Il Libro di Krishna

 

CAPITOLO 85

 

Il rapimento di Subhadra e la visita
di Sri Krishna a Bahulasva e Srutadeva

 

 

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Dopo aver ascoltato l'episodio del ritorno dei sei figli di Devaki, il re Pariksit si mostrò ancora più interessato e impaziente di sapere di più su Krishna e i Suoi divertimenti; pregò dunque Sukadeva Gosvami di raccontargli come suo nonno Arjuna aveva rapito Subhadra su istigazione di Krishna.

L'imperatore ardeva dal desiderio di ascoltare questo racconto; così Sukadeva Gosvami prese a narrarglielo: "Un giorno, tuo nonno Arjuna, il grande eroe, stava visitando diversi luoghi di pellegrinaggio e mentre viaggiava qua e là capitò a Prabhasaksetra. Qui seppe che Balarama stava preparando il matrimonio di Subhadra, la figlia di Vasudeva, suo zio materno. Nonostante Suo padre Vasudeva e Suo fratello Krishna non fossero d'accordo con Lui, Balarama voleva sposare Subhadra con Duryodhana. Arjuna, però, desiderava per sé la mano della principessa."

Pensando a Subhadra e alla sua bellezza, Arjuna si sentiva sempre più attratto dall'idea di sposarla. Escogitò dunque un piano, e si vestì come un sannyasi vaisnava, con un tridanda nella mano. I sannyasi mayavadi portano un solo danda, o bastone, mentre i sannyasivaisnava portano un danda triplo, o tridanda, che rappresenta il voto del sannyasi vaisnava di servire Dio, la Persona Suprema, col corpo , la mente e le parole. Il tridanda-sannyasa esiste da tempi remoti, e i vaisnava che l'adottano sono chiamati tridandi, o anche tridandi-svami o tridandi-gosvami.

Di solito i sannyasi viaggiano ovunque per predicare, ma in India, durante i quattro mesi della stagione delle piogge -da settembre a dicembre- interrompono i loro spostamenti e si stabiliscono in un luogo fisso. Questo tempo di sosta per i sannyasi è chiamato catur-masya-vrata. Allora, gli abitanti del luogo in cui il sannyasi si ferma approfittano della sua presenza per progredire sul sentiero spirituale. Così Arjuna, travestito da tridandi-sannyasi, rimase nella città di Dvaraka per quattro mesi, preso dal desiderio di avere Subhadra per sé. Gli abitanti di Dvaraka, e perfino Balarama, non riconobbero Arjuna, e gli offrirono quindi il rispetto dovuto a un sannyasi.

Un giorno Balarama invita a pranzo il presunto sannyasi e con grande rispetto gli porge ogni sorta di piatti deliziosi, ed ecco il nostro sannyasi che fa lauti banchetti. Ma durante tutto il pranzo Arjuna non stacca gli occhi dalla bella Subhadra, la cui bellezza affascina tutti i grandi eroi e i sovrani. Innamorato di lei, gli occhi di Arjuna brillano di una nuova luce; più contempla Subhadra e più il suo sguardo s'illumina. Ormai è deciso: in un modo o nell'altro la farà sua sposa; la mente di Arjuna non può più contenere questo desiderio ardente.

Anche Arjuna, il nonno di Maharaja Pariksit, era di una bellezza straordinaria e il suo aspetto attraeva molto Subhadra, tanto farle decidere di non sposare nessun altro se non lui. Da ragazza semplice qual era, Subhadra sorrideva felice guardando Arjuna, che si sentiva sempre più attratto da lei. Poiché Subhadra si era votata a lui, Arjuna era deciso di a sposarla ad ogni costo, e il pensiero l'assillava giorno e notte: come avrebbe fatto per sposarla? La sua mente era così agitata che non ebbe più un solo istante di pace.

Un giorno Subhadra, seduta su un carro, uscì dal palazzo per visitare i deva nel tempio, e Arjuna ne approfittò per rapirla, col permesso di Vasudeva e Devaki. Salito sul carro di Subhadra, Arjuna si accinse al combattimento e, afferrato l'arco, respinse con le sue frecce tutti i guerrieri che avevano l'ordine di fermarlo, riuscendo così a portare via Subhadra. Vedendo che Subhadra veniva rapita da Arjuna, i suoi familiari e parenti scoppiarono in lacrime; ma l'eroe proseguì la sua corsa, come un leone che prende ciò che gli spetta e poi se ne va. Quando Balarama seppe che quel sannyasi altri non era che Arjuna travestito allo scopo di rapire Subhadra, andò su tutte le furie e si agitò proprio come le onde dell'oceano quando si sollevano nei giorni di luna piena.

Sri Krishna era dalla parte di Arjuna, perciò insieme con gli altri componenti della famiglia cercò di calmare Balarama gettandoSi ai Suoi piedi e implorandoLo di perdonare il gesto di Arjuna. Alla fine Balarama Si convinse che Subhadra era innamorata di Arjuna, e fu soddisfatto di sapere che lei desiderava averlo come sposo. Tutto fu sistemato, e per far piacere alla giovane coppia Balarama inviò loro come dote grandi ricchezze, elefanti, carri, cavalli, servitori ed ancelle.

Maharaja Pariksit era molto impaziente di sapere di più su Krishna. Così, dopo aver narrato il rapimento di Subhadra, Sukadeva Gosvami cominciò a narrare un altro episodio.

Nella città di Mithila, capitale del regno di Videha, viveva un brahmana grhastha di nome Srutadeva, che nutriva una profonda devozione per il Signore. Pienamente cosciente di Krishna e sempre impegnato al Suo servizio, egli godeva di una serenità perfetta e di un distacco assoluto dalla materia. Possedeva una vasta cultura e non aveva altro desiderio se non quello di essere situato nella coscienza di Krishna. Sebbene fosse un grhastha, non si dava troppo da fare per acquisire i beni necessari alla vita; preferiva accontentarsi di ciò che gli veniva senza troppi sforzi, e viveva alla meno peggio. Ogni giorno pensava a procurarsi lo stretto necessario per mantenere la propria famiglia, e niente di più. Questo era il suo destino. Non aveva alcun desiderio di possedere più del necessario, e poteva così seguire in tutta tranquillità i princìpi che regolano la vita di un brahmana, così come sono dettati dalle Scritture.

Il re di Mithila era anche lui un bhakta del livello del brahmana Srutadeva. Questo celebre re si chiamava Bahulasva. Godeva della fama di essere un ottimo sovrano, e non nutriva alcuna ambizione d'ingrandire il regno solo per accrescere i suoi piaceri materiali. Così, il brahmana Srutadeva e il re Bahulasva vivevano a Mithila entrambi come puri devoti di Krishna.

Nella Sua grande misericordia verso questi due bhakta, Krishna chiese un giorno al Suo cocchiere, Daruka, di condurLo nella città di Mithila. Grandi saggi Lo scortavano, e tra essi Narada, Vamadeva, Atri, Vyasadeva, Parasurama, Asita, Aruni, Brhaspati, Kanva, Maitreya e Cyavana. Krishna e i saggi attraversavano numerose città e villaggi, e dappertutto gli abitanti li ricevevano con grande rispetto, adorandoli con vari oggetti. Quando gli abitanti di una località s'avvicinavano al Signore per contemplarLo e si riunivano tutt'intorno a Lui, Krishna sembrava il sole circondato dai suoi pianeti. Nel loro viaggio attraversavano il regno di Anarta, Dhanva, Kurujangala, Kanka, Matsya, Pañcala, Kunti, Madhu, Kekaya, Kosala e Arna, così tutti gli abitanti di queste terre, uomini e donne, ebbero l'occasione di vedere Krishna a tu per tu. Tutti provarono una gioia celestiale, e riversarono sul Signore tutto l'affetto e l'amore che nutrivano nei loro cuori; vedendo il Suo viso, sembrò loro di bere con gli occhi un dolce nettare, e tutti i loro falsi concetti, nati dall'ignoranza, si dissiparono. Attraversando questi regni, Krishna riceveva la visita di numerose persone che desideravano incontrraLo; a tutti accordava ogni buona fortuna con un semplice sguardo, liberandoli da ogni forma d'ignoranza. In alcuni luoghi, i deva si univano agli esseri umani e glorificavano il Signore purificando l'atmosfera da tutti gli elementi di cattivo augurio, in ogni direzione. Così, a poco a poco, Krishna raggiunse il regno di Videha.

Appena i cittadini seppero dell'arrivo del Signore, furono sopraffatti da una gioia incontenibile e, carichi di doni, corsero a riceverLo. Come videro Krishna il loro cuore, pieno di felicità, si aprì come un fiore di loto che si schiude al levar del sole. Quegli illustri saggi che Lo accompagnavano, li avevano solo sentiti nominare, ma ora, per la misericordia di Sri Krishna, potevano contemplarli, e con loro il Signore in persona.

Il re Bahulasva e il brahmana Srutadeva, sapendo che il Signore era venuto fin là solo per benedirli con la Sua grazia, caddero subito ai Suoi piedi di loto e Gli offrirono i loro omaggi. A mani giunte, ognuno dei due invitò Sri Krishna e i saggi a casa sua; e il Signore, per soddisfarli entrambi, Si moltiplicò in due e andò simultaneamente a casa del re e del brahmana. Ma nessuno dei due sapeva che il Signore Si trovava anche a casa dell'altro; ognuno pensava che fosse venuto solo a casa sua. Il fatto che il Signore e i Suoi compagni si trovassero allo stesso tempo a casa del brahmana e del re senza che i due ne fossero consapevoli mostra un'altra perfezione del Signore Supremo, definita dalle Scritture rivelate col nome di vaibhava-prakasa. Anche quando Krishna sposò sedicimila regine Si moltiplicò in sedicimila forme, ciascuna potente come Lui stesso. E a Vrindavana, quando Brahma rapì le mucche, i vitelli e gli amici di Krishna, il Signore Si moltiplicò in altrettante mucche, vitelli e pastori.

Bahulasva, il re di Videha, era molto intelligente e si comportava da perfetto gentiluomo. Era meravigliato che tanti grandi saggi e Dio stesso, si trovassero personalmente presenti nella sua dimora. Sapeva che l'anima condizionata non può essere del tutto pura specialmente quando è impegnata in affari terreni, mentre il Signore Supremo e i Suoi puri devoti sono sempre liberi dalla contaminazione materiale. Il re non poteva dunque che meravigliarsi di ciò che gli stava accadendo, e prese a ringraziare Krishna di avergli concesso la Sua misericordia incondizionata.

Sentendosi molto riconoscente verso il Signore e i saggi, e desiderando riceverli nel migliore dei modi, il re fece portare dei bei seggi e cuscini, su cui i suoi ospiti si misero a proprio agio. La mente del re Bahulasva era molto agitata, non a causa di qualche problema, ma per la grande estasi generata dall'amore e dalla devozione che nutriva per il Signore. Il suo cuore traboccava d'affetto per Krishna e per i Suoi compagni, e dai suoi occhi sgorgarono lacrime d'estasi. Bahulasva lavò allora i piedi dei suoi ospiti divini e spruzzò quell'acqua sulla propria testa e su quella dei suoi familiari. Poi offrì loro magnifiche ghirlande di fiori, polpa di sandalo, incenso, abiti nuovi, gioielli, lampade di ghi, mucche e buoi, venerando il Signore e i saggi in modo regale. Quando tutti gli invitati furono nutriti sontuosamente, Bahulasva si avvicinò a Krishna, prese i Suoi piedi di loto per posarli su di sé, mentre li massaggiava cominciò con voce dolce a cantare le Sue glorie.

"O Signore, Tu sei l'Anima di tutti gli esseri, il testimone nel cuore di ciascuno, e di tutti conosci perfino le minime azioni. Noi, che Ti siamo eternamente riconoscenti, meditiamo sempre sui Tuoi piedi di loto per mantenerci in una posizione sicura e non deviare mai, neppure di un passo, dal Tuo eterno servizio di devozione. E questo ricordo costante dei Tuoi piedi di loto ha fatto sì che oggi Tu ci abbia mostrato la Tua bontà e benedetto con la Tua misericordia incondizionata visitando personalmente la nostra dimora. Abbiamo sentito dire, caro Signore, che Tu hai riconosciuto più volte che i Tuoi puri devoti Ti sono perfino più cari di Tuo fratello Balarama o della Tua eterna servitrice, la dea della fortuna, o anche del Tuo primo figlio, Brahma. E sono sicuro che Tu oggi sei gentilmente venuto a visitare la mia casa per provare queste Tue divine parole. Non riesco proprio a immaginare come certa gente possa restare atea e demoniaca anche dopo aver conosciuto la Tua misericordia e il Tuo affetto incondizionato per i Tuoi devoti, che sono sempre assorti nella coscienza di Krishna. Come può questa gente allontanarsi dai Tuoi piedi di loto?

"Caro Signore, sappiamo che Tu sei così buono e generoso che quando una persona abbandona tutto per impegnarsi nella coscienza di Krishna, accade che Tu Ti dia a questa persona in cambio del suo servizio incondizionato. Tu sei apparso nella dinastia Yadu per compiere la Tua missione, che è quella di richiamare a Te tutte le anime condizionate che marciscono nelle attività peccaminose dell'esistenza materiale; e quest'apparizione è già celebrata in tutto il mondo. Caro Signore, Tu sei l'oceano della misericordia, dell'amore e dell'affetto senza limiti, e la Tua forma assoluta ed eterna trabocca di felicità e conoscenza. O Krishna, la Tua meravigliosa forma di Syamasundara ha il potere di affascinare tutti i cuori. Il Tuo sapere è illimitato, e per insegnare a tutti come eseguire il servizio di devozione Tu hai mandato l'avatara Nara-Narayana, che ancora oggi compie rigide austerità e penitenze a Badarinarayana. Ti prego, dunque, accetta il mio umile omaggio ai Tuoi piedi di loto. O Signore, imploro Te e Tuoi compagni, nobili saggi e brahmana, di restare nella mia dimora affinché questa dinastia, che discende dal famoso re Nimi, sia santificata dalla polvere dei Tuoi piedi di loto almeno per qualche giorno." Krishna non poteva negare questa grazia al Suo devoto, perciò rimase nel palazzo del re per qualche tempo in compagnia dei saggi, purificando così la città di Mithila e tutti i suoi abitanti.

Nel frattempo, il brahmana che riceveva Krishna e i saggi nella sua dimora si sentì invadere da una gioia tutta spirituale. Dopo aver fatto accomodare i suoi ospiti, si mise a danzare, gettando il suo scialle attorno al corpo. A causa della sua povertà, Srutadeva poté offrire ai suoi illustri ospiti soltanto pagliericci, panche di legno e stuoie per sedersi, nondimeno riservò loro un'accoglienza tanto completa quanto le sue possibilità glielo permettevano. Con le sue parole glorificò il Signore e i saggi, e insieme alla sua sposa lavò i piedi di ogni invitato; poi spruzzò quell'acqua su tutti i suoi familiari Nonostante sembrasse molto povero, il brahmana era certamente l'uomo più fortunato. Mentre si affaccendava a ricevere Krishna e i Suoi compagni, Srutadeva era completamente immerso in un oceano di felicità spirituale. Dopo aver accolto i suoi ospiti, presentò loro frutta, incenso, acqua e argilla profumate, foglie di tulasi, erba kusa e fiori di loto, secondo le sue possibilità. Non erano oggetti costosi né difficili da ottenere, ma poiché erano offerti con amore e devozione, Krishna e i Suoi compagni li accettarono con grande piacere. La sposa del brahmana preparò dei piatti molto semplici, come riso e dala, che il Signore e il Suo séguito mangiarono con gusto perché erano stati offerti con amore e devozione. Quando Krishna e i saggi che L'accompagnavano si furono ristorati, Srutadeva pensò così: "Sono caduto nel pozzo profondo e oscuro della vita familiare, e sono certamente il più sfortunato di tutti gli esseri. Com'é possibile che Krishna, il Signore Supremo, e i Suoi compagni, i nobili saggi la cui presenza in un luogo basta a renderlo santificato come un luogo di pellegrinaggio, abbiano accettato di venire nella mia dimora?" Mentre il brahmana rifletteva così, i suoi ospiti terminarono il pranzo e si distesero comodamente. Allora Srutadeva e la sua sposa, con i loro figli e gli altri parenti, vollero rendere qualche servizio ai loro ospiti. Toccando i piedi di loto di Krishna, il brahmana prese la parola.

"Caro Signore, Tu sei la Persona Suprema, Purusottama, che trascende la creazione materiale, manifestata. Le attività di questo mondo e delle anime condizionate non hanno nulla in comune con la Tua posizione suprema. Posso capire che Tu non mi hai concesso la Tua udienza solo oggi, poiché Tu sei in contatto con tutti gli esseri viventi nella forma del Paramatma fin dall'alba della creazione."

Questa dichiarazione di Srutadeva è molto istruttiva. E' un fatto accertato che il Signore Supremo, la Persona Divina, nella forma di Paramatma penetrò all'interno della creazione materiale come Maha-Visnu, Garbhodakasayi Visnu e Ksirodakasayi Visnu, e anche all'interno di ogni corpo, situandoSi accanto all'anima condizionata in un atteggiamento d'amicizia. Così ogni essere vivente gode della compagnia del Signore fin dall'inizio, ma a causa del suo concetto sbagliato dell'esistenza non può comprendere questa verità. Tuttavia, quando la sua coscienza distorta si trasforma in coscienza di Krishna, l'essere può capire subito come Krishna stia cercando di aiutarlo a spezzare le catene che lo trattengono alla materia.

"Caro Signore, Tu sei entrato in questo mondo come in un sogno. L'anima condizionata sogna mille mondi irreali e transitori quando dorme, e s'impegna in mille attività illusorie -a volte quella di un re, altre volte quella d qualcuno che si fa assassinare o di chi va verso qualche città sconosciuta-, ma tutto ciò è effimero. Così, Tua grazia penetra, come se dormisse, nell'universo materiale e vi crea una manifestazione temporanea, ma non per una Tua personale necessità, bensì per l'anima condizionata che desidera imitarTi nel Tuo ruolo di beneficiario supremo. I piaceri che questo mondo offre hanno tutti un carattere effimero e illusorio, eppure l'anima condizionata è incapace di creare da sola questa situazione temporanea che è destinata al suo godimento vano e illusorio. Pera aiutarla a soddisfare i suoi desideri temporanei e ingannevoli, Tu penetri in questa fugace manifestazione. Così, fin dall'istante in cui l'anima condizionata entra nell'universo materiale, Tu agisci come suo compagno costante. Perciò, l'essere condizionato si libera a poco a poco dalla contaminazione dell'esistenza materiale quando incontra un puro bhakta e adotta il servizio di devozione, cominciando con l'ascolto dei Tuoi divertimenti assoluti, la glorificazione dei Tuoi atti sublimi, l'adorazione della Tua forma eterna nel tempio, le offerte di preghiere e impegnandosi in discussioni che mirano a comprendere la Tua natura trascendentale. Allora tutta la polvere materiale che ricopriva il cuore vola via, e Tu appari sempre più visibile in esso. Benché Tu accompagni sempre l'anima condizionata, Ti riveli ad essa solo quando si purifica col servizio di devozione. Coloro, invece, che si perdono nei meandri dell'azione interessata per la semplice abitudine o l'osservazione dei precetti vedici, e trascurano il Tuo servizio di devozione, sono presi dalle gioie esterne che nascono dalla concezione corporale dell'esistenza. Tu non Ti riveli mai a queste persone, anzi, rimani molto lontano da loro. Ma colui che è assorto nel Tuo servizio di devozione e purifica il suo cuore col canto e l'ascolto continuo del Tuo santo nome non ha difficoltà a conoscerTi e vederTi come il suo eterno compagno di ogni istante.

"Si dice che Tua Grazia, situata nel cuore dei bhakta, li guidi in modo che essi posano tornare rapidamente nella loro dimora originale, la Tua dimora. Queste istruzioni personali che Tu di loro rivelano la Tua esistenza nel cuore del bhakta. Soltanto il Tuo devoto può apprezzare subito la Tua presenza nel suo cuore. Invece, colui che vive solo per la concezione corporale dell'esistenza e rimane intrappolato nei piaceri dei sensi non può vederTi perché Tu resti sempre nascosto dal velo della yoga-maya; non può capire che Tu gli sei così vicino, che sei nel suo cuore stesso, e arriva a percepirTi solo come morte finale. La differenza tra il bhakta e l'abhakta è come quella tra il gattino e il topo. Tra i denti della gatta, il topo sente la morte, mentre il gattino sente tutto l'affetto della madre. Così Tu sei presente per tutti, ma l'abhakta Ti scopre come morte ultima e crudele, mentre il bhakta Ti conosce come il precettore e il filosofo supremo. In conclusione, l'ateo sente la presenza di Dio nella morte, mentre il bhakta vede Dio sempre accanto a sé, nel cuore, e riceve le Sue istruzioni, perciò vive nella spiritualità e non è mai toccato dalla contaminazione dell'universo materiale.

"Tu sei il maestro assoluto, sotto la Tua direzione agisce la natura materiale. Gli atei, però, osservano solo i movimenti della natura, e sono incapaci di vedertTi come la sua origine. Al contrario, il bhakta vede subito la Tua mano in ogni movimento della natura materiale, perché il velo della yoga-maya non può ostacolare la sua visione, come succede invece per l'abhakta. Quest'ultimo è incapace di vederTi direttamente, come una persona che ha vista ostruita dalle nuvole e non può vedere il sole mentre quelli che volano sopra le nuvole vedono il sole chiaramente in tutto il suo splendore. O Signore, Ti offro il mio rispettoso omaggio. Tu, che attingi in Te stesso la Tua luminosità, considerami il Tuo servitore eterno. Dammi ordini, Ti prego. Che cosa posso fare per Te? Finché Tu resti invisibile, l'anima condizionata sente il tormento della contaminazionemateriale nella forma delle tre fonti di sofferenza, ma non appena sviluppa la coscienza di Krishna, e Tu Ti manifesti ad essa, tutte le sofferenze legate all'esistenza materiale di colpo svaniscono."

Il Signore Supremo, Sri Krishna, nutre un grande affetto per i Suoi devoti. Quando udì le preghiere di Srutadeva, parole nate dalla sua pura devozione, il Signore fu profondamente soddisfatto e prendendogli le mani tra le Sue disse: "Mio caro Srutadeva, tutti questi grandi saggi e santi hanno dato prova di un'eccezionale benevolenza verso di te venendo personalmente a casa tua. Devi considerare questo favore come un'immensa fortuna. Così grande è la loro bontà che hanno accettato di viaggiare con Me e ovunque vadano, solo a contatto con la polvere dei loro piedi, l'atmosfera diventa pura come la Trascendenza. La gente ha l'abitudine di andare nei templi consacrati a Dio e nei santi luoghi di pellegrinaggio, e dopo un contatto prolungato con questi luoghi e una lunga pratica di riti arriva a purificarsi Ma l'influsso di questi grandi saggi è così benefico che semplicemente vedendoli si ha una purificazione immediata e totale.

"Inoltre, la grande potenza purificatrice dei luoghi di pellegrinaggio e dell'adorazione dei deva è dovuta anch'essa alla grazia degli uomini santi. Perciò un luogo di pellegrinaggio diventa un luogo santo proprio in virtù della presenza dei saggi che vi abitano. Mio caro Srutadeva, quando un uomo nasce brahmana si trova subito a essere il migliore tra gli uomini. E se pratica l'austerità, soddisfatto in sé stesso, studia i Veda e s'impegna nel Mio servizio di devozione, in altre parole, se compie il suo dovere di brahmana, e diventa un vaisnava, quanto più grande sarà la sua gloria! La Mia forma di Narayana, a quattro braccia, non Mi è così cara come un brahmana vaisnava. 'Brahmana' significa 'esperto nel sapere vedico'; il brahmana rappresenta dunque il simbolo del sapere perfetto, così come Io rappresento la forma compiuta e finita di tutti i deva. Gli uomini di poca intelligenza non possono percepire in Me il sapere supremo, né possono capire l'importanza del brahmana vaisnava; sotto il dominio dei tre guna osano criticare Me e i Miei puri devoti. Il brahmana vaisnava cioè il bhakta situato al livello brahminico, può percepire la Mia presenza nel suo cuore, e concludere in modo definitivo che l'intera manifestazione cosmica con i suoi differenti aspetti proviene dalle energie del Signore; ha una chiara visione della natura materiale e dell'energia materiale globale, tanto che in ogni azione non vede altro che la Mia Persona.

"Mio caro Srutadeva, tu puoi dunque accettare tutti questi grandi santi, brahmana e saggi come Miei rappresentanti autentici; venerandoli con fede, Mi adorerai in modo ancora più soddisfacente. Infatti Io considero l'adorazione dei Miei devoti più elevata dell'adorazione diretta della Mia Persona. Se qualcuno cerca di adorarMi direttamente, trascurando di onorare i Miei devoti, Io non accetto le sue offerte anche se presentate in modo opulento."

Così, il brahmana Srutadeva e il re di Mithla, seguendo gli insegnamenti del Signore, Lo adorarono insieme col Suo séguito, composto di grandi saggie santi brahmana, accordando all'Uno come agli altri la stessa importanza spirituale. In questo modo essi raggiunsero entrambi lo scopo supremo di tornare nel mondo spirituale. Il bhakta non conosce che Krishna, e Krishna in cambio ha per lui un affetto illimitato. Il Signore rimase a Mithila, nella casa del brahmana Srutadeva e nel palazzo del re Bahulasva, tutto il tempo necessario a benedire l'uno e l'altro generosamente con i Suoi insegnamenti spirituali, poi tornò alla Sua capitale, Dvaraka.

Gli insegnamenti che s traggono da questo racconto si possono riassumere così: il re Bahulasva e il brahmana Srutadeva furono considerati dal Signore su un piano d'uguaglianza perché entrambi erano puri bhakta. Questa è la vera condizione per essere riconosciuti da Dio. Poiché è diventata cosa comune inorgoglirsi, a torto, delle proprie origini brahmana o ksatriya, si vedono ai nostri giorni persone prive di ogni qualità che pretendono di essere brahmana, ksatriya o vaisya semplicemente per nascita. Ma le Scritture affermano: kalau-sudra-sambhava, in quest'età di Kali tutti sono sudra. Infatti, quest'era è caratterizzata dalla mancanza di sacrifici purificatori, o samskara, che cominciano dal concepimento e continuano fino alla morte. Nessuno può essere classificato come membro di un particolare varna, e tantomeno di un varna superiore -brahmana, ksatriya o vaisya- solo per nascita. Chiunque non sia stato purficato all'istante del concepimento con la cerimonia del garbhadhana-samskara è immediatamente classificato tra i sudra, gli unici che non sono tenuti a compiere i sacrifici purificatori. La vita sessuale che ignora le vie purificatrici della coscienza di Krishna è il modo di procreare tipico dei sudra e degli animali. La coscienza di Krishna rappresenta la perfezione più alta, quella che permette a tutti di elevarsi al livello del vaisnava, che possiede già le qualità del brahmana. I vaisnava sono educati in modo da liberarsi dai quattro tipi di atti colpevoli -la vita sessuale illecita, l'uso di sostanze inebrianti, il gioco d'azzardo e il consumo di prodotti animakli che non siano il latte e i suoi derivati. Nessuno può situarsi al livello brahminico senza possedere queste qualità premilinari, e se non diventa brahmana qualificati è impossibile diventare puri bhakta.

 

Così terminarono gli insegnamenti di Bhaktivedanta sull'ottantacinquesimo capitolo del Libro di Krishna, intitolato: "Il rapimento di Subhadra e la visita di Sri Krishna a Bahulasva e a Srutadeva".

 

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