Il Libro di Krishna

 

CAPITOLO 57

 

Krishna sposa cinque regine

 

 

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Si era sparsa la voce che in seguito alle macchinazioni di Dritarastra, i cinque Pandava e la loro madre Kunti fossero morti nell'incendio che aveva distrutto la casa di lacca in cui vivevano. Ma quando furono visti qualche tempo dopo alle nozze di Draupadi, corse voce che i Pandava e la loro madre erano ancora in vita. Ed era questa la verità: i Pandava, di ritorno nella loro capitale, Hastinapura, potevano essere visti da tutti. Quando queste notizie giunsero a Krishna e Balarama, Krishna desiderò vederli personalmente e decise di andare ad Hastinapura.

Questa volta fu in veste di principe reale che Krishna visitò Hastinapura, accompagnato dal comandante del Suo esercito, Yuyudhana, e da numerosi altri guerrieri. Egli non rispondeva a un vero e proprio invito, ma andava dai Pandava per affetto verso di loro, che erano Suoi grandi devoti, e li onorava di questa visita senza averli prima avvertiti. Appena i Pandava Lo videro si alzarono in piedi. Krishna è chiamato "Mukunda", perché è sufficiente vederLo in piena coscienza o avere un contatto continuo con Lui per essere subito liberati da ogni angoscia materiale e benedetti con ogni felicità spirituale.

Vedendo Krishna, i Pandava si sentirono rinascere, come se si risvegliassero dopo un lungo sonno per tornare alla vita. Quando un uomo giace a terra svenuto, i suoi sensi e le altre parti del corpo sono completamente inerti, ma appena torna in sé i sensi riprendono a funzionare. Così, per i Pandava ricevere Krishna era come riprendere coscienza, rivivere. Sri Krishna li abbracciò tutti, e al Suo contatto ognuno si sentì immediatamente libero da ogni contaminazione materiale, cosicché tutti vedendo il Suo viso sorridevano, pieni di felicità spirituale di un uomo comune, Sri Krishna, Dio, la Persona Suprema, toccò subito i piedi di Yudhisthira e di Bhima, più anziani di Lui, mentre Arjuna Lo abbracciava come un amico della stessa età, e i due fratelli più giovani, Nakula e Sahadeva, toccavano i Suoi piedi di loto per mostrarGli il loro rispetto. Dopo quest'accoglienza conforme all'etichetta, il Signore ricevette un seggio elevato, e quando Si fu comodamente seduto, Gli si avvicinò in tutta la sua bellezza e grazia naturale la giovane sposa dei Pandava, Draupadi, per offrirGli il suo rispetto. Dopo quest'accoglienza conforme all'etichetta, il Signore ricevette un seggio elevato, e quando Si fu comodamente seduto, Gli si avvicinò in tutta la sua bellezza e grazia naturale la giovane sposa dei Pandava, Draupadi, per offrirGli il suo rispettoso saluto. Anche gli Yadava che avevano accompagnato Krishna furono ricevuti con grande considerazione, e Satyaki (Yuyudhana), in particolare, fu offerto un comodo seggio. Infine, quando tutti furono messi a loro ago, i cinque fratelli presero posto accanto a Sri Krishna.

Il Signore andò quindi a far visita alla madre dei Pandava, Srimati Kuntidevi, Sua zia paterna, e in segno di rispetto le toccò i piedi. Gli occhi di Kuntidevi si riempirono di lacrime e sopraffatta da un grande amore abbracciò affettuosamente Krishna. Poi Gli chiese notizie della sua famiglia, di suo fratello Vasudeva e della sua sposa e degli altri parenti; e Krishna a Sua volta S'informò del benessere della famiglia Pandava. Benché fosse unita a Krishna da legami familiari, Kuntidevi capì subito, appena Lo incontrò, che Egli non era altri che Dio, la Persona Suprema. Le tornarono in mente le sventure che aveva dovuto subire, e come i Pandava e lei stessa ne erano usciti sani e salvi per la grazia di Krishna. Sapeva perfettamente che senza la Sua grazia nessuno sarebbe riuscito a salvarli dall'incendio della casa di lacca tramato da Dritarastra e dai suoi figli, e con voce tremante cominciò a narrare a Krishna la storia della sua vita e di quella dei suoi figli.

"Caro Krishna, ricordo il giorno in cui Tu mandasti mio fratello Akrura a informarsi della nostra condizione. Questa è la prova che Tu spontaneamente Ti ricordi sempre di noi. Quando ho visto Akrura ho capito che non ci sarebbe stato alcun pericolo per noi. Da allora la nostra vita divenne perfettamente felice e mi convinsi che noi saremmo sempre stati protetti. Senza dubbio i nostri parenti, i Kuru, ci riservano nuovi pericoli, ma sono sicura che Tu Ti ricordi di noi e ci manterrai sempre sani e salvi. Se i bhakta che sono assorti in Te sono sempre immuni da ogni tipo di pericolo in questo mondo, che dire di noi, che siamo sempre presenti nel Tuo ricordo! Perciò, Krishna, la sventura non ci toccherà più; per la Tua grazia la nostra condizione sarà sempre favorevole. Ma non per questo si deve credere che Tu sia parziale, attento ad alcuni e non ad altri: Tu non fai queste distinzioni. Nessuno è il Tuo favorito e nessuno è il Tuo nemico. In quanto Dio, Persona Suprema, Ti mostri uguale verso tutti e tutti possono beneficiare della Tua speciale protezione. Eppure, sebbene Tu sia imparziale, la verità è che mostri un'inclinazione tutta particolare per i Tuoi devoti, sempre assorti in Te. I bhakta sono legati a Te dal nodo dell'amore; come potrebbero dimenticarTi, anche solo per un istante? Tu sei nel cuore di tutti gli esseri, ma i Tuoi devoti si ricordano sempre della Tua Persona e Tu non manchi di corrisponderli. Benché la madre sia affettuosa con tutti i suoi figli, ella avrà cure particolari per quello che dipende completamente da lei. So con certezza di creare situazioni favorevoli per i Tuoi puri devoti."

Il re Yudhisthira elogiò a sua volta Krishna come Signore Supremo e amico universale, ma poiché Krishna vegliava con particolare attenzione al bene dei Pandava, Yudhisthira disse: "Caro Krishna, non sappiamo quali atti virtuosi abbiamo compiuto nelle vite passate perché ora Tu Ti mostri così buono e misericordioso con noi. So bene che i grandi yogi che sono assorti in lunghissime meditazioni per raggiungerTi non ottengono che molto difficilmente questa grazia e non riescono neppure ad attirare la Tua attenzione personale. Perché dunque mostri tanta bontà a noi che siamo ben lontani dall'essere degli yogi, ma che al contrario siano legati alla contaminazione materiale, nient'altro che uomini sposati coinvolti nella politica e negli affari terreni? Non riesco a capire. Non so perché Tu sei così buono con noi."

Su richiesta del re Yudisthira, Krishna acconsentì a rimanere nella capitale durante i quattro mesi della stagione delle piogge. In questo periodo chiamato caturmasya, predicatori e i brahmana erranti si fermano in un certo luogo dove vivono secondo rigidissimi princìpi regolatori. Anche Sri Krishna, pur essendo al di là di qualsiasi principio regolatore, acconsentì a rimanere ad Hastinapura per affetto che portava ai Pandava. Cogliendo quell'occasione, gli abitanti della città godettero del privilegio di vederLo di tanto in tanto, e questo li immergeva in un mare di felicità spirituale.

Un giorno, Krishna e Arjuna decisero di andare a caccia nella foresta ed entrambi presero posto sul carro di Arjuna, sul quale sventolava una bandiera con l'effigie di Hanuman -per questo motivo Arjuna viene chiamato anche "Kapidhvaja" (Kapi indica Hanuman e dhvaja significa bandiera. Arjuna si era munito dell'arco e delle sue infallibili frecce, dovendo esercitarsi ad affrontare molti avversari indossò un'armatura. Così equipaggiato entrò in quella parte della foresta dove vivevano numerose tigri, cervi e altre bestie. Krishna era presente non per cacciare, perché essendo soddisfatto in Sé stesso e dotato di tutti i poteri non aveva bisogno di esercitarSi, bensì per vedere come cacciava Arjuna, che in seguito avrebbe dovuto uccidere un grande numero di nemici. Nella foresta Arjuna uccise le sue frecce molte tigri, cinghiali, bisonti, gavaya (una bestia selvaggia), rinoceronti, cervi, lepri, porcospini e altri animali. Tra le bestie morte quelle che erano degne di essere offerte in sacrificio furono portate dai servi al re Yudhishira, mentre le bestie feroci come le tigri e i rinoceronti furono abbattute solo per mettere fine ai danni che provocavano nella foresta, dove molti saggi e santi vanno ad abitare. Era dunque dovere dei re ksatriya mantenere tranquilli questi luoghi.

Stanco e assetato dopo la battuta di caccia, Arjuna volle andare a bere con Krishna alla Yamuna. Giunti alla riva del fiume, i due Krishna (perché talvolta Arjuna è chiamato così, come anche Draupadi), dopo essersi lavati le mani e i piedi e la bocca, bevvero l'acqua chiara della Yamuna. Stavano dissetandosi e riposando quando scorsero una bellissima fanciulla in età da marito che passeggiava sola sulla sponda. Krishna chiese al Suo amico Arjuna di andare a vedere chi fosse; lui, allora, si avvicinò alla ragazza, che era stupenda con quel suo corpo attraente, il sorriso smagliante e il viso luminoso. "Bella fanciulla, le disse, così graziosa col tuo seno alto, posso chiederti il tuo nome? Siamo molto sorpresi di vederti passeggiare sola in questi luoghi; che cosa fai qui? Senza dubbio stai cercando uno sposo degno di te. Se non sono indiscreto, svelami i tuoi piani, e io cercherò di soddisfarli."

Quella ragazza meravigliosa, che era la Yamuna personificata, rispose: "Sono la figlia del deva del sole e sto compiendo austerità per ottenere Sri Visnu come sposo. So che Egli è il Signore Supremo, la persona ideale per diventare il mio sposo. Ti ho rivelato così il mio desiderio, perché tu hai voluto conoscerlo."

La ragazza proseguì: "So che tu sei l'eroe Arjuna, perciò sappi che non accetterò nessun altro che Sri Visnu come sposo, perché Lui solo è il protettore di tutti gli esseri, Lui solo accorda la liberazione alle anime condizionate. Ti sarò molto grata se Lo implori di essere soddisfatto di me." La Yamuna sapeva bene che Arjuna era un grande devoto di Sri Krishna e che il Signore non poteva non cedere alle sue richieste. Talvolta è inutile avvicinare Krishna direttamente, ma avvicinarLo attraverso il Suo devoto porta sicuramente al successo. La ragazza continuò: "Il mio nome è Kalindi, e vivo nelle acque della Yamuna. Mio padre ha avuto la bontà di costruire per me una dimora speciale nel fiume, e io ho fatto voto di rimanervi finché non avrò trovato Sri Krishna." Il messaggio di Kalindi fu quindi accuratamente riferito a Krishna da Arjuna, anche se Krishna, l'Anima Suprema nel cuore di ogni essere, sapeva già tutto. Senza aggiungere altro, il Signore accettò subito Kalindi e le chiese di salire sul carro, poi insieme andarono dal re Yudhistira.

Qualche tempo dopo il re Yudhisthira chiese l'aiuto di Krishna per costruire un edificio adatto alle esigenze del tempo e voleva che il grande Visvakarma, l'architetto celeste dei pianeti superiori, ne dirigesse i lavori. Krishna convocò subito Visvakarma e gli fece costruire una città meravigliosa, secondo i desideri di Maharaja Yudhisthira. Quando i lavori furono conclusi, Yudhisthira pregò Krishna di rimanere con lui e i suoi sudditi ancora per qualche giorno perché tutti potessero godere della Sua compagnia. Così il Signore visse per molto tempo nella nuova città.

Fu in questo periodo che si svolse il divertimento in cui Krishna offrì ad Agni, il deva del fuoco, la foresta Khandava; di proprietà del re Indra, questa foresta abbondava di una grande varietà di piante medicinali che Agni aveva chiesto di consumare per poter ringiovanire. Il deva del fuoco, però, non divorò subito la foresta, ma chiese l'aiuto di Krishna, sapendo che il Signore era molto soddisfatto di lui per averGli un tempo fatto dono del disco Sudarsana. Per accontentare Agni, Krishna prese le redini del carro di Arjuna, ed entrambi s'inoltrarono nella foresta Khandava. Pienamente soddisfatto dopo aver divorato la foresta, Agni offrì ad Arjuna un insolito arco, l'arco Gandiva, insieme a quattro cavalli, un carro e una faretra invincibile con due frecce considerate due talismani così potenti che nessun guerriero avrebbe potuto neutralizzarle. Mentre il deva del fuoco divorava la foresta Khandava, Arjuna ebbe l'occasione di salvare dalle fiamme un asura di nome Maya, che da allora divenne un grande amico di Arjuna e costruì per il suo piacere un bellissimo palazzo per le riunioni, all'intero della città eretta da Visvakarma. Alcune parti di questo palazzo creavano effetti ottici così strani che quando Duryodhana lo visitò scambiò l'acqua per terraferma e la terraferma per uno specchio d'acqua. Offuscato così dall'opulenza dei Pandava, Duryodhana divenne il loro acerrimo nemico.

Qualche giorno dopo Krishna chiese al re Yudhisthira il permesso di tornare a Dvaraka e accompagnato da Satyaki, capo degli Yadu, che era rimasto con Lui ad Hastinapura, e da Kalindi, ritornò a Dvaraka. Là consultò numerosi sapienti astrologi per determinare il momento più propizio per le nozze con Kalindi. La cerimonia si svolse con molto sfarzo e con grande gioia dei parenti.

I re di Avantipura (oggi conosciuta come Ujjain) si chiamavano Vinda e Anuvinda ed erano entrambi sotto la sovranità di Duryodhana. Avevano una sorella, Mitravinda, ricca delle migliori qualità erudita ed elegante, che era la figlia di una zia di Krishna. Ella doveva scegliere uno sposo nell'assemblea dei princìpi, ma desiderava fortemente solo Krishna. E Krishna, il giorno in cui tutti i pretendenti si riunirono per la scelta di Mitravinda, la rapì sotto gli occhi di tutti i principi, che rimasero là, impotenti, a guardarsi l'un l'altro.

Krishna sposò poi la figlia di Nagnajit, re di Kosala, monarca molto virtuoso e rigido osservante delle cerimonie rituali vediche. Sua figlia incredibilmente bella, si chiamava Satya, o anche Nagnajiti, essendo figlia di Nagnajit. Il re voleva darla in sposa a quel principe che fosse capace di domare sette tori che lui stesso manteneva; tori così robusti e vigorosi che nessuno fin allora era riuscito nella prova. Erano tori che non riuscivano a sopportare nemmeno l'odore dei principi, che in gran numero avevano tentato la prova, ma senza successo. Queste notizie si erano sparse un po' dappertutto, e quando Krishna sentì che bisognava domare sette tori per ottenere la bella Satya, si preparò a partire per il regno di Kosala. Seguito da numerosi guerrieri, Krishna giunse in quella parte del regno chiamata Ayodhya in visita ufficiale.

Quando il re di Kosala seppe che Krishna era venuto per chiedergli la mano di sua figlia provò una gioia immensa, e con molto rispetto e grande fasto Lo accolse nel suo regno, offrendoGli un seggio e vari doni degni della Sua posizione. Tutto era molto raffinato. Krishna, da parte Sua, vedendo nel sovrano il futuro suocero, gli rese un omaggio pieno di rispetto.

Quando Satya seppe che Krishna era venuto di persona per prenderla in sposa, sentì che non avrebbe potuto essere più soddisfatta: lo sposo della dea della fortuna aveva avuto l'infinita bontà di venire fin là per accettare la sua mano. Era da molto tempo che Satya accarezzava l'idea di essere unita a Krishna, e per realizzare il suo sogno seguiva i princìpi dell'austerità. Ella rifletteva: "Se ho fatto del mio meglio per compiere atti virtuosi e se con sincerità ho costantemente desiderato di ottenere Krishna sposo, che Lui sia contento allora di soddisfare il desiderio che nutro da tanti anni." E cominciò a offrire mentalmente delle preghiere a Krishna: "Non so come Dio, la Persona Suprema, il Maestro e il Signore di tutti gli esseri, possa essere soddisfatto di me. Perfino la dea della fortuna che è sempre accanto al Signore, e Siva, Brahmaji e molti altri deva di numerosi pianeti Gli offrono costantemente i loro rispettosi omaggi; talvolta scende anche su questa terra nella forma di diversi avatara per rispondere ai desideri dei Suoi devoti. E' così alto, così grande che non so come soddisfarLo." Concluse così che il Signore Supremo poteva essere soddisfatto del Suo devoto solo grazie alla Sua misericordia incondizionata; come avrebbe potuto essere altrimenti? Allo stesso modo Sri Caitanya pregò nei versi dello Siksastaka: "O Krishna, figlio di Nanda Maharaja, io sono il Tuo servitore eterno, ma per una ragione o per l'altra sono caduto nell'oceano dell'esistenza materiale. Ti prego, dunque, sollevami da queste onde di morti e rinascite e trasformami in un atomo di polvere sotto i Tuoi piedi di loto." Solo un atteggiamento di umiltà e uno spirito di devozione potranno soddisfare il Signore. Più offriamo il nostro servizio al Signore sotto la guida del maestro spirituale, e più faremo progressi sulla via che ci avvicina a Lui. Ma per il servizio che Gli offriamo non possiamo chiedere nessuna grazia o misericordi. Che il servizio sia accettato o no, solo lo spirito di devozione può soddisfare il Signore.

Nagnajit, che aveva già tutte le qualità di un re virtuoso, quando vide Krishna nel proprio palazzo si mise ad adorarLo con tutto il suo sapere e l sue capacità, e presentandosi davanti a Lui disse: "Caro Signore, l'intera manifestazione cosmica appartiene a Te, che sei Narayana, il riposo di tutti gli esseri viventi. Come potrei offrire qualcosa a Te, che sei soddisfatto in Te stesso e felice delle Tue opulenze personali? E come potrei soddisfarTi con quest'offerta? No, è impossibile; io non sono che un essere insignificante, incapace di offrirTi un qualsiasi servizio."

Krishna, l'Anima Suprema di tutti gli esseri creati, aveva indovinato i pensieri di Satya ed era molto soddisfatto che il re Nagnajit Gli offrisse la sua rispettosa adorazione, un seggio, del cibo e una residenza. Krishna era contento anche di vedere che il re e sua figlia Satya fossero ansiosi di allacciare con Lui un legame più intimo. Accennando un sorriso, disse, con voce magnifica: "Nagnajit, caro re, sai bene che un principe che sia degno della sua posizione non chiederà mai nulla a nessuno, neppure alla persona più elevata. Tali richieste sono state proibite ai re ksatriya da coloro che conoscono i Veda. Infrangere questa legge sarebbe riprovevole. Tuttavia, dopo la bella accoglienza che mi hai riservato, al solo fine di stabilire un nuovo legame tra noi ti chiedo di accettarMi come lo sposo di tua figlia. Forse sarai lieto di sapere che nella nostra tradizione familiare non esiste offerta adatta a ricompensare il dono di tua figlia. Qualunque sia il prezzo che tu chiederai in cambio, certamente supera le nostre facoltà." In altre parole, Krishna voleva la mano di Satya senza dover domare i sette tori.

Il re Nagnajit rispose: "Caro Signore, Tu sei il ricettacolo di ogni piacere, di ogni opulenza e qualità. La dea della fortuna, Laksmiji, tiene sempre la testa sul tuo petto. Chi, dunque, potrebbe essere uno sposo migliore per mia figlia? Sia io che lei abbiamo sempre pregato di poter ottenere questo favore. O capo della dinastia Yadu, è molto tempo che desidero dare mia figlia a un pretendente che ne sia degno, a un uomo che uscisse vittorioso dalla prova che ho stabilito. Tu sei Sri Krishna, il capo di tutti gli eroi, perciò sono sicuro che saprai domare senza difficoltà i sette tori. Da questa prova finora tutti i principi sono usciti sconfitti e con le membra a pezzi.

"O Krishna, concluse il re Nagnajit, se Tu vorrai domare i sette tori, allora, senza dubbio sarai scelto come l'amato sposo di mia figlia Satya." Krishna capì che il re non voleva rompere il suo voto e accondiscese. StringendoSi la cintura Si preparò al combattimento. In un attimo Krishna Si moltiplica in sette Krishna, che afferrano i sette tori trascinandoli per il naso come se fossero giocattoli. Il fatto che Krishna Si sia moltiplicato in sette è molto significativo. La figlia del re Nagnajit, Satya, sapeva che Krishna aveva già molte spose, ma non per questo sentiva diminuire l'attaccamento che aveva per Lui. E fu per rassicurarla che i Signore Si moltiplicò in sette. Possiamo così capire che Krishna è Uno, ma possiede innumerevoli emanazioni di Sé stesso. Egli sposò centinaia di migliaia di donne, ma la Sua presenza accanto a una di esse non privò le altre della Sua compagnia, perché attraverso le Sue emanazioni Egli poteva essere simultaneamente vicino a ognuna di loro.

Quando Krishna domò i tori, la potenza e l'orgoglio di questi animali furono annientati, e oscurata fu la loro fama. Krishna li trascinò come un bimbo trascina un giocattolo di legno. Questa scena colpì molto il re Nagnajit. Immediatamente, e con grande piacere, egli offrì sua figlia Satya a Krishna, che senza esitare l'accettò come sposa. Le nozze furono celebrate con grande fasto. Le spose di Nagnajit furono anch'esse estremamente felici che Satya andasse sposa a Krishna, e tutta la città festeggiò il matrimonio. In ogni luogo si sentivano risuonare conchiglie e timpani, musiche e canti, mentre i brahmana eruditi coprivano di benedizioni la giovane coppia. Pieni di gioia, gli abitanti della città indossarono abiti e ornamenti colorati. Nagnajit era così felice che diede a sua figlia e al nuovo genero una dote meravigliosa: diecimila mucche e tremila giovani ancelle vestite molto elegantemente e coperte di gioielli,, (¹) a cui aggiunse novemila elefanti e carri cento volte di più. Offerta questa dote sontuosa, il re di Kosala invitò sua figlia e l'illustre genero a sedersi sul carro e diede loro il permesso di partire verso il loro palazzo, scortati da una divisione di soldati armati di tutto punto. I giovani sposi si dirigono velocemente verso la loro nuova dimora, mentre il re si sente felice in cuor suo e pieno d'affetto per la giovane coppia.

Prima che Krishna sposasse Satya, molti altri principi della dinastia Yadu e di altre dinastie avevano aspirato alla mano della principessa e avevano combattuto contro i tori del re Nagnajit. Quando tutti questi principi sconfitti seppero che Krishna aveva domato i tori e ottenuto la bella Satya, naturalmente furono invidiosi e sulla strada di Dvaraka investirono il corteo nuziale con una pioggia di frecce. Ma Arjuna, il migliore amico di Krishna, prese su di sé la sfida, e per far piacere al Signore nel giorno del Suo matrimonio disperse tutti i principi con la più grande disinvoltura. Come un leone che caccia via gli altri animali semplicemente inseguendoli, così Arjuna, armato del suo arco Gandiva, mise in fuga tutti i principi senza ucciderne neppure uno. Quindi il capo della dinastia Yadu, Sri Krishna, e la Sua nuova città di Dvaraka, dove vissero serenamente.

Krishna aveva un'altra zia, Srutakirti, sorella di Suo padre, la quale viveva nella provincia di Kekaya ed era sposata. Sua figlia, Bhadra, desiderava anche lei sposare Krishna, perciò suo fratello la offrì senza condizioni al Signore, che l'accettò come Sua legittima sposa. In seguito Krishna sposò Laksmana, figlia del re della provincia di Madras, e ricca di tutte le migliori qualità immaginabili. Krishna la sposò dopo averla rapita come quando Garuda strappò la giara del nettare dalle mani degli asura. Il rapimento avvenne sotto gli occhi di molti altri principi durante la svayamvara di Laksmanà -cerimonia in cui la ragazza sceglie il futuro sposo tra numerosi principi riuniti.

Questo capitolo rievoca il matrimonio di Krishna con cinque giovani donne, ma il Signore ebbe molte altre migliaia di spose, prese dopo aver ucciso un asura di nome Bhauma. Queste ragazze si trovavano prigioniere a migliaia nel palazzo di quell'essere demoniaco, e Krishna le sposò tutte dopo averle liberate.

 

Così terminano gli insegnamenti di Bhaktivedanta sul cinquantasettesimo capitolo del Libro di Krishna, intitolato: "Krishna sposa cinque regine".

 

_________________

(¹) Ancora oggi in India si rispetta questa tradizione della dote, specialmente tra i principi ksatriya. Quando uno di essi si sposa, riceve in dono almeno una dozzina di ancelle, che seguono la principessa e sono della sua stessa età. Queste ancelle, come anche gli schiavi, erano sempre trattati dai principi come figli o membri della famiglia.

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