Il Libro di Krishna

 

CAPITOLO 32

 

La danza rasa

 

 

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Alle parole riconfortanti di Sri Krishna le gopi si riempirono di una grande felicità. Non solo potevano ascoltare le Sue parole, ma potevano accarezzare le Sue mani e le Sue gambe, e trovare così sollievo all acute sofferenze della separazione. Poi il Signore Supremo cominciò la Sua danza rasa, chiamata così perché Egli danzava in mezzo a un gruppo di fanciulle, le più belle e le più fortunate dei tre mondi, le gopi di Vrindavana che, innamorate di Krishna, danzavano con Lui mano nella mano. Nessun tipo di danza materiale potrà mai essere paragonata alla danza rasa di Krishna, che è completamente spirituale. Confermando inequivocabilmente questa verità, Krishna, lo yogi supremo, Si moltiplica in numerose forme per stare accanto a ogni gopi, e dopo aver posato le mani sulle spalle delle due gopi tra cui Si trova, comincia a danzare. Scena meravigliosa! Nessuna delle gopi può accorgersi delle numerose emanazioni di Krishna, che a ognuna di esse appare solo, tanto che ogni gopi è convinta di essere l'unica a danzare con Lui. A contemplare il prodigio di quella danza sono venuti gli abitanti dei pianeti celesti sulle loro aeronavi, che stanno ora sorvolando il luogo della danza rasa in un'atmosfera vibrante del canto dei Kinnara e dei Gandharva, che insieme alle loro consorti lasciano cadere una pioggia di petali sui danzatori.

In quella musica sublime creata dal tintinnio dei campanellini, degli ornamenti e dei braccialetti di Krishna e delle gopi, Krishna risplende come un medaglione di zaffiro dai riflessi verdi in una collana d'oro incastonata di pietre preziose. La danza rivela la bellezza meravigliosa dei corpi di Krishna e delle gopi: dai movimenti delle gambe e delle mani, le une sulle altre, ai movimenti delle sopracciglia, ai sorrisi, all'ondulare del seno delle gopi e all'ondeggiare dei loro vestiti, gli orecchini, le guance, i capelli cosparsi di fiori, nel brio della danza e del canto fanno l'effetto di nuvole accompagnate da tuoni, neve e fulmini. Il corpo danzante di Krishna risplende della bellezza delle grandi nubi e, uniti a quelli delle gopi, i Suoi canti risuonarono come il tuono; la grazia delle fanciulle colpisce come se la folgore nel cielo, e come fiocchi di neve sono le perle di sudore sui loro visi. Fu così che le gopi e Krishna si lasciarono trasportare dalla danza.

Dopo qualche istante il collo delle gopì si vela di rossore, tanto intenso è il desiderio per Krishna, e Lui per soddisfarle Si mette a battere le mani al ritmo del loro canto. In realtà, il canto di Krishna si ode nel mondo intero, ma gli esseri, come dice la Bhagavad-gita, lo percepiscono in diversi modi: ye yatha mam prapadyante. Krishna danza, e tutti gli esseri danzano, ma c'è differenza tra la danza del mondo spirituale e quella del mondo materiale. Ciò è espresso dall'autore del Caitanya-caritamrita quando afferma che Krishna è il maestro danzatore e tutti gli esseri i Suoi servitori. Tutti cercano d'imitare la danza di Krishna, ma soltanto coloro che sono veramente situati nella coscienza di Krishna partecipano armoniosamente alla danza del Signore, senza cercare di danzare fuori del Suo controllo. Invece, coloro che sono imprigionati nel mondo materiale tentano di imitare Krishna, Dio, la Persona Suprema; e mentre è la maya di Krishna a guidare la loro danza, essi vanno proclamandosi uguali a Lui, invano naturalmente. Ma la coscienza di Krishna impedisce di cadere in quest'errore, perché il bhakta sa che Krishna è il maestro supremo e tutti gli esseri i Suoi servitori. Si deve danzare per soddisfare Krishna, Dio, e non per imitarLo o tentare di diventare uguali a Lui.

Desiderando far piacere a Krishna, le gopi rispondevano al Suo canto con parole incoraggianti: "Che soave melodia! Che suoni dolci!", oppure, per allietarLo, Gli dedicavano a loro volta una musica meravigliosa, ricevendo così i Suoi elogi. Affaticate per la danza, posarono le loro mani sulla spalla di Krishna e subito si sentirono inondare dalla fragranza del Suo corpo misto al profumo del loto, di altri fiori e della polpa di sandalo. I loro capelli si sciolsero e i fiori che li ornavano scivolarono a terra. Avvinte dal Suo fascino, le gopi baciavano Krishna e Krishna le baciava. Quando alcune toccarono Krishna guancia a guancia, il Signore, dalla Sua bocca, offrì loro noci di betel che aveva masticato, in uno scambio che fu occasione di grande piacere e di baci. E accettando quelle noci di betel le gopi progredirono sulla via spirituale.

Stanche per avere a lungo cantato e danzato, le gopi presero la mano di Krishna, che danzava accanto a loro, e la posarono sul loro bel seno, ritrovando così il loro ardore. La mano di Krishna e il petto delle gopi sono eternamente di buon augurio; a contatto l'una con l'altro, entrambi ne sono spiritualmente ravvivati. Le gopi erano così felici in compagnia di Krishna, lo sposo della dea della fortuna, che dimenticarono di avere un altro marito; tra le braccia di Krishna danzarono e cantarono con Lui dimenticandosi di ogni altra cosa. Così lo Srimad-Bhagavatam descrive la bellezza delle gopi durante la danza rasa: tra i fiori di loto che ornavano le loro orecchie, i loro volti decorati con la polpa di sandalo spiccavano col tilaka sulla fronte e perle di sudore sulle labbra sorridenti. Dalle loro caviglie giungeva il tintinnio degli anelli e dei campanellini, mentre dai capelli i fiori cadevano ai piedi di loto di Krishna, che Si sentiva molto felice.

Le gopi sono tutte emanazioni della potenza di Krishna, spiega la Brahma-samhita. Toccando i loro corpi e guardando i loro occhi incantevoli, Krishna godette della loro compagnia come un bambino gioca col riflesso del suo corpo in uno specchio. Quando Krishna tocca le differenti parti dei loro corpi, le gopi si sentono sature di energia spirituale. A nulla valgono gli sforzi per tenersi in ordine, per aggiustare i vestiti che si allentano, i capelli che si sciolgono, i veli che si aprono, gli ornamenti che cadono: in compagnia di Krishna le gopi hanno dimenticato sé stesse.

Mentre Krishna godeva della compagnia delle gopi nella danza rasa, stupefatti, i deva con le loro spose si riunirono nel cielo. Lassù, la luna, che si struggeva anche lei in una specie di desiderio, chinò il suo sguardo sulla danza, e restò stupefatta a sua volta. Le gopi avevano pregato la dea Katyayani per ottenere Krishna come sposo, ed ecco che ora Egli esaudiva il loro desiderio moltiplicandoSi per stare accanto a ciascuna gopi, di cui godeva la compagnia come fa lo sposo.

Srila Sukadeva Gosvami torna a sottolineare che Krishna è atmarama, è sufficiente in Sé stesso, non ha bisogno di nessuno per la Sua soddisfazione. Fu solo per appagare il desiderio delle gopi di averLo come sposo che Krishna interpretò quella parte accanto a loro. Quando le vide un po' stanche, accarezzò i loro volti perché la loro stanchezza svanisse e, in risposta, le gopi si misero a contemplarLo con uno sguardo amorevole, colmo di felicità sotto le carezze di Krishna. Nel loro piacere sublime, spirituale, andavano cantando le Sue glorie, mentre le loro guance, animate dal sorriso, splendevano di bellezza. Le gopi erano puri bhakta: più rimanevano in compagnia di Krishna più erano illuminate dalle Sue glorie; così ricambiavano le Sue gentilezze. Glorificando i Suoi divertimenti sublimi, le gopi desideravano soddisfare e adorare Krishna, che è Dio, la Persona Suprema, il maestro di tutti i maestri, e che le aveva benedette con una misericordia tutta speciale.

Per mitigare la fatica della danza, le gopi e Krishna entrarono nelle acque della Yamuna. Le ghirlande di gigli al collo delle gopi si erano tinti di rosso sul petto delle gopi, cosparso di kunkuma. Intorno ronzavano i calabroni, golosi di nettare. Entrati nelle acque della Yamuna, come in un lago l'elefante seguito dalle sue numerose compagne, Krishna e le gopi giocarono nell'acqua, felici di stare insieme, e dissiparono la stanchezza della danza rasa. Ben presto dimenticarono la loro vera identità: le gopi, sorridendo, si misero a spruzzare il corpo di Krishna, e ciò Gli piacque. Su quello zampillio di schiuma e di scherzi, i deva, dai pianeti celesti, fecero scendere piogge di fiori, lodando così l'eccellenza suprema della danza rasa di Krishna nelle acque della Yamuna.

Poi, Sri Krishna e le gopi uscirono dal fiume per passeggiare lungo le sponde, dove una brezza gradevole spandeva sulle acque e sulla terra l'aroma dei fiori. Passeggiando Krishna recitava delle poesie e godeva così della compagnia delle gopi sotto i raggi riposanti della luna d'autunno.

E' proprio l'autunno il tempo in cui il desiderio di amare si risveglia, ma la meraviglia dei divertimenti di Krishna con le gopi fu la totale assenza di desideri sessuali. Come insegna chiaramente Sukadeva Gosvami nello Srimad-Bhagavatam, i rapporti tra Krishna e le gopi furono avaruddha-saurata: l'impulso sessuale era perfettamente dominato. Questa è la differenza tra la danza di Krishna e la comune danza del mondo materiale. Per rimuovere ogni eventuale equivoco sulla concezione della danza rasa e delle relazioni di Krishna con le gopi, Maharaja Pariksit, che ascoltava lo Srimad-Bhagavatam da Sukadeva Gosvami, confidò a quest'ultimo: "Krishna è apparso sulla Terra per stabilire i princìpi regolatori della religione e reprimere l'ateismo incombente, ma la Sua condotta con le gopi sembra incoraggiare i princìpi irreligiosi. Mi sorprende che Egli abbia agito in questo modo, godendo nel cuore della notte della compagnia di donne già sposate!" Sukadeva Gosvami apprezzò molto queste parole di Maharaja Pariksit, e nella sua risposta egli previde gli atti abominevoli degli impersonalisti, o mayavadi, che pretendono di essere al livello di Krishna per poter godere della compagnia di donne e ragazze. Le regole vediche basilari non ammettono in nessun caso che un uomo abbia rapporti sessuali con una donna che non sia sua moglie, eppure la relazione di Krishna con le gopi appare come una disobbedienza a queste regole. Naturalmente Maharaja Pariksit aveva capito dalle parole di Sukadeva Gosvami la vera dimensione delle cose, ma egli espresse ugualmente la sua sorpresa per avere l'occasione di far più luce sulla natura trascendentale di Krishna e delle gopi nella danza rasa. Gesto di grande importanza, questo, perché mette in evidenza le attività infami dei prakrita-sahajya con le donne.

Tra le parole usate da Maharaja Pariksit ne risaltano alcune che richiedono qualche spiegazione, come jugupsitam, per esempio, che significa abominevole. Il primo dubbio di Maharaja Pariksit conduce su questo punto: Sri Krishna è Dio, la Persona Suprema, apparso per ristabilire i princìpi della religione; come ha potuto dunque, nel cuore della notte, indulgere nella danza, negli abbracci e nei baci con le spose di altri? Le regole vediche lo proibiscono assolutamente. Ecco perché, all'inizio, quando le gopi Lo avvicinarono, Krishna ordinò loro di tornare a casa. Se invitare le spose di altri o delle ragazze per danzare con loro è certamente un atto abominevole secondo i Veda, allora perché Krishna lo fece?

Maharaja Pariksit usò anche il termine aptakama. Alcuni potranno pensare che Krishna provasse cupidigia per quelle giovani donne, ma Pariksit Maharaja lo esclude nel modo più assoluto, perché in primo luogo, secondo un calcolo materiale, Krishna non aveva che otto anni, e a quell'età un ragazzo non nutre desideri sessuali. Inoltre, non dimentichiamo che Dio, la Persona Suprema, trova in Sé stesso la Sua soddisfazione, come indica il termine aptakama, perciò se anche avesse provato della cupidigia, non avrebbe avuto bisogno dell'aiuto di nessuno per soddisfarla. Si potrebbe obiettare, tuttavia, che in assenza di desiderio personale, Krishna sarebbe stato in qualche modo stimolato dal desiderio delle gopi, ma Pariksit Maharaja da a Krishna l'attributo di yadu-pati: Krishna è il rappresentante più esemplare della dinastia Yadu. I re di questa dinastia e i loro discendenti erano considerati i più virtuosi tra gli uomini. E Krishna, nato in questa dinastia, Si sarebbe lasciato corrompere dalle gopi? Impossibile! Krishna non può compiere atti abominevoli. Maharaja Pariksit, comunque, voleva conoscere la ragione che aveva spinto Krishna ad agire così. Qual era stato il Suo vero fine?

Rivolgendosi a Sukadeva Gosvami, Maharaja Pariksit usò anche il termine suvrata, che designa il voto di compiere solo atti di virtù. Sukadeva Gosvami aveva ricevuto la formazione del brahmacari, al quale si proibisce rigidamente di condurre una vita sessuale. E se questo vale per i brahmacari in genere, che dire di Sukadeva Gosvami. Ma essendo le circostanze della danza rasa piuttosto sospette, Maharaja Pariksit volle essere illuminato da Sukadeva Gosvami, il quale rispose subito che la violazione dei princìpi religiosi da parte del maestro supremo è una dimostrazione della Sua onnipotenza. Il fuoco può consumare oggetti immondi, e in questo risiede la manifestazione della sua supremazia; così il sole può assorbire l'acqua contenuta nell'urina e negli escrementi senza mai esserne contaminato, anzi toglie la contaminazione dai luoghi inquinati, li sterilizza e li disinfetta.

Alcuni sostengono che essendo Krishna l'autorità suprema, si deve seguirLo nei Suoi atti. In risposta, Sukadeva Gosvami spiega chiaramente che l'isvaranam, o maestro supremo, può talvolta trasgredire le Sue leggi; ma ciò è ammesso soltanto per il maestro stesso, non per le Sue leggi; ma ciò è ammesso soltanto per il maestro stesso, non per i Suoi discepoli. Mai nessuno potrà imitare le attività straordinarie del maestro supremo. I filosofi mayavadi potranno falsamente pretendere di essere Krishna, ma non potranno mai agire come Lui. Convinceranno forse i loro discepoli di poter imitare la danza rasa, ma quanto alla collina Govardhana, non la solleveranno mai. Il passato ci offre molti esempi di filosofi disonesti, di mayavadi, che sviarono i loro discepoli facendosi passare per Krishna allo scopo di godere della rasa-lila, ma i loro intrighi furono quasi sempre smascherati dall'autorità pubblica, che li arrestò e li punì. In Orissa, µhakura Bhaktivinoda ebbe occasione di castigare uno pseudo-avatara che imitava la rasa-lila in compagnia di alcune ragazze. Furono in molti a lamentarsi dell'impostore e quando Bhaktivinoda µhakura, allora in carica come magistrato, fu delegato dal governo di occuparsene, egli lo punì con grande severità. Nessuno può imitare la rasa-lila. Non conviene neppure pensare di farlo, ci avverte Sukadeva Gosvami; e le sue parole sono chiare: colui che per stupidità cercasse d'imitare la danza rasa di Krishna andrebbe incontro alla morte con la stessa certezza che se tentasse d'imitare Siva che beve il veleno. Siva bevve un oceano di veleno e lo tenne nella gola, che per questo motivo divenne blu; di qui il suo nome di Nilakanta. Ma se un uomo comune, nel tentativo d'imitarlo, d'imitarlo, bevesse del veleno o fumasse della gañja, sicuramente morirebbe in un breve arco di tempo. Non dobbiamo dunque dimenticare che i rapporti di Sri Krishna con le gopi devono essere posti in un contesto che non ha equivalenti.

Quasi tutte le gopi erano state, nella loro vita precedente, saggi esperti nei Veda che al tempo dell'apparizione di Sri Ramacandra ottennero da Lui la promessa di godere, sotto altre sembianze, della Sua compagnia quando Egli sarebbe apparso come Krishna. E' questa una prova dell'autorità suprema di Krishna e una conferma che Egli non è legato alle leggi dell'universo materiale. Ci sono casi particolari in cui Krishna mostra il Suo favore personale ai Suoi devoti nel modo che preferisce, ma Lui soltanto può farlo perché è il maestro supremo. Gli uomini devono limitarsi a seguire le Sue istruzioni così come sono date dalla Bhagavad-gita, e non pensare neppure di poterLo imitare nella Sua danza rasa.

Krishna che solleva la collina Govardhana o che uccide grandi asura come Putana e altri sono ovviamente tutte imprese eccezionali; e questo vale anche per la danza rasa, che non può quindi essere imitata da alcun uomo. La persona comune dovrebbe impegnarsi nel suo dovere prescritto e compierlo per la soddisfazione del Signore, come fece Arjuna; e a questo si limita la sfera delle sue attività. Arjuna era un guerriero, uno ksatriya, e Krishna voleva vederlo combattere per la propria soddisfazione. E Arjuna, che in un primo momento non voleva combattere, infine si arrese al desiderio del Signore. Il compimento del dovere è ciò che deve reggere le azioni degli uomini comuni. Essi non devono tentare d'imitare Krishna abbandonandosi alla rasa-lila, perché preparerebbero solo la propria distruzione. Dobbiamo d'altra parte essere convinti che non c'era alcun interesse personale negli atti che Krishna compì come benedizione alle gopi. Na mam karmani limpanti, insegna la Bhagavad-gita: Krishna non gode né soffre delle conseguenze dei Suoi atti. Non può dunque agire in modo irreligioso. Egli trascende ogni atto e ogni principio religioso e non è contaminato dai tre guna. Lui, il maestro supremo di tutti gli esseri, uomini, deva dei pianeti celesti, animali e piante, e non solo di tutti gli esseri ma anche della natura materiale, come potrebbe essere soggetto ai princìpi che determinano la religione e l'irreligione?

Passando a un esame ancora più profondo, Sukadeva Gosvami sottolinea che i grandi saggi e bhakta purificati da ogni condizionamento materiale possono agire senza difficoltà persino nella contaminazione materiale se serbano Krishna, il Signore Supremo, nel loro cuore. Essi superano così le incoercibili leggi del piacere e del dolore relative ai tre guna. E se loro possono farlo, com'è possibile che Krishna, apparso nella natura materiale grazie alla Sua potenza interna, debba subire le leggi del karma?

Nella Bhagavad-gita il Signore afferma esplicitamente che Egli appare in questo mondo grazie alla Sua potenza interna, e non perché costretto dalla legge del karma ad accettare un corpo, come l'essere comune. Ogni essere in questo mondo è obbligato ad assumere un certo tipo di corpo secondo i suoi atti passati, ma Krishna appare con un corpo che non Gli è imposto dai Suoi atti precedenti. Il Suo corpo serve da veicolo al Suo piacere sublime, che proviene dalla Sua potenza interna. Il Signore, dunque, non è soggetto alla legge del karma, come lo sono invece i monisti mayavadi; perciò la loro pretesa di raggiungere l'unità con Krishna rimane sospesa a livello teorico. Questi pseudo-devoti di Krishna, autorizzando a praticare la rasa-lila, danno alla gente un pericoloso esempio. Krishna, Dio, la Persona Suprema nel corpo delle gopi come in quello dei loro sposi. Guida di tutti gli esseri, come conferma la Katha Upanisad (nityo nityanam cetanas cetananam), L'Anima Suprema dirige l'anima individuale nei suoi atti. In realtà, Essa è autrice e testimone di ogni atto.

La Bhagavad-gita conferma che Krishna è presente nel cuore di tutti e da Lui procede ogni azione, come anche il ricordo e l'oblio. Egli è la Persona originale, che il sapere vedico è destinato a rivelarci. E' Lui l'autore della filosofia del Vedanta, dunque è Lui che la conosce nel modo più perfetto. Gli pseudo-vedantisti e mayavadi, incapaci di capire Krishna così come Egli è, non fanno che sviare i loro seguaci imitando i divertimenti di Krishna. Anima Suprema in tutti gli esseri, Krishna Si trova già nel corpo di ognuno, perciò quando guarda o abbraccia qualcuno non si può parlare di sconvenienza.

Perché Krishna, che è sufficiente in Sè stesso, offre al mondo lo spettacolo di divertimenti che turbano i detentori della morale convenzionale? chiederanno alcuni. La risposta è che questi divertimenti hanno lo scopo di rendere manifesta la misericordia particolare di cui possono beneficiare le anime cadute, le anime condizionate dalla materia. Sebbene emanazioni dell'energia interna di Krishna, le gopi apparvero come donne comuni perché Krishna volle manifestare la rasa-lila. In questo mondo, la forma più alta del piacere risiede nell'attrazione sessuale tra uomo e donna. L'uomo non vive che per essere attratto dalle donne, che a loro volta non vivono che per essere attratte dall'uomo. Ecco il principio basilare dell'esistenza materiale. Ogni volta che queste due forze di attrazione si uniscono, uomini e donne sprofondano ancora di più nella prigione della materia. Per mostrare loro un favore speciale, per attrarli, Krishna rivelò la Sua danza, la rasa-lila. Poiché il sesso li affascina tanto, essi devono sapere che si può trovare un piacere analogo con Krishna e ottenere così la liberazione dalle catene materiali. Nel secondo Canto dello Srimad-Bhagavatam anche Maharaja Pariksit spiega che i divertimenti e gli atti di Sri Krishna sono una cura per gli esseri condizionati; infatti è sufficiente che essi ascoltino ciò che riguarda Krishna per guarire dalla malattia del materialismo. Anche se dediti ai piaceri di questo mondo e avvezzi a leggere letterature sensuali, gli esseri condizionati saranno purificati da ogni contaminazione materiale se ascoltano i sublimi divertimenti di Krishna.

Sukadeva Gosvami spiega anche il modo di ascoltare i discorsi su Krishna, e da quale fonte. Il mondo è pieno di mayavadi, e una grande confusione si viene a creare quando essi raccontano lo Srimad-Bhagavatam per professione a un pubblico che, ignorando le conseguenze nefaste della filosofia mayavada, sta ad ascoltarli. Non è consigliato discorrere della rasa-lila con uomini comuni, perché tutti sono più o meno contaminati dalla filosofia mayavada. Chi ascolta invece un maestro veramente avanzato sulla via spirituale si eleverà certamente al piano della coscienza di Krishna e si libererà dalla contaminazione di una vita materiale.

Un altro punto importante da ricordare è che le gopi non danzarono con Krishna nel loro corpo materiale, bensì nel loro corpo spirituale. I loro mariti, ormai affascinati dall'influenza dell'energia esterna di Krishna, credevano, per effetto di questa stessa influenza, che le loro spose dormissero accanto a loro, e non avrebbero mai immaginato che fossero andate invece a danzare con Krishna. Su che base, dunque, si può accusare Krishna di rapire le spose degli altri? I corpi delle gopi, proprietà dei loro mariti, giacevano sul letto coniugale: a danzare con Krishna erano i Suoi frammenti spirituali. Krishna è la Persona Suprema, il Tutto spirituale, ed Egli danzò con i corpi spirituali delle gopi. Da nessun punto di vista, dunque, esiste motivo di accusare Krishna.

Quando la danza rasa si concluse, la notte -una notte di Brahma, che come afferma la Bhagavad-gita dura un tempo infinitamente lungo- entrava nella sua fase di brahma-muhurta. Il brahma-muhurta, che inizia circa un'ora e mezzo prima del sorgere del sole, è l'ora adatta per destarsi e, fatte le abluzioni quotidiane, impegnarsi in attività spirituali celebrando il mangala-aratrika, e cantando il mantra Hare Krishna, perché questo è il momento più favorevole per queste attività. Col sopraggiungere di quest'ora propizia Krishna chiese alle gopi di lasciarLo. Così, pur senza averne il minimo desiderio, le gopi, così care a Krishna, Gli obbedirono e Lo lasciarono per far ritorno alle loro case.

Sukadeva Gosvami conclude il racconto della rasa-lila sottolineando che se una persona ascolta da fonte autentica i divertimenti di Krishna, che è Visnu in persona, con le gopi, che emanano dalla Sua stessa energia, guarirà dal più nefasto dei mali: la cupidigia. Colui che ascolta la verità sulla rasa-lila diventa libero da ogni attrazione per la vita sessuale e sarà elevato al più alto livello della realizzazione spirituale. Purtroppo, poiché ascoltano i mayavadi o si uniscono a loro, gli uomini sprofondano sempre più nella vita sessuale. L'anima condizionata che ascolta invece il racconto della rasa-lila da un maestro spirituale autentico riceve la preparazione che le permetterà di salvarsi da questa caduta, di comprendere questo divertimento del Signore ed elevarsi al più alto stadio dell'esistenza spirituale. La cupidigia è una specie di malattia del cuore; la sua cura risiede nell'ascolto attento da autentici rappresentanti di Dio, e non da impersonalisti. Ascoltare da fonti giuste e comprendere bene il loro messaggio è il modo per capovolgere la situazione.

Per designare l'uomo che ha ricevuto la formazione alla vita spirituale Sukadeva Gosvami ha usato il termine sraddhanvita. Sraddha, la fede, è l'inizio della vita spirituale. Colui che ha sviluppato fede in Krishna e Lo riconosce come Dio, la Persona Suprema, l'Anima spirituale sovrana, può ascoltare fedelmente ciò che riguarda il Signore e prendere a sua volta la parola per descrivere il Signore. Sukadeva usa il termine anusrinuyat per indicare che si deve prestare ascolto a una persona che appartiene alla successione di maestri spirituali. Anu ha due significati, "seguire" e "sempre". Occorre seguire sempre la successione di maestri spirituali, e non ascoltare qualche oratore isolato, sia esso un mayavadi o una persona qualunque. Il termine anusnuyat implica inoltre che si deve ascoltare ciò che riguarda Krishna dalle labbra di una persona autorizzata, che appartenga a una successione di maestri spirituali e sia costantemente impegnata nella coscienza di Krishna. Chi s'impegna a seguire questi insegnamenti avrà un risultato sicuro, e ascoltando il racconto della rasa-lila sarà elevato al più alto livello dell'esistenza spirituale.

Con i due termini specifici bhaktim e param Sukadeva Gosvami designa lo svolgimento del servizio di devozione al di la dello stadio di neofita. I neofiti sono attratti soltanto dall'adorazione nel tempio, ma possiedono una scarsa conoscenza della filosofia della bhakti, il servizio di devozione. La loro bhakti non ha raggiunto lo stadio perfetto, che è caratterizzato da una liberazione totale dalla contaminazione materiale, il cui aspetto più pericoloso è la cupidigia, motore della vita sessuale. La via del servizio di devozione, definita bhaktim param, è così potente che più si avanza più decresce il gusto per l'esistenza materiale. L'essere che saprà trarre pieno beneficio dal racconto della rasa-lila raggiungerà senz'altro il piano spirituale assoluto, e nel suo cuore sicuramente non rimarrà traccia di cupidigia.

Secondo Srila Visvanatha Cakravarti µhakura, la danza rasa si svolse in un arco di tempo equivalente a una notte di Brahma, che corrisponde, spiega la Bhagavad-gita, a 4.320.000 dei nostri anni solari moltiplicati per 1.000. Per esaudire i desideri delle gopi, Krishna aveva reso quella notte lunga quanto una notte di Brahma; ma le gopi non se ne accorsero. Tutto ciò sembra inverosimile, ma per dissipare i nostri dubbi, Visvanatha Cakravarti µhakura ci ricorda che Krishna, bambino legato da una cordicella, poté mostrare a Sua madre, l'universo intero dentro la Sua bocca. Nulla è impossibile a Krishna quando vuole il piacere dei Suoi devoti. Così, quando le gopi desiderarono godere della Sua compagnia, Egli le rese felici tenendole vicino a Sé per un tempo lunghissimo. Mentre le gopi si bagnavano a Giraghata, nella Yamuna, Krishna aveva rubato i loro vestiti promettendo di soddisfare tutti i loro desideri in una notte futura. Così, per un'intera notte poterono godere della compagnia di Krishna, diventato il loro amato sposo. Ma quella non fu una notte come le altre, fu una notte di Brahma, che durò milioni e milioni di anni. Che cosa c'è d'impossibile per Krishna, il maestro supremo?

 

Così terminano gli insegnamenti di Bhaktivedanta sul trentaduesimo capitolo del Libro di Krishna, intitolato: "La danza rasa".

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