Il Libro di Krishna

 

CAPITOLO 59

 

Conversazioni tra Krishna e Rukmini

 

 

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Sri Krishna, Dio, la Persona Suprema, Colui che dà il sapere a tutti gli esseri -da Brahma fino alla minuscola formica-, Si trovava un giorno nella camera di Rukmini, seduto sul suo letto, mentre le ancelle Lo servivano sventagliandoLo con dei camara. (¹)

La relazione che Sri Krishna aveva con Rukmini come sposo ideale manifesta la perfezione suprema di Dio, la Persona Sovrana. molti filosofi sostengono un concetto della Verità Assoluta secondo cui Dio non può fare questo o non può fare quello, e negano l'apparizione del Signore, la Verità Suprema e Assoluta, nella forma umana. Ma la realtà è ben diversa. Dio non può essere limitato da ciò che percepiscono i nostri sensi imperfetti. Egli è la Persona Suprema, onnipotente e onnipresente; con la Sua volontà sovrana può creare, mantenere e distruggere l'intera manifestazione cosmica, ma può anche discendere sulla Terra come un uomo comune per portare a termine la più alta missione. Come insegna la Bhagavad-gita, il Signore discende ogni volta che l'uomo si allontana dalla perfezione nel compimento del proprio dovere. Non è costretto da una forza esterna, ma grazie alla Sua potenza interna Egli appare per ristabilire la giusta norma di condotta e allo stesso tempo per annientare coloro che ostacolano il cammino della civiltà umana. Perciò, al fine di compiere i Suoi divertimenti assoluti il Signore discese, nella Sua forma eterna d Sri Krishna, in seno alla dinastia degli Yadu.

Il palazzo di Rukmini era di una raffinatezza squisita. Dai soffitti pendevano numerosi baldacchini decorati con fili di perle, e tutto il palazzo era illuminato dalla luce delle pietre preziose. Davano risalto alla bellezza dell'edificio i giardini fioriti di baela e cameli, che in India sono considerati i fiori più profumati. Piccoli sciami di api attratte dal profumo intenso dei fiori ronzavano attorno agli alberi. Un piacevole chiaro di luna filtrava di notte dalle finestre traforate, da cui s'intravedevano gli alberi parijata carichi di fiori, che spandevano tutt'intorno il loro profumo portato dalla brezza gentile. Dalle imposte scivolavano fuori i fumi squisiti dell'incenso che bruciava all'interno. Nella camera di Rukmini, un letto con le lenzuola candide e soffici come la schiuma del latte, a cui somigliava anche il materasso per la sua morbidezza, offriva un comodo giaciglio a Sri Krishna, che godeva del servizio di Rukmini e delle sue ancelle.

Con grande ardore Rukmini coglieva ogni occasione per servire Dio, la Persona Suprema, come il suo sposo. Volendo sventagliarLo personalmente, Rukmini prende dalla mano di un'ancella il camara, il cui manico d'oro e pietre preziose risplende ancora di più nella sua mano, ornata di anelli di gemme. I preziosi gioielli e i campanellini alle caviglie tintinnavano dolcemente tra le pieghe del sari, e i riflessi rossi del kunkuma e dello zafferano sul suo seno alto accrescevano la sua bellezza. Poggiata sui fianchi era una larga cintura di pizzo ricamato di pietre preziose, e un medaglione di grande splendore scendeva dal suo collo. Impegnato al servizio di Krishna, il suo corpo meraviglioso non aveva uguali nei tre mondi, sebbene alla sua età si potessero già avere figli grandi. A vedere quel viso stupendo sembrava che i capelli ondulati, i brillanti orecchini, il sorriso e la collana d'oro, tutto si fosse riunito in lei per versare una pioggia di nettare e provare definitivamente che Rukmini è proprio la dea della fortuna in persona, sempre impegnata a servire i piedi di loto di Narayana.

I divertimenti di Krishna e Rukmini a Dvaraka sono accettati da grandi autorità in campo spirituale come manifestazioni dei divertimenti di Narayana e Laksmi, dall'opulenza estrema. I divertimenti di Radha e Krishna a Vrindavana, semplici e idillìaci, differiscono da quelli di Dvaraka, raffinati e cittadini.

Le qualità di Rukmini brillavano in modo eccezionale, e Krishna era molto soddisfatto di lei. Una volta che Narada Muni offrì a Rukmini un fiore parijata, Satyabhama, ingelosita, aveva subito chiesto la stessa cosa a Krishna e solo con la promessa di un albero intero si tranquillizzò. Krishna mantenne la Sua promessa, e Si aspettava che Rukmini, a sua volta, Gli facesse qualche richiesta, invece la regina non disse nulla perché era austera e soddisfatta del servizio che offriva al Signore. Ma Krishna voleva vedere corrucciato il suo bellissimo viso. Sebbene avesse più di 16.100 mogli, il Signore Si mostrava affettuoso con tutte, e a volte amava creare una situazione per cui la Sua sposa, irritata, Lo rimproverava, e Lui ne traeva piacere. Non potendo trovare nessuna lieve colpa in Rukmini, così fedele e sempre impegnata al Suo servizio, Krishna cominciò a parlarle, sorridente e pieno d'amore, chiamandola non col suo nome, ma col titolo di principessa, essendo lei la figlia del potente re Bhismaka.

"Cara principessa, c'é una cosa che Mi sorprende molto. Numerosi grandi personaggi appartenenti all'ordine dei re avrebbero voluto sposarti; sebbene non tutti fossero dei re, tutti possedevano però le ricchezze e le qualità regali, avevano tutti buone maniere, erano eruditi, famosi, belli nel fisico e nel carattere, liberali, molto potenti ed elevati sotto tutti gli aspetti. Non erano affatto indegni di te, e inoltre tuo padre e tuo fratello non avevano abiezioni da opporre. Anzi, avevano già dato a Sisupala la loro parola d'onore che avrebbe avuto la tua mano. E questo grande re ti desiderava tanto ed era così pazzo della tua bellezza che se ti avesse sposata credo che sarebbe rimasto sempre accanto a te come il tuo più fedele servitore.

"In confronto a Sisupala e alle sue qualità Io non sono nulla. Puoi rendertene conto tu stessa. Mi sorprende che tu abbia rifiutato lui per scegliere Me, che gli sono di molto inferiore. Non Mi sento affatto degno di essere tuo sposo, tu così bella, sobria, fedele e nobile. Posso chiederti il motivo che ti ha spinto a preferire Me? Naturalmente ora sei la Mia incantevole sposa, ma bisogna che tu sappia la Mia vera posizione: Io sono inferiore a tutti quei principi che volevano sposarti.

"Innanzi tutto sappi che avevo così paura di Jarasandha che non osando più vivere sulla terra, ho fatto costruire questa dimora in mezzo all'oceano. Non Mi piace rivelarlo agli altri, ma tu devi sapere che Io non sono un grande eroe, anzi sono un codardo che ha paura di tutti. La Mia situazione è precaria perché i grandi re di questo mondo Mi sono tutti ostili. Quest'ostilità Io stesso l'ho creata ostacolandoli in vari modi. Un'altra Mia colpa è che sono seduto sul trono di Dvaraka senza averne pieno diritto. Ho conquistato il regno uccidendo Mio zio materno Kamsa, ma la corona spettava a Mio nonno; perciò non ho alcun diritto di possedere un regno. Inoltre, la Mia vita non ha uno scopo fisso, e la gente non riesce a capirMi bene. Qual è il Mio scopo ultimo? Tutti sanno che ero un giovane pastore di Vrindavana e si aspettavano che seguissi le orme di Mio padre, Nanda Maharaja, e che rimanessi fedele a Srimati Radharani e alle sue amiche di Vrindavana. Ma all'improvviso le ho lasciate. Volevo diventare un principe famoso, anche se non potevo avere né un regno né il potere di governarlo. Tutto ciò confonde coloro che cercano di capire lo scopo della Mia vita: sono u n pastore o un principe, il figlio di Nanda Maharaja o il figlio di Vasudeva? Poiché non ho uno scopo fisso, la gente Mi considera un vagabondo. Come hai potuto scegliere come sposo un vagabondo come Me?

"Non sono nemmeno beneducato secondo la norma sociale. Un uomo dovrebbe accontentarsi di una sola moglie, ma Io ne ho sposate più di 16.100, e non posso soddisfarle tutte. Il Mio comportamento con loro non è tra i migliori, e so bene che tu ne sei consapevole. Spesso creo una situazione che getta le mie spose nell'infelicità. Ho trascorso la Mia infanzia in un villaggio, perciò non conosco le buone maniere che si usano in città. Non so far piacere alle Mie spose con parole dolci o un atteggiamento amabile. Si è visto, infatti, come ogni donna che Mi segue o che si lascia attrarre da Me finisce i suoi giorni nel pianto. A Vrindavana sono molte le gopi che ho affascinato e poi abbandonato; certamente continuano a vivere anche senza di Me, ma non smettono mai di piangere. Ho saputo da Akrura e Uddhava che da quando ho lasciato Vrindavana tutti i Miei amici pastori, le gopi, Radharani e Mio padre adottivo, Nanda Maharaja, non hanno smesso di versare lacrime per Me. Ho lasciato per sempre Vrindavana per vivere accanto alle regine di Dvaraka, ma non so comportarMi bene neanche con loro. E' facile vedere che ho un carattere instabile e che non si può contare su uno sposo come Me. Colei che si lascia attrarre da Me e si prepara una vita di dolore.

"Mia cara e bella principessa, devi sapere inoltre che sono uno squattrinato. Appena nacqui Mi portarono, senza un soldo, a casa di Nanda Maharaja dove fui allevato come un pastore. Mio padre adottivo possedeva centinaia di migliaia di mucche, ma non una Mi apparteneva. Avevo solo il compito di custodirle. Anche qui a Dvaraka non possiedo nulla, sono sempre senza un soldo. Ma non ho motivo di lamentarMi, perché anche prima di arrivare qui non possedevo nulla. Puoi notare che neppure i Miei devoti hanno grandi ricchezze, anzi sono molto poveri materialmente. I ricchi non nutrono alcun interesse per il servizio di devozione, per la coscienza di Krishna, mentre uno squattrinato, al contrario, per necessità o per caso, può capitare che s'interessi a Me. Gli uomini orgogliosi delle loro ricchezze non sanno trarre vantaggio dalla coscienza di Krishna, nemmeno quando viene loro offerta la compagnia dei Miei devoti. In altre parole, solo i poveri s'interessano a Me. Ecco perché penso che tu non abbia fatto una scelta molto giudiziosa. Sembri molto intelligente, e hai ricevuto da tuo padre e da tuo fratello una buona educazione, eppure hai commesso un errore grossolano nella scelta del tuo compagno.

"Ma non importa, meglio tardi che mai. Sei libera di scegliere un marito degno di te, che sia veramente alla pari con te in opulenza, tradizione familiare, ricchezza, bellezza, educazione. Il tuo errore sarà allora dimenticato. Ora puoi seguire il cammino del tuo proprio interesse. Generalmente non si celebrano matrimoni tra persone di posizione differente. Cara figlia del re di Vidarbha, penso che tu non abbia riflettuto abbastanza prima di sposarMi e che tu abbia fatto una cattiva scelta. Tu sentisti parlare della Mia grandezza, ma Io non sono mai stato altro che un mendicante; non avevi visto ancora nulla della Mia natura e della Mia vera posizione quando Mi scegliesti come sposo. Che errore! Comunque, meglio tardi che mai: scegli ora uno di quei grandi principi ksatriya e accettalo come compagno della tua vita, dopo averMi ripudiato."

Rukmini, che aveva dei figli già grandi, si sentiva fare da Krishna l'inattesa proposta di un divorzio, che non era neppure ammesso dalla cultura vedica. Come poteva prendere anche solo in considerazione quella proposta, alla sua età, con molti figli ormai sposati? Ogni parola di Krishna le sembrava una follìa che la lasciava più che mai perplessa. Semplice com'era, ella si sentiva sprofondare sempre più nell'angoscia all'idea di essere separata dal suo Signore.

Krishna continuò: "Bisogna che tu pensi anche alla tua prossima vita. Scegli dunque qualcuno che ti possa aiutare sia in questa vita sia nella prossima, perché Io non ne sono capace. Cara e bella principessa, tu sa che tutti i principi, compreso Sisupala, Salva, Jarasandha, Dantavakra e perfino tuo fratello maggiore Rukmi, Mi sono nemici e Mi odiano dal profondo del loro cuore. Pieni d'orgoglio a causa delle loro ricchezze materiali, non hanno mai avuto il minimo riguardo per chi si presentava davanti a loro. Così, se ho acconsentito a rapirti, come tu desideravi, è stato solo per dare loro una lezione. Io non ti amo veramente, anche se tu Mi amavi prima ancora di sposarMi.

"Come ti ho già spiegato, la vita familiare e l'amore coniugale non M'interessano. Non sono fatto per stare in una famiglia, avere una moglie, dei figli, una casa e delle ricchezze. Proprio come i Miei devoti, anch'Io non dò importanza a questi beni terreni, Solo la realizzazione spirituale M'interessa, perché solo questa Mi dà piacere." Su queste parole, Krishna S'interruppe bruscamente.

Sukadeva Gosvami, grande autorità in campo spirituale, ci fa notare che Krishna trascorreva quasi tutto il Suo tempo con Rukmini, e lei si vantava di questa grande fortuna. Ma il Signore non vuole che i Suoi devoti s'insuperbiscano, e appena uno tende a diventare orgoglioso Egli si trova subito il modo per abbassargli l'orgoglio. Pronunciando quelle parole così dure per Rukmini, Krishna la costrinse a concludere che nonostante il favore di cui le godeva, Egli avrebbe potuto lasciarla in qualsiasi momento.

Rukmini sapeva che il suo sposo non era un uomo comune, ma era Dio, la Persona Suprema, il maestro dei tre mondi. Ora Rukmini aveva paura di essere separata da Lui, perché mai prima di allora Egli le aveva parlato in quel modo. Questa paura la turbò moltissimo, e il suo cuore prese a palpitare forte. Senza dir parola si mise a piangere in preda a un'angoscia profonda, come se annegasse in un oceano di tristezza. In silenzio grattava il pavimento con le unghie degli alluci, che lasciavano un riflesso rosso. Lacrime rosa le scendevano lungo le guance mescolandosi al trucco nero degli occhi e le rigavano il petto cosparso di kunkuma e zafferano. Con la gola chiusa dall'angoscia, incapace di pronunciare una sola parola, stava là, immobile, col capo chino. In quell'estrema sofferenza perse la ragione, diventò debole e in un attimo il suo corpo dimagrì al punto che i braccialetti le caddero dalle braccia. Il camara con cui sventagliava Krishna le scivolò dalle mani, la mente e la memoria le si offuscarono e la coscienza l'abbandonò. I capelli ben pettinati si sciolsero, e lei cadde a terra lunga di stesa come un albero di banane abbattuto da un uragano.

Rukmini, dunque, non aveva preso per scherzo le parole di Krishna, ed Egli Se ne accorse subito. Di fronte alla sua sofferenza Si sentì commuovere, Lui, così pieno d'affetto per i Suoi devoti, e le manifestò subito la Sua misericordia. La relazione che univa Krishna e Rukmini era quella di Laksmi e Narayana, perciò il Signore apparve davanti a lei nella Sua forma di Narayana, a quattro braccia. AlzandoSi dal letto, la prese per le mani e la sollevò, poi accarezzandole il viso con le Sue mani rinfrescanti le mise in ordine i capelli spettinati e le asciugò il petto, e vista l'intensità del suo amore l'abbracciò.

Dio, la Persona Suprema, esperto nell'arte di presentare gli argomenti in modo logico e comprensibile volle ritirare l'effetto delle Sue parole di poco prima. Unico soccorso dei bhakta, Egli sa perfettamente come soddisfarli. Rukmini non aveva afferrato il significato delle Sue parole scherzose, e Krishna, per dissipare la sua confusione, riprese:

"Cara figlia del re Vidarbha, Mia cara Rukmini, ti prego, non fraintenderMi. Non essere crudele con Me. So che tu sei sinceramente e seriamente attaccata a Me, tu, la Mia eterna compagna. Le parole che ti hanno fatto così male non hanno niente di vero. Volevo solo irritarti un po', e mi aspettavo che tu stessi al gioco. Tu, invece, hai preso sul serio quelle parole; sono addolorato. Mi aspettavo di vedere le tue rosse labbra fremere di rabbia e sentire i tuoi aspri rimproveri. O perfezione dell'amore, non avrei mai pensato di vederTi in questa condizione. Credevo che Mi avresti fissato con occhi pieni di vendetta, e avrei così potuto contemplare la bellezza del tuo viso corrucciato.

"Mia cara e bella sposa, tu sai che nella nostra condizione di grhasha siamo sempre così presi da tante attività che non vediamo l'ora di stare insieme e scherzare un po' tra noi; qui sta il divertimento preferito della gente sposata. I grhastha lavorano duramente giorno r notte, ma la fatica di tutta una giornata di lavoro viene cancellata appena marito e moglie si rivedono e godono della vita." Sri Krishna voleva presentarsi come un comune grhastha che si diverte a scambiare frasi scherzose con la sua sposa. Più volte, dunque, Egli chiese a Rukmini di non prendere sul serio le Sue parole.

Tranquillizzata da queste dolci parole, Rukmini ora capiva che cosa si nascondeva dietro quei discorsi e a poco a poco la sua paura di essere separata dal Signore svanì. Ritrovando il sorriso, guardò con gioia il Suo volto. "Caro Signore dagli occhi di loto, disse, hai ragione di affermare che Tu e io non siamo una bella coppia. Non posso, io arrivare al Tuo livello, perché Tu sei il ricettacolo di tutte le qualità, l'illimitato, Dio, la Persona Suprema. Come potrei essere degna di Te? Come potrei paragonarmi a Te, maestro di ogni grandezza, maestro dei tre guna e oggetto dell'adorazione di grandi deva come Brahma e Siva? Io non sono che un prodotto dei tre guna, che sono ostacoli sul sentiero del servizio devozionale. Quando e dove potrei essere una sposa degna di Te? Mio caro Signore, hai giustamente affermato di aver preso rifugio nelle acque dell'oceano per paura dei re. Ma chi è il re di questo mondo materiale? Penso che non sia nessuno di quelli che conosciamo noi. No, sono i tre guna piuttosto, sono loro che controllano il mondo. Ma Tu, situato nel cuore di ogni essere, non ne sei toccato, e su questo non c'è dubbio.

"Tu sei sempre stato ostile ai re di questo mondo? Questi re, penso, sono i sensi. La loro potenza è la più formidabile, ed essi tengono tutti gli esseri sotto il loro dominio. E certamente Tu sei ostile a questi sensi materiali, perché non Ti ho mai visto subire il loro giogo. Anzi, Tu ne sei il maestro, Hrsikesa. Caro Signore, Tu hai detto di essere privo di ogni potere regale, e anche questo è vero. I Tuoi servitori, coloro che mostrano attaccamento per i Tuoi piedi di loto, rifiutano anch'essi la supremazia in questo mondo perché considerano ogni posizione materiale come la condizione più oscura e un ostacolo all'illuminazione spirituale. E se i Tuoi servitori non sono interessati al potere materiale, che dire di Te? Mio caro Signore quando Tu dici che non agisci come una persona comune con un preciso scopo nella vita, è vero. Perfino i Tuoi più grandi devoti e servitori, che sono famosi per la loro saggezza, rimangono in una condizione tale che nessuno può capire lo scopo della loro esistenza. La società umana li considera pazzi e cinici, ma il fine della loro vita rimane un mistero per l'uomo comune. Gli uomini degradati non potranno mai conoscere né Te né i Tuoi devoti. L'uomo impuro non può neppure immaginare i divertimenti che Ti uniscono ai Tuoi devoti. O illimitato, se gli atti e gli sforzi dei Tuoi devoti rimangono un mistero per l'uomo comune, che dire dei Tuoi? Tutte le energie e tutte le perfezioni sono impegnate al Tuo servizio e restano sotto la Tua protezione.

"Tu Ti sei descritto come uno squattrinato, ma è povertà la Tua? Poiché nulla esiste fuori di Te, che sei tutto, che bisogno avresti di possedere qualcosa? Al contrario degli altri, Tu non hai nulla da ottenere. Ogni contraddizione si risolve in Te perché sei assoluto. Tu non possiedi nulla, eppure nessuno è più ricco di Te. Nel mondo materiale nessuno può essere ricco senza possedere, ma questa contraddizione non esiste in Te perché sei assoluto. Nei Veda è detto che Tu non hai né braccia né gambe materiali, eppure accetti tutto ciò che i Tuoi devoti Ti offrono con devozione. Non hai né occhi né orecchi materiali, eppure vedi e senti tutto. E sebbene Tu non possegga nulla, i grandi deva che accettano le preghiere e l'adorazione degli altri esseri vengono ai Tuoi piedi per adorarTi e implorare la Tua misericordia. Come potresti dunque essere annoverato tra i poveri?

"Caro Signore, Tu hai affermato inoltre che la classe degli uomini ricchi non Ti offre alcuna adorazione. E' vero anche questo, perché coloro che sono orgogliosi dei loro beni materiali pensano soprattutto a usarli per il piacere dei sensi. Quando un povero si arricchisce, poiché non sa come impiegare bene una fortuna così duramente acquisita elabora sempre nuovi piani per soddisfare i sensi. In balìa dell'energia esterna, egli crede che nel piacere dei sensi il suo denaro sia ben impiegato e trascura così il Tuo servizio assoluto. Caro Signore, le persone che non posseggono nulla, come Tu hai detto, Ti sono molto care; infatti, rinunciando a tutto, il Tuo devoto desidera solo Te. Così è il grande saggio Narada Muni, che non possiede niente, eppure Ti è infinitamente caro.

"O Signore, Tu hai affermato che un matrimonio può essere felice solo se è celebrato tra persone della stessa condizione sociale, uguali in bellezza, ricchezza, forza, influenza e rinuncia. Ma tutto ciò sei solo Tu a concederlo, con la Tua misericordia, Tu, la fonte suprema e assoluta di tutte le perfezioni. E' a Te che gli uomini ricchi devono il loro benessere. Come afferma il Vedanta-sutra: janmady asya yatah, Tu sei la fonte suprema dalla quale ogni cosa emana, Tu sei il ricettacolo di ogni piacere. Perciò le persone sagge non desiderano altro che raggiungere Te, e per ottenere il Tuo favore rinunciando a tutto, persino alla realizzazione spirituale del Brahman. Tu sei lo scopo ultimo dell'esistenza, il ricettacolo in cui riposano tutti gli interessi degli esseri viventi. Coloro che hanno sincere motivazioni vogliono solo Te, e per Te abbandonano ogni cosa; ecco ciò che li rende degni di godere della Tua compagnia. Nella società dei servitori e del Servito che è la coscienza di Krishna, nessuno è soggetto ai piaceri e alle sofferenze che caratterizzano la società materialistica, basata sull'attrazione sessuale, perciò ognuno, uomo o donna, deve aspirare a farne parte. Tu sei Dio, la Persona Suprema, e nessuno può uguagliarTi o superarTi, perciò il sistema sociale più perfetto è quello in cui Tu rappresenti il centro e sei servito come Supremo, e quello in cui Tu rappresenti il centro e sei servito come Supremo, e tutti gli altri esseri sono Tuoi servitori. In una società così perfetta tutti possono essere per sempre felici.

"O Signore, Tu hai detto che solo i mendicanti cantano le Tue glorie, e questo è vero. Ma chi sono questi mendicanti? Sono grandi bhakta, esseri liberati, sannyasi; sono tutte grandi anime, Tuoi devoti, che non hanno altra occupazione che cantare le Tue glorie, e che sanno perdonare anche le peggiori offese. Questi cosiddetti mendicanti progrediscono sulla via spirituale tollerando tutte le difficoltà di questo mondo. Mio caro sposo, se ho scelto Te non credo sia stato per inesperienza; in realtà non ho fatto che seguire l'esempio di questi grandi mendicanti, e sulle loro orme ho deciso di abbandonare la mia vita ai Tuoi piedi di loto.

"Come hai affermato Tu stesso, Tu sei senza un soldo, ed è vero. Dai tutto Te stesso alle grandi anime e ai grandi bhakta. Sulla base di questo sapere ho persino rifiutato personaggi elevati come Brahma e il re Indra. O Signore, il tempo sovrano agisce solo sotto il Tuo ordine. La sua potenza è tale che in un attimo può devastare qualsiasi parte della creazione. Considerando tutto questo, ho pensato che Jarasandha, Sisupala e gli altri principi che desideravano la mia mano non erano più importanti di minuscoli insetti.

"Caro e onnipotente figlio di Vasudeva, dire che è stata la paura di tutti i grandi principi a farTi prendere rifugio nelle acque dell'oceano è un'affermazione credibile, ma che contraddice la mia esperienza con Te. Perché so bene come Tu mi hai rapita sotto gli occhi di tutti quei principi, e come li hai messi in fuga tutti nel giorno del mio matrimonio, semplicemente facendo vibrare la corda del Tuo arco, per darmi rifugio ai Tuoi piedi di loto. Ricordo che mi rapisti proprio come un leone che s'impadronisce con la forza della sua preda allontanando con uno sguardo tutti gli altri animali.

"Caro Signore dagli occhi di loto, non Ti capisco quando sostieni che le donne -e gli uomini hanno preso rifugio ai Tuoi piedi di loto passano i loro giorni nel dolore. La storia ci mostra che principi come Anga, Prthu, Bharata, Yayati Gaya, tutti grandi imperatori del mondo con una potenza che non conosceva rivali, rinunciarono alla loro posizione per ottenere il favore dei Tuoi piedi di loto e si ritirarono nella foresta per praticare severe austerità e penitenze. Come si può fare una simile scelta, accettando i Tuoi piedi di loto come l'unica realtà, se questa scelta procura solo dolore e lamento?

"Caro Signore, Tu mi hai consigliato di scegliere tra i principi un altro sposo e di separarmi da Te. Ma io so benissimo, mio caro Signore, che Tu sei il ricettacolo di tutte le qualità. Grandi saggi come Narada Muni sono eternamente impegnati a glorificare i Tuoi attributi trascendentali, e chiunque prenda rifugio in essi si libera subito da ogni contaminazione materiale e riceve, per questo contatto di retto col Tuo servizio, tutte le benedizioni della dea della fortuna. Perciò, quale donna al mondo che abbia anche solo una volta sentito cantare le Tue glorie da una fonte autorizzata e gustato in qualche modo il nettare dei Tuoi piedi di loto, potrebbe essere così sciocca da acconsentire alle nozze con un essere di questo mondo, dove si teme continuamente la morte, la malattia, la vecchiaia e la rinascita? Ecco perché ho acetato i Tuoi piedi di loto, non sconsideratamente, ma dopo matura riflessione. Caro Signore, maestro dei tre mondi, Tu puoi soddisfare tutti i desideri dei Tuoi devoti in questo mondo e nell'altro perché sei l'Anima Suprema nel cuore di ognuno. Perciò ho scelto Te, considerandoTi l'unico sposo adatto. Tu puoi gettarmi in qualsiasi forma di vita, secondo il karma delle mie azioni interessate, non m'importa. Tutto ciò che desidero è rimanere sempre ai Tuoi piedi di loto, perché Tu puoi liberare i Tuoi devoti dall'illusoria esistenza materiale, e sei sempre pronto a darTi a loro.

"Caro Signore, Tu mi hai proposto dei principi come Sisupala, Jarasandha o Dantavakra; ma qual è la loro posizione in questo mondo? Essi sono sempre immersi in occupazioni sfibranti per mantenere la loro famiglia, come buoi che girano giorno e notte la ruota del frantoio. Per questo sono paragonati anche agli asini, alle bestie da soma. Sono disprezzati come cani e sono avari come gatti. Si sono venduti come schiavi alle loro mogli. Una donna sfortunata che non hai mai sentito le Tue glorie potrà forse accettare un uomo simile come marito, ma certamente non colei che ha imparato conoscere Te, che sei lodato non solo dagli abitanti di questo pianeta, ma anche da grandi deva come Brahma e Siva. Questa donna non concederà mai la sua mano a nessuno se non a Te. L'uomo di questo mondo è solo un corpo morto. L'essere vivente, infatti, è coperto dal corpo, che non è altro che un sacco di pelle ornato di barba e baffi, peli , unghie sulla punta delle dita e capelli sulla testa. In questo sacco così ben decorato, fasci di muscoli, ossa e sangue mescolati con escrementi, urina, muco, bile e aria contaminata, sono la delizia di ogni sorta di germi e insetti! Solo una donna insensata può accettare come marito questo corpo morto, e nel suo errore grossolano lo ama come il caro compagno della sua vita. Ma come potrebbe commettere un tale errore se avesse gustato il sapore di eterna felicità dei Tuoi piedi di loto?

"Mio caro sposo dagli occhi di loto, essendo soddisfatto in Te stesso, poco T'importano la mia bellezza o le mie qualità. Non mi stupisce dunque il fatto che Tu non provi alcun attaccamento per me. Per quanto grande sia la posizione e la bellezza di una donna Tu non puoi sentirTi legato a lei. Ma che sia o no attaccato a me, fa' che la mia devozione e la mia attenzione siano sempre presenti ai Tuoi piedi di loto. Tu hai creato la passione, così quando mi lanci uno sguardo appassionato lo ricevo come la più grande benedizione della mia vita, e questi fortunati attimi sono la mia sola ambizione."

Punto per punto, Rukmini aveva risposto alle parole con cui Krishna aveva provocato la sua collera d'amore. Dopo averla ascoltata, Krishna disse: "Mia cara e casta sposa, Mia cara principessa, queste spiegazioni Mi aspettavo da te; tutti i Miei discorsi scherzosi, ben lontani dai Miei veri sentimenti, non avevano altro scopo, e ora questo scopo è stato raggiunto. Tu hai dato alle Mie parole spiegazioni meravigliose e veritiere, e Io le approvo completamente. O splendida Rukmini, sei tu la Mia sposa più cara, e Io sono molto soddisfatto di vedere quant'è grande il tuo amore per Me. Sii certa, ti prego, che qualunque sia la tua ambizione e il tuo desiderio, qualunque cosa ti aspetti da Me, ti sarà sempre accordata. Sono per sempre il tuo servitore. E' vero che i Miei devoti, i Miei amici e servitori più cari sono sempre liberi da ogni contaminazione materiale, anche se non Mi pregano per ottenere questa liberazione. Essi non desiderano mai niente da Me se non servirMi; e se capita che Mi facciano qualche richiesta, perché essi dipendono completamente da Me, non è mai una richiesta di carattere materiale. Le ambizioni e i desideri, invece d'incatenare i Miei devoti alla materia, sono per loro la fonte di liberazione da questo mondo.

"Mia cara sposa, casta e virtuosa, ho voluto mettere alla prova il tuo amore e la tua castità, e tu hai superato brillantemente questa prova. Ho voluto turbarti con parole che non meritavi affatto, ma sono sorpreso di vedere che la tua devozione per Me non ha perso niente della sua forza iniziale. Cara sposa, sono Io che concedo ogni benedizione, anche la liberazione da questo mondo, e sono Io soltanto che posso porre fine all'esistenza materiale per richiamare l'anima condizionata alla sua dimora originale, accanto a Me. Coloro che hanno per Me una devozione impura Mi adorano per ottenere benefici materiali, per rimanere in un mondo di felicità materiale, che culmina nel piacere sessuale. Coloro che tollerano severe austerità al solo scopo di raggiungere questa felicità sono certamente coperti dall'illusione della Mia energia esterna. Le persone che s'impegnano nel Mio servizio di devozione solo per uno scopo materiale, per dare qualche piacere ai sensi, sono senz'altro le più stolte. La felicità materiale, basata sulla vita sessuale, si trova anche nelle forme di vita più abominevoli, tra i cani e porci. Nessuno dovrebbe avvicinarMi per una felicità che si può trovare anche nelle condizioni infernali di vita. Se si aspira alla felicità di questo mondo, senza desiderare Me, allora è meglio rimanere in questa condizione infernale."

La contaminazione di questo mondo materiale è così radicata negli esseri condizionati che tutti lavorano duramente giorno e notte per avere qualche piacere materiale. Tutto lo sfoggio di religiosità, austerità, penitenza, filantropia, politica e scienza a cui tutti si prestano ha un solo scopo, quello di realizzare qualche guadagno materiale. E per un successo più rapido su questa via i materialisti adorano generalmente vari deva e talvolta, sotto il dominio delle tendenze materiali, adottano perfino il servizio di devozione offerto al Signore. Può succedere che se una persona serve sinceramente il Signore pur mantenendo qualche ambizione materiale, Krishna, nella Sua grande bontà, lo privi di queste fonti di felicità materiale. Allora, nell'impossibilità di ricorrere ai piaceri di questo mondo, il bhakta s'impegna totalmente nel puro servizio di devozione.

Sri Krishna continuò: "Mia cara Rukmini, o migliore tra le regine, è chiaro che tu non nutri alcuna ambizione materiale; il tuo unico desiderio è servirMi, e da molto tempo lo fai con una devozione pura. Tale servizio di devozione, puro ed esemplare, non solo ha il potere di liberare il bhakta da questo mondo materiale, ma anche quello di elevarlo al regno spirituale, dove Mi servirà eternamente. Ma coloro che sono troppo attaccati alla felicità materiale non possono offrirMi questo servizio. Le donne dal cuore impuro, pieno di desideri materiali, inventano sempre nuovi modi per dar piacere ai loro sensi pur mostrando esternamente grande devozione per la Mia Persona.

"Mia cara e onorata sposa, sebbene abbia migliaia di spose, penso che nessuna Mi ami di un amore più grande del tuo. La prova è che tu non Mi avevi mai visto prima del nostro matrimonio; avevi solo sentito parlare di Me, ma non per questo diminuì la tua fede in Me, ma non per questo diminuì la tua fede in Me, e in presenza di numerosi principi qualificati, ricchi e belli, tu rimanesti ferma nella tua scelta e non esitasti a preferirMi a loro. Ignorandoli tutti, M'inviasti con delicatezza una lettera segreta, in cui M'invitavi a rapirti. Rukmì, tuo fratello maggiore, protestò violentemente mentre ti portavo via e volle opporsi con le armi, ma fu vinto e sfigurato senza pietà. In seguito, alle nozze di Aniruddha, durante una partita di scacchi sorse una controversia che degenerò in una lite tra Rukmi e mio fratello maggiore Balarama, che finì per uccidere tuo fratello. Fui sorpreso allora di non sentire da te neppure una parola di protesta: angosciata al solo pensiero di essere separata da Me, tu sopportasti tutto senza dir nulla. Col tuo silenzio, Mia cara sposa, Mi hai conquistato per l'eternità e Mi hai sottomesso a te per sempre. Quando M'inviasTi il tuo messaggero chiedondoMi di rapirti e il Mio arrivo si fece attendere, per tutto il tempo di quell'attesa il mondo intero ti sembrò vuoto. Pensasti che nessun altro doveva toccare il tuo meraviglioso corpo, e credendo che Io non sarei più arrivato, decidesti di toglierti la vita. Cara Ruikmini, un amore così grande e così alto rimarrà per sempre nella Mia anima. Come potrei ricambiare la tua pura devozione?"

Dio, la Persona Suprema, Sri Krishna, non ha bisogno di essere il marito, il figlio o il padre di qualcuno, perché tutto Gli appartiene e tutti sono sotto il Suo controllo. Egli è atmarama, soddisfatto in Sé stesso, cioè può trovare ogni piacere in Sé stesso, cioè può trovare ogni piacere in Sé senza bisogno di alcun intervento esterno. Ma quando discende in questo mondo e interpreta la parte di un essere umano, il Signore diventa lo sposo, il figlio, l'amico o il nemico. Così, nella parte dello sposo ideale delle regine di Dvaraka, e specialmente di Rukmini Sri Krishna godette dell'amore coniugale in modo perfetto.

Secondo la cultura vedica la poligamia è ammessa, ma nessuna delle moglie dev'essere trascurata. In altre parole, un uomo può sposare molte donne solo se è capace di soddisfarle tutte ugualmente da uomo di famiglia ideale. Sri Krishna è il precettore del mondo, perciò sebbene non avesse alcun bisogno di una sposa, Si moltiplicò in tante forme quante erano le Sue spose e visse con ciascuna di loro come marito ideale, osservando i princìpi regolatori, le norme e i doveri prescritti dai Veda, dalle leggi e dalla tradizione sociale. Per ciascuna delle Sue 16.108 mogli Egli mantenne simultaneamente differenti palazzi con differenti ambienti. Così il Signore, sebbene Uno, Si manifestò in 16.108 capifamiglia modello.

 

Così terminano gli insegnamenti di Bhaktivedanta sul cinquantanovesimo capitolo del Libro di Krishna, intitolato: "Conversazioni tra Krishna e Rukmini".

 

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(¹) Coda di yak applicata a un manico e usata come ventaglio.

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