Il Libro di Krishna

 

CAPITOLO 50

 

La liberazione di Mucukunda

 

 

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Appena Maharaja Pariksit sentì da Sukadeva Gosvami il racconto della morte di Kalayavana, volle sapere chi era quell'uomo addormentato: "Perché dormiva in quella caverna? Come aveva ottenuto il potere d'incenerire un uomo con un semplice sguardo?"

"O re, rispose Sudadeva Gosvami, quell'uomo era nato nell'illustre famiglia del re Iksvaku, a cui apparteneva anche Sri Ramacandra. Figlio del grande re Mandhata, era anche lui una grande anima ed era conosciuto col nome di Mucukunda. Rigido osservante dei principi vedici e sempre fedele alla parola data, il re Mucukunda era così potente che perfino Indra e altri grandi deva chiedevano il suo aiuto nella lotta contro gli asura, che furono da lui affrontati più volte, sempre per proteggere i deva."

Il comandante dell'esercito dei deva, Karttikeya, apprezzava molto le qualità di Mucukunda, ma ritenendo che il re avesse già fatto fin troppo nella lotta contro gli asura, lo invitò a ritirarsi dal campo di battaglia e gli consigliò di riposare per qualche tempo. "O re, gli disse, tu hai sacrificato tutto per la causa dei deva. Tu regnavi su un regno meraviglioso, che nessun nemico avrebbe mai osato attaccare, e l'hai lasciato, trascurando ricchezze e proprietà senza nutrire alcuna ambizione personale. Nei lunghi anni della tua assenza, mentre combattevi nelle nostre file, la tua famiglia, i tuoi figli, gli amici e i ministri, tutti, col passare del tempo, hanno lasciati questo mondo. Il tempo non si ferma per nessuno e se tu tornassi a casa non troveresti vivo nessuno. Implacabile, il tempo ha spazzato via tutti i tuoi cari. Il tempo è potente perché rappresenta Dio, la Persona Suprema; nulla è dunque più potente del tempo. Egli opera senza difficoltà anche i cambiamenti più sottili, e nessuno può fermarlo. Come un domatore fa muovere le sue bestie, così il tempo modifica ogni cosa a suo piacimento. Nessuno può sostituire la propria volontà del tempo supremo."

Rivolgendosi così a Mucukunda, i deva gli offrirono qualunque benedizione avesse desiderato, eccetto la liberazione. Questa, infatti, solo il Signore Supremo, Sri Visnu, o Krishna, può concederla; perciò Krishna è chiamato anche Mukunda, "Colui che può offrire la liberazione".

Il re Mucukunda aveva trascorso molti e molti anni senza dormire, durante i quali aveva combattuto dure battaglie; sentiva perciò il peso di un'immensa stanchezza e pensò subito di ristorarsi con un buon riposo quando i deva gli offrirono la loro benedizione. Rispose quindi: "O Karttikeya, il migliore tra i deva, il mio unico desiderio è ora quello di riposare; perciò, ti prego, accordami il potere d'incenerire con un semplice sguardo chiunque osi turbare il mio sonno e mi svegli prima del tempo." Così, con la benedizione di un riposo indisturbato, il re entrò nella caverna.

Passò molto tempo, finché un giorno, grazie al favore accordato da Karttikeya, Kalayavana fu ridotto in cenere con la forza di un semplice sguardo. Il Signore era entrato in quella caverna col preciso scopo di liberare il re Mucukunda addormentato là dentro, ma poiché desiderava anche eliminare l'aggressore di Mathura, Kalayavana, aveva fatto in modo che Mucukunda scorgesse Kalayavana, raggiungendo così, con una sola azione, entrambi gli scopi. Così agisce il Signore Supremo: uno solo dei Suoi atti serve a più scopi.

Morto Kalayavana, Sri Krishna Si mostrò al re Mucukunda. Il Signore era nella Sua forma di Visnu-murti, a quattro braccia, sfolgorante nei Suoi abiti gialli, col simbolo di srivatsa sul petto e il kaustubha-mani intorno al collo, e con la ghirlanda vaijayanti che scendeva fino a sfiorarGli le ginocchia. Col volto illuminato da un sorriso meraviglioso e incorniciato da stupendi orecchini di pietre preziose, Krishna era di una bellezza che è al di là dell'immaginazione di qualunque essere umano. Il Signore Si rivelava così a Mucukunda, a cui rivolse sguardi di uno splendore così grande che il re ne fu affascinato. Sebbene fosse Dio, la Persona Suprema, il primo e il più antico. Sebbene fosse Dio, la Persona Suprema, il primo e il più antico degli esseri, Egli aveva l'aspetto di un giovane dall'eterna freschezza e le movenze di un cervo grande e libero nella foresta. Appariva di una tale potenza che tutti gli uomini dovrebbero temerLo.

Di fronte all'aspetto magnifico di Krishna, Mucukunda si rivolse a Lui umilmente, mosso dal desiderio di sapere chi fosse il personaggio maestoso che gli stava davanti: "Mio Signore, posso chiedertTi i motivi che Ti hanno spinto fin qui, in questa caverna? Chi sei? I Tuoi piedi sembrano delicati come fiori di loto, come hai potuto attraversare questa foresta irta di spine e di rovi? Sono sorpreso! Non sei Tu forse il Signore Supremo, il potente tra i potenti, la fonte originale della luce e del fuoco? O devo considerarTi uno dei grandi deva come il sole, la luna o Indra, il re dei pianeti celesti? O forse sei il deva come il sole, la luna o Indra, il re dei pianeti celesti? O forse sei il deva-maestro di qualche altro pianeta?"

Mucukunda sapeva che ogni sistema planetario superiore è governato da un deva sovrano. Egli non era dunque nell'ignoranza come l'uomo d'oggi. Infatti, l'uomo d'oggi crede che fra tutti i pianeti soltanto la Terra sia abitata. La domanda di Mucukunda sull'identità di Krishna come deva-maestro di un pianeta a lui sconosciuto è dunque pertinente. Però, come puro devoto del Signore, il re capì subito che Sri Krishna, per il Suo splendore, non poteva essere un semplice deva, ne poteva appartenere al mondo materiale. Non poteva essere che il Signore Supremo, Krishna, la fonte d'innumerevoli forme Visnu-murti. Presente davanti a lui c'era dunque Purusottama, Sri Visnu. Mucukunda si era accorto che le dense tenebre della caverna si erano dissipate in Sua presenza, perciò non c'erano più dubbi: quell'essere era proprio Dio, la Persona Suprema. Mucukunda sapeva bene che ovunque il Signore è presente in persona col Suo santo nome assoluto, i Suoi attributi e la Sua forma, le tenebre dell'ignoranza soccombono. Il Signore è come una torcia nell'oscurità; illumina immediatamente ogni luogo buio.

Desiderando avere da Krishna stesso la conferma della Sua identità, il re disse: "O Tu che sei il migliore tra gli uomini, se ritieni che io sia degno di conoscerti, allora, Ti prego, dimmi chi sei. A quale stirpe appartieni? Qual è la Tua posizione e la Tua tradizione familiare?" Il re Mucukunda pensò poi di rivelare al Signore le propria identità prima d'indagare sulla Sua, perché l'etichetta vuole che una persona inferiore non chieda a un'altra di natura superiore la sua identità se prima non ha rivelato la propria. Perciò il re continuò: "O Signore, devi sapere che appartengo alla dinastia più famosa, quella del re Iksvaku, anche se personalmente non possiedo la grandezza del mio antenato. Mi chiamo Mucukunda e sono figlio di Mandhata; mio nonno era il grande re Yuvanasva. Dopo migliaia e migliaia di anni trascorsi senza mai riposare, sentendomi allo stremo delle forze e con le membra indebolite e quasi incapace di agire, mi ero ritirato in questa caverna per riacquistare vigore, fin quando uno sconosciuto non venne a interrompere il mio riposo. Per quest'offesa, io l'ho ridotto in cenere con uno sguardo. Ma ora che ho la fortuna di contemplare il Tuo aspetto, così bello e maestoso, penso che ho la fortuna di contemplare il Tuo aspetto, così bello e maestoso, penso che proprio Tu sia stato a volere la morte di quell'individuo. O Signore, davanti allo sfolgorio accecante del Tuo corpo i miei occhi non riescono a vederTi distintamente. So che la mia potenza, per quanto grande, quasi scompare di fronte alla Tua, che si è manifestata con tanto fulgore. O Signore, Tu sei degno dell'adorazione di tutti gli esseri."

Vedendolo così ansioso di conoscere la Sua identità, Sri Krishna Si rivolse sorridendo a Mucukunda: "Caro re, la Mia apparizione, la Mia scomparsa e i Miei atti è impossibile descriverli. Come tu forse sai, la Mia emanazione plenaria Anantadeva con le sue innumerevoli bocche sta tentando da tempo immemorabile di esprimere con parole il Mio nome, la Mia fama, i Miei attributi, i Miei atti, la Mia apparizione, la Mia scomparsa e le Mie discese in questo mondo, ma ancora non vede il termine della Sua impresa. Com'è possibile dunque conoscere tutti i Miei nomi e le Mie forme? Uno scienziato potrà calcolare il numero degli atomi che compongono la Terra, ma non i Miei nomi, forme e attività, che sono infiniti. Neanche grandi saggi e santi bhakta, che tentano da sempre di elencare le Mie svariate forme e attività, sono mai riusciti a concludere la loro opera. Ma poiché tu sei molto ansioso di conoscerMi, sappi che Io sono disceso ora su questo pianeta per distruggere i principi demoniaci che hanno invaso l'umanità e per ristabilire i principi della religione prescritti dai Veda.

Accogliendo l'invito di Brahma, il deva-maestro di questo universo a compiere questa missione, sono apparso nella dinastia Yadu come uno dei suoi componenti scegliendo come padre Vasudeva, da cui il Mio nome Vasudeva, cioè figlio di Vasudeva. Sappi inoltre che ho ucciso Kamsa, che era Kalanemi nella sua vita precedente, e Pralambasura, insieme a molti altri asura ancora, che si sono comportati da nemici, come quell'asura apparso qui, che tu hai incenerito con lo sguardo. Caro Mucukunda, ho voluto mostrarti la Mia misericordia incondizionata apparendo di fronte a te in questa forma, che puoi ora contemplare finché ti sentirai appagato, perché tu sei un Mio grande devoto, come lo sei stato anche nella tua vita precedente, quando invocasti la Mia misericordia. E Io, che nutro un profondo affetto verso i Miei devoti, sono venuto per soddisfare la tua richiesta, per accordarti la benedizione che desideri, perché è Mio principio eterno esaudire con la Mia grazia i desideri di chiunque prenda rifugio in Me."

Quando Sri Krishna gli offrì la Sua benedizione, Mucukunda ricordò subito con grande gioia l'antica profezia di Gargamuni che preannunciava la venuta di Sri Krishna su questo pianeta nella ventottesima era di Vaivasvata Manu. Così il re venne a conoscenza che di fronte a lui era la Persona Suprema, Narayana, nella forma di Sri Krishna, e prontamente cadde ai Suoi piedi di loto e Gli rivolse questa preghiera:

"O Signore, o Persona Suprema, tutti gli esseri di questo pianeta subiscono l'illusione della Tua esterna e il fascino di quell'illusoria soddisfazione che nasce dal piacere dei sensi. Presi come siamo dalle attività illusorie, ci rifiutiamo di adorare i Tuoi piedi di loto, e inconsapevoli dei benefici che si ottengono da questo abbandono, siamo costretti a subire le condizioni miserabili dell'esistenza materiale. Come tanti sciocchi, ci leghiamo alle relazioni sociali, all'amicizia e all'amore illusorio di questo mondo, tutte cose che sono fonti di sventure soltanto. Sedotti dalla Tua energia esterna tutti uomini e donne, si attaccano all'esistenza materiale ingannandosi l'un l'altro al gioco universale dei truffatori e dei truffati. Ignorano, questi stolti, il valore della forma umana e trascurano di adorare i Tuoi piedi di loto. Sotto l'azione della Tua energia esterna, tutti rimangono abbagliati dal luccichio delle attività materiali come stupide bestie cadute in un pozzo." Si trovano, nei campi, certi pozzi abbandonati, ormai ricoperti dall'erba, e le povere bestie, allettate da quei pochi fili d'erba, vi cadono dentro ignare e muoiono se qualcuno non viene in loro soccorso. Analoga è la sorte di questi stolti che, ignorando l'importanza della vita umana, la sprecano nei piaceri dei sensi, e muoiono stupidamente, inutilmente.

"O Signore, neanche per me fa eccezione questa legge universale. Sono anch'io uno di quegli sciocchi che perdono tempo. Anzi, la mia situazione è perfino più difficile, perché come componente la classe dei re sono preda dell'orgoglio più di un uomo comune che crede di possedere il proprio corpo o la propria famiglia. Sempre con questi pensieri, ma su scala più vasta, io credevo addirittura di poter diventare il signore del mondo, e più il mio orgoglio s'ingigantiva all'idea di futuri piaceri materiali, più si rafforzava in me la concezione materialistica dell'esistenza. Il mio attaccamento alla casa, alla moglie e ai figli, al denaro e al dominio sul mondo si consolidava sempre più fino a non conoscere limiti. Da allora il pensiero delle mie condizioni materiali non m'abbandonò più.

"O Signore, ho sprecato così questa mia preziosa esistenza, senza trarne alcun beneficio. Consideravo perfino questo corpo materiale -sacco di carne e ossa- come l'inizio e la fine; ero diventato vanitoso come un cane che si crede il re dell'umanità. Indotto da false concezioni sull'esistenza, presi a viaggiare attraverso il mondo scortato dalle mie milizie -soldati, carri, elefanti e cavalli. Attorniato da numerosi generali e ubriacato dal potere, non riuscivo a ritrovare Tua Grazia, l'amico più intimo, che da sempre è nel mio cuore. Nessun interesse mi spingeva verso di Te, e questo fu il difetto della mia cosiddetta elevata posizione materiale. Come me, tutti trascurano la realizzazione spirituale e diventano così preda di un'angoscia costante: 'Che fare? Che sarà del domani?' Ma così tenacemente i desideri materialisti ci legano che continuiamo a persistere nella nostra follia.

"Immergiamoci pure in pensieri materiali, ma il tempo -manifestazione della Tua Persona- è implacabile e non dimentica il suo dovere, così allo scadere dei giorni che ci furono assegnati, Tua Grazia mette fine a tutte le nostre illusioni. Nella forma del tempo Tu poni termine a tutte le nostre attività, come un grande serpente nero affamato che inghiotte spietatamente un piccolo topo. Sotto l'azione crudele del tempo, il mio corpo regale, sempre ornato d'oro e seduto su un carro trainato da superbi destrieri o sul dorso di un elefante bardato d'oro, questo corpo che si diceva re tra gli uomini, si decomporrà, diventerà il pasto di vermi, insetti e altre bestie, si trasformerà nei loro escrementi o finirà in cenere. Quando è vivo, il corpo può sembrare bello e attraente, ma una volta morto, anche il corpo di un re sarà divorato e trasformato in escrementi, o bruciato e ridotto in cenere, oppure seppellito nella terra dove si tramuterà in differenti tipi di vermi e insetti.

"O Signore, il tempo inesorabile non s'impose su di noi solo con la morte, ma in vari modo anche durante tutta la nostra esistenza. Re potente, conquistatore del mondo, ma quando torno nel mio regno posso venire sconfitto da varie condizioni materiali. Tutti i re subordinati mi offrono i loro rispetti quando entro trionfalmente nella mia reggia in festa, ma appena sono negli appartamenti più interni del palazzo divento uno strumento nelle mani delle regine e per sete di piaceri sensuali cado ai piedi delle donne. L'esistenza materiale è così complessa che prima di poterne godere i frutti siamo costretti a lavorare così duramente che le stesse occasioni di godimento si fanno estremamente rare. Per poter conoscere una giovinezza piena di agevolazioni materiali occorre sottoporsi a severe austerità ed elevarsi ai pianeti superiori. Anche chi nasce in una famiglia molto ricca o regale deve continuamente preoccuparsi di mantenere la propria posizione e prepararsi alla prossima vita compiendo vari sacrifici e atti di carità. Anche un re conosce le ansietà, non solo per l'amministrazione politica del suo regno, ma anche per il desiderio di essere elevato ai pianeti celesti.

"E' molto difficile, dunque, sfuggire alla trappola della materia, ma colui che in un modo o nell'altro incontra il Tuo favore potrà, con la Tua grazia, entrare in contatto con un puro bhakta; primo passo, questo, per uscire dalle reti dell'esistenza condizionata. O Signore, solo attraverso la compagnia dei puri bhakta Tua Grazia ci lega a Sé, Tua Grazia che è il sovrano del mondo materiale e spirituale. Tu sei il fine ultimo di tutti i puri bhakta, e in loro compagnia si può risvegliare il nostro amore per Te, che si era assopito. La coscienza di Krishna coltivata a contatto coni puri bhakta è la forza che libera dalla prigionia della materia.

"O Signore, così grande è la Tua misericordia che nonostante il mio disdegno per la compagnia dei Tuoi grandi devoti, Tu mi hai mostrato la Tua infinita misericordia solo per aver incontrato un puro bhakta come Gargamuni. Soltanto la Tua misericordia incondizionata mi ha fatto perdere la mia ricchezza materiale, il regno e la mia famiglia, di cui non avrei saputo liberarmi altrimenti. Re e imperatori abbracciano la vita di rinuncia per dimenticare gli agi della loro esistenza regale, ma io sono stato sottratto alla mia condizione regale grazie alla Tua misericordia incondizionata. Gli altri re devono affrontare i disagi della rinuncia per troncare il loro attaccamento al regno e alla famiglia; io invece, grazie alla Tua misericordia, non sono dovuto diventare un mendicante e non ho dovuto praticare la rinuncia.

"O Signore, che possa per sempre impegnarmi nel sublime servizio di devozione offerto ai Tuoi piedi di loto, l'ambizione dei Tuoi puri devoti, che sono liberi da ogni contaminazione materiale. Questa è la mia preghiera. Tu sei Dio, la Persona Suprema, e puoi darmi tutto ciò che desidero, anche la liberazione. Ma chi sarà mai quello sciocco che dopo avertTi soddisfatto vorrà chiederTi in cambio nuovi legami materiali? Mi abbandono dunque a Te, Signore Sovrano, Anima Suprema situato nel cuore di ognuno e radiosità del Brahman impersonale. Tu sei anche questo universo materiale, semplice manifestazione della Tua energia esterna. Così, da ogni punto di vista, di tutti Tu sei il rifugio supremo. Tutti gli esseri, sia al livello materiale che spirituale, devono prendere rifugio ai Tuoi piedi di loto. Mi sottometto a Te, mio Signore. Per molte e molte nascite ho sopportato le tre forme di sofferenza proprie dell'esistenza materiale, ma ora sono stanco. Dopo aver agito sotto la spinta dei sensi, senza mai conoscere la soddisfazione, prendo ora rifugio ai Tuoi piedi di loto, fonte di pace e liberazione dalle tristezze, che nascono dalla contaminazione materiale. O Signore, Tu sei l'Anima Suprema in ogni essere, il Tuo sapere perciò non ha limiti. Ora sono libero dalla contaminazione dei desideri materiali: non voglio più godere di questo mondo e non desidero neppure fondermi nel Tuo sfolgorio spirituale o meditare sul Tuo aspetto 'localizzato', il Paramatma, perché so che semplicemente prendendo rifugio in Te conoscerò la pace perfetta."

Ascoltata la preghiera del re Mucukunda, Krishna rispose: "Mio caro re, sono lieto di aver sentito da te queste parole e sono sorpreso nel vedere come pur essendo stato il più potente re di questa Terra, ora la tua mente sia libera da ogni contaminazione materiale. Adesso sei pronto per il servizio di devozione. Sono contento che tu non abbia chiesto alcun beneficio materiale, pur avendo la possibilità di ottenere da M qualunque favore; questo è il sintomo che ora la tua mente è fissa in Me, e più nessuna imperfezione materiale la turba.

"Virtù, passione e ignoranza sono i tre guna. Chi si trova sotto l'influsso della passione e dell'ignoranza si sforzerà, sotto la la spinta della cupidigia e di altri desideri impuri, di trovare la felicità in questo mondo, mentre chi è situato nella virtù cerca di purificarsi attraverso varie austerità. L'essere che diventa un vero brahmana aspira a fondersi nell'esistenza del Signore, ma quando non desidera nient'altro che servire i piedi di loto del Signore, raggiunge un livello superiore ancora, al di là dei tre guna. Il puro bhakta, dunque trascende ogni influsso materiale. O re, se ti ho dato la possibilità d chiederMi un beneficio a tua scelta era per conoscere il tuo progresso nel servizio di devozione. Ora so che hai raggiunto il livello dei Miei puri devoti perché la tua mente non è più turbata da nessun desiderio materiale, da nessuna avidità, da nessuna cupidigia. Neppure gli yogi che tentano di elevarsi attraverso il controllo dei sensi e meditano su di Me praticando il pranayama con lo scopo di dominare i movimenti respiratori sono altrettanto liberi dalla materia, perché più volte si è visto che davanti alla tentazione essi ricadono sul piano materiale."

Visvamitra Muni ne è un vivido esempio. Grande yogi, egli aveva praticato a lungo il pranayama, ma quando Menaka, una cortigiana dei pianeti superiori, gli fece visita, egli perse ogni controllo di sé e concepì con lei una figlia, Sakuntala. Invece, il puro bhakta Haridasa Thakura diede prova della più grande fermezza, anche davanti alle lusinghe di alcune prostitute.

"O re, continuò Sri Krishna, che tu possa pensare sempre a Me, questa è la Mia speciale benedizione; così potrai attraversare leberamente quest'universo materiale senza subire la contaminazione dei tre guna." Queste parole del Signore sono la conferma che una persona veramente assorta nella coscienza di Krishna e impegnata, sotto la guida di un maestro spirituale, nel sublime servizio d'amore al Signore non è mai contaminata dai tre guna.

"Mio caro re, proseguì ancora il Signore, come ksatriya tu hai inevitabilente commesso l'offesa di uccidere degli animali durante la caccia o nel corso della tua politica, perciò, per ritrovare la tua purezza, segui la pratica del bhakti-yoga e tieni la mente costantemente assorta in Me; presto verrà il tempo in cui sarai per sempre libero dalle conseguenze di questi atti nefasti." Dalle parole di Krishna sembra che gli ksatriya, benché fossero autorizzati a uccidere animali andando a caccia, non fossero autorizzati a uccidere animali andando a caccia, non fossero immuni dalle conseguenze di questo atto colpevole. Poco importa, dunque, il varna a cui si appartiene, a tutti -ksatriya, vaisya o brahmana- è consigliato adottare il sannyasa verso la fine dell'esistenza per dedicare completamente sé stessi al servizio del Signore e liberarsi così da tutte le conseguenze degli atti colpevoli commessi.

Poi, al re Mucukunda il Signore predisse: "Nella tua prossima vita rinascerai come un vaisnava altamente qualificato, il migliore tra i brahmana. Allora il tuo unico dovere sarà quello di dedicarti al Mio servizio sublime." I vaisnava sono considerati i brahmana più elevati perché nessuno, se non ha acquisito le qualità di un vero brahmana, può diventare un vaisnava. Il livello di vaisnava si raggiunge quando si è totalmente dedicati al bene di tutti gli esseri, e la più alta opera di carità consiste nel predicare la coscienza di Krishna. Il Signore indica qui che il Suo favore più alto si manifesta nel rendere un essere assolutamente cosciente di Lui e impegnando nella divulgazione della filosofia vaisnava.

 

Così terminano gli insegnamenti di Bhaktivedanta sul cinquantesimo capitolo del Libro di Krishna, intitolato: "La liberazione di Mucukunda".

 

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