Il Libro di Krishna

 

CAPITOLO 58

 

La liberazione del demoniaco Bhaumasura

 

 

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La storia di Bhaumasura -come imprigionò 16.100 principesse dopo averle rapite a diversi re e come fu ucciso da Krishna, il Signore Supremo dal carattere meraviglioso- è riportata per intero nello Srimad-Bhagavatam, nel racconto di Sukadeva Gosvami a Maharaja Pariksit. Per natura, gli esseri demoniaci si oppongono ai deva. L'asura Bhauma, dopo essere diventato molto potente, s'impadronì con la forza del parasole che coronava il trono del deva Varuna, poi rubò gli orecchini di Aditi, madre dei deva, e conquisto una parte del monte Meru occupando il luogo chiamato Maniparvata. A causa di questi misfatti, Indra, il re dei pianeti celesti, andò da Krishna a Dvaraka per lamentarsi di lui.

Sri Krishna e la sua sposa Satyabhama partirono subito per la dimora di Bhaumasura, e trasportati dall'aquila Garuda, raggiunsero Pragajyotisapura, la capitale. Penetrarvi non era facile, perché Pragajyotisapura era provvista di eccellenti difese: quattro formidabili forti ne sorvegliavano i quattro lati e ingenti forze militari la proteggevano tutt'intorno. Una doppia barriera -un canale e un reticolato ad alta tensione- circondava la città. Veniva poi una cortina di gas anila e uno sbarramento di filo spinato, opera dell'asura Mura. Il sistema protettivo della città era dunque ottimo anche nel punto di vista della scienza moderna.

Giunto a Pragajyotisapura, Krishna ridusse a pezzi con la Sua mazza tutt'e quattro i forti, e con le Sue frecce disperse le truppe che li sorvegliavano; neutralizzò il reticolato col Suo famoso disco Sudarsanacakra, e il fossato e la cortina di gas furono anch'essi annientati insieme alla barriera di filo spinato del demoniaco Mura; facendo vibrare la Sua conchiglia, Krishna spezzò il cuore dei soldati e i loro ordigni bellici, mentre le mura della città crollavano sotto l'invincibile potenza della Sua mazza.

La conchiglia del Signore, rimbombando come il tuono al tempo della dissoluzione cosmica, risvegliò l'asura Mura, che uscì per vedere di persona cosa stava succedendo. L'asura aveva cinque teste e aveva vissuto a lungo sott'acqua. Da lui si sprigionava una radiosità accecante come quella del sole quando distrugge l'universo; nessuno poteva guardarlo. Animato da una rabbia simile a un fuoco ardente, l'asura afferrò il tridente e si scagliò sul Signore come un grande serpente attacca Garuda, con una tale furia da sembrare sul punto di divorare i tre mondi. Facendo roteare il tridente e ruggendo come un leone con le sue cinque bocche si gettò prima su Garuda, il portatore di Krishna. Quel ruggito si dilatò nell'aria fino a coprire il mondo e tutto lo spazio, dall'alto in basso, nelle dieci direzioni, rimbombando per l'universo intero.

Il tridente di Mura vola verso l'aquila Garuda, ma Krishna con un abile gioco di mano afferra due frecce e le scaglia contro l'arma nemica riducendola a pezzi. Trafigge poi con altre frecce le bocche dell'asura, che fuori di sé dalla rabbia tenta di colpire il Signore con pesanti colpi di mazza. Sri Krishna para i colpi con la Sua mazza e distrugge l'arma dell'asura ancora prima di esserne toccato. Disarmato, il demone attacca il Signore con le sue possenti braccia, ma con un colpo di Sudarsana-cakra Krishna gli taglia tutt'e cinque le teste. L'essere demoniaco piomba allora nell'acqua, come sprofonda nell'oceano il picco di una montagna colpita dalla folgore di Indra.

Mura aveva sette figli: Tamra, Antariksa, Sravana, Vibhavasu, Vasu, Nabhasvan e Aruna. Pieni d'orgoglio e di rabbia, assetati di vendetta, si prepararono ad affrontare Krishna. Indossate le armature, nominarono comandante un altro asura, Pitha; poi; su ordine di Bhaumasura, si lanciarono tutti insieme contro Krishna.

Quando furono di fronte al Signore, Lo bersagliarono con una pioggia di armi, spade, mazze, lance, frecce e tridenti. Ma ignoravano che la potenza di Dio, la Persona Suprema, non ha limiti: essendo invincibile, Egli poteva distruggere con le Sue frecce tutte le loro armi, come una macina frantuma i chicchi di grano. E fu proprio ciò che accadde. Quando Krishna ebbe lanciato le Sue armi, Pitha e i suoi luogotenenti giacquero a terra, le armature e brandelli, le teste, le gambe, le braccia e le cosce troncate. Tutti si trovarono così davanti a Yamaraja, il deva della morte.

Vedendo il campo di battaglia coperto dei corpi dei suoi soldati, Bhaumasura, chiamato anche Narakasura perché era figlio della Terra, uscì dalla città in preda a una spaventosa collera contro il Signore. Era scortato da uno stuolo di elefanti, tutti nati e cresciuti in riva al mare, ebbri al massimo. Vedendo Sri Krishna e la Sua sposa meravigliosamente situati in alto nel cielo, come vicino al sole una nuvola scura che brilla di una radiosità sfolgorante. Bhaumasura lanciò su questo bersaglio la sua arma Satagni, che poteva annientare in un solo colpo centinaia di guerrieri; e tutti coloro che accompagnavano l'asura imitarono quel gesto con l'aiuto delle proprie armi. Ma Sri Krishna con le Sue frecce piumate fermò le armi nemiche e alla fine l'esito fu che i soldati e gli ufficiali di Bhaumasura caddero vinti, le braccia, le gambe e la testa troncate, e con loro crollarono anche i cavalli e gli elefanti. Ma Bhaumasura resisteva ancora.

Il Signore aveva combattuto per tutto il tempo sul dorso dell'aquila Garuda, che Lo aiutava colpendo con le ali i cavalli e gli elefanti, graffiando con gli artigli e il becco affilato le loro teste. Sotto quei colpi dolorosi, cavalli ed elefanti fuggivano tutti dal campo di battaglia, e presto Bhaumasura rimase solo. Vedendo i danni causati da Garuda, l'asura decise di metterlo fuori combattimento colpendolo con tutta quella sua forza che avrebbe sfidato anche la folgore. Ma Garuda non è un uccello qualunque, perciò quei colpi non li sentì più di un elefante quando è colpito da una ghirlanda di fiori.

Bhaumasura cominciò a rendersi conto che non poteva nulla contro Krishna; nonostante tutto volle tentare un ultimo attacco e fece per afferrare un tridente ma ancor prima la lama del Sudarsana-cakra lo decapitava, e la sua testa, illuminata dai riflessi del casco e degli orecchini, rotolava sul campo di battaglia. Dai seguaci dell'asura si levarono urla di disperazione, mentre i santi glorificavano l'azione eroica del Signore. Per festeggiare l'avvenimento gli abitanti dei pianeti celesti fecero scendere sul Signore una pioggia di fiori.

La Terra apparve allora davanti al Signore e Gli offrì una ghirlanda di gemme vaijanti. Restituì gli scintillanti orecchini di Aditi che erano fatti d'oro e pietre preziose, e il parasole di Varuna insieme ad un altro gioiello che presentò al Signore. Poi la Terra offrì le sue preghiere a Dio, la Persona Suprema e il maestro del mondo, che è continuamente adorato dai deva più elevati; e prostrandosi ai piedi del Signore in un intensa estasi devozionale pronunciò queste parole:

"Offro il mio rispettoso omaggio al Signore, maestro di tutti i deva, a Lui che porta i quattro simboli -la conchiglia, il disco, il fiore di loto e la mazza. Che abbia la bontà di accettarlo! O Signore, Tu sei l'Anima Suprema, e per soddisfare le aspirazioni dei Tuoi devoti discendi sulla Terra nella forma di avatara, tutti spirituali e assoluti, e ogni volta perfettamente adatti ai desideri di adorazione dei bhakta. Ti prego, accetta il mio rispettoso omaggio.

"Caro Signore, il fiore di loto cresce dal Tuo ombelico e una ghirlanda di fiori di loto orna il Tuo corpo. I Tuoi occhi si allungano come petali di loto, infinitamente piacevoli agli sguardi di tutti. I Tuoi piedi di loto, così dolci e delicati, sono adorati eternamente dai Tuoi puri devoti; essi calmano i loro cuori di loto. Senza fine Ti offro il mio rispettoso omaggio.

"Tu possiedi, in tutta la loro pienezza, la religione, la fama, la ricchezza, il sapere e la rinuncia; di queste cinque perfezioni Tu si il rifugio. Benché Tu sia presente in ogni luogo, sei apparso come il figlio di Vasudeva. Abbi la bontà di accettare il mio rispettoso omaggio. Tu sei Dio, la Persona Suprema e originale, la causa sovrana di tutte le cause. Solo Tua Grazia è il ricettacolo di ogni conoscenza. Possa io offrirTi il mio rispettoso omaggio. Tu, il non-nato, sei il padre della manifestazione cosmica; di tutte le energie, Tu sei il ricettacolo e il rifugio. Grazie a Te appare questo mondo, di cui Tu sei la causa e l'effetto. Accetta, Ti prego, il mio rispettoso omaggio.

"Caro Signore, le tre divinità -Brahma, Visnu e Siva- non sono indipendenti dalla Tua Persona. Quando l'universo dev'essere creato Tu manifesti la Tua forma di passione in quanto Brahma; per mantenerlo Ti moltiplichi in Sri Visnu, il ricettacolo di ogni virtù; e quando viene il tempo della dissoluzione appari come Siva, maestro dell'ignoranza. Anche creando i tre guna, nei quali Tu non resti mai intrappolato come l'essere comune, Tu rimani sempre sul piano spirituale e assoluto.

"In realtà, o Signore, Tu sei simultaneamente la natura materiale, il padre dell'universo e il tempo eterno che li ha uniti. Eppure Tu trascendi sempre questi atti materiali. O Signore, o Persona Suprema, so che la terra, l'acqua, il fuoco, l'aria, l'etere, i cinque oggetti dei sensi, la mente, i sensi e i deva che li controllano, il falso ego, così come tutta l'energia materiale - Ogni cosa animata o inanimata in questo mondo fenomenico- riposano in Te. Poiché tuto è prodotto dalla Tua Persona, nulla può esserNe separato, ma poiché Tu sei sul piano spirituale e assoluto, nulla di materiale può essere identificato con la Tua Persona. Perciò tutto è simultaneamente uno e differente da Te, e sono certamente in errore quei filosofi che vogliono separarTi dal tutto.

"Caro Signore, sappi che questo ragazzo, Bhagadatta, è figlio di mio figlio Bhaumasura. Le orribili circostanze create dalla morte di suo padre, l'hanno scosso profondamente, e ora è molto spaventato e confuso. Io l'ho condotto davanti a Te perché si abbandoni ai Tuoi piedi di loto. Imploro Tua Grazia di accordargli rifugio e di benedirlo con i Tuoi piedi di loto. L'ho portato da Te perché sia liberato dalle conseguenze dei peccati di suo padre."

Dopo aver ascoltato le preghiere di madre Terra, Krishna le assicurò che non avrebbe mai più avuto nulla da temere. "Non aver paura", disse Krishna a Bhagadatta; poi entrò nel ricco palazzo di Bhaumasura dove trovò 16.100 giovani principesse , che l'asura aveva rapito e tenuto prigioniere. Appena videro Dio, la Persona Suprema, le principesse rimasero affascinate dalla Sua bellezza e Lo pregarono di concedere loro la Sua misericordia incondizionata. Subito nella loro mente decisero di accettare Sri Krishna come sposo, e tutte pregarono la provvidenza di essere sposate da Krishna. Con serietà e sincerità offrirono il loro cuore ai piedi di loto del Signore, in atteggiamento di pura devozione. Come Anima Suprema nel cuore di ogni essere, Krishna capì quel desiderio incontaminato e le accettò come spose. Quindi fece in modo che ricevessero abiti e gioielli degni di loro, e ciascuna fosse portata su un palanchino fino alla città di Dvaraka. Oltre alle principesse, Krishna trovò nel palazzo ricchezze incalcolabili, carri, cavalli, gioielli e tesori, e cinquanta elefanti bianchi, ciascuno munito di quattro zanne, che partirono dal palazzo dell'asura diretti a Dvaraka. Dopo il felice esito del combattimento, Sri Krishna e Satyabhama entrarono in Amaravati, capitale dei pianeti celesti; qui visitarono il palazzo del re Indra che insieme a Sacidevi, la sua sposa, diede loro il benvenuto. Fu in quell'occasione che Krishna consegnò a Indra gli orecchini di Aditi.

Mentre stavano uscendo dalla città di Indra, Satyabhama si ricordò che Krishna le aveva promesso una pianta parijata e approfittò della visita al regno celeste per raccoglierne una e tenerla sul dorso dell'aquila Garuda. Il desiderio di avere questa pianta nacque in lei quando Narada offrì un fiore parijata alla prima moglie di Krishna, Sri Rukminidevi. Sentondosi trascurata, Satyabhama volle che Krishna le offrisse un fiore simile. Il Signore, conoscendo la natura femminile e la rivalità delle Sue spose, sorrise dicendole: "Perché Mi chiedi solo un fiore, Satyabhama? E' un albero intero, coperto di parijata, che vorrei offrirti."

In realtà, il Signore aveva portato con Sé Satyabhama proprio per farle cogliere una parijata. Ma gli abitanti dei pianeti celesti, e Indra per primo, s'irritarono. Satyabhama aveva preso senza permesso una pianta parijiata, che non si può trovare sulla Terra. Indra e altri deva si opposero, ma il Signore era deciso a soddisfare la Sua sposa favorita, così ne seguì una battaglia da cui Krishna uscì come sempre vittorioso. La parijata scelta dalla Sua sposa fu portata trionfalmente sulla Terra, a Dvaraka, dove fu piantata nel giardino del palazzo di Satyabhama che da allora diventò meraviglioso. Con la parijata scese sulla Terra anche il suo profumo, e i cigni celesti lo seguirono in cerca del nettare del fiore.

I grandi saggi come Sukadeva Gosvami non apprezzarono affatto l'atteggiamento di Indra verso Krishna. Nella Sua misericordia incondizionata, il Signore era andato personalmente nella capitale dei pianeti celesti per offrire al re gli orecchini di sua madre, rubati da Bhaumasura; e ciò aveva fatto piacere a Indra. Ma subito dopo, quando il Signore volle portare via un fiore dal regno celeste, quello stesso Indra si oppose. Ecco un bell'esempio d'interesse personale! Indra aveva offerto le sue preghiere al Signore chinando il capo ai Suoi piedi di loto, ma una volta ottenuto ciò che voleva, divenne un altro. E' così che agiscono i materialisti, che hanno in mente solo il proprio profitto. Offrono omaggi quando torna loro utile, ma la loro amicizia finisce col loro interesse. Questo egoismo non si riscontra solo sul nostro pianeta, ma anche nei deva come Indra. Troppe ricchezze generano l'egoismo, che impedisce all'uomo di maturare abbastanza per arrivare alla coscienza di Krishna. Perciò grandi bhakta come Sukadeva Gosvami condannano il possesso di troppe ricchezze materiali, che sono di ostacolo al progresso verso la coscienza di Krishna.

Sconfitto Indra; Krishna Si dedicò ai preparativi del Suo matrimonio con le 16.100 principesse liberate dalla prigione di Bhaumasura. MoltiplicandoSi in 16.100 forme, Egli le sposò tutte simultaneamente in un giorno propizio e in differenti palazzi, stabilendo così che Egli è Dio, la Persona Suprema. A lui, l'onnipotente, l'onnipresente e l'imperituro, nulla è impossibile; niente è straordinario per Lui, dunque, in questi divertimenti. I 16.100 palazzi delle nuove spose di Krishna abbondavano di giardini, di mobili e di oggetti dalla bellezza incomparabile. Lo Srimad-Bhagavatam riporta questa storia senza alcuna esagerazione. Le regine di Krishna erano tutte emanazioni della dea della fortuna Laksmiji, e il Signore aveva l'abitudine di vivere con ciascuna di esse nei loro differenti palazzi, come un uomo comune che vive con la sua sposa.

Non dobbiamo dimenticare che Dio, la Persona Suprema, Sri Krishna, interpretava alla perfezione la parte di un essere umano. Perciò, pur rivelando le Sue straordinarie opulenze sposando simultaneamente più di 16.100 donne in più di 16.100 palazzi, Egli Si comportava con le Sue spose come un uomo comune che si attiene alla relazione che secondo le norme vediche deve unire marito e moglie in una dimora. Si può immaginare dunque quanto sia difficile capire le caratteristiche del Brahman Supremo, Dio, la Persona Sovrana. Perfino deva come Brahma sono incapaci di comprendere i divertimenti assoluti del Signore. Grande fu dunque la fortuna delle spose di Krishna per aver ottenuto come sposo Colui che non è conosciuto neppure da grandi deva come Brahma.

Nelle loro relazioni, Krishna e le Sue regine parlavano, scherzavano, si sorridevano, si abbracciavano, rafforzando così il loro legame coniugale. Pur avendo migliaia di ancelle, ogni regina serviva personalmente il Signore, e col più grande zelo. Ognuna Lo accoglieva, facendoLo sedere su un comodo divano, Gli offriva oggetti che testimoniavano l'adorazione per Lui, lavava i Suoi piedi di loto con l'acqua del Gange, Gli offriva noci di betel e Gli massaggiava le gambe per alleviare la fatica che il Signore aveva accumulato lontano da casa. Poi si prendeva cura di sventagliarLo, di offrirGli essenze di fiori dal profumo delicato. Lo ornava con ghirlande, Lo pettinava, Lo invitava a sdraiarsi per riposarSi, Lo lavava personalmente e Gli presentava piatti squisiti. Nessuna delle ancelle prendeva parte a queste attività. Così Krishna e le Sue regine mostrarono su questa Terra l'esempio di una vita familiare ideale.

 

Così terminano gli insegnamenti di Bhaktivedanta sul cinquantottesimo capitolo del Libro di Krishna, intitolato: "La liberazione del demoniaco Bhaumasura."

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