lascia ogni altra forma di religione, ogni altro dovere, e abbandonati semplicemente a Me", dice Krishna nella Bhagavad-gita; e loro seguirono veramente le Sue istruzioni, obbedendo senza riserve a quest'ordine. E Krishna Si rivolse a loro con un meraviglioso sorriso sulle labbra. E' importante notare che quando Krishna entrò nel cuore delle spose dei brahmana, che Lo abbracciarono provando la felicità sublime e assoluta di fare uno con Lui, né loro né Sri Krishna persero la loro propria identità. Sebbene provassero il sentimento di essere uno, il Signore e le spose dei brahmana mantennero la loro individualità. Quando un amante e la sua amata si danno l'uno all'altra senza traccia di desiderio personale, questo li farà vivere un'esistenza unica. Questo sentimento di unità Sri Caitanya Mahaprabhu l'ha espresso nel Suo Siksastaka: "Krishna può agire come vuole, ma il bhakta deve sempre accordarsi con i Suoi desideri, in unione con Lui." E di questo l'amore che le spose dei brahmana avevano per Krishna fu un vivido esempio.

"Care e fortunate spose dei brahmana, Krishna disse accogliendole voi siete le benvenute. Vi prego, diteMi se posso fare qualcosa per voi. Per incontrarMi, voi avete trascurato le opposizioni dei vostri parenti -padri, fratelli e sposi-, cosa molto conveniente sotto tutti gli aspetti, perché chi agisce come voi dimostra di conoscere il suo vero interesse. Infatti, gli esseri che s'impegnano nel Mio sublime servizio d'amore senza alcun motivo personale e senza riserve, indubbiamente si trovano in una condizione favorevole."

Sri Krishna conferma qui che la più alta perfezione per l'anima condizionata consiste nell'abbandonarsi alla Sua Persona, rifiutando ogni altro dovere, ogni altra responsabilità. Il Signore Sovrano è il supremo oggetto d'amore, perciò questo totale abbandono a Dio è la via più felice per l'anima condizionata. In fondo, tutti gli esseri amano Krishna, ma ciascuno lo realizza solo in proporzione al proprio sapere. Se arriviamo a comprendere che la nostra vera identità è quella di anima spirituale, la quale non è altro che un frammento del Signore Supremo, certamente giungeremo a vedere il Signore Supremo come il fine ultimo del nostro amore e la necessità di abbandonarsi a Lui. Quest'abbandono è considerato molto propizio per l'anima condizionata. La nostra esistenza, i nostri beni, la sposa, i figli, la casa, la patria, la società, tutto ciò che ci è caro emana dal Signore Supremo. Egli è il centro del nostro amore, perché ci offre ogni felicità moltiplicandoSi e manifestandoSi in tanti modi diversi, secondo le varie situazioni della nostra esitenza fisica, mentale o spirituale.

Krishna continuò: "Care spose dei brahmana, tornate alla vostre case e impegnatevi nella preparazione dei sacrifici e nei doveri domestici al servizio dei vostri sposi, affinché essi siano soddisfatti di voi e il sacrificio si svolga come si deve. Dopo tutto, i vostri mariti sono dei grihastha, come potrebbero compiere i loro doveri prescritti senza il vostro aiuto?"

Ma le mogli dei brahmana risposero: "O Signore, quest'ordine non è degno di Te. Tu hai fatto l'eterna promessa di proteggere sempre i Tuoi devoti e ora devi essere fedele alla Tua parola. Chiunque Ti avvicini e si abbandoni a Te non ritorna mai più all'esistenza condizionata in questo mondo materiale, e noi ci aspettiamo che Tu mantenga questa promessa. Noi ci siamo abbandonate ai Tuoi piedi di loto, cosparsi di foglie di tulasi; come potremo desiderare ancora la compagnia dei nostri pretesi parenti e amici, se per questo bisogna rinunciare al rifugio dei Tuoi piedi di loto? E poi, cosa faremo una volta a casa? I nostri sposi, fratelli, padri, figli, madri e amici non si aspettano più di rivederci perché ormai li abbiamo rinnegati tutti. Non abbiamo più alcun rifugio. Per favore, non chiederci di tornare da loro, ma lasciaci rimanere ai Tuoi piedi di loto per vivere eternamente sotto la Tua protezione."

Il Signore Supremo riprese: "Care spose dei brahmana, non abbiate timore che al vostro ritorno i vostri sposi, fratelli, figli o padri vi respingano o vi trascurino. Voi siete mie pure devote, perciò non solo i vostri parenti, ma anche tutti gli uomini e perfino i deva saranno soddisfatti del vostro comportamento." Colui che diventa un puro devoto di Krishna, che come Anima Suprema è situato nel cuore di ognuno, si rende amabile a tutti e non si mostra mai ostile con nessuno. Quale uomo di buon senso potrebbe essergli nemico? Krishna continuò: "L'amore assoluto per la Mia Persona non dipende da alcun legame fisico; chiunque fissi sempre in Me la mente sicuramente verrà ben presto a Me, nella Mia compagnia eterna."

Ricevute queste istruzioni da Dio, la Persona Suprema le donne si avviarono verso casa, dai loro mariti, che felici del loro ritorno ripresero i riti del sacrificio seduti accanto alle loro spose, come vogliono gli sastra. Presenti le spose dei brahmana, il sacrificio si svolse nel migliore dei modi, secondo i princìpi vedici, che raccomandano al marito e alla moglie di eseguire insieme i riti religiosi. Ma una di loro, che era stata costretta con la forza a rimanere a casa, come sentì parlare dell'aspetto di Krishna s'immerse nel ricordo di Lui tanto che, assorta in quei pensieri, lasciò il corpo materiale e fu libera dalle condizioni che le imponevano le leggi della natura.

Sri Govinda, il Signore Supremo ed eternamente felice, svelò i Suoi divertimenti sublimi apparendo alle spose dei brahmana come un essere comune e accettando il cibo che Gli offrirono. In questo modo Egli attirò alla coscienza di Krishna le persone comuni. Tutte le mucche, i giovani pastori e le ragazze di Vrindavana rimanevano incantati dalle Sue parole e dalla Sua bellezza.

Tornate a casa le spose, i brahmana cominciarono a pentirsi di aver rifiutato del cibo a Dio, la Persona Suprema. Si rendevano conto adesso della gravità della loro colpa: presi com'erano dal compimento dei riti vedici, avevano trascurato il Signore Supremo che, apparso sulla Terra come un uomo comune, era venuto a chiedere loro un po' di cibo. Di fronte alla fede e alla devozione delle loro spose, che erano state elevate al piano del puro servizio di devozione, quei brahmana inveirono contro sé stessi per non essere riusciti a capire neanche un po' di ciò che è l'amore e il servizio di devozione sublime che si offre all'Anima Suprema: "Al diavolo la nostra nascita brahminica! Al diavolo la nostra erudizione nelle Scritture vediche! Al diavolo la nostra esecuzione di grandi sacrifici e il nostro rispetto di tutte le regole! Al diavolo la nostra famiglia! Al diavolo la nostra qualità di esperti nel compimento di riti esattamente come li prescrivono le Scritture! Al diavolo tutte queste vanità! Poiché abbiamo trascurato di far sbocciare in noi il sublime servizio d'amore a Dio, la Persona Suprema, che è situato al di là della speculazione e della comprensione della mente, del corpo e dei sensi."

A ragione si sentivano pungere dai rimorsi quei brahmana eruditi, esperti nel compimento dei riti vedici, perché senza sviluppare la coscienza di Krishna l'adempimento dei propri doveri religiosi non è che una perdita di tempo e di energia. Essi tornarono a rammaricarsi: "Quant'è potente l'energia esterna di Krishna che può far confondere con la sua illusione perfino il più grande yogi! Anche noi, brahmana esperti, considerati i maestri di tutti gli altri varna, ne siamo caduti vittima. Com'è grande invece la fortuna di queste donne che con tanto amore hanno dedicato la loro vita a Dio, a Sri Krishna! Anche se è cosa difficile per tutti, esse potrebbero spezzare facilmente quei legami che le trattengono alla vita familiare, che è come un pozzo buio dove le sofferenze materiali si susseguono di continuo,"

Per lo più le donne sono semplici di cuore, perciò adottano senza difficoltà la coscienza di Krishna, e una volta sbocciato in loro l'amore per Krishna raggiungono facilmente la liberazione dalle reti di maya, cosa rara e difficile anche per coloro che sono considerati eruditi e intelligenti. Le donne, secondo i princìpi vedici, non possono sottoporsi al rito purificatore dell'iniziazione, in cui si riceve il filo sacro, e sempre secondo questi princìpi non possono vivere come brahmacarini nell'asrama del maestro spirituale e sottostare a una rigida disciplina. Inoltre non sono molto esperte nelle discussioni sulla filosofia o sulla realizzazione spirituale, e per natura non sono molto pure né molto inclini agli atti che favoriscono il progresso spirituale.

I brahmana esclamarono: "Non è meraviglioso che le nostre spose abbiano sviluppato un amore assoluto per Krishna, il maestro di tutti gli yogi? Ci hanno superato tutti in fede e devozione a Krishna, perché anche se noi siamo considerati i maestri di tutti i riti purificatori, ne ignoriamo il fine a causa del nostro eccessivo attaccamento al concetto materiale dell'esistenza. Quei giovani pastori hanno cercato di farci ricordare Krishna e Balarama, e noi, invece, non abbiamo neppure dato retta alle loro parole, senza capire che se il Signore Supremo ci inviava i Suoi amici per avere un po' di cibo era senz'altro un trucco della Sua misericordia. Altrimenti perché Si sarebbe rivolto a noi quando, volendo, avrebbe potuto soddisfare il loro appetito la dove Si trovava e in qualsiasi momento?"

Se qualcuno nega che Krishna sia sufficiente a Sé stesso sapendo che sorvegliava le mucche per vivere, oppure dubita che Egli sia libero dal bisogno di mangiare credendo che abbia davvero sentito fame, deve sapere che la dea della fortuna è sempre accanto al Signore, pronta a servirLo. Ed è così che ella può dominare la sua tendenza a essere mutevole. Le Scritture vediche come la Brahma-samhita c'informano che Krishna, nella Sua dimora, è servito col più grande rispetto non da una sola dea della fortuna, ma da migliaia e migliaia. E' solo l'illusione a far credere che Krishna avesse davvero bisogno di mendicare un po' di cibo dai brahmana, quando in realtà quello era solo un trucco per mostrare loro la Sua misericordia, affinché potessero accettarla e impegnarsi nel Suo puro servizio di devozione. Gli accessori delle cerimonie vediche, i luoghi e i tempi che si prestano a tali cerimonie, i diversi oggetti necessari al compimento di questi riti, gli inni vedici, il sacerdote qualificato per compiere il sacrificio, il fuoco e i deva, colui che provvede al compimento del sacrificio e i princìpi religiosi hanno lo scopo di far comprendere Krishna, perché Egli è Dio, la Persona Suprema. Egli è il Signore Supremo, Visnu, e il maestro di tutti gli yogi.

"Dio, la Persona Suprema, è apparso come un bambino nella dinastia Yadu, ma noi, si rammaricarono i brahmana, nella nostra stupidità non abbiamo saputo riconoscerLo. D'altra parte, però, possiamo vantarci di avere delle spose che hanno raggiunto il servizio di devozione puro e assoluto al Signore, senza lasciarsi ostacolare dalla rigidità dei nostri princìpi. Offriamo dunque il nostro rispettoso omaggio ai piedi di loto di Sri Krishna, sotto la cui energia illusoria, maya, ci siamo immersi in attività interessate, e imploriamoLo di perdonarci con la Sua grande bontà, perché affascinati soltanto dalla Sua energia esterna e ignoranti delle Sue glorie sublimi abbiamo trasgredito i Suoi ordini."

I brahmana si pentirono del loro atto colpevole e desiderarono andare personalmente a offrire il loro omaggio al Signore, ma poi ci rinunciarono per paura di Kamsa. Prova, questa, di quanto sia difficile abbandonarsi completamente a Dio senza prima essere stati purificati dal servizio di devozione. L'esempio dei brahmana eruditi e delle loro spose ne è una conferma evidente: immerse nel puro servizio di devozione, le spose dei brahmana non si lasciarono fermare da nessuna opposizione e senza esitare raggiunsero Krishna; ma i loro mariti, benché riconoscessero la supremazia del Signore e si fossero pentiti, continuarono a temere il re Kamsa perché erano troppo dediti alle attività interessate.

 

Così terminano gli insegnamenti di Bhaktivedanta sul ventitreesimo capitolo del Libro di Krishna intitolato: "Krishna e Balarama mostrano la Loro compassione alle spose dei brahmana".

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