Il Libro di Krishna

 

CAPITOLO 69

 

La vita quotidiana di Sri Krishna

 

 

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I mantra vedici c'insegnano che Dio, la Persona Suprema, non è obbligato a fare alcuna attività: na tasya karyam kranam ca vidyate. Come parlare, dunque. delle Sue attività. Innanzitutto, nessuno può agire come Krishna; il capitolo precedente non ci lascia dubbi a questo proposito. Si dovrebbe seguire l'esempio dato dal Signore con le Sue attività, ma bisogna anche sapere che nessuno può in alcun caso, imitarLo. Per esempio, la vita modello di Sri Krishna come padre di famiglia può esserci d'insegnamento. Ma chi potrebbe imitarLo e moltiplicarsi come Lui in numerose forme? Nessuno. Perciò dobbiamo ricordare che Sri Krishna è sempre il Signore Sovrano, anche quando interpreta la parte di un essere umano. Possiamo seguire l'esempio di Krishna quando Si comporta con ognuna delle Sue spose come uomo comune, ma come imitarLo nelle Sue relazioni simultanee con le Sue sedicimila spose? In conclusione, se vogliamo diventare capifamiglia esemplari dobbiamo seguire le orme del Signore che manifesta le Sue attività quotidiane, ma in nessun momento della nostra vita possiamo imitarLo.

Sri Krishna trascorreva la notte sdraiato accanto a ognuna delle Sue sedicimila spose; ma Si alzava molto presto al mattino, tre ore prima dell'alba. Per legge di natura, il canto del gallo annuncia l'ora del brahma-muhurta; non occorrono sveglie, si sa che appena il gallo canta è l'ora di alzarsi. Il Signore, dunque, Si alzava, con grande dispiacere delle Sue spose: Gli erano così attaccate da maledire quel canto che segnava la fine dei loro abbracci.

La dolce brezza del mattino portava il profumo delle piante parijata che crescevano nei giardini di ogni palazzo, e Sri Krishna lo sentiva appena Si alzava. Il parijata non è un fiore artificiale. Ricordiamo come Krishna portò queste piante dal regno celeste per farle sbocciare nei Suoi giardini. Allettate dal profumo di queste piante, le api intonavano i loro ronzii, e anche gli uccelli, invogliati, eseguivano un dolce cinguettìo. Era un coro di melodie che ricordavano i cantori professionisti quando dedicano le loro preghiere a Krishna. Srimati Rukminidevi, la prima regina del Signore, sapeva bene che il brahma-muhurta è l'ora più propizia del giorno, ma il suo arrivo l'amareggiava molto perché significava la separazione da Krishna. Ciò nonostante, il Signore Si alzava all'inizio del brahma-muhurta. Ogni capofamiglia, quindi, dovrebbe imparare ad alzarsi di buon mattino, sebbene sia sdraiato comodamente a letto e abbracciato alla sua sposa.

Appena alzato, Sri Krishna Si lavava la bocca, le mani e i piedi e subito Si sedeva a meditare su Sé stesso. Questo, però, non significa che anche noi dobbiamo meditare su noi stessi. No, noi dobbiamo meditare solo su Krishna, su Radha-Krishna. La vera meditazione è questa. Krishna è Dio, e meditando su Sé stesso voleva insegnare che si deve impiegare il brahma-muhurta per meditare su Radha-Krishna. Questa meditazione rendeva molto soddisfatto il Signore. Anche noi, dunque, potremo conoscere la soddisfazione spirituale se impieghiamo il brahma-muhurta per meditare su Radha e Krishna e pensare a Rukmini-devi e Sri Krishna, che agirono da grhastha modello affinché l'umanità imparasse a levarsi di buon mattino e impegnarsi nella coscienza di Krishna, senza indugi. Non c'è alcuna differenza tra la meditazione sulle forme eterne di Radha e Krishna e il canto del maha-mantra Hare Krishna. Il Signore non aveva altra scelta che meditare su Sé stesso. Infatti, l'oggetto della meditazione può essere il Brahman, il Paramatma e la Persona di Dio, ma Sri Krishna è Sri Krishna è tutt'e tre questi oggetti insieme.

Egli è Dio, la Persona Suprema (Bhagavan); il Paramatma è la Sua emanazione plenaria localizzata nel cuore di ogni essere; e la radiosità del Brahman che tutto penetra è composta dai raggi che emanano dal Suo corpo trascendentale. Krishna, dunque, rimane sempre Uno; non c'è alcuna differenza tra il Suo corpo, e la Sua Persona e tutto ciò che Lo circonda. Ecco ciò che Lo distingue da un essere comune, soggetto invece a tante divisioni e differente dal suo corpo, che a sua volta è differente da altri corpi di altre specie di vita. Ogni uomo differisce da ogni altro e si distingue anche dagli animali. Nello stesso corpo umano ci sono membra -braccia e gambe- che sono differenti per la funzione. Le braccia non possono agire come le gambe, né le gambe come le braccia. L'occhio non può udire come l'orecchio, né l'orecchio vedere come l'occhio. Tute queste differenze sono dette in sanscrito svajatiya vicchidya.

I limiti imposti all'essere condizionato -per esempio il fatto che una parte del corpo non possa compiere le funzioni di un'altra - sono del tutto assenti in Dio, la Persona Suprema. In Lui non c'è alcuna differenza tra il corpo e la Persona. Egli è completamente spirituale, e nessuna distinzione materiale può dunque separare il Suo corpo dalla Sua anima. Egli non è differente neppure dalle Sue infinite manifestazioni personali (avatara) ed emanazioni plenarie. Baladeva è la Sua prima emanazione, poi da Baladeva emanano Sankarsana, Vasudeva, Pradyumna e Aniruddha. Da Sankarsana, Vasudeva, Pradyumna e Aniruddha. Ci sono innumerevoli emanazioni di Krishna, ma tute sono Uno. Da Krishna hanno origine anche numerosi avatara: Sri Nrsimha (l'avatara mezzo uomo e mezzo leone), Sri Varaha (l'avatara-Cinghiale), Sri Matsya (l'avatara-pesce) e Sri Kurma l'avatara-tartaruga). Ma non c'è alcuna differenza tra questi avatara dalle gigantesche forme animali e la forma originale di Sri Krishna, a due braccia.

E non c'è alcuna differenza tra l'azione di una parte del Suo corpo e qulla di un'altra parte; le Sue braccia possono agire come le Sue gambe, i Suoi occhi come i Suoi orecchi, e il Suo naso come ogni altra parte del Suo corpo. Per Lui, sentire, mangiare, ascoltare non è che un'unica attività. Al contrario, noi, esseri limitati, dobbiamo servirci di un particolare organo del nostro corpo per compiere una certa azione. La Brahma-samhita afferma: anganiyasya sakalendriya vrtti, "Ogni parte del Suo corpo può compiere le funzioni di qualsiasi altra parte." Così, approfondendo lo studio di Sri Krishna e della Sua Persona giungiamo alla conclusione che Egli è il Tutto completo e quando medita lo fa su Sé stesso. La meditazione su sé stessi praticata dagli uomini comuni e designata in sanscrito col termine so'ham, non è che una misera imitazione. Krishna può meditare su Sé stesso, ma nessuno può imitarLo. Il nostro corpo è solo ciò che è esteriore, una designazione, ma il corpo del Signore no. Il corpo di Krishna è sempre Krishna. Nulla in Lui è differente stesso; tutto ciò che Lo riguarda è sempre e solo Krishna. Egli è dunque l'Esistenza suprema, indistruttibile e completa, la Verità Assoluta.

L'esistenza di Krishna nulla ha di relativo. Ogni cosa è verità relativa, ma Krishna è la Verità Assoluta. L'esistenza di Krishna nulla ha di relativo. Ogni cosa è verità relativa, ma Krishna è la Verità Assoluta. L'esistenza del Signore non dipende da nient'altro che da Sé stesso, la nostra esistenza, invece, è relativa. Per esempio, solo se c'é la luce del sole, della luna o quella prodotta dall'elettricità noi possiamo vedere. I nostri organi della vista sono dunque relativi, come anche le fonti luminose da cui essi dipendono. Infatti, il sole, la luna e la luce elettrica sono dette fonti luminose solo perché noi le vediamo così. Ma ciò che è dipendenza e ciò che è relativo non esiste in Krishna. Le Sue attività non dipendono né dall'apprezzamento né dall'aiuto di nessuno. Egli è situato oltre l'esistenza limitata del tempo e dello spazio e non può dunque essere ricoperto dall'illusione di maya, le cui attività sono limitate. Le Scritture vediche ci rivelano che Dio, la Persona Suprema, gode di molteplici potenze che emanano tutte dalla Sua Persona e non sono dunque differenti da Lui. Tuttavia, alcuni filosofi sostengono che quando Krishna discende in questo mondo Si riveste di un corpo materiale. Anche se accettassimo questa teoria dovremmo comunque concludere che questo Suo corpo non agirebbe materialmente, poiché l'energia materiale non è differente da Lui. Perciò la Bhagavad-gita insegna che il Signore appare in questo mondo grazie alla Sua potenza interna, detta atma-maya.

Sri Krishna è chiamato il Brahman Supremo perché è la causa della creazione, del mantenimento e della distruzione dell'universo materiale. Brahma, Visnu Siva sono le emanazioni dei tre attributi sotto cui si svolgono queste tre distinte attività. Ma se questi tre attributi materiali possono agire sulle anime condizionate, non hanno alcuna azione (o reazione) su Krishna perché sono simultaneamente differenti e non differenti da Lui. Krishna è sac-cid-ananda-vigraha, la forma eterna fatta di felicità e conoscenza, e grazie alla Sua inconcepibile grandezza è chiamato il Brahman Supremo. La Sua meditazione sul Brahman, sul Paramatma o sul Brahman, sul Paramatma o su Bhagavan in realtà ha come oggetto solo Sé stesso e niente che si trovi al di là di Lui. E questa meditazione, nessuno può imitarla.

Al mattino presto, dopo la Sua meditazione il Signore non mancava mai di fare un bagno in acqua chiara e santificata; poi indossava abiti freschi, Si copriva con uno scialle e compiva le Sue attività religiose, prima fra tutte quella di fare oblazioni nel fuoco del sacrificio e cantare in silenzio il mantra Gayatri. Da capofamiglia esemplare, Sri Krishna Si sottometteva senza mai deviare a tutti i doveri religiosi del grhasta. All'alba, il Signore offriva alcune preghiere al deva del sole, che insieme ad altri deva è menzionato nelle Scritture vediche, e tutti sono descritti come le varie membra del corpo di Sri Krishna. E' dovere del grhastha offrire omaggi ai deva, ai nobili saggi e agli antenati.

Come insegna la Bhagavad-gita, il Signore non ha nessun particolare dovere da compiere in questo mondo, ma agisce ugualmente come un uomo comune che vive una vita esemplare. Il Signore offriva dunque i Suoi omaggi ai deva secondo i riti vedici. Il rito con cui si adorano i deva e gli antenati è detto tarpana, che significa "piacevole". I nostri antenati sono dovuti rinascere forse su un altro pianeta, ma quando si compie questo rito, sentono una grande felicità, ovunque siano. E' dovere del grhastha rendere felice la sua famiglia e, attraverso il tarpana, i suoi antenati. Sri Krishna, perfetto esempio di grhastha, eseguì questo rito e offrì i Suoi rispettosi omaggi ai venerabili anziani della Sua famiglia.

Suo dovere successivo era quello di offrire mucche in carità ai brahmana. Sri Krishna regalava, ogni giorno, non meno di 13.084. Tutte erano decorate di seta nonché di una collana di perle, e avevano le corna ricoperte d'oro e gli zoccoli d'argento. Tutte davano latte in abbondanza perché avevano vicino i primi nati e si mostravano docili e pacifiche. I brahmana ricevevano anche magnifici vestiti di seta, una pelle di cervo ciascuno e grani di sesamo a profusione. Il Signore è conosciuto anche come go-brahmana-hitaya Ca, cioè Colui che ha il primo dovere di vegliare al benessere delle mucche e dei brahmana. Così Egli offriva ai brahmana numerose mucche riccamente decorate e accompagnate da accessori vari. Poi, desiderando il bene di tutti gli esseri, toccava alcuni oggetti di buon augurio, come il latte, il fuoco, il miele, il ghi, (¹) l'oro e i gioielli. Sebbene il Signore risplenda naturalmente di bellezza con la linea perfetta del Suo corpo trascendentale, il Suo vestito giallo e la collana di gemme kaustubha L'abbellivano ancora di più. Portava gioielli e ghirlande di fiori e Si spalmava il corpo con polpa di sandalo e altri cosmetici. Si dice che gli ornamenti guadagnassero in bellezza quando erano posati sul corpo sublime del Signore. Così adorno, Sri Krishna volgeva lo sguardo alle statue di marmo che raffiguravano la mucca col suo vitello, poi visitava i templi di Dio e dei deva come Siva. Ogni giorno, molti brahmana andavano a far visita al Signore Supremo prima di colazione. Attendevano con ansia di vederLo ed Egli li riceveva tutti.

Successivamente, il Signore S'impegnava a soddisfare ogni tipo di uomo, a qualunque varna appartenesse, sia che abitasse all'interno del palazzo sia fuori, nell'ambito della città. Appagava i loro desideri e li rendeva felici, traendo grande soddisfazione dalla loro felicità. Le ghirlande di fiori, le noci di betel, la polpa di sandalo e gli altri cosmetici profumati che Gli venivano offerti, il Signore li ridistribuiva, dapprima ai brahmana e agli anziani della famiglia, poi alle regine e ai ministri, e ciò che rimaneva lo teneva per Sé. Appena Sri Krishna finiva di adempiere tutti questi doveri quotidiani, Daruka, il Suo cocchiere, appariva a mani giunte sul meraviglioso carro del Signore, indicandoGli così che il carro era pronto; allora il Signore Si preparava a lasciare il palazzo. Accompagnato da Uddhava e Satyaki, Sri Krishna Si sedeva sul Suo carro come il deva del sole, che all'alba appare sulla superficie del mondo in tutta la gloria del suo splendore. Tutte le regine, in atteggiamenti femminili, Lo fissavano con i loro sguardi, e Sri Krishna rispondeva ai saluti con sorrisi che conquistavano i loro cuori tanto che esse si sentivano straziare per l'intenso sentimento di separazione.

Il Signore andava quindi al palazzo delle assemblee, detto Sudharma. Come ricorderemo, quest'edificio era stato sottratto al regno celeste per essere situato nella città di Dvaraka. La caratteristica del palazzo era di liberare dalle sei forme di sofferenza materiale -la fame, la sete, l'afflizione, l'illusione, la vecchiaia e la morte- chiunque vi entrasse. Cioè le reti dell'esistenza materiale che ci tengono prigionieri non agivano finché si rimaneva nel palazzo Sudharma. Dopo aver salutato le Sue sedicimila spose nei Suoi sedicimila palazzi, il Signore ridiventava Uno, e in processione entrava nel palazzo Sudharma insieme con gli altri componenti della dinastia Yadu. Poi prendeva posto sull'alto trono regale mentre si sprigionavano da Lui i raggi sfolgoranti di una radiosità sublime. In mezzo a tutti i grandi eroi della dinastia Yadu, Krishna somigliava alla luna piena in un cielo punteggiato di stelle.

Ad animare l'atmosfera del palazzo c'erano buffoni di professione, musici, danzatori e danzatrici che eseguivano i loro numeri per divertire il Signore non appena Si sedeva sul trono. Dapprima i buffoni, che al mattino rallegravano l'umore del Signore e dei Suoi compagni; poi gli attori che recitavano la loro parte, e le danzatrici che mostravano l'arte dei loro movimenti. Il ritmo dei mridanga e dei pakhvaja -strumenti a percussione- e le melodie della vina, dei flauti e dei campanellini accompagnavano lo spettacolo. Si sentiva anche il lieto suono della conchiglia. I cantanti di professione, suta e magadha, ispiravano con le loro voci i danzatori. Tutti erano devoti del Signore, ed offrivano in questo modo le loro rispettose preghiere alla Persona Suprema. Talvolta i brahmana eruditi dell'assemblea cantavano gli inni vedici e poi li spiegavano all'uditorio offrendo il meglio della loro conoscenza. Talvolta alcuni di loro raccontavano antichi aneddoti sulle attività di grandi re, e il Signore e i Suoi compagni erano molto lieti di ascoltarli.

Un giorno si presentò all'ingresso del palazzo Sudharma un uomo sconosciuto. Col permesso di Sri Krishna, il portiere lo lasciò entrare e Glielo presentò. Allora, lo sconosciuto offrì a mani giunte il suo rispettoso omaggio al Signore. Occorre ricordare qui la storia del re Jarasandha. Questo re aveva conquistato numerosi regni, ma molti monarchi rifiutarono d'inchinarsi a lui, perciò in ventimila, non di meno, furono arrestati e imprigionati. Ora, l'uomo che il Signore aveva davanti era un messaggero dei re fatti prigionieri. Debitamente introdotto, il messaggero cominciò così a parlare:

"Caro Signore, Tu sei l'eterna forma della felicità e del sapere assoluto. Perciò sei al di là di ogni speculazione intellettuale o delle descrizioni formulate dai materialisti di questo mondo. Una piccola parte delle Tue glorie può essere rivelata a coloro che s'abbandonano completamente ai Tuoi piedi di loto, ed è solo per la Tua grazia che essi possono liberarsi da ogni angoscia materiale. Caro Signore, io non sono una di queste anime sottomesse, poiché sono ancora sospinto tra la dualità e l'illusione dell'esistenza materiale. Sono venuto dunque a prendere rifugio ai Tuoi piedi di loto, perché il ciclo di morti e rinascite mi fa paura. O Signore, penso che esistano molti esseri viventi che, come me, si trovano imprigionati negli atti interessati e nelle loro conseguenze. Essi non desiderano seguire le Tue istruzioni e praticare il servizio di devozione sebbene ciò sia di grande conforto al cuore e renda propizia l'esistenza, ma addirittura si oppongono alla coscienza di Krishna e vagano nei tre mondi, sotto la spinta dell'energia illusoria che domina l'esistenza materiale. O Signore, chi può valutare la Tua misericordia e i Tuoi potenti atti? Sempre e ovunque regna la Tua presenza come forza insormontabile del tempo eterno, impegnano a vincere gli instancabili desideri dei materialisti, che si ritrovano così sempre più confusi e frustrati. A Te, dunque, nella Tua forma di tempo eterno, offro il mio rispettoso omaggio.

"Caro Signore, a Te appartengono tutti i mondi e ora Tu sei disceso in Persona su questa Terra con la Tua emanazione plenaria, Sri Balarama. E' detto che la Tua apparizione ha lo scopo di proteggere i fedeli e distruggere i miscredenti. Com'è possibile, dunque, che un miscredente come Jarasandha possa imporci, contro la Tua autorità, condizioni di vita così deplorevoli? Noi siamo perplessi. Forse Jarasandha è stato incaricato d'infliggerci queste pene a causa delle nostre colpe passate, ma se ci abbandoniamo ai Tuoi piedi di loto, secondo le Scritture rivelate diventiamo immuni dalle conseguenze di una vita peccaminosa. Tutti i re imprigionati mi hanno inviato a Te come delegato per offrire sé stessi di tutto cuore al Tuo rifugio, nella speranza che Tua Grazia conceda loro ogni protezione. Noi, ora, siamo giunti alla vera conclusione dell'esistenza condizionata. Sono i guna ad attribuirci questo corpo materiale, che ci rende pieni d'angoscia. Per vivere questa vita materiale siamo ridotti a portare il fardello di questo corpo di materia inerte. I nostri interessati ci conferiscono la condizione di bestie da soma per il nostro corpo, e sotto tale condizionamento siamo forzati ad abbandonare la piacevole esistenza che offre la coscienza di Krishna. Ma ora comprendiamo di essere i più sciocchi di tutti gli esseri; con la nostra ignoranza ci siamo impigliati nelle reti del karma. Perciò cerchiamo oggi il rifugio dei Tuoi piedi di loto, che possono annullare immediatamente tutte le conseguenze dei nostri atti interessati e liberarci così dalla contaminazione delle gioie e delle sofferenze di questo mondo.

"Caro Signore, ora che siamo anime sottomesse ai Tuoi piedi di loto, Tu puoi sottrarci alla prigione dei nostri atti interessati che Jarasandha ha reso manifesta. O Signore, Tu non ignori che Jarasandha ha la potenza di diecimila elefanti; ci catturò proprio come un leone che ipnotizza un branco di montoni. O Signore, Tu hai già combattuto diciotto volte contro Jarasandha e per diciassette volte lo hai sconfitto superando la sua formidabile potenza. Ma durante il diciottesimo scontro Ti comportasti come un comune essere umano e sembrò, allora, che Tu fossi stato sconfitto. Ma noi sappiamo bene, caro Signore, che Jarasandha non può mai vincerTi, perché il Tuo potere, la Tua forza, le Tue risorse e la Tua autorità non hanno limiti. Nessuno può uguagliarTi o superarTi. Se Jarasandha sembrò vincerTi nel diciottesimo combattimento, è solo perché Tu desiderasTi rivelare l'aspetto di un comune essere umano. Purtroppo lo sciocco Jarasandha non poté capire il Tuo gioco e da quel momento si è insuperbito per il suo prestigio e la sua potenza materiale. Così ci ha arrestati e imprigionati, sapendo bene come Tuoi devoti siamo subordinati alla Tua sovranità.

"Ti ho esposto la nostra triste condizione, così Tua Grazia può agire nel modo migliore, dopo averla presa in debita considerazione. Come messaggero e rappresentante dei re prigionieri, Ti ho recato la mia ambasciata e Ti ho presentato le nostre preghiere. Tutti questi re sono ansiosi di vederTi per abbandonarsi di persona ai Tuoi piedi di loto. Caro Signore, accorda loro la Tua misericordia e agisci per la loro buona fortuna."

Mentre il messaggero dei re imprigionati faceva appello alla misericordia del Signore, apparve il saggio Narada. Grande santo, Narada aveva i capelli che brillavano come l'oro tanto che sembrò che il deva del sole in persona fosse entrato nel palazzo Sudharma. Sri Krishna, che è maestro perfino di Brahma e di Siva ed è degno della loro adorazione, come vide Narada Si alzò in piedi insieme ai Suoi ministri e segretari per ricevere il grande saggio e offrirgli il Suo rispettoso omaggio a capo chino. Il grande saggio Narada si sedette su un comodo seggio e Sri Krishna gli porse il Suo omaggio offrendogli vari oggetti, come richiede la consuetudine per l'accoglienza di una persona santa. E mentre cercava di soddisfarlo, Krishna gli parlò con la Sua voce dolce: "O grande saggio tra i deva, penso che tutto vada bene, ora nei tre mondi. Tu sei perfettamente qualificato a viaggiare ovunque nello spazio e attraversare il sistema planetario superiore, quello intermedio e quello inferiore di quest'universo. Per fortuna, quando t'incontriamo è facile avere informazioni da tua santità sui tre mondi. Nulla sfugge alla tua conoscenza in questa manifestazione cosmica del Signore Supremo; tu sai tutto, perciò vorrei chiederti notizie dei Pandava. Come stanno? E quali sono i piani immediati del re Yudhishira?"

Il grande saggio Narada rispose: "O Signore, Tu hai menzionato la manifestazione cosmica creata dall'Essere Supremo, ma io so che Tu sei il creatore che tutto penetra; le Tue inconcepibili energie sono così vaste che neppure un potente personaggio come Brahma, il maestro di quest'universo, può misurare la Tua potenza infinita. Caro Signore, nella forma di Anima Suprema Tu sei presente nel cuore di ogni essere grazie alla Tua potenza inconcepibile, come il fuoco che è presente in ognuno di noi senza essere visibile direttamente. Nell'esistenza condizionata ogni essere vivente è sotto il controllo dei tre guna, perciò nessuno può percepire con occhi materiali la Tua onnipresenza. Ma per la Tua grazia io ho potuto vedere più volte l'opera della Tua potenza inconcepibile, perciò quando Tu mi chiedi notizie dei Pandava e ne sei perfettamente a conoscenza, io non mi meraviglio affatto delle Tue domande. Caro Signore, con la Tua potenza inimmaginabile Tu crei questa manifestazione cosmica, la mantieni e la dissolvi. Sempre e solo con questa potenza inconcepibile Tu fai sì che questo universo materiale, che è la semplice ombra del mondo spirituale, ci appaia reale. Nessuno può capire i Tuoi piani per il futuro. La Tua posizione spirituale e assoluta rimane sempre inconcepibile. Quanto a me, non posso che offrirTi il mio rispettoso omaggio infinite volte.

"Preso dalla concezione materiale dell'esistenza, ogni essere è guidato dai desideri materiali e sviluppa così, uno dopo l'altro, nuovi corpi materiali nel ciclo delle morti e delle rinascite. Immerso in questa concezione dell'esistenza, nessuno sa come uscire da questa gabbia che è il corpo materiale. Con la Tua misericordia incondizionata, mio Signore, Tu discendi e riveli i Tuoi molteplici assoluti, che risplendono di gloria e c'illuminano. Perciò non mi resta che offrirTi il mio rispettoso omaggio. Caro Signore, Tu sei il Supremo, il Param Brahman, e i Tuoi divertimenti di uomo comune sono un'altra delle Tue tante risorse, come in una commedia dove l'attore assume personalità differenti dalla sua. Così, nella parte di benefattore dei Tuoi cugini, i Pandava, Tu mi hai chiesto loro notizie. T'informerò dunque delle loro intenzioni. Innanzitutto, devo dirTi che il re Yudhisthira gode di tutte le opulenze materiali che è possibile ottenere nel più alto sistema planetario, Brahmaloka. Non c'è più niente a cui egli possa aspirare, eppure Yudhishira desidera compiere il sacrificio rajasuya al solo scopo di ottenere la Tua compagnia e soddisfarTi.

"Il re Yudhisthira gode di tanta opulenza che ha ottenuto tutte le ricchezze di Brahmaloka, anche su questo pianeta Terra. E' pienamente soddisfatto e non ha bisogno di nient'altro, tuttavia egli desidera adorarTi per avere la Tua misericordia incondizionata, e io Ti prego di esaudire i suoi desideri. Caro Signore, durante questo sacrificio compiuto dal re Yudhisthira saranno presenti tutti i deva e tutti i celebri re del mondo.

"O Signore, Tu sei il Brahman Supremo, Dio, la Persona Sovrana. Colui che s'impegna nel Tuo servizio di devozione sottomettendosi ai metodi prescritti dall'ascolto, del canto e del ricordo di ciò che riguarda la Tua Persona certamente si purifica dalla contaminazione dei tre guna. Che dire allora di coloro che hanno la fortuna di vederTi e di toccarTi direttamente? O Signore, Tu sei il simbolo di ogni buon augurio! Il Tuo nome e la Tua gloria sublime sono diffusi nell'universo intero, nel sistema planetario superiore, intermedio e inferiore. Le acque spirituali che bagnano i Tuoi piedi di loto nei pianeti superiori sono dette Mandakini, nei pianeti inferiori Bhogavati, e nei pianeti terrestri sono chiamate col nome di Gange. Queste acque sacre e spirituali scorrono in tutto l'universo santificando tutti i luoghi che attraversano."

Poco prima che Narada entrasse nel palazzo Sudharma a Dvaraka, Sri Krishna Si era consultato con i Suoi ministri e segretari sulle misure da prendere per attaccare il regno di Jarasandha. Considerando seriamente la questione, i ministri non furono molto attratti dalla proposta di Naradha che Sri Krishna andasse ad Hastinapura per assistere al grande sacrificio rajasuya organizzato da Maharaja Yudhisthira. Sri Krishna, che dirige anche Brahma, poteva capire le intenzioni dei Suoi consiglieri, e per tranquilizzarli Si rivolse sorridendo a Uddhava: "Mio Caro Uddhava, tu sei sempre stato il Mio intimo amico e benefattore. Desidero dunque esaminare ogni cosa insieme a te perché credo nel tuo consiglio, sempre giusto. So che tu cogli perfettamente la situazione, perciò dimMi qual é il tuo parere. Che cosa devo fare? Ho fiducia in te e sono pronto ad accettare il tuo consiglio, qualunque sia." Uddhava sapeva bene che Sri Krishna, anche se agiva da uomo comune, ha la conoscenza perfetta del passato, del presente e del futuro, tuttavia, poiché il Signore l'aveva consultato, per renderGli un servizio prese la parola.

 

Così terminano gli insegnamenti di Bhaktivedanta sul sessantanovesimo capitolo del Libro di Krishna, intitolato: "La vita quotidiana di Sri Krishna".

 

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(¹) Burro chiarificato.

 

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