Il Libro di Krishna

 

CAPITOLO 83

 

I sacrifici compiuti da Vasudeva

 

 

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Tra le signore presenti a Kuruksetra durante l'eclisse c'erano Kuntì, Gndhari Draupadi, Subhadra e le regine di molti re, e anche le gopi di Vrindavana. Il racconto delle regine di Krishna sulle circostanze che le avevano portate alle nozze col Signore riempì di meraviglia tutte le donne della dinastia Kuru. Esse ammirarono l'amore e l'affetto con cui le regine di Krishna erano legate a Lui, e a sentire dell'intensità di quei sentimenti non riuscirono a trattenere le lacrime.

Mentre le donne stavano conversando e altrettanto gli uomini da un'altra parte, arrivarono quasi tutti i grandi saggi e gli asceti più importanti venuti da ogni dove per vedere Sri Krishna e Balarama. Tra loro c'erano Krishna-dvaipayana Vyasa, il grande saggio Narada, Cyavana, Devala, Asita, Visvamitra, Satananda, Satananda, Bharadvaja, Gautama, Parasurama e i suoi discepoli, Vasistha, Galaya, Bhrgu, Pulastya, Kasyapa, Atri, Markandeya, Brhaspati, Dvita, Trita, Ekata; i quattro Kumara, figli di Brahma -Sanaka, Sanandana, Sanatana e Sanatkumara-, Angira e Agastya, Yajñavalkya e Vamadeva.

Appena questi saggi e asceti di fama universale fecero il loro ingresso, tutti i re, compresi Maharaja Yudhisthira e i Pandava e con loro Sri Krishna e Balarama, si alzarono in piedi per offrire i loro omaggi prosternandosi. Poi li accolsero convenientemente, porgendo loro dei seggi e dell'acqua per lavargli i piedi. Furono offerti anche frutti deliziosi, ghirlande di fiori, incenso e polpa di sandalo. Tutti i re, guidati da Krishna e Balarama, onorarono i saggi secondo l'uso vedico, e quando gli ospiti si furono comodamente seduti, Sri Krishna, disceso in questo mondo per preservare la religione, Si rivolse loro a nome di tutti i re. Quando iniziò a parlare, tutti si fecero silenziosi, animati da un ardente desiderio di ascoltare e capire le Sue parole di benvenuto. Sri Krishna disse: "Gloria all'assemblea dei saggi e degli asceti! Noi sentiamo che oggi le nostre vite sono state coronate dal successo. Abbiamo raggiunto il fine tanto ambìto dell'esistenza, perché possiamo contemplare direttamente tutti i nobili saggi e asceti liberati, che perfino i grandi deva dei pianeti celesti desiderano incontrare. I bhakta neofiti che si accontentano di offrire i loro rispettosi omaggi alla murti nel tempio ma sono incapaci di comprendere che il Signore è presente nel cuore di tutti, come coloro che rendono culto ai deva per soddisfare la propria cupidigia, non possono capire il valore inestimabile di questi saggi. non possono conoscere il beneficio che si ottiene accogliendo questi personaggi, guardandoli con i propri occhi, toccando i loro piedi di loto, interessandosi al loro benessere o venerandoli con ogni cura."

L'aspirante al servizio di devozione e l'adepto della religione non riescono a capire l'importanza dei generosi mahatma; vanno al tempio a rendere il loro rispettoso omaggio alla murti per formalità. Ma chi si trova a un livello di coscienza superiore può apprezzare la grandezza dei mahatma e dei bhakta, e si sforza di soddisfarli. Ecco perché Sri Krishna disse che il bhakta neofita non può capire l'importanza dei grandi saggi, dei bhakta e degli asceti.

Krishna proseguì: "Nessuno si potrebbe purificare solo visitando i luoghi santi di pellegrinaggio, facendovi un bagno o vedendo le murti nel tempio. Ma chi incontra un grande bhakta, un perfetto rappresentante di Dio, è subito purificato. A questo scopo gli sastra raccomandano anche di venerare il fuoco, il sole, la luna, la terra, l'acqua, l'aria, l'etere e la mente, perché adorando questi elementi e i deva che li controllano ci si può liberare dall'invidia. Ma tutti i peccati di un invidioso possono essere annullati se egli serve una di queste anime generose. O venerabili saggi e nobili re, sappiate che colui che considera il corpo materiale, costituito da tre elementi -muco, aria e bile-, come il vero sé, e la famiglia e i parenti come suoi, e pensa che gli oggetti materiali siano degni di adorazione e visita i luoghi di pellegrinaggio solo per farvi un bagno senza mai cercare la compagnia dei grandi saggi e dei mahatma, costui non è che un animale, nient'altro che un somaro, anche se possiede la forma umana."

Mentre l'autorità sovrana, Sri Krishna, pronunciava con gravità queste parole, i saggi e gli asceti rimasero in silenzio. Erano stupefatti di sentirLo parlare in termini così concisi della filosofia ultima dell'esistenza. Chi non è molto avanzato nel sapere scambia il corpo per il sé, i componenti della famiglia per i suoi intimi e la terra natale per un luogo degno di adorazione. E' proprio da questa concezione dell'esistenza che è nata l'ideologia moderna del nazionalismo. Sri Krishna condanna queste idee, e anche coloro che si prendono la briga di andare nei luoghi santi di pellegrinaggio solo per farvi un bagno e se ne vanno senza aver colto l'occasione d'incontrare i grandi bhakta e i mahatma che vivono là. Queste persone sono paragonate al somaro, l'animale più stupido.

Tutti coloro che avevano ascoltato il Signore, dopo aver riflettuto un po' sulle Sue parole, conclusero che Krishna era la Persona Suprema, Dio, che interpretava la parte di un uomo comune costretto a rivestirsi di un corpo materiale come conseguenza dei suoi atti passati. E se Egli manifestava questi divertimenti era solo per insegnare all'umanità come vivere in modo da portare alla perfezione la sua missione in questo mondo.

Dopo aver concluso che Krishna era il Signore Supremo, i saggi si rivolsero a Lui con queste parole: "Caro Signore, noi che siamo le guide della società dovremmo essere maestri nella giusta filosofia dell'esistenza, e invece talvolta ci lasciamo sviare dalla Tua energia esterna. Siamo stupiti dal Tuo comportamento, che assomiglia a quello di un uomo comune e che nasconde la Tua vera identità di Signore Sovrano. Perciò consideriamo infinitamente meravigliosi i Tuoi divertimenti.

"Caro Signore, con la Tua potenza Tu crei, mantieni e distruggi il cosmo intero con i suoi mille nomi e forme, così come la Terra genera numerosi tipi di pietre, alberi e altre manifestazioni dai nomi più svariati pur rimanendo sempre la stessa. Perciò sebbene Tu crei, attraverso la Tua energia, una moltitudine di forme diverse, non sei affatto toccato da queste attività. Caro Signore, siamo completamente sbigottiti davanti ai Tuoi atti meravigliosi. Nonostante Tu trascenda questa creazione materiale. Tu, il Signore Sovrano, l'Anima Suprema in ogni essere, appari su questa Terra grazie alla Tua potenza interna per proteggere i Tuoi devoti e annientare i miscredenti. E col Tuo avvento ristabilisci i princìpi dell'eterna religione, che sono stati dimenticati dalla società a causa del suo prolungato contatto con l'energia materiale. Caro Signore, Tu sei Colui che ha creato i varna e gli asrama all'interno della società, secondo gli attributi e le attività di ciascuno, e quando i componenti di questi gruppi hanno deviato per colpa di uomini senza scrupoli, Tu appari per ristabilire l'ordine.

"Caro Signore, il sapere vedico rappresenta il Tuo cuore puro. Le austerità, lo studio dei Veda e la meditazione conducono a diverse realizzazioni della Tua Persona nel Tuo aspetto manifestato e non manifestato. L'intero mondo fenomenico è la manifestazione della Tua energia impersonale, ma Tu, Dio la Persona Suprema e originale, non Ti manifesti in esso. Tu sei L'Anima Suprema, il Brahman Supremo, e solo i seguaci della cultura brahminica possono capire la Verità sulla Tua forma trascendentale. Perciò Tu porti sempre rispetto ai brahmana, senza considerare che Tu stesso sei il seguace più puro della cultura brahminica, da cui il Tuo appellativo di brahmanyadeva. Caro Signor, Tu sei la parola ultima in fatto di buona fortuna e la salvezza ultima di tutti gli uomini santi; perciò, incontrandoTi oggi, pensiamo di aver raggiunto la perfezione della nostra esistenza della nostra educazione, delle nostre austerità e del nostro sapere spirituale. In realtà, tu sei il fine ultimo di ogni successo spirituale.

"Caro Signore, il Tuo sapere non conosce limiti e la Tua forma è assoluta, eternamente impregnata di conoscenza e felicità perfette. Tu sei Dio, la Persona Sovrana, il Param Brahman e l'Anima Suprema. Nascosto dall'influsso della Tua energia interna, yoga-maya, Tu celi in questo momento le Tue infinite potenze; ma noi possiamo capire la Tua posizione elevata e Ti offriamo tutti insieme i nostri rispettosi omaggi. Caro Signore, Tu trai piacere dai Tuoi divertimenti come essere umano, mascherando la vera natura delle Tue perfezioni spirituali; perciò tutti i re qui presenti, e anche i componenti della dinastia Yadu, che vivono sempre a contatto con Te sedendosi accanto a Te e mangiando con Te, non possono capire che Tu sei la causa originale di tutte le cause, l'Anima universale e la causa prima di ogni creazione.

"Di notte, quando sogna, un uomo crede che le allucinazioni create della sua mente siano reali, e scambia il corpo immaginario di cui si riveste per quello vero. Durante il sogno ci si dimentica di avere un altro corpo, il vero corpo che ci ospita nello stato di veglia. Similmente, l'anima condizionata s'inganna sulla propria vera identità e crede che la soddisfazione dei sensi sia la vera felicità.

"L'appagamento dei sensi materiali vela la natura spirituale dell'essere vivente e contamina la sua coscienza. Ed è proprio la coscienza materiale che c'impedisce di capire Dio, la Persona Suprema, Sri Krishna. Tutti i grandi yogi si sforzano di risvegliare la loro coscienza di Krishna con la pratica dello yoga, e giungono così a conoscere i Tuoi piedi di loto e meditare sulla Tua forma trascendentale. In questo modo neutralizzano tutte le conseguenze dei loro atti colpevoli. E' detto che le acque del Gange possono annullare un gran numero di atti colpevoli, ma non dimentichiamo che esse devono la loro gloria ai Tuoi piedi di loto, di cui sono il sudore. E così grande la nostra fortuna che oggi abbiamo potuto contemplare direttamente questi piedi di loto. Caro Signore, noi siamo tutte anime abbandonate a Te, devoti della Tua Persona; abbi dunque la bontà di riservare su di noi la Tua misericordia incondizionata. Sappiamo bene che tutti coloro che hanno raggiunto la liberazione per essersi impegnati costantemente nel Tuo servizio di devozione non sono più contaminati dai re guna e si sono così qualificati per raggiungere il regno di Dio, nel mondo spirituale."

Dopo aver offerto le loro preghiere a Sri Krishna, i saggi riuniti avrebbero voluto chiedere ai re Dritarastra e Yudhisthira il permesso di tornare ai loro asrama, quando Vasudeva, il padre di Krishna e il più celebrato tra gli uomini virtuosi, si avvicinò a loro con grande umiltà offrì i suoi omaggi, prosternandosi ai loro piedi. Vasudeva prese la parola: "Nobili e illustri saggi, voi siete ancora più rispettati dei deva; vi offro dunque il mio umile omaggio. Vorrei solo pregarvi di soddisfare una mia richiesta. Sarebbe per me una grande benedizione se voi acconsentiste a spiegare la natura del più alto di tutti gli atti interessati, con cui si neutralizzano le conseguenze di ogni altro atto."

Allora, l'illustre Narada, alla testa di tutti i saggi presenti, prese la parola: "Miei cari saggi, non è difficile capire che grazie alla sua grande virtù e alla sua semplicità, Vasudeva, che è diventato il padre del Signore Supremo accettando Krishna come figlio, sia incline a consultare noi riguardo il suo interesse. La familiarità conduce al disprezzo, dice il proverbio. Così Vasudeva, che ha Krishna come figlio, non Lo guarda affatto con rispetto e venerazione. Talvolta gli uomini che abitano sulle rive del Gange trascurano la santità del fiume e vanno in lontani luoghi di pellegrinaggio per fare le loro abluzioni. E poiché Sri Krishna, il cui sapere è supremo in ogni circostanza è qui presente in persona, Vasudeva non ha alcun bisogno di rivolgersi a noi per ottenere qualche istruzione.

"Sri Krishna non è toccato dalla creazione, dal mantenimento e dalla distruzione dell'universo materiale; fuorché Sé stesso, nessuno fattore influisce sul Suo sapere. Non è turbato neppure dall'interazione dei tre guna, che trasformano ogni cosa nel corso del tempo. La forma trascendentale di Sri Krishna trabocca di una conoscenza che non è mai agitata dall'ignoranza, dall'orgoglio, dall'attaccamento, dall'invidia o dal desiderio di soddisfazione dei sensi. Mai il Suo sapere è soggetto ai tre guna e alle leggi del karma che controllano gli atti virtuosi o empi. Egli è Dio, l'autorità suprema, a cui nessuno è superiore o uguale.

"L'uomo comune, prigioniero della materia, può pensare che l'anima coperta dai sensi, da una mente e da un'intelligenza materiali, sia uguale a Krishna. Ma Krishna è come il sole che non è mai coperto, nonostante le apparenze, dalle nuvole, dalla nebbia, dalla neve o da altri pianeti; solo l'uomo d'intelligenza inferiore crede che il sole sia scomparso quando questi elementi ostacolano la sua vista. Così, le persone sviate dai sensi e dedite ai piaceri materiali non possono avere una chiara visione di Dio, la Persona Suprema."

In presenza di Krishna e Balarama e di molti altri re, i saggi si rivolsero allora a Vasudeva per dargli le istruzioni che aveva chiesto: "Per neutralizzare le conseguenze del karma o i desideri che spingono l'essere all'azione interessata bisogna compiere con fede e devozione i sacrifici prescritti per l'adorazione di Sri Visnu. Visnu è il beneficiario dei frutti di ogni sacrificio. Le persone nobili e i saggi che hanno un'esperienza abbastanza vasta da distinguere nettamente le tre divisioni del fattore tempo -passato, presente e futuro-, e coloro che hanno acquisito una chiara visione di tutte le cose attraverso le Scritture rivelate, tutti sono d'accordo nell'affermare che per pulire il cuore da tutte le impurità materiali che vi sono accumulate e per aprire la strada della liberazione, che porta alla felicità spirituale, bisogna soddisfare Visnu. Per i grhastha dei diversi varna -brahmana, ksatriya e vaisya-, l'adorazione di Dio, la Persona Suprema, Sri Visnu, chiamato Purusottama, il Signore originale, è raccomandata come l'unica via propizia.

"Tutte le anime condizionate di questo mondo sono prese dal desiderio di godere delle risorse della natura materiale. Questo desiderio profondamente radicato porta l'uomo ad accumulare ricchezze, ad approfittare della vita il più possibile, ad avere moglie casa e figli, ad essere, in breve, felice quaggiù per elevarsi poi ai pianeti celesti nella prossima vita. Ma queste aspirazioni sono la causa stesa dell'incatenamento alla materia, perciò chi desidera mettere fine a questa schiavitù deve sacrificare le sue ricchezze, onestamente guadagnate, per la soddisfazione di Visnu.

"Il solo modo di neutralizzare ogni desiderio materiale è quello d'impegnarsi nel servizio di devozione a Visnu. Così una persona che possiede il dominio di sé deve abbandonare, anche all'interno della vita di famiglia, i tre desideri materiali che sono il desiderio di ricchezze, il desiderio della compagnia della sposa e dei figli, e il desiderio di elevazione ai pianeti superiori. Infine, il grhastha dovrà abbandonare anche la vita di famiglia per accettare l'ordine di rinuncia, e assorbirsi completamente nel servizio di devozione al Signore. Ogni uomo, anche se di nascita superiore -brahmana, ksatriya o vaisya- è certamente in debito verso i deva, i saggi, gli antenati e gli altri esseri viventi; per pagare questi debiti deve compiere sacrifici, studiare le Scritture vediche e mettere al mondo figli che alleverà in un'atmosfera familiare spirituale. Chi, invece, accetta il sannyasa senza compiere questi doveri cadrà dal suo livello. Oggi tu hai già pagato il tuo debito verso gli antenati e i saggi; ora, compiendo sacrifici, puoi liberarti dai tuoi obblighi versi i deva , in modo da poter prendere completo rifugio in Dio, la Persona Suprema. Mio caro Vasudeva, tu hai già sicuramente dovuto sottoporti a numerosi atti di virtù nelle vite precedenti, altrimenti come avresti potuto diventare il padre di Krishna e Balarama, Dio, la Persona Suprema?"

Dopo queste parole, il santo Vasudeva offrì il suo rispettoso omaggio ai piedi di loto dei saggi e dopo averli così soddisfatti chiese loro di dirigere i sacrifici. Eletti officianti dei yajña di Vasudeva, i saggi gli chiesero di riunire gli oggetti necessari all'esecuzione dei sacrifici in quel luogo di pellegrinaggio, così Vasudeva fu persuaso a compiere i sacrifici. Tutti i componenti della dinastia Yadu fecero quindi le loro abluzioni, si vestirono e si ornarono a meraviglia, indossando poi ghirlande di fiori di loto. Le spose di Vasudeva , anch'esse magnificamente vestire e ornate con collane d'oro, si avvicinarono all'arena del sacrificio portando in mano gli oggetti necessari all'offerta.

Quando tutto fu pronto, si udirono risuonare i mridanga, le conchiglie, i timpani e altri strumenti, mentre i danzatori e le danzatrici di professione cominciarono a esibire la loro grazia. I suta e i magadha, cantanti di professione, intonarono diverse preghiere. I Gandharva e le loro spose, dalla voce infinitamente dolce, riempirono l'aria con vari inni propiziatori. Vasudeva si unse gli occhi di collirio e il corpo di burro, poi con le sue diciotto spose, tra cui la prima era Devakì, si sedette davanti agli officianti, pronto a essere purificato dalla cerimonia dell'abhiseka. Tutti i riti furono compiuti seguendo rigidamente i princìpi enunciati dalle Scritture, come durante le celebrazioni di un tempo, con la luna e le stelle. Vasudeva, che doveva essere iniziato capo del sacrificio, indossava una pelle di daino, ma le sue spose erano tutte vestite di preziosi sari, ornate di bracciali, collane campanellini alle caviglie, orecchini e mille altri gioielli. Vasudeva, in mezzo alle spose, risplendeva di bellezza; sembrava il re dei pianeti celesti quando compie tali sacrifcici.

In quel momento, mentre Krishna e Balarama seguiti dalle Loro spose, figli e parenti, Si sedevano nella grande arena del sacrificio, sembrò che Dio, la Persona Suprema, fosse presente insieme con tutte le Sue emanazioni infinitesimali, gli esseri viventi, e con le Sue molteplici potenze. Sappiamo dagli sastra che Krishna possiede molteplici energie, e che da Lui emanano innumerevoli esseri individuali, frammenti della Sua Persona; ma durante i sacrifici organizzati da Vasudeva tutte le persone presenti poterono percepire direttamente il modo in cui Dio, la Persona Suprema, vive eternamente con le Sue diverse energie. Per l'occasione, Sri Krishna prese la forma di Narayana , e Sri Balarama quella di Sankarsana, origine di tutti gli esseri viventi.

Vasudeva soddisfece Sri Visnu compiendo vari sacrifici, come il jyotistoma, il darsa e il purnamasa. Alcuni di questi yajña sono chiamati prakrta a altri sauryasatre anche vaikrta. Più tardi furono celebrati con successo anche gli altri sacrifici, chiamati agnihotra, e gli oggetti che le Scritture prescrivono per queste celebrazioni vennero offerti in modo appropriato. Così Visnu fu soddisfatto, e si raggiunse lo scopo di tutte le oblazioni sacrificali. Ma nell'età di Kali è difficile riunire i diversi oggetti richiesti per l'offerta di questi sacrifici, perché la gente non ha né la possibilità per metterli insieme né il sapere necessario a eseguire queste cerimonie. In realtà, la gente oggi non ha neppure la tendenza a compiere tali sacrifici. Perciò in quest'era, in cui gli uomini sono colpiti dalla sfortuna, perseguitati dall'angoscia, e sconvolti da diverse catastrofi, l'unico sacrificio raccomandato è il sankirtana-yajña. In effetti, l'adorazione di Sri Caitanya attraverso il sankirtana-yajña è il solo metodo consigliato per l'età in cui viviamo.

A conclusione dei sacrifici, Vasudeva offrì ai sacerdoti una grande quantità di ricchezze, come abiti, gioielli, mucche, terre e servitori. Quindi tutte le sue spose compirono l'avabhrtha e si sottoposero ai doveri previsti dai sacrifici e raggruppati sotto il nome di patni-samyaja. Una volta compiute le offerte, tutti insieme fecero le abluzioni nei laghi scavati da Parasurama e conosciuti col nome di rama-hrada. Quindi Vasudeva e le sue spose fecero distribuire ai sudditi -cantanti, danzatori e altri- tutte le vesti e gli ornamenti che avevano indossato. Notiamo qui che il compimento di sacrifici comporta una generosa distribuzione di beni. Prima viene elargita la carità ai sacerdoti e ai brahmana; poi, compiuto il sacrifici, gli abiti e gli ornamenti di cui si è fatto uso sono offerti ai numerosi sudditi che si sono prestati per il buon esito della cerimonia.

Infine, Vasudeva e le sue spose, vestiti di abiti nuovi e adorni di nuovi gioielli, offrirono a tutti, dai brahmana fino ai cani, un pasto sontuoso. Dopodiché, tutti gli amici, i parenti, le spose e i figli di Vasudeva, e anche tutti i re e i componenti le dinastie Vidarbha, Kosala, Kuru , Kasi, Kekaya e Srñjaya, si riunirono. I sacerdoti, i deva, la gente di ogni tipo, gli antenati, gli spettri e i Carana, tutti furono ricompensati abbondantemente con l'offerta di generosi doni e onori. Poi tutte le persone presenti in quel luogo santo si congedarono da Sri Krishna, lo sposo della dea della fortuna, e glorificando la perfezione dei sacrifici compiuti da Vasudeva ripartirono verso le proprie dimore.

Mentre il re Dritarastra, Vidura, Yudhisthira, Bhima, Arjuna, Bhismadeva, Dronacarya, Kunti, Nakula, Sahadeva, Narada, Vyasadeva e altri parenti e amici si preparavano a partire, furono sopraffatti da un forte sentimento di separazione, e tutti abbracciarono con grande commozione i componenti della dinastia Yadu. Partirono anche molte altre persone presenti nel luogo del sacrificio. Sri Krishna e Balarama, insieme al re Ugrasena, resero soddisfatti gli abitanti di Vrindavana condotti da Nanda Maharaja e dai pastori più anziani, offrendo loro in abbondanza vari tipi di regali come prova del rispetto che avevano per loro e del desiderio di soddisfarli. Il profondo sentimento d'amicizia che li univa agli Yadu fece sì che gli abitanti di Vrindavana rimanessero in quel luogo ancora per molto tempo.

Dopo la celebrazione dei sacrifici, Vasudeva si sentì così soddisfatto che la sua gioia non conobbe limiti. In mezzo a tutti i suoi familiari, prese le mani di Nanda Maharaja e gli disse: "Caro fratello, il Signore Supremo ha creato un legame molto potente, quello dell'amore e dell'affetto, così potente che penso sia molto difficile troncarlo anche per i grandi saggi e i santi. Caro fratello, ti mi hai mostrato un affetto al quale non ho potuto rispondere. Mi considero dunque un ingrato. Ti sei comportato come un santo e io non potrò mai pagare il debito che ho verso d te. Non ho la possibilità di ricambiare la tua amicizia, ma sii certo che il legame d'affetto che ci unisce non si spezzerà mai. La nostra amicizia deve continuare per sempre nonostante la mia incapacità di ricambiare le tue attenzioni, di cui spero tu mi scuserai.

"Caro fratello, all'inizio non ho mai potuto servirti come amico a causa della mia prigionìa, e ora, benché goda di una grande ricchezza, questa prosperità materiale mi ha reso cieco. Neppure oggi, dunque, posso soddisfarti come conviene. Fratello mio, tu sei così buono e così dolce che sei sempre pronto a offrire ogni rispetto agli altri, senza mai preoccuparti di ricevere questo sentimento in cambio. L'uomo che desidera progredire con gioia nell'esistenza non deve possedere troppi beni materiali poiché lo rendono cieco e orgoglioso, ma deve piuttosto prendersi cura degli amici e dei parenti."

Mentre parlava, Vasudeva provava un profondo sentimento per Nanda Maharaja, per la sua amicizia e per gli atti che aveva compiuto per il suo bene, e i suoi occhi si riempirono di lacrime. Per soddisfare il suo amico Vasudeva, e anche per l'amore intenso che lo legava a Krishna e Balarama, Nanda Maharaja trascorse tre mesi in loro compagnia. Concluso questo periodo, tutti gli Yadu offrirono agli abitanti di Vrindavana abiti, ornamenti e molti altri oggetti di valore per far loro piacere, e tutti furono pienamente soddisfatti. Poi, Vasudeva, Ugrasena, Krishna, Balarama, Uddhava e gli altri componenti della dinastia Yadu presentarono i loro doni personali a Nanda Maharaja e ai suoi compagni. Infine, gli abitanti di Vrindavana ripresero la strada di Vrajabhumi (Vrindavana), ma il loro cuore non tornò, rimase con Krishna e Balarama.

Dopo aver visto partire tutti gli amici e i visitatori, i Vrishni notarono che la stagione delle piogge si stava avvicinando e decisero di tornare a Dvaraka. Tutti erano soddisfatti perché vedevano Krishna in ogni cosa. Tornati nella loro città, si misero a descrivere con grande gioia i sacrifici compiuti da Vasudeva, l'incontro con gli amici e i benefattori, e tutti gli altri avvenimenti di cui erano stati partecipi durante la loro visita al santo luogo di pellegrinaggio.

 

Così terminano gli insegnamenti di Bhaktivedanta sull'ottantatreesimo capitolo del Libro di Krishna, intitolato: "I sacrifici compiuti da Vasudeva".

 

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