Il Libro di Krishna

 

CAPITOLO 44

 

Krishna ritrova il figlio del Suo maestro

 

 

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Vedendo che Vasudeva e Devaki rimanevano in piedi, in un atteggiamento di rispetto, Sri Krishna estese su di loro l'influsso di yoga-maya affinché essi potessero trattarlo, e con Lui Balarama, come i Loro amati figli. Come nell'universo materiale la relazione tra genitori e figli si stabilisce per influsso dell'energia illusoria, così per influsso di yoga-maya il bhakta può stabilire col Signore Supremo una relazione in cui il Signore sarà suo figlio. Per il potere di questa yoga-maya Krishna e Suo fratello maggiore Balarama furono visti e considerati come i figli più illustri della dinastia dei Satvata; e fu con rispetto e venerazione che Essi rivolsero a Vasudeva e Devaki queste parole: "Caro padre e cara madre, voi siete sempre stati molto attenti a proteggere la Nostra vita, ma siete stati privati del piacere di vederCi bambini, ragazzi e poi adolescenti." Indirettamente elogiavano Nanda Maharaja e madre Yasoda; il loro ruolo di padre e madre era il più glorioso perché essi avevano potuto gioire dei divertimenti d'infanzia di Krishna e Balarama, che pur tuttavia non erano i loro figli. Per natura, l'infanzia degli esseri condizionati procura piacere ai genitori. E' così anche nel regno animale, dove si riscontra un affetto simile dei genitori verso la prole: assorti nelle attività dei loro piccoli, essi vegliano attentamente al loro benessere. Vasudeva e Devaki erano sempre stati in ansia per la sicurezza di Krishna e Balarama, e proprio per questo Krishna era stato trasportato subito dopo la Sua apparizione nella dimora di un altro, e Balarama era passato dal grembo di Devaki a quello di Rohini.

Non solo Vasudeva e Devaki erano ansiosi per la sorte dei loro due figli, ma non avevano neppure potuto conoscere la gioia di assistere ai Loro divertimenti d'infanzia. "Ahimé, aggiunse Krishna, il Nostro destino non ha voluto che fossimo allevati dai Nostri veri genitori e godessimo dei piaceri dell'infanzia nella Nostra casa. Caro padre, cara madre, ogni uomo ha un debito verso coloro che lo hanno generato e da cui ha ricevuto questo corpo umano che può dare tutti i benefici dell'esistenza materiale. Secondo i Veda, la forma umana permette di compiere innumerevoli atti pii, permette di soddisfare migliaia di desideri e di accumulare grandi ricchezze; ma soprattutto, la forma umana è l'unica che offre la possibilità di liberarsi dall'esistenza materiale. Poiché il corpo è il risultato degli sforzi congiunti del padre e della madre, ogni uomo deve sentirsi obbligato verso i genitori e capire che non sarà mai in grado di ripagarli; e se accade che un figlio una volta cresciuto, trascuri i genitori e manchi di soddisfarli con i suoi atti o col dono delle sue ricchezze, questo figlio sarà certamente punito da Yamaraja dopo la morte e costretto a mangiare la propria carne. Se qualcuno non si cura dei genitori anziani e non dà loro la protezione necessaria pur essendo in grado di farlo, e altrettanto fa con i propri figli, col maestro spirituale, con i brahmana e con gli altri esseri che dipendono da lui, allora dev'essere considerato già morto, anche se respira ancora. Caro padre, cara madre, vi siete sempre preoccupati tanto della Nostra protezione, ma Noi, purtroppo, non abbiamo mai potuto servirvi. Finora non abbiamo fatto altro che perdere tempo. Con Nostro grande dispiacere, non abbiamo potuto servirvi per ragioni che sfuggono alla Nostra volontà. Vi preghiamo, caro padre e cara madre, perdonateCi queste colpe."

Come un ragazzo innocente, Dio, la Persona Suprema, Si rivolgeva con grande dolcezza a Vasudeva e Devaki, che sentendosi inondare dall'amore per i loro figli, Li abbracciarono con gioia. Per la commozione non seppero trovare parole adatte, e non restò loro che stringere Krishna e Balarama tra le braccia con grande affetto e versare in silenzio un fiume di lacrime.

Dopo aver consolato Suo padre e Sua madre, il Signore Supremo, apparso come il diletto figlio di Devaki, Si avvicinò al nonno Ugrasena e gli annunciò in presenza di tutti che egli sarebbe ormai salito al trono degli Yadu. Kamsa aveva esercitato il potere con la forza nonostante la presenza di suo padre, che aveva fatto imprigionare; ma dopo la sua morte Ugrasena fu liberato e proclamato re dei territori Yadu. A quel tempo la parte occidentale dell'India era divisa in numerosi piccoli regni, governati dalle dinastie Yadu, Andhaka, Vrisni e Bhoja. Maharaja Ugrasena apparteneva alla dinastia Bhoja. Krishna stabilì dunque, indirettamente, che il re della dinastia Bhoja sarebbe diventato l'imperatore di tutti gli altri regni, e chiese a Maharaja Ugrasena di amministrarli tutti perché i membri delle altre dinastie erano suoi sudditi. Si usa il termine praja per indicare sia la discendenza sia i sudditi, perciò Krishna era un praja in quanto nipote di Ugrasena e in quanto componente della dinastia Yadu, e accettava volontariamente la sua sovranità. Ecco le parole di Krishna: "I re Yadu, maledetti da Yayati, non si opporranno al tuo regno, e Noi saremo lieti di diventare i tuoi servitori. Otterrai così la posizione più alta e più sicura, e le altre dinastie non esisteranno a pagarti i loro tributi. Sotto la Nostra protezione, sarai onorato perfino dai deva dei pianeti superiori. Caro nonno, per il terrore che incuteva loro Mio zio Kamsa, ora morto, i re delle dinastie Yadu, Vrisni, Andhaka, Madhu, Dasarha e Kukura erano rimasti paralizzati nel turbamento e nell'angoscia. Ora tu puoi dare loro la tranquillità e la sicurezza, così tutto il regno ritroverà la pace."

Per paura di Kamsa tutti i re vicini avevano abbandonato il loro regno e vivevano in luoghi lontani; scomparso Kamsa e ristabilito sul trono Ugrasena, essi ricevettero doni, benessere e potenza e fecero ritorno alle loro dimore. Condotta a termine questa felice riforma politica, gli abitanti di Mathura ritrovarono la gioia di vivere, protetti dalle potenti braccia di Krishna e Balarama. Grazie alla Loro presenza lo Stato era ben governato e capace di soddisfare tutti i desideri e i bisogni materiali dei cittadini, che vedendo ogni giorno Krishna e Balarama. Grazie alla Loro presenza lo Stato era ben governato e capace di soddisfare tutti i desideri e i bisogni materiali dei cittadini ,che vedendo ogni giorno Krishna e Balarama dimenticarono presto ogni sofferenza. Quando, vestiti a meraviglia, il sorriso sulle labbra e lo sguardo vivace, Krishna e Balarama uscivano nelle strade, tutti si sentivano riempiti di un'estasi d'amore alla vista di Mukunda accanto a loro. Il nome Mukunda significa "Colui che può accordare la liberazione e la felicità assoluta". La presenza di Krishna agiva su tutti come un elisir di giovinezza, tanto che non solo i giovani, ma anche i vecchi di Mathura, vedendoLo ogni giorno, si ricaricavano di energia e di potenza giovanile.

Nanda Maharaja e Yasoda vissero per qualche tempo a Mathura per rimanere accanto a Krishna e Balarama, ma poi vollero tornare a Vrindavana. Allora Krishna, insieme a Balarama, andò a salutarli e li abbracciò con grande affetto: "Caro padre e cara madre, anche se sono nato da Vasudeva e Devaki, voi siete stati per Me e Balarama i Nostri veri genitori; fin dalla più tenera età Ci avete allevato con grande amore e affetto, un amore così grande da superare quello che ognuno può offrire al proprio figlio. Voi siete in realtà i Nostri veri genitori perché Ci avete allevato proprio come figli vostri in un momento in cui eravamo come orfanelli. Quando i Nostri genitori hanno dovuto abbandonarCi, voi Ci avete accolti e protetti. Caro padre e cara madre, so che tornando a Vrindavana sentirete la Nostra mancanza, ma vi prego, siate certi che dopo aver dato consolazione ai Miei veri genitori, Vasudeva e Devaki, e a Mio nonno, e agli altri parenti e membri della famiglia, torneremo a Vrindavana." Con queste dolci parole accompagnate da offerte di vestiti, ornamenti e altri mirabili oggetti, Krishna e Balarama fecero del Loro meglio per confortare Nanda e Yasoda e tutti gli abitanti di Vrindavana che li avevano accompagnati a Mathura. Nanda Maharaja aveva le lacrime agli occhi per l'intenso amore che nutriva per Krishna e Balarama e Li abbracciò un'ultima volta prima di ripartire con i pastori alla volta di Vrindavana.

Poco dopo Vasudeva fece iniziare i suoi figli, che presero così la "seconda nascita" ricevendo il filo sacro, tappa essenziale per chi appartiene ai varna superiori. Vasudeva si rivolse al sacerdote di famiglia e ai brahmana eruditi affinché la cerimonia del filo sacro fosse compiuta secondo le regole, e offrì ai brahmana eruditi affinché la cerimonia del filo sacro fosse compiuta secondo le regole, e offrì ai brahmana molti ornamenti e mucche ricoperte d'oro e seta. Alla nascita di Krishna e Balarama, Vasudeva aveva già manifestato il desiderio di dare in carità delle mucche ai brahmana ma, prigioniero di Kamsa, non aveva potuto realizzare questo progetto che nella propria mente; ora, però, alla morte di Kamsa, i brahmana ricevevano quelle mucche che Vasudeva aveva desiderato donare in carità. Krishna e Balarama furono formalmente iniziati, ripeterono il canto del gayatri-mantra -quello che si offre al discepolo una volta che ha ricevuto il filo sacro- ed eseguirono con cura i doveri che comporta il canto di questo mantra; infatti, chiunque reciti questo mantra deve sottostare a certi princìpi e compiere voti. Krishna e Balarama, sebbene assoluti e situati oltre la materia, non mancarono di seguire rigidamente questi princìpi regolatori. Entrambi furono iniziati dal sacerdote di famiglia. Gargacarya, meglio conosciuto col nome di Gargamuni, l'acarya della dinastia Yadu. Nella cultura vedica ogni essere che si rispetti deve avere un acarya, un maestro spirituale; infatti non si può considerare perfettamente colto un uomo che non è stato iniziato e istruito da un acarya. Perciò è detto che soltanto colui che ha avvicinato un acarya possiede veramente il sapere perfetto. Sri Sri Krishna e Balarama erano Dio, il maestro di ogni sapere e di ogni disciplina, e non avevano dunque alcun bisogno di un maestro spirituale, ma lo accettarono ugualmente per dare l'esempio all'uomo comune.

La tradizione vuole che dopo essere stato iniziato al mantra Gayatri il discepolo viva per qualche tempo lontano da casa, sotto la tutela dell'acarya; lavorando come umile servitore agli ordini del suo maestro, il discepolo viene preparato alla vita spirituale. Molte regole disciplinano la vita di un brahmacari che vive sotto la tutela di un acarya, e Krishna e Balarama le osservarono tutte scrupolosamente durante il soggiorno nell'asrama del Loro maestro spirituale, Sandipani Muni, nell'India settentrionale. Secondo le Scritture, il maestro spirituale dev'essere rispettato proprio come il Signore Supremo. Con la più grande devozione, Krishna e Balarama Si sottomisero ai princìpi e alle regole del brahmacarya, soddisfacendo così il Loro maestro spirituale, che Li istruì nel sapere vedico e Li iniziò a tutte le complessità della saggezza vedica e agli scritti complementari come le Upanisad. Krishna e Balarama appartenevano al gruppo degli ksatriya, perciò furono istruiti in modo specifico nella scienza militare, politica e matematica. In politica si contano sei materie di studio: come fare la pace, come fare la guerra, come ottenere il favore altrui, come dividere e amministrare, come dare protezione. E tutte furono insegnate Loro nei particolari.

Dall'oceano viene l'acqua dei fiumi. La nuvola si forma per evaporazione dell'acqua dell'oceano che si distribuisce sotto forma di pioggia su tutta la superficie della Terra e ritorna poi, attraverso i fiumi, alla fonte originaria, l'oceano. Allo stesso modo Krishna e Balarama, la Persona Suprema, sono la fonte di ogni sapere, ma poiché Essi interpretavano la parte di semplici ragazzi accettarono il sapere da un maestro spirituale, indicando col Loro esempio che tutti devono cercare la conoscenza dalla fonte appropriata. Krishna e Balarama apprendevano tutte le arti e le scienze ascoltandole una sola volta dal loro maestro; così, in sessantaquattro giorni e sessantaquattro notti assimilarono tutto il sapere necessario nella società umana. Infatti, di giorno il maestro spiegava, e la sera Essi erano già esperti in questa o quella materia.

Krishna e Balarama impararono dapprima a cantare, comporre canti e riconoscere le differenti melodie; impararono poi quale metrica era la più opportuna, come modulare diversi ritmi e melodie e scandirle su vari tipi di strumenti a percussione. Impararono poi a danzare al ritmo di varie melodie, e a comporre opere teatrali. Scoprirono i vari modi di dipingere, dall'arte contadina a quella più raffinata, e impararono a far disegni col tilaka sul volto, e a disporre puntini colorati sulla fronte e sulle guance. Appresero l'arte di disegnare sul suolo con pasta di riso e farina diluita; arte, questa, molto popolare, che viene impiegata durante le cerimonie augurali nelle case e nei templi. Impararono a creare con i fiori luoghi di riposo, a decorare vestiti e foglie con disegni multicolori e a incastonare pietre preziose per farne dei gioielli. Appresero l'arte di far suonare delle giare piene d'acqua poiché i diversi livelli producono note differenti, e a schizzarsi con l'acqua facendo il bagno con gli amici in un fiume o in un lago. Impararono anche l'arte della decorazione floreale, la phula-badi, praticata tuttora d'estate in molti templi di Vrindavana; l'altare, il trono, i muri e il soffitto vengono completamente decorati di fiori e al centro viene eretta una fontanella di fiori profumati, che insieme alle altre decorazioni rinfresca nella calura dell'estate.

Krishna e Balarama furono iniziati all'arte dell'acconciatura: impararono i diversi stili e i diversi modi di portare un casco. Studiarono l'arte teatrale e seppero come disporre i fiori intorno agli orecchi degli attori. Impararono a profumare l'aria spruzzando polpa di legno di sandalo diluita con acqua. Furono iniziati all'arte della magia, e in particolare alla tecnica del bahu-rupi grazie a cui ci si può vestire in modo da rendersi irriconoscibili anche agli occhi di un amico. Impararono a preparare varie bevande, adatte per le differenti occasioni; studiarono gli sciroppi, i loro aromi e i loro effetti inebrianti. Appresero il modo di manovrare i fili delle marionette. Impararono ad accordare gli strumenti musicali come la vina, il sitar e il tambura, per produrre suoni melodiosi. Seppero inventare rompicapi e risolverli. Appresero l'arte dei libri grazie a cui anche lo studente più mediocre può imparare rapidamente a leggere l'alfabeto e capire diversi testi. Seppero ripetere e recitare una commedia alla perfezione. Studiarono anche l'arte del cruciverba, che consiste nel riempire gli spazi vuoti con parole complete.

Appresero a scrivere per simboli, arte tuttora praticata in molti Paesi: l'immagine racconta una storia; il disegno, per esempio, di un uomo e di una casa rappresenterà il ritorno a casa. Krishna e Balarama studiarono l'architettura -l'arte di costruire quartieri residenziali. Impararono anche a riconoscere le pietre preziose dalla loro lucentezza e dalla qualità dei colori, e a incastonare gioielli nell'oro e nell'argento. Studiarono il suolo per trovare minerali, studio che è attualmente oggetto di una scienza estremamente specializzata, ma che un tempo era alla portata di tutti. Studiarono le erbe e le piante e il modo di estrarne sostanze medicinali. Appresero l'arte dell'innesto, grazie a cui si varia la qualità dei frutti ottenuti. Impararono ad allevare agnelli e galli da combattimento per il divertimento del popolo e seppero insegnare ai pappagalli a parlare e a rispondere alle domande degli uomini.

Studiarono la psicologia pratica -come influenzare la mente di una persona e indurla ad agire secondo il nostro desiderio- scienza che talvolta è chiamata ipnosi. Impararono a lavare i capelli, a tingerli in differenti colori e arricciarli nei modi più svariati. Furono iniziati all'arte di leggere in un libro chiuso e di scoprire cosa contiene un pugno serrato. A volte i bambini fanno un gioco, uno tiene un oggetto stretto in pugno e poi chiede all'amico: "sai dirmi cosa tengo in mano?" e l'altro cerca d'indovinare... ma c'è un sistema per rispondere a colpo sicuro.

Krishna e Balarama impararono a parlare e capire le lingue di differenti paesi, non solo quelle degli uomini, ma anche quelle degli animali e degli uccelli, come testimoniano gli scritti vaisnava compilati dai Gosvami. Impararono inoltre a costruire carri e aeroplani di fiori: il Ranmayana racconta che dopo aver sconfitto Ravana, Ramacandra fu portato da Lanka a Bharatavarsa su un aeroplano di fiori chiamato puspa-ratha. Krishna imparò poi l'arte di profetizzare osservando un certo tipo di segni. Esiste un'opera, la khanara-vacana, che descrive i diversi tipi di segni e presagi. Se per esempio, uscendo di casa s'incontra qualcuno con un secchio pieno d'acqua, è buon segno; ma se il secchio è vuoto, è un cattivo augurio. Vedere latte di mucca e un vitello è anche buon segno. Interpretando questi segni si possono predire gli avvenimenti futuri, e Krishna imparò questa scienza. Apprese anche l'arte di comporre dei matrika, che è intreccio di tre file di tre cifre disposte in modo che sommandole orizzontalmente, verticalmente e obliquamente si ottiene sempre il numero nove. Ci sono vari tipi di matrika, secondo differenti scopi.

Krishna apprese l'arte di tagliare le pietre preziose come il diamante, e quella d'interrogare e rispondere con poemi improvvisati mentalmente. Imparò la scienza delle azioni e reazioni legate alle combinazioni e trasmutazioni fisiche; e la psicologia, che permette di capire i meccanismi psichici della mente. Imparò a soddisfare i propri desideri, cosa molto difficile quando i desideri sono irragionevoli e quindi impossibili da esaudire; allora si possono dominare e così possono essere soddisfatti. Questa è un arte, e con essa si possono dominare e così possono essere soddisfatti. Questa è un'arte, e con essa si possono controllare anche gli impulsi sessuali quando si presentano, come accade anche agli uomini che seguono le regole del brahmacarya. Quest'arte permette anche di fare di un nemico un amico o di trasferire l'azione propria di un elemento fisico a un altro livello.

Sri Krishna e Sri Balarama, fonte di ogni conoscenza delle arti e delle scienze, mostrarono la Loro perfetta comprensione quando delle scienze, mostrarono la Loro perfetta comprensione quando offrirono a Sandipani Muni il Loro servizio per esaudire ogni suo desiderio. Quest'offerta del discepolo al precettore o al maestro spirituale si chiama guru-daksina, ed è essenziale che un allievo si metta nella condizione di soddisfare il proprio maestro in cambio del sapere materiale o spirituale che ha ricevuto da lui. Quando Krishna e Balarama offrirono il Loro servizio a Sandipani Muni, questi pensò che sarebbe stato saggio chiedere un favore straordinario, che uno studente qualsiasi non avrebbe potuto offrire, e si consultò con la sua sposa. Entrambi avevano osservato i poteri sovrannaturali di Krishna e Balarama, e avevano già riconosciuto in Loro Dio, la Persona Suprema, perciò decisero di chiedere il ritorno del loro figlio, che era annegato nell'oceano sulla riva di Prabhasa-ksetra.

Appena Krishna e Balarama ebbero ascoltato questa richiesta, partirono con il carro verso l'oceano e arrivati sulla spiaggia chiesero al deva dell'oceano di restituire il figlio del Loro maestro. Al deva che si presentò subito dopo davanti al Signore offrendoGli con grande umiltà il suo rispettoso omaggio, Krishna disse: "Qualche tempo fa hai fatto annegare il figlio del Nostro maestro; ora ti ordino di restituirglielo.

-Non sono stato io a rapire il ragazzo, rispose il deva, ma un asura di nome Pañcajanya, che vive di solito a grandi profondità, dove assume l'aspetto di una conchiglia. Forse è stato lui a divorare il figlio del Tuo maestro e lo troveremo nel suo ventre."

Allora Krishna Si tuffò nelle acque più profonde, S'impadronì dell'asura Pañcajanya e in un attimo lo uccise, ma non trovò alcuna traccia del ragazzo. Riportò quindi in superficie la conchiglia e partì col Suo carro che aspettava sulla spiaggia di Prabhasa-ksetra, verso Samyamani, la residenza di Yamaraja, il deva della morte. Accompagnato da Suo fratello maggiore Balarama, chiamato anche Halayudha, Krishna giunse davanti al palazzo di Yamaraja e soffiò nella Sua conchiglia.

Udendo questo formidabile suono, Yamaraja apparve e ricevette Sri Krishna offrendoGli i suoi più rispettosi omaggi. Sapendo chi era Krishna e chi era Balarama, il deva offrì subito i suoi umili servizi al Signore. Krishna era apparso sulla Terra nel ruolo di un uomo comune, ma in realtà Lui e Balarama non sono altri che l'Anima Suprema che abita il cuore di tutti gli esseri. Essi sono Visnu in persona, anche se interpretano la parte di due ragazzi in mezzo agli uomini. Yamaraja si mise dunque al Suo servizio, e Sri Krishna gli chiese di restituire il figlio del Suo maestro, che era stato portato fino là come risultato delle sue azioni: "Poiché riconosci la supremazia del Mio regno, dovresti restituire subito il figlio del Mio maestro."

Yamaraja restituì il ragazzo a Dio , la Persona Suprema, Krishna e Balarama, che lo riportarono al padre. Poi vollero sapere dal Loro maestro se non avesse altre richieste da fare: "Miei cari figli, rispose lui, avete fatto abbastanza per me. Sono completamente soddisfatto. Cos'altro può desiderare un uomo che ha discepoli come Voi? Ora potete rientrare a casa. I Vostri atti gloriosi saranno per sempre celebrati in tutto il mondo. E sebbene Voi siate al di là di ogni benedizione, è mio dovere benedirVi, perciò lo farò dicendo che tutte le Vostre parole manterranno in eterno la loro freschezza, proprio come gli insegnamenti dei Veda. I Vostri precetti non saranno rispettati solo in questo universo e in quest'era, ma in tutto i luoghi e in tutte le ere, guadagnando sempre di più freschezza e importanza." Grazie alla benedizione del precettore di Krishna, la Bhagavad-gita è sempre fresca e viva, celebrata non solo su questo pianeta, in questo universo, ma anche su altri pianeti e in altri universi.

Obbedendo al Loro precettore, Krishna e Balarama presero subito la strada per Mathura. Il carro viaggiava alla velocità del vento e il fragore che produceva pareva quello del tuono. Tutti gli abitanti di Mathura, che per lungo tempo erano stati privati della Loro compagnia, si rallegrarono molto di poter contemplare di nuovo Krishna e Balarama, proprio come coloro che hanno ritrovato ciò che avevano perduto.

 

Così terminano gli insegnamenti di Bhaktivedanta sul quarantaquattresimo capitolo del Libro di Krishna, intitolato: "Krishna ritrova il figlio del Suo maestro".

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