Il Libro di Krishna

 

CAPITOLO 86

 

Le preghiere dei Veda personificati

 

 

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Il re Pariksit interrogò Sukadeva Gosvami su un tema di primaria importanza nella comprensione della spiritualità. Questa fu la domanda: "Poiché il sapere vedico riguarda generalmente i tre guna nell'ambito dell'universo materiale, come può questo sapere avvicinare il tema della Trascendenza, che è al di là dell'influsso dei guna? La mente materiale e le parole sono vibrazioni sonore materiali, come prodotte dalla mente, toccare il tema della Trascendenza? Per descrivere un oggetto è necessario definire la sua origine, i suoi attributi e la sua azione, e questa descrizione è resa possibile solo con l'uso di parole materiali che traducono le considerazioni della mente materiale. Ma il Brahman, o la Verità Assoluta, non ha attributi materiali; come puoi dunque descriverLo con parole, se le nostre espressioni verbali sono efficaci solo nel campo degli attributi materiali? Non vedo come il tema della Trascendenza possa essere percepito attraverso vibrazioni sonore materiali."

Con questa domanda il re Pariksit voleva che Sukadeva gosvami spiegasse se la natura ultima della Verità Assoluta, secondo i Veda, personale o impersonale. Noi sappiamo che la realizzazione della verità Assoluta si sviluppa secondo i Suoi tre aspetti: il Brahman impersonale, il Paramatma localizzato nel cuore di ogni essere, e infine Dio, la Persona Suprema, Sri Krishna.

I Veda riguardano tre settori di attività: il karma-kanda a cui appartengono gli atti compiuti secondo le prescrizioni vediche, atti che purificano gradualmente l'essere fino alla comprensione della sua vera natura; il jñana-kanda, o la via che consiste nell'avvicinare la vera natura; il jñana-kanda, o la via che consiste nell'avvicinare la Verità Assoluta attraverso la speculazione filosofica; e l'upasana-kanda, che attiene all'adorazione di Dio, la Persona Suprema, e talvolta anche a quella dei deva. L'adorazione dei deva, così com'é prescritta dai Testi vedici, si fonda sulla conoscenza della loro relazione col Signore Supremo. Da Dio provengono innumerevoli emanazioni che rappresentano altrettanti frammenti della Sua Persona: quelle identiche a Lui prendono il nome di svamsa, le altre il nome di vibhinnamsa, e sono gli esseri individuali. Tutte queste emanazioni, gli svamsa come i vibhinnamsa, chiamate anche Visnu-tattva e jiva-tattva, procedono da Dio, la Persona originale.

I deva appartengono ai jiva-tattva. Le anime condizionate sono generalmente implicate nelle attività del mondo materiale per la soddisfazione dei sensi; perciò, come raccomanda la Bhagavad-gita, per moderare gli slanci di chi ricerca con troppo ardore le differenti forme di piacere materiale, il culto dei deva è talvolta consigliato. Per esempio, le Scritture vediche raccomandano il culto della dea Kali a coloro che sono troppo attaccati al consumo di carne; seguendo le precise regole contenute nel karma-kanda, dovranno sacrificare una capra (e nessuno altro animale) davanti alla dea, e soltanto a questa condizione sono autorizzati a consumare carne. Lo scopo di tale insegnamento non è quello d'incoraggiare il consumo di carne animale, ma di permettere agli ostinati di mangiare a certe condizioni. Perciò, il culto dei deva non è affatto l'adorazione della Verità Assoluta, ma permette di accettare Dio, la Persona Suprema, in modo indiretto. La Bhagvad-gita definisce avidhi questa via indiretta, cioè "non autorizzata".

Per questa ragione gli impersonalisti raccomandano la concentrazione sull'aspetto impersonale della Verità Assoluta. Con la sua domanda il re Pariksit desiderava capire il fine ultimo del sapere vedico: si deve portare l'attenzione sull'aspetto impersonale della Verità Assoluta oppure sul Suo aspetto personale? Dopotutto, sia l'uno sia l'altro aspetto sono al di là della nostra comprensione materiale. L'aspetto impersonale dell'Assoluto, la radiosità del Brahman, non è altro che la radiosità emanante dal corpo della Persona di Sri Krishna. Questa radiosità si diffonde in tutta la creazione del Signore, e la parte oscurata dalla nube materiale prende il nome di cosmo creato dei tre guna - sattva, rajas e tamas. Ora, com'è possibile che gli esseri che vivono nella regione coperta dell'universo materiale possano concepire la Verità Assoluta attraverso la speculazione filosofica?

Rispondendo alla domanda di Maharaja Pariksit, Sukadeva Gosvami spiega che Dio, la Persona Suprema, ha creato la mente, i sensi e l'energia vitale per la ricerca dei piaceri materiali attraverso la trasmigrazione da un corpo all'altro, ma anche per la liberazione dalle condizioni materiali. In altre parole, i sensi, la mente e l'energia vitale possono essere usati per la soddisfazione dei sensi e il passaggio ripetuto da un corpo all'altro, oppure per ottenere la liberazione. I precetti vedici permettono all'anima condizionata di conoscere i piaceri di questo mondo seguendo certi princìpi regolatori, le offrono così la possibilità di conoscere condizioni superiori di vita e di ritrovare, una volta purificata la coscienza, la sua posizione originale tornando nella sua prima dimora, nel regno di Dio.

La forza vitale è dotata d'intelligenza, che deve prevalere sulla mente e sui sensi. Purificati i sensi con l'uso appropriato dell'intelligenza, l'anima condizionata trova la liberazione; ma se l'intelligenza non è impiegata per controllare i sensi e la mente, l'anima condizionata continua a trasmigrare da un corpo all'altro, rincorrendo senza tregua la soddisfazione dei sensi. Un altro punto che risalta dalla risposta di Sukadeva Gosvami è che il Signore ha creato la mente, i sensi e l'intelligenza dell'essere vivente individuale; Sukadeva non dice che gli esseri viventi sono stati creati. Come le brillanti particelle che compongono i raggi del sole sono sempre esistite col sole, così gli esseri viventi esistono eternamente come frammenti di Dio, la Persona Suprema. Tuttavia, succede talvolta che alcune anime individuali, frammenti eterni del Signore Sovrano, diventino condizionate e, coperte dalla nube della concezione materiale dell'esistenza si trovino nelle tenebre dell'ignoranza. L'insieme delle prescrizioni vediche mira a dissipare queste tenebre. Infine, quando i sensi e la mente sono completamente santificati, l'essere condizionato torna alla sua posizione originale, che è la coscienza di Krishna: questa è la liberazione.

Nel Vedanta-sutra il primo aforisma, o sutra, solleva una questione: athato brahma-jijñasa, "qual è la natura della Verità Assoluta?" L'aforisma successivo risponde che la Verità Assoluta è l'origine di tutto ciò che esiste. Tutto ciò che percepiamo, anche allo stato condizionato o sul piano materiale, emana dall'Essere Supremo, la Verità Assoluta, che ha creato inoltre la mente, i sensi e l'intelligenza degli esseri viventi. Ciò significa che la Verità Assoluta non è priva di mente, intelligenza e sensi; in altre parole, non è impersonale. Il fatto stesso che "crei" implica che l'Essere Supremo possiede un'intelligenza assoluta. Per esempio, quando un bambino nasce è l'immagine del padre; ha i sensi, le mani e le gambe. Per questa stessa ragione si dice talvolta che l'uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio. La Verità Assoluta è dunque la Persona Suprema, dotata di una mente, di un'intelligenza e di sensi trascendentali. E quando la mente, l'intelligenza e i sensi dell'essere individuale si purificano dalla contaminazione materiale, si può cogliere la natura originale e personale della Verità Assoluta.

La via raccomandata dai Veda all'essere condizionato consiste nell'elevarsi gradualmente dall'ignoranza alla passione poi alla virtù, che dà luce sufficiente a far percepire le cose così come sono. Quando dalla terra cresce un albero, col suo legno si può accendere un fuoco. Prima c'è il fumo, poi il calore e infine la fiamma, di cui possiamo servirci in vari modi. In quest'esempio il fuoco rappresenta lo scopo finale. Similmente, sul piano dell'esistenza materiale grossolana, l'ignoranza predomina; ma questa si dissipa e cede il posto alla passione man mano che si progredisce dalla barbarie alla civiltà. Allo stato barbaro, sotto l'influsso dell'ignoranza, è in modo molto rozzo che si soddisfano i sensi, mentre nella passione, o allo stato civilizzato, il piacere prende una forma più raffinata. Ma quando ci si eleva fino alla virtù si comprende che i sensi e la mente s'impegnano in attività materiali solo a causa di una coscienza distorta. Quando questa coscienza si trasforma gradualmente in coscienza di Krishna, si apre la via della liberazione. Non è impossibile, dunque, avvicinare la Verità Assoluta attraverso i sensi e la mente. Finché i sensi, la mente e l'intelligenza agiscono sul piano grossolano, e sono contaminati dalla materia, non possono apprezzare la natura della Verità Assoluta attraverso i sensi e la mente. Finché i sensi, la mente e l'intelligenza agiscono sul piano grossolano, e sono contaminati dalla materia, non possono apprezzare la natura della Verità Assoluta; ma quando sono purificati, possono cogliere la Verità Assoluta. E il modo per purificarli è il servizio di devozione, ovvero la coscienza di Krishna.

La Bhagavad-gita insegna chiaramente che lo scopo del sapere vedico è quello di conoscere Krishna, e Krishna è compreso solo attraverso il servizio di devozione, che comincia con l'abbandono alla Sua Persona. Bisogna costantemente pensare a Krishna, afferma la Bhagavad-gita, servirLo con amore e devozione, adorarLo e offrirGli i nostri omaggi. Solo così potremo entrare nel regno di Dio, e questo senza il minimo dubbio.

Appena l'anima situata nella virtù diventa illuminata dalla pratica del servizio di devozione, si libera dagli influssi dell'ignoranza e della passione. Il termine atmane indica precisamente il livello brahminico, dove si acquisiscono le qualità per studiare le Upanisad. Questi Testi vedici descrivono in vari modi gli attributi spirituali della Verità Assoluta, il Signore Supremo, che è detto nirguna. Questo termine, però, non significa che Egli è privo di attributi. Al contrario, è solo perché il Signore Supremo possiede degli attributi che l'anima condizionata può averne. Lo studio delle Upanisad deve far cogliere gli attributi spirituali della Verità Assoluta, che sono opposti agli attributi materiali dell'ignoranza, della passione e della virtù. Queste sono le vie della comprensione vedica. Grandi saggi, come i quattro Kumara, guidati da Sanaka, hanno seguito questa via di conoscenza e si sono elevati da una comprensione impersonale dell'Assoluto al piano dell'adorazione personale del Signore Supremo. Si raccomanda dunque di seguire le orme di questi grandi saggi del sapere spirituale. Sukadeva Gosvami stesso è tra questi illustri personaggi, e la sua risposta alla domanda di Maharaja Pariksit riveste quindi un carattere autorevole. Chiunque segua la via tracciata da questi saggi avanzerà facilmente sul cammino della liberazione, fino a tornare nella sua dimora originale, nel regno di Dio. Questo è il sentiero che conduce alla perfezione della vita umana.

Sukadeva Gosvami disse ancora a Maharaja Pariksit: "Caro re, ti racconterò a questo proposito un bell'episodio. Questo racconto è particolarmente importante perché si riferisce a Narayana, il Signore Supremo. Si tratta di una conversazione tra il grande saggio Narada e Narayana Rsi, che abita ancora a Badarikasrama, sull'Himalaya, ed è riconosciuto come una manifestazione di Narayana. Un giorno, mentre Narada, il grande bhakta e asceta tra i deva, viaggiava da un pianeta all'altro, desiderò far visita all'asceta Narayana a Badarikasrama, sull'Himalaya, ed e riconosciuto come una manifestazione di Narayana. Un giorno, mentre Narada, il grande bhakta e asceta tra i deva, viaggiava da un pianeta all'altro, desiderò far visita all'asceta Narayana a Badarikasrama per offrirgli i suoi omaggi. Questo grande saggio, Narayana Rsi, è un avatara di Dio, e aveva compiuto grandi austerità e penitenze fin dall'inizio della creazione per insegnare agli abitanti di Bharatavarsa come raggiungere la più alta perfezione della vita e tornare a Dio. Le sue austerità e penitenze sono di esempio per l'essere umano."

Badarikasrama si trova nella parte più settentrionale dell'Himalaya ed è sempre coperta dalla neve. Gli indiani religiosi vanno ancora oggi a visitare questo luogo durante l'estate, quando la neve non cade molto abbondante. Un giorno, l'avatara Narayana Rsi era seduto tra numerosi bhakta nel villaggio di Kalapagrama. Naturalmente non si trattava di saggi comuni, e tra loro apparve anche il grande Narada Muni. Dopo aver offerto i suoi omaggi a Narayana Rsi, Narada gli rivolse esattamente la stesa domanda che il re Pariksit aveva rivolto a Sukadeva Gosvami. Alla domanda di Narada, Narayana Rsi rispose seguendo anch'egli le orme dei suoi predecessori, e raccontò la storia di come quella stessa domanda era stata discussa sul pianeta Janaloka. Janaloka si trova sopra i pianeti Svargaloka, che comprendono la luna, Venere e altri ancora. Su questo pianeta vivono grandi saggi e santi, che un giorno discussero quello stesso tema, ciò la comprensione del Brahman e della Sua vera identità.

Il grande saggio Narayana prese la parola. "Mio caro Narada, disse, ti racconterò un episodio che accadde molto tempo fa. Durante una grande riunione degli abitanti dei pianeti celesti e di quasi tutti i brahmacari più importanti, come i quattro Kumara -Sanat, Sanandana, Sanaka e Sanatana Kumara- sorse una discussione che aveva come tema la comprensione della Verità Assoluta, del Brahman. Tu non eri presente a quell'incontro perché eri andato sull'isola di Sveta dvipa, dove vive la Mia emanazione Aniruddha. Tutti i grandi saggi e brahmacari esaminarono a fondo la questione che è oggi l'oggetto della tua domanda. Fu una discussione estremamente interessante e così delicata che neppure i Veda furono in grado di rispondere alle complesse domande che furono sollevate."

Narayana Rsi informò Naradaji che la sua domanda era già stata discussa l'incontro di Janaloka. Questo è il modo di conoscere attraverso la parampara, la successione da un maestro a discepolo. Maharaja Pariksit si rivolse a Sukadeva Gosvami , e Sukadeva Gosvami riportò la domanda a Narada, il quale la presentò a Narayana Rsi, che a sua volta sollevato la stessa questione davanti ad autorità superiori sul pianeta Janaloka, dove fu discussa dai grandi Kumara -Sanat, Sanatana, Sanaka e Sanandana. Questi quattro brahmacari sono riconosciuti come grandi studiosi dei Veda e degli sastra, e il loro infinito sapere, sostenuto dalle austerità che hanno compiuto, risalta nel loro carattere sublime e ideale. Sempre molto amabili e gentili, essi non fanno distinzione tra amici, benefattori e nemici. Essendo al di là della materia, i personaggi come i Kumara sono sopra ogni considerazione materiale e si mostrano sempre neutrali verso le dualità di questo mondo. Durante queste discussioni su Janaloka, uno dei quattro fratelli, Sanandana, fu scelto per prendere la parola, e gli altri si prepararono ad ascoltarlo.

Sanandana così parlò: "Dopo l'annientamento dell'intera manifestazione cosmica, tutta l'energia e la creazione nella forma di seme entrano nel corpo di Garbhodakasayi Visnu. Il Signore rimane quindi assopito per un tempo lunghissimo, e quando si manifesta di nuovo la necessità di creare, i Veda personificati si riuniscono attorno a Lui per glorificarLo, descrivendo i Suoi meravigliosi divertimenti trascendentali. E' proprio come un re: quando al mattino egli è ancora addormentato, i narratori di professione si riuniscono intorno al suo letto e cominciano a cantare le glorie delle sue gesta eroiche, e sentendo il canto delle sue gloriose attività, il re a poco a poco si sveglia.

"I detentori del sapere vedico, i Veda personificati, cantarono così: 'O invincibile, Tu sei Dio, la Persona Suprema, a cui nessuno è superiore e neppure uguale. Nessuno può essere più glorioso di Te nelle sue attività. Gloria a Te! Gloria a Te! Grazie alla Tua natura trascendentale, Tu godi pienamente delle sei perfezioni; perciò puoi liberare dalle reti di maya tutte le anime condizionate, ed è ciò che noi Ti preghiamo ferventemente di fare, o Signore. Tutti gli esseri viventi, parti integranti della Tua Persona, possiedono una natura felice, eterna e piena di conoscenza, ma per un loro capriccio cercano di imitarTi sforzandosi di diventare, ognuno, il beneficiario supremo; così trascurano di obbedire alla Tua supremazia e diventano degli offensori. Sono proprio queste offese che li hanno posti sotto il giogo della Tua energia materiale, e di conseguenza le loro qualità spirituali di gioia, felicità e saggezza sono state coperte dalla nube dei tre guna. La manifestazione cosmica, che è costituita da questi tre guna, è come una prigione per le anime condizionate. Esse lottano accanitamente per sfuggire alle catene della materia, e secondo le loro condizioni di esistenza ottengono differenti occupazioni. Ma ogni occupazione si basa sulla conoscenza che viene da Te. Gli atti di virtù possono essere compiuti soltanto sotto l'ispirazione della Tua misericordia; perciò, senza prendere rifugio ai Tuoi piedi di loto, nessuno può superare l'influsso dell'energia materiale. In realtà noi, che rappresentiamo il sapere vedico personificato, siamo sempre impegnati nel Tuo servizio per aiutare le anime condizionate a conoscerTi."

Questa preghiera dei Veda personificati illustra il fatto che il sapere vedico ha lo scopo di avvicinare le anime condizionate alla comprensione di Krishna. Tutti gli sruti, o Veda personificati, fecero riecheggiare ripetutamente le glorie del Signore, cantando "Jaya! Jaya!" Fra tutte le sue glorie, la più importante è la Sua misericordia incondizionata verso le anime cadute, quando Egli le richiama a Sé, liberandole dalle grinfie di maya.

Esiste un numero illimitato di esseri viventi, ognuno situato in un diverso tipo di corpo, che è adatto a muoversi oppure è fisso in uno stesso luogo. L'esistenza condizionata di questi esseri è dovuta soltanto all'oblìo della relazione eterna che li unisce a Dio, la Persona Suprema. Quando un essere individuale desidera dominare l'energia materiale e sostituirsi a Krishna, viene subito catturato dall'energia materiale, e secondo il suo desiderio, riceve un corpo in seno a una delle 8.400.000 differenti specie di vita. Sebbene sia soggetta alle tre forme di sofferenza legate all'esistenza materiale, l'anima illusa continua a credere di essere il maestro di tutto ciò che la circonda . Sedotta dall'energia materiale, cioè dai tre guna, l'anima resta imprigionata a tal punto che le è impossibile liberarsi se non riceve la grazia del Signore Supremo. L'essere individuale non può vincere l'influsso dei tre guna con i propri sforzi ma il Signore trascende questi guna perché la natura materiale agisce sotto la Sua direzione. Eccetto il Signore, tutti gli esseri, da Brahma alla minuscola formica, sono sconfitti quando vengono a contatto con la natura materiale.

Poiché il Signore possiede pienamente le sei perfezioni -ricchezza, potenza, fama, bellezza, sapere e rinuncia-, Egli è il solo che Si trova al di là dell'influsso della natura materiale. L'essere vivente non può avvicinarci alla Persona Suprema se non è situato nella coscienza di Krishna, mentre il Signore, grazie alla Sua onnipotenza può dirigere, come Anima Suprema nel cuore di ognuno. la condotta di ogni essere vivente. Nella Bhagavad-gita il Signore afferma: "Qualsiasi cosa fai, mangi, sacrifichi e prodighi, così come le austerità che pratichi, offri tutto a Me." In questo modo i karmi sono guidati a sviluppare a poco a poco la loro coscienza di Krishna. Krishna guida anche i filosofi in modo che essi possano avvicinarLo gradualmente imparando a distinguere il Brahman da maya. Infine, quando l'essere raggiunge la maturità del sapere, si abbandona a Krishna. Il Signore stesso lo afferma nella Bhagavad-gita: "Dopo numerose nascite, quando riconosce che Io sono tutto ciò che esiste, la causa di tutte le cause, l'uomo che ha il vero sapere si abbandona a Me." Anche gli yogi sono guidati a concentrare la loro meditazione su Krishna nel loro cuore, perché se perseverano in questo metodo della coscienza di Krishna possono liberarsi dalle reti dell'energia materiale. Ma, come insegna la Bhagavad-gita, i bhakta, che sono impegnati fin dall'inizio con amore e affetto nel servizio di devozione al Signore. Krishna li guida affinché possano raggiungerLo senza difficoltà o deviazioni. Solo per la grazia del Signore l'essere vivente può comprendere l'esatta posizione del Brahman, del Paramatma e di Bhagavan.

Le affermazioni dei Veda personificati mostrano chiaramente che gli Scritti vedici sono stati presentati al solo scopo di farci comprendere Krishna. La Bhagavad-gita conferma che attraverso tutti i Veda è solo Krishna che dev'essere capito. Krishna vive sempre nel piacere, sia nel mondo materiale sia nel mondo spirituale. Poiché Egli è il beneficiario supremo, non c'è per Lui alcuna distinzione tra il mondo materiale e quello spirituale. Se il mondo materiale è un ostacolo per gli esseri comuni perché li tiene sotto il suo controllo, non lo è per Krishna che è il maestro del mondo materiale. Perciò, in molti passi delle Upanisad, i Veda dichiarano: "Il Brahman è eterno di conoscenza e di felicità, ma l'unica Persona Suprema esiste anche nel cuore di ogni essere vivente." Grazie alla Sua onnipresenza, il Signore può entrare non solo nel cuore degli esseri, ma anche negli atomi. Come Anima Suprema, Egli controlla tutte le azioni degli esseri, vive nel loro cuore ed è il testimone di tutti i loro atti; permette loro di agire come desiderano, e accorda i risultati della loro attività. Il Signore è la forza vitale in ogni cosa, ma rimane al di là degli influssi materiali. E' onnipotente, è esperto nel fare ogni cosa, e grazie alla Sua naturale conoscenza superiore, può portare tutti gli esseri sotto il Suo controllo. Egli è dunque il maestro di tutti. Talvolta apparve sulla superficie del globo, ma è simultaneamente presente ovunque. Desiderando espanderSi in un numero infinito di forme, il Signore lanciò il Suo sguardo sull'energia materiale, e così innumerevoli esseri viventi furono manifestati. Tutto è creato dalla Sua energia superiore, e tutto nella Sua creazione è perfetto, senza la minima traccia d'imperfezione.

Coloro che aspirano alla liberazione dal mondo materiale devono adorare Dio, la Persona Suprema, la causa ultima di tutte le cause. Egli è come l'insieme della terra, da cui sono fabbricati differenti tipi di vasi: i vasi sono fatti di terra, riposano sulla terra e una volta distrutti si fondono di nuovo nella terra. Dio, la Persona Suprema, è la causa originale di ogni manifestazione, ma gli impersonalisti mettono in evidenza l'aforisma vedico sarvam khalv idam brahma: "Ogni cosa è Brahman." Essi non prendono in considerazione la varietà di manifestazioni che emanano dal Brahman , la causa suprema, ma si limitano a considerare che tutto emana dal Brahman e che dopo la distruzione tutto torna a fondersi nel Brahman, e che lo stato intermedio della manifestazione è anch'esso Brahman. Sebbene i mayavadi credano che prima della sua manifestazione il cosmo sia nel Brahman che dopo la sua creazione resti nel Brahman e che dopo la sua distruzione si fonda nel Brahman, essi ignorano la natura del Brahman. Questa verità è descritta chiaramente nella Brahma-samhita: gli esseri viventi, lo spazio, il tempo e gli elementi materiali come il fuoco, la terra, l'etere, l'acqua e la mente, costituiscono la manifestazione cosmica totale, conosciuta come bhur bhuvah svah, che è l'opera di Govinda. Per la potenza di Govinda questa manifestazione fiorisce, poi dopo il suo annientamento, rientra in Govinda, dove viene conservata. Perciò Brahmaji dice: "Adoro Govinda, la Persona originale, la causa di tutte le cause."

Il termine Brahman indica "il più grande" e "colui che mantiene ogni cosa". Gli impersonalisti sono affascinati dalla grandezza del cielo, ma a causa della loro scarsa conoscenza non hanno attrazione per la grandezza di Krishna. Nella nostra vita pratica, tuttavia, noi siamo attratti dalla grandezza di una persona, non da quella di una grossa montagna. In realtà, il termine Brahman può essere applicato solo a Krishna; perciò nella Bhagavad-gita Arjuna riconobbe in Sri Krishna il Param Brahman, il sostegno supremo di tutte le cose.

Krishna è il Brahman supremo per il Suo sapere illimitato, per i Suoi poteri illimitati, per la Sua forza illimitata e per la Sua rinuncia illimitata. Ecco perché la parola Brahman può essere applicata a Krishna. Poiché il Brahman impersonale è lo splendore che emna dal corpo trascendentale di Krishna dev'essere il Param Brahman, così afferma Arjuna. Tutto riposa sul Brahman, ma il Brahman stesso riposa su Krishna; perciò Krishna è il Brahman ultimo , il Param Brahman. Gli elementi materiali sono considerati energie inferiori di Krishna perché grazie alla loro interazione la manifestazione cosmica ha luogo, riposa su Krishna, e dopo la sua dissoluzione entra di nuovo nel corpo di Krishna come Sua energia sottile. Krishna è dunque la causa della creazione e della dissoluzione cosmica.

Sarvam khalv idam brahma significa che tutto è Krishna. Questa è la visione dei maha-bhagavata, che vedono ogni cosa in relazione a Krishna. Gli impersonalisti sostengono che Dio Si è trasformato in molteplici forme, perciò tutto è Krishna, e adorare qualsiasi cosa equivale ad adorare la Sua Persona. Ma Krishna distrugge questo falso argomento nella Bhagavad-gita dicendo che sebbene ogni cosa sia una trasformazione della Sua energia, Egli non è presente ovunque. E' simultaneamente presente e assente: è presente ovunque come energia, ma non come fonte dell'energia. La Sua presenza e assenza simultanee sono inconcepibili ai nostri sensi attuali, ma l'inizio della Isopanisad da una chiara spiegazione, dicendo che il Signore è così completo che sebbene innumerevoli energie e le loro trasformazioni emanino da Lui, la Sua Persona non subisce alcun cambiamento. Krishna è dunque la causa di tutte le cause, perciò le persone intelligenti dovrebbero prendere rifugio ai Suoi piedi di loto.

Krishna consiglia a tutti gli esseri di abbandonarsi soltanto a Lui, ed è questo l'insegnamento dei Veda. Poiché Krishna è la causa di tutte le cause, Egli è adorato da tutti i grandi saggi e santi con l'osservanza dei princìpi regolatori. Quando è necessario meditare i grandi personaggi meditano sulla forma spirituale di Krishna nel loro cuore, così la loro mente è sempre assorta in Krishna. Con la mente assorta in Krishna è naturale che i bhakta, affascinati dal Signore, parlino solo di Lui.

Parlare di Krishna o cantare i nomi e le glorie di Krishna è detto kirtana. Sri Caitanya raccomanda: kirtaniyah sada harih, pensare e parlare di Krishna e di nient'altro. Questa è la coscienza di Krishna, ed è un metodo così sublime che può elevare chiunque alla più alta perfezione della vita, molto al di là del concetto di liberazione. Nella Bhagavad-gita Krishna consiglia dunque a tutti gli uomini di pensare sempre a Lui, di offrirGli il proprio servizio con amore e devozione, di adorarLo e di renderGli i propri omaggi. Così il bhakta diventa completamente "krishnaizzato", ed essendo sempre situato nella coscienza di Krishna, alla fine torna al Signore.

Sebbene i Veda raccomandano l'adorazione di numerosi deva, che sono parti integranti di Krishna, è sottinteso che queste istruzioni sono destinate agli uomini di minore intelligenza, che sono ancora attratti dal godimento materiale. Ma coloro che desiderano veramente portare a compimento la missione della vita umana devono adorare Krishna, e questo semplificherà ogni cosa garantendo inoltre il successo della vita umana. Sebbene il cielo, l'acqua e la terra facciano parte del mondo materiale, quando siamo sulla terraferma ci sentiamo più sicuri che sull'acqua o nell'aria. Così la persona intelligente non si mette sotto la protezione dei deva, sebbene siano parti integranti di Krishna, ma si stabilisce sul terreno solido della coscienza di Krishna, e ciò renderà stabile e sicura la sua posizione.

Talvolta gli impersonalisti citano il seguente esempio: colui che sta su una pietra o su un pezzo di legno sta certamente sulla superficie della terra, perché la pietra e il legno sono a contatto col suolo. Ma noi possiamo rispondere che colui che sta direttamente sulla superficie della terra è in una posizione più sicura di colui che sta su una pietra o su un pezzo di legno che poggiano sulla terra. In altre parole prendere rifugio nel Paramatma o nel Brahman impersonale non dà la stessa sicurezza che rifugiarsi direttamente in Krishna, nella coscienza di Krishna. La posizione dei jñani e degli yogi non è dunque così sicura come quella dei devoti di Krishna. Perciò Sri Krishna ha insegnato nella Bhagavad-gita che solo colui che ha perso la ragione si dedica al culto dei deva. Quanto a coloro che sono attratti dal Brahman impersonale, lo Srimad-Bhagavatam dice: "Mio caro Signore, quelli che pensano di essere liberati attraverso la speculazione mentale non sono incapaci di prendere rifugio ai Tuoi piedi di loto. Sebbene si elevino al di là dell'esistenza materiale, nel Brahman impersonale, cadranno certamente questa posizione elevata per non aver desiderato i Tuoi piedi di loto." Krishna affrma dunque che gli adoratori dei deva non sono molto intelligenti, perché con i loro sforzi ottengono solo risultati temporanei e limitati. Ma il Signore assicura che il Suo devoto non deve aver paura di cadere.

I Veda personificati continuarono a pregare così: "Caro Signore, considerando tutti i punti di vista, se una persona deve adorare qualcuno che gli è superiore, allora dovrebbe, anche solo per buona condotta, adorare i Tuoi piedi di loto, perché Tu sei il maestro supremo della creazione, del mantenimento e della distruzione in questo mondo. Tu sei il maestro dei tre mondi, Bhur, Bhuvar e Svar; e anche il maestro dei quattordici mondi superiori e inferiori e il maestro dei tre guna. I deva e le persone molto elevate nel sapere spirituale sono sempre immersi nell'ascolto e questo canto ha il potere di annientare tutte le conseguenze di una vita peccaminosa. Le persone intelligenti si tuffano nell'oceano delle Tue attività nettaree e le ascoltano con molta perseveranza; così si liberano dalla contaminazione dei guna senza doversi sottoporre a grandi penitenze e austerità per avanzare nella vita spirituale. Il canto e l'ascolto dei Tuoi divertimenti sublimi rappresenta il metodo più facile di realizzazione spirituale. Semplicemente ascoltando con sottomissione il messaggio spirituale, il cuore del bhakta si libera da tutte le impurità, e la coscienza di Krishna si stabilisce per sempre in esso.

"Secondo l'opinione di una grande autorità come Bhismadeva, il canto e l'ascolto delle glorie di Dio, la persona Suprema, è l'essenza di tutti i riti vedici. Caro Signore, il bhakta che desidera elevarsi col metodo del servizio di devozione, specialmente col canto e l'ascolto delle Tue glorie, si libera molto presto dalle dualità dell'esistenza materiale." L'Anima Suprema nel cuore del devoto è soddisfatta di questa semplice austerità e guida il devoto verso la sua dimora originale, la dimora di Dio. La Bhagavad-gita afferma che colui che impegna tutti i suoi atti e i suoi sensi nel servizio di devozione al Signore ottiene la pace perfetta perché l'Anima Suprema è soddisfatta di lui; il bhakta supera così ogni dualità, come il caldo e il freddo, l'onore e il disonore. Libero da ogni dualità, egli prova una felicità spirituale, e non soffre più delle preoccupazioni e delle ansietà proprie dell'esistenza materiale. La Bhagavad-gita conferma che il bhakta che è sempre assorto nella coscienza di Krishna non si preoccupa per il proprio mantenimento o per la propria protezione. Costantemente assorto nella coscienza di Krishna, egli raggiunge infine la più alta perfezione. Mentre ancora nel mondo materiale, il bhakta vive nella pace e nella gioia, senza ansietà e preoccupazioni, e dopo aver lasciato il corpo materiale torna nella sua dimora originale, la dimora di Krishna. Il Signore conferma nella Bhagavad-gita: "La Mia dimora suprema è un luogo spirituale; chi la raggiunge non torna più in questo mondo materiale. Chiunque giunga alla perfezione suprema impegnandosi nel servizio d devozione della Mia Persona, nella dimora eterna, ottiene la più alta perfezione della vita umana e non deve più tornare in questo miserabile mondo materiale."

"Caro Signore, è essenziale che gli esseri viventi s'impegnino nella coscienza di Krishna e Ti offrano il loro servizio con devozione seguendo i metodi prescritti, come l'ascolto e il canto delle Tue glorie, ed eseguendo i Tuoi ordini. Un a persona che non è impegnata nella coscienza di Krishna, nel servizio di devozione, è inutile che mostri i sintomi della vita. Si dice che una persona è viva se respira, ma chi è privo di coscienza di Krishna può essere paragonato a un mantice nella fucina del fabbro. Il mantice è un grosso sacco di pelle che immette ed emette aria; un essere umano che si limita a vivere in un sacco di pelle e ossa, senza adottare la coscienza di Krishna, il servizio di devozione, non è meglio di un mantice. La longevità dell'abhakta è paragonata alla lunga esistenza di un albero, la sua capacità di mangiare con voracità è paragonata al mangiare dei cani e dei maiali, e il piacere che trae dalla vita sessuale a quello dei porci e delle capre."

La manifestazione cosmica ha potuto essere creata perché Dio, la Persona Suprema, è entrato in essa nella forma di Maha-Visnu. L'insieme dell'energia materiale è agitata dallo sguardo di Maha-Visnu. L'insieme dell'energia materiale è agitata dallo sguardo di Maha-Visnu, e da quel momento cominciano a combinarsi fra loro i tre guna. Dobbiamo concludere perciò che tutte le facilitazioni materiali di cui cerchiamo di godere sono disponibili solo per la misericordia di Dio, la Persona Suprema.

Esistono nel corpo cinque diversi livelli di esistenza, chiamati annamaya, pranamaya, manomaya, vijñanamaya e anandamaya. All'inizio della vita ogni essere è cosciente del cibo. Un bambino o un animale saranno soddisfatti solo d un buon cibo. Questo livello di coscienza, in cui lo scopo è quello di mangiare bene, è chiamato annamaya. (¹) In seguito si sviluppa nell'essere la coscienza di essere vivo. Se può continuare a vivere senza essere attaccato o distrutto, allora l'essere si pensa felice. Questo livello di coscienza si chiama pranamaya, o coscienza della propria esistenza. Poi, quando l'essere si situa sul piano mentale, la sua coscienza è chiamata manomaya. La civiltà materiale si basa soprattutto su questi tre livelli, annamaya, pranamaya e manomaya. Il primo interesse delle persone civili risiede nello sviluppo economico, poi nella difesa contro la distruzione, quindi nella speculazione mentale, che è l'approccio filosofico ai valori della vita.

Se attraverso l'evoluzione della sua esistenza filosofica una persona raggiunge un'intelligenza (vijñanamaya) sufficiente a capire che non è il corpo materiale bensì un'anima spirituale, allora progredisce nella vita spirituale e arriva a capire la natura del Signore Supremo l'Anima Suprema. Quando poi sviluppa la sua relazione col Signore, e adotta il servizio di devozione, si situa sul piano della coscienza di Krishna, chiamato anche anandamaya. Anandamaya è l'esistenza di felicità, di conoscenza e di eternità. Il Vedanta-sutra afferma: anandamayo 'bhyasat, il Brahman supremo e il Brahman subordinato, cioè Dio e gli esseri viventi, sono entrambi felici per natura. Finché gli esseri viventi sono situati ai quattro livelli inferiori d'esistenza -annamaya, pranamaya, manomaya e vijñanamaya- sono n una condizione di vita materiale, ma appena raggiungono il livelli di anandamaya diventano anime liberate.

Questo livello è definito nella Bhagavad-gita come il livello è di brhama-bhuta, dove non esiste alcuna ansietà o aspirazione. Questo livello comincia quando di diventa equanimi verso tutti gli esseri viventi, e sfocia nella coscienza di Krishna, dove si desidera fortemente offrire il proprio servizio a Dio, la Persona Suprema. Questo desiderio di avanzare nel servizio di devozione non può essere paragonato al desiderio per il piacere dei sensi nell'esistenza materiale. In altre parole, il desiderio esiste anche nella vita spirituale ma in una forma purificata. Quando i sensi sono purificati, trascendono tutti i livelli materiali -annamaya, pranamaya, manomaya e vijñananaya- per situarsi al livello più alto, l'anandamaya, l'esistenza di felicità nella coscienza di Krishna. I filosofi mayavadi considerano l'anandamaya come il livello in cui si fonde nel Supremo; per loro l'anandamaya significa che l'anima individuale diventa Uno con l'Anima Suprema.

Ma in realtà questa unione non implica la fusione nel Supremo e la perduta della propria esistenza individuale. Fondersi nell'esistenza spirituale significa che l'essere vivente ha realizzato la sua unità qualitativa col Signore, nei Suoi aspetti di eternità e conoscenza. Ma il vero livello di anandamaya, di felicità, si ottiene quando si è impegnati nel servizio di devozione. La Bhagavad-gita lo conferma con le parole mad bhaktim labhate param: il livello di brahma-bhuta o anandamaya è perfettamente raggiunto solo quando si stabilisce uno scambio d'amore tra l'Essere Supremo e l'essere a Lui subordinato. Se non arriviamo al livello di anandamaya, il nostro respiro sarà simile a quello del mantice del fabbro, la nostra longevità simile a quella di un albero, e la nostra posizione simile a quella degli animali inferiori, come i cammelli, i cani e i maiali.

Non c'è dubbio sul fatto che l'essere vivente non può mai essere annientato. Ma le spese inferiori sono costrette a una condizione miserabile, mentre chi s'impegna nel servizio di devozione al Signore Supremo conosce il piacere dell'anandamaya. A tutti i differenti livelli dell'esistenza descritti sopra, gli esseri hanno una relazione con Dio, la Persona Suprema. Sebbene Dio e gli esseri individuali continuino a esistere in ogni circostanza, Dio vive sempre al livello dell'anandamaya, mentre gli esseri viventi subordinati, a causa della loro natura di frammenti infinitesimali del Signore, tendono a cadere a livelli inferiori d'esistenza. Sebbene il Signore Supremo e gli esseri viventi esistano a tutti i livelli, il Signore rimane sempre al di là del nostro concetto d'esistenza, sia che noi siamo condizionati sia che siamo liberati. L'intera manifestazione cosmica è creata per la grazia del Signore Supremo, sempre per la Sua grazia viene mantenuta, e una volta distrutta si fonde nell'esistenza del Signore Supremo. Egli è dunque l'esistenza suprema, la causa di tutte le cause. Concludendo diremo che senza sviluppare la coscienza di Krishna, la nostra vita non è che una perdita di tempo.

Le persone molto materialistiche, incapaci di comprendere il mondo spirituale, non possono certamente concepire la dimora di Krishna. A queste persone i grandi saggi raccomandano il metodo yoga che partendo da una meditazione sull'addome, detta muladhara o manipuraka, permette di elevarsi gradualmente. I termini muladhara e manipuraka si riferiscono agli intestini nell'addome. I materialisti grossolani pensano che lo sviluppo economico sia di primaria importanza perché, secondo loro, l'essere può vivere solo mangiando. Questi materialisti grossolani dimenticano che per quanto essi possano mangiare, se il cibo non è digerito produrrà disturbi di digestione e di acidità. Perciò l'atto del mangiare in sé non è la causa dell'energia vitale. Per digerire il cibo dobbiamo dipendere da un'altra energia, che è superiore e che la Bhagavad-gita definisce col nome vaisvanara. Sri Krishna afferma nella Bhagavad-gita che è Lui ad aiutare la digestione la digestione nella forma di vaisvanara. Dio, la Persona Suprema, è onnipresente, perciò la Sua presenza come vaisvanara non ha nulla di straordinario.

Krishna è veramente presente in ogni luogo. Il vaisnava decora dunque il proprio corpo col segno dei templi di Visnu; questi segni si chiamano tilaka. Egli segna col tilaka l'addome, il petto, la gola, la fronte e la sommità delle testa, il brahma-randhra. I tredici templi di tilaka che ornano il corpo del vaisnava sono conosciuti come segue: sulla fronte c'è il tempio di Kesava, sull'addome il tempio di Narayana,sul petto quello di Madhava, e alla base della gola quello di Govinda. Sul lato destro del torace c'è il tempio di Visnu, sul braccio destro quello di Madhusudana, e sulla spalla destra quello di Trivikrama. Sul lato sinistro del torace c'è il tempio di Vamanadeva, sul braccio sinistro quello di Sridhara, e sulla spalla sinistra quello di Hrsikesa. Dietro, tra le spalle, c'è il tempio di Padmanabha, e alla base della schiena quello di Damodara . Alla sommità della testa c'è il tempio di Vasudeva. Questo è il metodo di meditazione sulla condizione del Signore nelle differenti parti del corpo, ma per i non-vaisnava, i grandi saggi raccomandano la meditazione sul corpo -sugli intestini, poi sul cuore, sulla gola, tra le sopracciglia, sulla fronte e infine sulla sommità della testa. Alcuni saggi che appartengono alla successione di maestri che risale al grande santo Aruna meditano sul cuore, perché l'Anima Suprema Si trova nel cuore accanto all'essere vivente. Lo conferma il quindicesimo capitolo della Bhagavad-gita, dove il Signore afferma: "Risiedo nel cuore di ogni essere."

Per il vaisnava la protezione del corpo, allo scopo di servire il Signore, fa parte del servizio di devozione; i materialisti grossolani, invece, accettano il corpo come il vero sé, e lo adorano col metodo yoga della meditazione sulle diverse parti del corpo, dette manipuraka, dahara e hrdaya, elevandosi fino al brahma-randhra, la sommità del capo. Lo yogi di prim'ordine, che ha raggiunto la perfezione nella pratica dello yoga, passa alla fine attraverso il brahma-randhra e raggiunge un pianeta di sua scelta, nel mondo materiale o spirituale. Questo passaggio dello yogi su un altro pianeta è descritto vividamente nel secondo Canto dello Srimad-Bhagavatam.

A questo proposito, Sukadeva Gosvami ha raccomandato ai neofiti di adorare il virata-purusa, la gigantesca forma universale del Signore. Coloro che non credono che il Signore possa essere adorato con uguale successo nella Sua forma arca, la murti nel tempio, o che non possono concentrarsi su questa forma, sono incoraggiati ad adorare la forma universale del Signore. Le parti inferiori dell'universo sono considerate i piedi e le gambe della forma universale del Signore; la parte intermedia dell'universo è l'addome del Signore o il Suo ombelico; i sistemi planetari superiori, come Janaloka e Maharloka, sono il Suo cuore; e il più alto sistema planetario, Brahmaloka, è considerato la sommità del Suo capo. I grandi saggi consigliano differenti metodi, secondo il livello dell'adoratore, ma il fine ultimo di tutti questi metodi di meditazione e di yoga è quello di tornare alla dimora originale, la dimora di Dio. Come afferma la Bhagavad-gita chiunque raggiunga il pianeta più elevato, la dimora di Krishna, o anche solo i pianeti Vaikuntha, non deve più tornare nel mondo materiale, in una condizione miserabile di esistenza.

I Veda raccomandano perciò di orientare tutti i nostri sforzi verso i piedi di loto di Visnu. Tad visnoh paramam padam: Visnuloka, o i pianeti di Visnu, sono al di là dei pianeti materiali. Sono chiamati sanatana, "eterni", perché non sono mai distrutti, neanche durante l'annientamento del mondo materiale. Perciò, se l'essere umano non porta a termine la missione della sua vita, adorando il Signore Supremo e tornando nella sua dimora originale, si può dire che ha fallito nel suo tentativo di raggiungere lo scopo principale della vita umana.

La preghiera successiva dei Veda personificati parla del Signore che entra nelle varie specie di vita. La Bhagavad-gita insegna, nel quattordicesimo capitolo, che in ogni specie e forma di vita è presente un frammento spirituale del Signore Supremo. Il Signore stesso afferma nella Bhagavad-gita di essere il padre che dà il seme di tutte le forme e specie di esistenza; tutti devono dunque essere considerati come Suoi figli. Il fatto che il Signore Supremo entri nel cuore di ogni essere come Paramatma confonde gli impersonalisti, che vorrebbero mettere il Signore e gli esseri individuali su un piano di uguaglianza. Poiché il Signore Supremo entra nei corpi insieme all'anima individuale, gli impersonalisti pensano che non esista alcuna differenza tra Dio e l'anima individuale. Questa è la loro sfida: "Perché le anime individuali dovrebbero adorare il Paramatma, l'Anima Suprema?

Secondo loro, l'Anima Suprema e l'anima individuale sono sullo stesso piano e nessuna distinzione le separa. Tuttavia, c'é una differenza tra l'Anima Suprema e quella individuale; lo spiega la Bhagavad-gita nel capitolo quindicesimo, dove il Signore dice di essere superiore all'anima individuale sebbene sia situato accanto ad essa nello stessso corpo. Dall'interno l'Anima Suprema guida gli atti dell'essere vivente e gli dà intelligenza. La Bhagavad-gita afferma chiaramente che il Signore dà l'intelligenza all'essere individuale, e che la memoria e l'oblio sono anch'essi dovuti all'influsso dell'Anima Suprema. Nessuno può agire indipedentemente dall'Anima Suprema. L'anima infinitesimale agisce dunque secondo il suo karma passato, che il Signore le permette di ricordare. Per natura, l'essere individuale tende a dimenticare, ma la presenza del Signore nel cuore gli fa ricordare i desideri della sua vita precedente. L'intelligenza dell'anima individuale si manifesta come il fuoco nel legno: sebbene il fuoco sia sempre fuoco, le sue dimensioni variano in proporzione a quelle del legno. Così, sebbene l'anima condizionata sia uguale al Signore in qualità, essa si manifesta secondo i limiti del suo corpo attuale.

Il Signore Supremo, o l'Anima Suprema, è detto eka-rasa. Eka significa "uno", e rasa "gusto". La posizione spirituale e assoluta di Dio è di eternità, felicità e conoscenza. La Sua posizione di eka-rasa non cambia minimamente quando Egli entra nel corpo di ogni essere vivente per diventare il testimone e il consigliere dell'anima individuale.

L'anima individuale, da Brahma fino alla più minuscola formica, manifesta la sua potenza spirituale secondo il corpo che la riveste. Anche i deva sono considerati anime individuali, come quelle che abitano in corpi umani e animali; perciò le persone intelligenti non adorano i deva, minuscoli rappresentanti di Krishna che manifestano in corpi condizionati. L'anima individuale può mostrare la sua potenza solo in proporzione alla forma e alla costituzione del corpo che la riveste; ma Dio, la Persona Suprema, può manifestare tutte le Sue potenze qualunque sia la forma che Lo riveste. La tesi dei filosofi mayavadi secondo cui Dio e l'anima individuale farebbero Uno non può essere accettata, perché l'anima individuale sviluppa il suo potere solo in proporzione allo sviluppo del suo corpo. L'anima individuale nel corpo di un bambino non può manifestare tutta la potenza di un uomo adulto, ma Krishna, Dio, la Persona Suprema, mentre era ancora un bambino, sulle ginocchia di Sua madre, poté esibire tutta la Sua potenza uccidendo Putana e gli asura che tentarono di attaccarLo. Perciò la potenza spirituale di Dio, la Persona Suprema, è detta eka-rasa, immutabile. Il Signore è dunque l'unico oggetto degno di adorazione, come sanno perfettamente coloro che si sono liberati dalle contaminazioni della natura materiale. In altre parole, solo le anime liberate possono adorare Dio, la Persona Suprema; i mayavadi, persone d'intelligenza minore, si dedicano al culto dei deva, pensando che i deva e Dio, la Persona, siano allo stesso livello.

I Veda personificati continuarono a offrire le loro preghiere. "Caro Signore, dopo innumerevoli esistenze, coloro che hanno veramente raggiunto la saggezza si dedicano all'adorazione de Tuoi piedi di loto con perfetta conoscenza." Ciò è confermato anche dalla Bhagavad-gita, dove il Signore dice che dopo innumerevoli nascite, una grande anima, un mahatma, si abbandona a Lui, sapendo che Vasudeva, Sri Krishna, è la causa di tutte le cause. I Veda continuarono: "Come abbiamo già spiegato, poiché la nostra mente, l'intelligenza e i sensi ci sono stati dati da Dio, quando questi strumenti sono veramente purificati non si può far altro che impegnarli tutti nel servizio di devozione al Signore. La prigionia dell'essere vivente nelle differenti specie di vita è dovuta a un cattivo uso della mente, dell'intelligenza e dei sensi, che sono stati impegnati in attività materiali. Vari tipi di corpi sono assegnati come risultato delle azioni dell'essere vivente, e sono creati dalla natura materiale secondo i desideri dell'essere. Quando l'essere vivente desidera e merita un certo tipo di corpo, la natura materiale glielo fornisce su ordine del Signore Supremo."

Il terzo Canto dello Srimad-Bhagavatam spiega che sotto il controllo di un'autorità superiore, l'essere vivente è posto nel seme di un maschio e introdotto nel grembo di una femmina per sviluppare un particolare tipo di corpo. L'essere vivente usa i sensi, la mente e l'intelligenza nel modo che preferisce e così sviluppa un corpo in cui rimarrà imprigionato. Così l'essere si viene a trovare in differenti specie di vita; talvolta è un deva, talvolta un uomo o un animale, secondo le situazioni e le circostanze.

Le Scritture vediche spiegano che gli esseri imprigionati nelle differenti specie di vita sono parti integranti del Signore Supremo. I filosofi mayavadi scambiano l'essere individuale per il Paramatma, che resta vicino all'anima infinitesimale come un amico. Poiché il Paramatma, cioè l'aspetto localizzato di Dio, e l'essere individuale si trovano entrambi nel corpo, alcuni fanno l'errore di pensare che tra loro non ci sia alcuna differenza. Ma una differenza esiste, e ben precisa, come spiega il Varaha Purana. Il Signore Supremo ha due tipi di esseri che fanno parte integrante della Sua Persona: l'essere vivente, che è chiamato vibhinnamsa, e il Paramatma, e il Paramatma, o l'emanazione plenaria del Signore, che è chiamato svamsa. L'emanazione plenaria di Dio chiamata svamsa è tanto potente quanto Dio stesso. Non esiste la minima differenza tra la potenza del Signore Supremo e quella della Sua emanazione plenaria, il Paramatma, mentre i frammenti vibhinnamsa possiedono solo una minima parte delle potenze del Signore. Il Narayana-Pañcarata afferma che gli esseri che costituiscono la potenza marginaledel Signore Supremo sono senza dubbio della stessa natura spirituale del Signore, ma sono soggetti all'influsso dei tre guna nel mondo materiale. Per questo motivo l'essere vivente infinitesimale è chiamato jiva. Talvolta Dio, la Persona Suprema, è chiamato Siva, "di buon auspicio in tutti i suoi aspetti". La differenza tra Siva e jiva è che Dio, la Persona Suprema, portatore di ogni fortuna, non è mai toccato dai tre guna, mentre i jiva, frammenti infinitesimali di Dio, sono soggetti all'influsso dei guna.

L'anima Suprema nel corpo di un essere vivente è un'emanazione plenaria del Signore, e merita l'adorazione dell'anima individuale. I grandi saggi hanno concluso quindi che il metodo di meditazione è stato concepito perché l'essere possa concentrare l'attenzione sui piedi di loto della forma dell'Anima Suprema (Visnu). Questo è il vero samadhi. L'essere non può liberarsi dal condizionamento materiale solo con i propri sforzi, deve adottare il servizio di devozione ai piedi di loto del Signore Supremo, o dell'Anima Suprema situata nel cuore. Sridhara Svami, il grande commentatore dello Srimad-Bhagavatam, ha composto a questo proposito un bellissimo verso: "Mio Signore, io sono eternamente un frammento della Tua Persona, ma sono rimasto imprigionato dall'energia materiale, che è anch'essa una Tua emanazione. Come causa d tutte le cause, Tu sei entrato nel mio corpo nella forma dell'Anima Suprema, e io ho il privilegio di godere di una vita di perfetta felicità e conoscenza insieme a Te. Caro Signore, ordinami dunque di servirTi con amore affinché possa trovare la mia condizione naturale di felicità spirituale e assoluta."

I grandi esponenti della spiritualità capiscono che l'essere prigioniero di questo mondo non può liberarsi con i propri sforzi, e con grande fede e devozione s'impegnano nel servizio d'amore al Signore. Questa è la conclusione dei Veda personificati.

I Veda personificati continuarono: "Caro Signore, è molto difficile ottenere la conoscenza perfetta della Verità Assoluta. Tu sei così buono con le anime cadute che appari nella forma di molteplici avatara e manifesti innumerevoli attività. Appari anche come un personaggio storico di questo mondo, e i Tuoi divertimenti, descritti in modo stupendo nella letteratura vedica, sono affascinanti come l'oceano della felicità spirituale. La gente ha una tendenza naturale per la lettura di racconti che glorificano i jiva comuni, ma quando rimane attratta dalla letteratura vedica, che descrive i Tuoi divertimenti eterni, può veramente immergersi nell'oceano della felicità spirituale. Come un uomo stanco si sente rinfrescato quando s'immerge in un corso d'acqua, così l'anima condizionata, stanca e disgustata dalle attività materiali, sente sollievo e dimentica tutta la sua stanchezza quando s'immerge nell'oceano spirituale dei Tuoi divertimenti, e alla fine si fonde in quest'oceano di felicità sublime.

Perciò le persone più intelligenti non adottano alcun altro metodo di ralizzazione spirituale fuorché il servizio di devozione, e s'impegnano costantemente nei nove aspetti della vita devozionale, specialmente nel canto e nell'ascolto delle Tue glorie. Quando ascoltano e cantano le glorie dei Tuoi divertimenti spirituali, i Tuoi devoti non pensano neppure alla felicità spirituale che deriva dalla liberazione o dalla fusione nell'esistenza del Supremo. E se non sono interessati alla cosiddetta liberazione, tantomeno sono attratti dalle attività materiali che permettono di elevarsi ai pianeti celesti, dove si può godere di un maggiore piacere dei sensi. I puri devoti cercano solo la compagnia dei paramahamsa, dei grandi bhakta liberati, per poter ascoltare e cantare sempre le Tue glorie. A questo fine, essi sono pronti a sacrificare ogni comodità, anche quelle della famiglia e della cosiddetta società, amicizia e amore materiali. Coloro che hanno gustato il nettare della devozione nella vibrazione spirituale del canto delle Tue glorie -Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna, Krishna, Hare Hare/ Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare- non s'interessano a nessun'altra felicità spirituale o comodità materiale, che per il puro bhakta sono meno importanti della paglia sulla strada."

I Veda personificati continuarono: "Caro Signore, quando un uomo riesce a purificare la mente, i sensi e l'intelligenza impegnandosi nel servizio di devozione, in piena coscienza di Krishna, la mente gli diventa amica; altrimenti gli sarà sempre nemica. Quando la mente è assorta nel servizio di devozione al Signore, diventa l'intima amica dell'essere vivente perché può pensare sempre al Signore Supremo. Tua Grazia è eternamente caro all'essere vivente, e quando la mente è assorta in Te, l'essere prova subito la grande soddisfazione a cui aveva sempre aspirato, vita dopo vita. Quando la mente è fissa sui piedi di loto di Dio, la Persona Suprema, non c'é più alcun bisogno di dedicarsi a qualche altro tipo di adorazione o di realizzazione spirituale,del resto inferiori. Chi cerca di adorare i deva o adotta altri metodi di realizzazione spirituale cade vittima del ciclo di morti e rinascite; e nessuno può immaginare quanto si diventi degradati entrando nelle specie abominevli di vita come quelle dei cani e dei gatti."

Sri Narottama dasa Thakura afferma in una sua canzone che le persone che non si dedicano al servizio di devozione ma sono attratte dalla speculazione filosofica e dalle attività interessate, bevono il veleno dei frutti di queste azioni. Saranno costrette a rinascere in diverse specie di vita e costrette a compiere atti odiosi come nutrirsi di carne e far uso di intossicanti. Di solito i materialisti adorano l'effimero corpo materiale e dimenticano il benessere dell'anima spirituale che vive nel corpo. Alcuni si rifugiano nella scienza materialistica per migliorare le condizioni del corpo, e altri si dedicano al culto dei deva per essere elevati ai pianeti celesti. Lo scopo della loro vita è procurare ogni comodità al loro corpo, dimenticando così l'interesse dell'anima. Secondo le Scritture vediche queste persone vanno dritte al suicidio, perché l'attaccamento al corpo e alle sua comodità costringe l'essere a vagare eternamente nell'implacbile ciclo di morti e rinascite e a subire le sofferenze di questo mondo. La forma umana ci offre l'occasione di capire la nostra vera natura, e le persone più intelligenti sceglieranno il servizio di devozione, per impegnare la mente, i sensi e il corpo nel servizio del Signore, senza mai deviare.

I Veda personificati continuarono: "Caro Signore, numerosi yogi mistici, molto eruditi decisi a raggiungere la più alta perfezione della vita, s'impegnano nel metodo di yoga che consiste nel controllare l'aria vitale nel corpo. Essi praticano lo yoga concentrando la mente sulla forma di Visnu e controllando rigidamente i sensi, ma dopo tante difficili austerità, penitenze e autocontrollo raggiungono la stessa destinazione di coloro che Ti sono nemici. In altre parole, sia gli yogi sia i grandi saggi speculatori filosofici raggiungono alla fine la luce del Brahman impersonale, mèta che raggiungono anche gli asura nemici del Signore. Perfino esseri demoniaci come Kamsa, Sisupala e Dantavakra raggiunsero la luce del Brahman perché meditavano sempre su Dio, la Persona Suprema. Donne come le gopi nutrivano un forte attaccamento per Krishna ed erano affascinate dalla Sua bellezza; la loro meditazione su Krishna era provocata dal loro intenso desiderio per Lui. Volevano essere strette dalle braccia di Krishna, quelle braccia che ricordano la bella forma sinuosa di un serpente. Anche noi, gli inni vedici fissiamo la mente sui piedi di loto di Tua Grazia. Le gopi meditano su di Te spinte dal desiderio d'amore, e noi meditiamo sui Tuoi piedi di loto per tornare nella nostra dimora originale, che è la Tua dimora. Anche i Tuoi nemici meditano su di Te, pensando continuamente al modo di ucciderTi; e gli yogi si sottomettono a grandi penitenze e austerità per raggiungere la Tua radiosità impersonale. Sebbene queste persone si concentrino in modi differenti, tutte raggiungono la perfezione spirituale secondo le loro prospettive, perché Tu sei equanime con tutti i Tuoi devoti."

Sridhara Svami ha composto a questo proposito un bel verso che dice: "Caro Signore, è molto difficile essere sempre assorti nei Tuoi piedi di loto. E' possibile solo ai grandi bhakta che hanno sviluppato amore per Te e Ti servono con devozione. Caro Signore, vorrei che anche la mia mente potesse in qualche modo fissarsi sui Tuoi piedi di loto, anche solo per qualche tempo."

Il modo in cui gli spiritualisti raggiungono la perfezione spirituale è spiegato nella Bhagavad-gita, dove il Signore afferma di concedere la perfezione che il bhakta desidera, ma solo in proporzione a quanto il bhakta si abbandona a Lui. Gli impersonalisti, gli yogi e i nemici del Signore entrano nella luce spirituale del Signore, ma i personalisti che seguono le orme degli abitanti di Vrindavana o che si attengono rigidamente alla via del servizio di devozione sono elevati alla dimora personale di Krishna, Goloka Vrindavana, o ai pianeti Vaikuntha. Sia gli impersonalisti sia i personalisti entrano nel regno spirituale, ma i primi ricevono un posto nella luce impersonale del Brahman, mentre gli altri ottengono il loro desiderio di servire il Signore in un rasa particolare. I Veda personificati dissero che le persone nate dopo la creazione del mondo materiale non possono comprendere l'esistenza di Dio, la Persona Suprema, avvalendosi della loro conoscenza. Come una persona nata in una certa famiglia non può capire la posizione del suo bisnonno, che visse prima della sua generazione, così noi non possiamo capire Dio, la Persona Suprema, Narayana o Krishna, che esiste eternamente nel mondo spirituale. Nell'ottavo capitolo della Bhagavad-gita è detto chiaramente che la Persona Suprema, che vive per l'eternità nel regno spirituale, il sanatana-dhama, può essere avvicinata solo col servizio di devozione.

Tra gli esseri creati nel mondo materiale, Brahma fu il primo. Prima di lui non viveva nessuna creatura in questo mondo; tutto era vuoto e buoi fino al momento in cui Brahma nacque dal fiore di loto spuntato dall'addome di Garbhodakasayi Visnu. Garbhodakasayi Visnu è un'emanazione di Karanodakasayi Visnu, che è un'emanazione di Sankarsana, che a Sua volta è un'emanazione di Balarama. Balarama è un'emanazione diretta di Sri Krishna. Dopo la creazione di Brahma nacquero due tipi di deva: i deva come i quattro fratelli Kumara -Sanaka, Sanatana, Sananda e Sanat-Kumara-, che rappresentano la rinuncia al mondo; e i deva come Marici e i suoi discendenti, che cercano di godere del mondo materiale. Da questi due tipi di deva si manifestarono gradualmente tutti gli altri esseri viventi, compreso l'uomo. Perciò tutte le creature di questo mondo, inclusi Brahma, i deva e i rakksasa, devono essere considerati moderni nel senso che nacquero recentemente. Come una persona che è nata da poco in una famiglia non può capire la posizione di un suo antenato, così nessuno nel mondo materiale può capire la posizione del Signore Supremo nel mondo spirituale, poiché il mondo materiale è una creazione recente. Benché siano destinate a durare a lungo, tutte le manifestazioni del mondo materiale, cioè il tempo, gli esseri viventi, i Veda e gli elementi grossolani e sottili, sono state create in un momento ben preciso. Così, ogni cosa creata o considerata come un mezzo per comprendere la fonte originaria della creazione, dev'essere considerata recente.

Non si può avvicinare veramente la fonte suprema di ogni cosa attraverso le attività interessate, la speculazione filosofica o lo yoga mistico. Infatti, quando la creazione è distrutta, quando non esistono più né i Veda, né il tempo materiale né gli elementi sottili e grossolani, quando tutti gli esseri si trovano allo stato non-manifestato e riposano in Narayana, tutti questi metodi artificiali diventano inutili e non funzionano più. Ma il servizio di devozione continua eternamente nel mondo spirituale eterno, perciò l'unica vera via di realizzazione spirituale, o di realizzazione di Dio, è il servizio di devozione. Chi adotta il servizio di devozione adotta il vero metodo di realizzazione spirituale. A questo proposito, Srila Sridhara Svami in un suo verso dice che la fonte suprema di ogni cosa, Dio, la Persona Suprema, è così grande e illimitata che l'essere individuale non potrà mai capirLa con un metodo materiale acquisito, qualunque esso sia. Ognuno dovrebbe invece pregare il Signore di essere sempre impegnato nel Suo servizio di devozione, e capire così, per la Sua grazia, la fonte suprema della creazione. Questa fonte è il Signore Supremo, ed Egli Si rivela solo ai Suoi devoti.

Nel quarto capitolo della Bhagavad-gita il Signore dice ad Arjuna: "Caro Arjuna, poiché tu sei Mio devoto e Mio intimo amico, Io ti rivelerò il modo di capirMi." In altre parole, la fonte suprema della creazione, Dio, la Persona Suprema, non può essere compresa con i nostri sforzi. Dobbiamo soddisfare il Signore col nostro servizio di devozione, ed Egli Si rivelerà a noi; allora soltanto potremo capirLo, almeno in parte. Molti sono i filosofi che hanno cercato di capire la fonte suprema con la speculazione mentale. Si considerano generalmente sei tipi di speculatori mentali, raggruppati sotto il nome di sadarsana. Questi filosofi sono tutti impersonalisti, conosciuti come mayavadi. Ciascuno di loro ha cercato di far prevalere la propria teoria, anche se in seguito sono scesi a compromessi e hanno affermato che tutte le opinioni portano alla stessa mèta concludendo quindi che sono tutte valide. Ma secondo le preghiere dei Veda personificati, nessuna di queste opinioni è valida perché nascono tutte da un sapere creato nell'ambito del mondo materiale effimero. I mayavadi non hanno capito la cosa più importante, cioè che Dio, la Persona Suprema, la Verità Assoluta, può essere conosciuto solo col servizio di devozione.

Una categoria di filosofi, i mimamsaka, rappresentata da saggi come Jaimini, è giunta alla conclusione che tutti dovrebbero impegnarsi in atti virtuosi seguendo le indicazioni delle Scritture, perché questi atti condurranno alla più alta perfezione. Ma la Bhagavad-gita nega questa teoria nel nono capitolo, dove Krishna afferma che gli atti virtuosi possono elevarci ai pianeti celesti, ma non appena i frutti di questi atti sono esauriti bisogna lasciare i piaceri celesti e la prosperità materiale dei pianeti superiori per tornare di nuovo sui pianeti inferiori, dove la vita è molto breve e la felicità materiale è assai minore. La Bhagavad-gita usa le parole ksinepunye martya-lokam visanti. Perciò, la conclusione dei filosofi mimamsaka secondo cui gli atti virtuosi conducono alla Verità Assoluta non può essere considerata valida. Sebbene il puro devoto sia per natura portato a compiere atti virtuosi, nessuno può ottenere il favore di Dio, la Persona Suprema, solo grazie agli atti virtuosi.

Questi atti possono purificare dalla contaminazione dell'ignoranza e della passione, ma questa purificazione è già ottenuta dal bhakta che è sempre assorto nell'ascolto del messaggio spirituale di Dio, nella forma della Bhagavad-gita, dello Srimad-Bhagavatam o di altre Scritture autorizzate. La Bhagavad-gita ci fa capire che una persona sempre impegnata nel servizio di devozione dev'essere considerata ben situata sulla via della perfezione spirituale, anche se non è perfetta negli atti d virtù. La Bhagavad-gita afferma inoltre che Dio, la Persona Suprema, guida dall'interno colui che s'impegna nel servizio di devozione con fede e amore. Il Signore stesso, come Paramatma, il maestro spirituale che abita nel cuore di ognuno, impartisce al Suo devoto le istruzioni che gli sono necessarie per tornare nella sua dimora originale, la dimora di Dio. La conclusione dei filosofi mimamsaka non rappresenta dunque la verità che può portarci alla vera comprensione delle cose.

I filosofi sankya sono metafisici e scienziati materialisti che studiano la manifestazione cosmica con metodi scientifici da loro stessi inventati e che non riconoscono l'autorità suprema di Dio come creatore dell'universo. Essi concludono a torto che la causa originale della creazione risiede nella combinazione degli elementi materiali. Ma la Bhagavad-gita nega questa teoria, dicendo che dietro la attività cosmiche c'è la direzione di Dio, la Persona Suprema. L'insegnamento vedico asad va idam agra asit conferma che l'origine della creazione esisteva prima della manifestazione cosmica. Gli elementi materiali non possono dunque essere la causa della creazione. Sebbene siano accettati come la causa materiale, la causa ultima di ogni cosa è Dio, la Persona Suprema. La Bhagavad-gita afferma dunque che la natura materiale agisce sotto la direzione di Krishna.

I filosofi atei sankhya concludono che poiché prodotti dei mondi materiali sono effimeri e illusori, anche la loro causa dev'essere illusoria. Essi sostengono la teoria del vuoto, ma la verità è che la causa originale è Dio, la Persona Suprema, e la creazione cosmica è la manifestazione temporanea della Sua energia materiale. Quando la creazione è distrutta, la sua causa, cioè l'esistenza eterna del mondo spirituale, continua ad esistere come prima, perciò il mondo spirituale è detto sanatana-dhama, la dimora eterna. La conclusione dei filosofi sankhya non può dunque essere valida.

Ci sono poi i filosofi della scuola di Gautama e Kanada, che dopo aver studiato minuziosamente la causa e l'effetto degli elementi materiali, hanno concluso che la combinazione degli atomi è la causa originale della creazione. Gli scienziati materialistici moderni seguono le orme di Gautama e Kanada, che presentarono questa teoria detta paramanuvada. Ma questa teoria non può essere accettata perché la causa originale di tutto ciò che esiste non può essere un insieme di atomi inerti. Lo confermano la Bhagavd-gita e lo Srimad-Bhagavatam, anche i Veda, dove è detto: eko narayana asit, solo Narayana esisteva prima della creazione. Lo Srimad-Bhagavatam e il Vedanta-sutra affermano inoltre che la causa originale è dotata di sensi, ed è direttamente cosciente di tutto ciò che esiste nella creazione. Nella Bhagavad-gita Krishna afferma: aham sarvasya prabhavah, Io sono la causa originale di ogni cosa; e mattah sarvam pravartate, da Me ha origine ogni esistenza. Gli atomi formano forse le combinazioni di base dell'esistenza materiale, ma anch'essi sono generati da Dio, la Persona Suprema. La filosofia di Gautama e Kanada non può dunque essere accettata.

Gli impersonalisti della scuola di Astavakra, in seguito guidati da Sankaracarya, considerano la luce del Brahman impersonale come la causa di tutto ciò che esiste. Secondo la loro teoria, la manifestazione materiale è falsa ed è effimera, mentre la luce del Brahman impersonale è realtà. Ma questa teoria non può essere accettata, perché il Signore stesso afferma nella Bhagavad-gita che la luce del Brahman emana dalla Sua Persona. Anche la Brahma-sanhita conferma che la luce del Brahman è lo sfolgorio che la luce del Brahman è lo sfolgorio che emana dal corpo di Krishna. Il Brahman impersonale non può dunque essere la causa originale della manifestazione cosmica. La causa originaleè Govinda, Dio, la Persona Suprema, infinitamente perfetta e cosciente.

La teoria più pericolosa degli impersonalisti sostiene che quando Dio scende in questo mondo come avatara accetta un corpo materiale creato dai tre guna. Questa teoria mayavadi è stata condannata da Sri Caitanya come la più offensiva di tutte. Sri Caitanya ha detto che chiunque creda che il corpo trascendentale di Dio, la Persona Suprema, sia fatto di elementi materiali, commette la più grave offesa ai piedi di loto di Visnu. E la Bhagavad-gita afferma che solo gli stolti e i furfanti denigrano la Persona Suprema quando discende nella forma umana. Sri Krishna, Sri Rama e Sri Caitanya apparvero nella società degli uomini con l'aspetto di esseri umani.

I Veda personificati condannarono il concetto impersonale come un errore grossolano. La Brahma-samhita descrive il corpo di Dio, la Persona Suprema, coe ananda-cin-maya-rasa. Dio ha un corpo spirituale, mai materiale; Egli può godere di qualsiasi oggetto e compiere qualsiasi atto con qualunque parte del Suo corpo, perciò è onnipotente. Le membra del corpomateriale possono svolgere, ciascuna, solo una funzione particolare; le mani, per esempio, possono afferrare degli oggetti, ma non possono vedere o ascoltare. Il Signore, invece, può godere di qualsiasi oggetto e fare qualsiasi cosa con qualunque organo perché il Suo corpo è fatto di ananda-cin-maya-rasa, o sac-cid-ananda-vigraha. L'idea che il corpo spirituale del Signore possa essere materiale deriva dalla tendenza a porre il Signore e l'anima condizionata su un piano di uguaglianza. L'essere condizionato ha un corpo materiale, e se anche Dio avesse un corpo materiale sarebbe facile diffondere la teoria impersonalista, secondo cui la Persona Suprema e gli esseri comuni sono uguali sotto ogni aspetto.

Quando Dio, la Persona Suprema, viene in questo mondo, manifesta molti divertimenti, ma non c'è differenza tra il Suo corpo di bambino, in braccio a madre Yasoda, e il Suo corpo di adulto che combatte contro gli asura. Infatti, mentre era ancora un bambino, Krishna lottò contro asura come Putana, Trnavarta, Aghasura e altri ancor con la stessa forza con cui affrontò, nella Sua giovinezza, asura come Dantavakra, Sisupala e altri. Nella vita materiale, appena l'anima condizionata lascia il corpo dimentica tutto il suo corpo passato, ma dalla Bhagavad-gita noi sappiamo che Krishna, dotato di un corpo sac-cid-ananda, non aveva dimenticato di aver impartito la scienza della Bhagavad-gita al deva del sole milioni di anni prima . Il Signore è conosciuto dunque col nome di Purusottama, perché Egli è al di là dell'esistenza materiale e di quella spirituale. Dire che il Signore è la causa di tutte le cause significa che Egli è la causa del mondo spirituale e di quello materiale. Dio, la Persona Suprema, è onnipotente e onnisciente. Col corpo materiale noi non possiamo mostrare né onnipotenza né onniscienza, perciò è evidente che il corpo del Signore non è materiale. La teoria mayavadi secondo cui Dio, la Persona Suprema, viene in questo mondo con un corpo materiale, non può assolutamente essere accertata.

Si può concludere che tutte le teorie dei filosofi materialisti derivano da un'esistenza temporanea e illusoria, come le conclusioni di un sogno. Certamente esse non possono condurre alla Verità Assoluta, che può essere compresa solo attraverso il servizio di devozione. Il Signore afferma nella Bhagavad-gita: bhaktya mam abhijanati, "solo col servizio di devozione posso essere capito". A questo proposito, Srila Sridhara ha composto un bellissimo verso: "Caro Signore, lasciamo che gli altri dibattano argomenti falsi e speculazioni aride creando ogni sorta di teorie sulla base delle loro grandi tesi filosofiche. Che indugino pure nelle tenebre dell'ignoranza e dell'illusione, godendo falsamente del mondo come se fossero grandi eruditi, sebbene non abbiano alcuna conoscenza di Dio, la Persona Suprema. Quanto a me, desidero essere liberato semplicemente cantando i santi nomi di Dio, la Persona Suprema, dalla bellezza infinita - Madhava, Vamana, Trinayana, Sankarsana, Sripati e Govinda. Semplicemente cantando i Suoi nomi trascendentali, fa' che mi liberi dalla contaminazione dell'esistenza materiale."

I Veda personificati continuarono: "Caro Signore, quando un essere vivente, per la Tua grazia, giunge alla vera conclusione sulla Tua sublime natura spirituale, allora non si preoccupa più delle varie teorie create dagli speculatori mentali o pseudo filosofi." Si allude qui alle teorie speculative di Gautama, Kanada, Patañjali e Kapila (Nirisvara). Esistono in realtà due Kapila; uno, il figlio di Kardama Muni, è un avatara, l'altro è un ateo apparso recentemente. Il Kapila ateo viene descritto erroneamente come Dio, la Persona Suprema, confondendo con l'avatara Kapiladeva, che apparve come figlio di Kardama Muni al tempo di Svayambhuva Manu, molto tempo prima dell'ateo Kapila, che apparve nell'era di Vaivasvata Manu, che è l'era in cui ci troviamo attualmente.

Secondo i mayavadi, il mondo manifestato, cioè il mondo materiale, è mithya o maya, falso. Il loro principio di predica si riassume in brahma-satya jagat-mithya: soltanto la luce del Brahman è reale, la manifestazione cosmica è illusoria e falsa. Ma secondo la filosofia vaisnava la manifestazione cosmica è generata da Dio, la Persona Suprema. Nella Bhagavad-gita il Signore dice che Egli entra nel mondo materiale attraverso una delle Sue emanazioni plenarie, ed è così che ha luogo la creazione. Anche i Veda dichiarano che questo mondo asat, temporaneo, è un'emanazione del supremo sat, la realtà. E il Vedanta-sutra afferma che tutto emana dal Brahman supremo. Perciò i vaisnava non considerano falsa la manifestazione cosmica, ma vedono ogni cosa di questo mondo in relazione col Signore Supremo.

Srila Rupa Gosvami ha spiegato molto bene questo concetto del mondo materiale, dicendo che rinunciare a questo mondo dichiarandolo illusorio e falso senza sapere che è anch'esso la manifestazione del Signore Supremo, è una rinuncia che non ha valore. I vaisnava sono liberi dall'attaccamento a questo mondo come oggetto di piacere dei sensi. Essi non sono favorevoli al piacere dei sensi, perciò non sono attaccati alle attività materiali, ma accettano di godere di questo mondo solo secondo i princìpi regolatori prescritti dai Veda. Poiché Dio, la Persona Suprema, è la causa di ogni cosa, il vaisnava vede tutto in relazione a Krishna, anche questo mondo materiale. Questa elevata conoscenza spiritualizza ogni cosa. In altre parole, ogni cosa nel mondo materiale è già spirituale; è solo la nostra mancanza di conoscenza che ce la fa vedere sotto un aspetto materiale.

I Veda personificati fecero a questo proposito l'esempio dei cercatori d'oro che non rifiutano mai degli orecchini, dei braccialetti o altri oggetti d'oro solo perché hanno una forma diversa dall'oro grezzo. Tutti gli esseri sono parti integranti del Signore Supremo, dotati dei Suoi stessi attributi, ma ora sono rivestiti di diverse forme nelle 8.400.000 specie di vita, come differenti gioielli fabbricati con lo stesso oro. Come un cercatore d'oro accetta ornamenti d'oro di qualsiasi foggia, così un vaisnava, sapendo che tutti gli esseri sono qualitativamente uguali a Dio, la Persona Suprema, accetta tutti gli esseri come servitori eterni di Dio. Un vaisnava ha dunque molte opportunità di servire Dio, la Persona Suprema, richiamando le anime condizionate e smarrite, educandole nella coscienza di Krishna e guidandole a tornare verso la loro dimora originale, la dimora di Dio. La mente degli esseri condizionati è agitata dai tre guna, perciò essi sono costretti a trasmigrare da un corpo all'altro, come in un sogno. Ma quando la loro coscienza si trasforma in coscienza di Krishna, essi possono subito fissare Krishna nel loro cuore, e vedere aperta davanti a sé la strada della liberazione.

Tutti i Veda affermano che Dio, la Persona Suprema, e gli esseri viventi sono uguali in qualità, sono caitanya, cioè "spirituali". Lo conferma anche il Padma Purana dov'è detto che esistono due tipi di esseri spirituali: i jiva e il Signore Supremo. Da Brahma fino alla minuscola formica, tutti gli esseri sono jiva, mentre il Signore è il Supremo Visnu o Janardana, a quattro braccia. Il termine atma può riferirsi solo a Dio, la Persona Suprema, ma poiché gli esseri viventi sono Sue parti integranti, anch'essi talvolta sono chiamati atma. Gli esseri sono chiamati dunque jivatma, e il Signore Supremo è chiamato Paramatma. Sia il Paramatma sia il jivatma sono presenti nel mondo materiale, e ciò è la prova che questo mondo ha uno scopo che non è il piacere dei sensi. Se il concetto di una vita di piacere dei sensi è illusione, il concetto di servizio offerto dal jivatma al Paramatma, anche in questo mondo, non ha nulla d'illusorio. Una persona cosciente di Krishna è pienamente consapevole di questa verità, perciò non considera falso il mondo materiale, ma agisce nella realtà del servizio spirituale offerto al Signore. Il bhakta vede ogni cosa di questo mondo come un'occasione per servire il Signore; non rifiuta niente per il fato che è materiale, ma usa tutto al servizio del Signore. Così egli è sempre situato sul piano spirituale, e tutto ciò che usa viene purificato spiritualmente essendo messo al servizio del Signore.

Sridhara Svami ha composto un bel verso a questo proposito: "Adoro Dio, la Persona Suprema, che Si manifesta sempre come realtà, anche in questo mondo che alcuni considerano falso." Pensare che il mondo materiale sia falso indica una mancanza di conoscenza; una persona avanzata nella coscienza di Krishna vede Dio in ogni cosa. Questa è la vera comprensione dell'aforisma vedico sarvam khalv idam brahma, "Tutto è Brahman".

I Veda personificati continuarono: "Caro Signore, gli uomini meno intelligenti scelgono altre vie di realizzazione spirituale, ma in realtà non hanno alcuna possibilità di purificarsi dalla contaminazione materiale e mettere fine al continuo ciclo di morti e rinascite se non diventano puri bhakta dal più profondo di sé stessi. Caro Signore, tutto riposa sulle Tue potenze e tutti sono mantenuti da Te, come affermano i Veda, eko bahunam yo vidadhati kaman. Tua Grazia è dunque il sostegno di tutti gli esseri viventi - deva, uomini e animali. Tutti sono mantenuti da Te, che sei anche nel cuore di ognuno. In altre parole, Tu sei la radice dell'intera creazione. Perciò coloro che sono impegnati nel Tuo servizio di devozione senza mai deviare Ti offrono eternamente la loro adorazione, e così facendo innaffiano la radice dell'albero universale. Infatti, col servizio devozionale non si soddisfa solo Dio, la Persona Suprema, ma anche tutti gli altri esseri, perché ognuno è mantenuto dal Signore. Il bhakta è filantropo e l'altruista più efficace perché comprende l'aspetto onnipresente di Dio, la Persona Suprema. I puri bhakta, pienamente impegnati nella coscienza di Krishna, superano molto facilmente il ciclo di morti e rinascite, tanto da scavalcare la testa della morte in persona.

Il bhakta non ha mai paura della morte o di cambiare corpo; poiché la sua coscienza si è trasformata in coscienza di Krishna, anche se non torna a Dio, anche se prende un altro corpo materiale, non ha nulla da temere. Bharata Maharaja ne è un vivido esempio. Sebbene nella vita successiva fosse diventato un cervo, dopo quella vita fu completamente liberato dalla contaminazione materiale e tornò nel regno di Dio. La Bhagavad-gita afferma dunque che il bhakta non perirà mai il suo cammino verso il regno spirituale, verso la sua dimora originale, è sicuro. Anche se scivola nel corso di una vita, la sua perseveranza nella coscienza di Krishna lo eleva sempre più, finché torna a Dio. Il puro bhakta non purifica solo la propria esistenza, ma anche quella di tutti coloro che diventano suoi discepoli, così tutti possono entrare senza difficoltà nel regno di Dio. Il puro bhakta non solo può superare la morte, ma per la sua grazia, anche i suoi discepoli possono farlo con facilità. Il potere del servizio di devozione è così grande che il puro bhakta può "elettrizzare" altre persone con le sue istruzioni spirituali sul modo di attraversare l'oceano dell'ignoranza.

Inoltre, le istruzioni del puro devoto al suo discepolo sono molto semplici. Nessuno trova difficoltà nel seguire le orme di un puro bhakta. La via della liberazione si apre facilmente per chi segue la via tracciata dalla successione di bhakta autorizzati che risale a Brahma e che comprende Siva, i Kumara, Manu, Kapila, Prahlada Maharaja, Janaka Maharaja, Sukadeva Gosvami, Yamaraja e molti altri ancora. D'altra parte, coloro che non sono impegnati nel servizio di devozione ma seguono metodi incerti di realizzazione spirituale, come il jñana, lo yoga e il karma, sono considerati ancora contaminati dalla materia. Queste persone, sebbene sembrino avanzate nella realizzazione spirituale, non possono neppure liberare sé stesse, che dire di coloro che le seguono? Tali abhakta sono paragonati ad animali incatenati, perché non riescono ad andare oltre i riti e le formalità di un particolare tipo di fede. La Bhagavad-gita li condanna col nome veda-vadah. Essi non capiscono che i Veda trattano di attività che sono soggette ai tre guna - virtù, passione e ignoranza.

Sri Krishna consigliò ad Arjuna di andare al di là dei doveri prescritti nei Veda e di adottare la coscienza di Krishna, il servizio di devozione. E' detto nella Bhagavad-gita: nistraigunyo bhavarjuna, "Caro Arjuna, elevati al di sopra dei riti vedici". La posizione trascendentale che è al di là dei riti vedici non è altro che il servizio di devozione. Nella Bhagavad-gita il Signore dice chiaramente che le persone impegnate nel suo puro servizio di devozione sono situate nel Brahman. La vera realizzazione del Brahman è la coscienza di Krishna e l'impegno nel servizio di devozione. I bhakta sono dunque i veri brahmacari perché le loro attività sono sempre nell'ambito della coscienza di Krishna e del servizio di devozione.

Il Movimento per la Coscienza di Krishna lancia un appello supremo a tutti i tipi di spiritualisti e uomini religiosi: chiediamo loro con grande autorità di unirsi a questo movimento, dove si può imparare ad amare Dio e superare tutti i riti e le formalità delle Scritture. Colui che è incapace di superare i princìpi religiosi stereotipati è paragonato a un animale incatenato dal suo padrone. Il fine di tutte le religioni è capire Dio e sviluppare il nostro latente amore per Lui. Chi si limita a seguire i riti e le formule religiose senza elevarsi al piano dell'amore per Dio è considerato un animale incatenato. In altre parole, chi non è cosciente di Krishna non può essere liberato dalla contaminazione dell'esistenza materiale.

Srila Sridhara Svami ha scritto in proposito questo bel verso: "Che gli altri si dedichino pure a grandi austerità, che si buttino dalla cima delle colline e abbandonino la vita, che viaggino in molti luoghi di pellegrinaggio per ottenere la salvezza, o che s'impegnino in profondi studi sulla filosofia o sulla letteratura vedica; che gli yogi mistici s'immergano nelle loro meditazioni, e che le varie sette discutano inutilmente per determinare quale tra loro sia la migliore! La verità è che senza essere coscienti di Krishna, senza impegnarsi nel servizio di devozione, senza ottenere la misericordia di Dio, la Persona Suprema, nessuno può attraversare l'oceano materiale." La persona intelligente lascerà dunque tutte le idee stereotipate per unirsi al Movimento per la Coscienza di Krishna e ottenere la vera liberazione.

I Veda personificati continuarono a pregare così: "Caro Signore, il Tuo aspetto impersonale è spiegato nei Veda: Tu non hai mani, ma puoi accettare tutti i sacrifici che Ti sono offerti; non hai gambe, ma puoi camminare più velocemente di chiunque altro; non hai occhi, ma vedi tutto ciò che è accaduto nel passato, che accade nel presente e che accadrà nel futuro; non hai orecchi, ma puoi sentire tutto ciò che viene detto; non hai una mente, ma conosci tutti gli esseri e i loro atti passati, presenti e futuri. Eppure nessuno sa chi Tu sei, Tu conosci tutti, ma nessuno conosce Te; Tu sei dunque la Persona Suprema e primordiale."

In un'altra parte dei Veda è detto: "Non c'è niente che Tu debba fare. La Tua conoscenza e il Tuo potere sono così perfetti che ogni cosa si manifesta semplicemente per la Tua volontà. Nessuno è uguale o superiore a Te, e tutti agiscono come Tuoi servitori eterni." Queste affermazioni vediche dicono che l'Assoluto non ha gambe, mani, occhi, orecchi o mente, ma può agire attraverso le Sue potenze e provvedere ai bisogni di tutti gli esseri viventi. Come afferma la Bhagavad-gita, le Sue mani e le Sue gambe sono ovunque: Egli è onnipresente. Le mani, le gambe, gli occhi e gli orecchi degli esseri viventi agiscono e si muovono sotto la guida dell'Anima Suprema situata nel cuore di ognuno. Se l'Anima Suprema non è presente le mani e le gambe non possono muoversi. Dio, la Persona Suprema, è così grande, indipendente e perfetto, che anche senza occhi, orecchi e gambe, non dipende da altri per compiere le Sue attività. Anzi, sono gli altri a dipendere da Lui per le attività dei loro organi di senso, perché l'essere individuale non può agire senza l'ispirazione e la guida dell'Anima Suprema.

In conclusione, la Verità Assoluta è la Persona Suprema, ma poiché Essa agisce attraverso le Sue energie, che non possono essere viste dal rozzo materialista, questi La considera impersonale. Per esempio, tutti possono vedere il lavoro artistico personale nel dipinto di un fiore, e capire che l'accostamento dei colori, la forma e altri particolari hanno richiesto l'attenzione minuziosa dell'artista. L'opera del pittore è chiaramente visibile in un quadro di fiori, ma il rozzo materialista, senza vedere la mano di Dio in creazioni artistiche come i fiori veri che sbocciano in natura, conclude che la Verità Assoluta è impersonale. In realtà, l'Assoluto è personale, ma è indipendente; non ha bisogno di prendere un pennello e dei colori per dipingere i fiori, perché le Sue potenze agiscono in modo così meraviglioso che sembra che i fiori siano venuti all'esistenza senza l'aiuto di un artista. Il concetto impersonale della Verità Assoluta è accettato dagli uomini meno intelligenti, perché chi non è impegnato al servizio del Signore non può capire come agisce l'Essere Supremo, e non può nemmeno conoscere il Suo nome. Tutto ciò che riguarda le attività e gli aspetti personali dell'Essere Supremo sono rivelati al bhakta solo grazie al suo spirito di devozione e d'amore.

La Bhagavad-gita afferma chiaramente: bhoktaram yajña tapasam, il Signore è il beneficiario di tutti i sacrifici e dei frutti di tutte le austerità. Sri Krishna, inoltre, dichiara: sarva-loko-mahesvaram, "Io sono il proprietario di tutti i pianeti". Questa è la posizione di Dio, la Persona Suprema. Sebbene Egli sia presente a Vrindavana e Si diverta in compagnia dei Suoi amici eterni, le gopi e i pastorelli, le Sue potenze agiscono in tutta la creazione secondo il Suo ordine, senza disturbare mai i Suoi divertimenti eterni.

Solo attraverso il servizio di devozione è possibile capire come Dio, la Persona Suprema, agisca in modo impersonale e personale simultaneamente attraverso le Sue inconcepibili potenze. Egli agisce proprio come l'imperatore supremo, sotto i cui ordini lavorano migliaia di re e capi. Dio, la Persona Suprema, perfettamente indipendentemente, è il maestro di ogni cosa, e tutti i deva -compresi Brahma, Siva, Indra, il re del cielo, il re della luna e quello del sole- agiscono sotto la Sua direzione. I Veda confermano che se il sole splende, il vento soffia e il fuoco diffonde calore, è per timore di Dio, la Persona Suprema. La natura materiale produce ogni sorta di oggetti mobili e immobili in questo mondo, ma nessuno di loro può agire in modo indipendentemente o creare senza la direzione del Signore Supremo. Tutti agiscono come i Suoi tributari, come re subordinati che offrono all'imperatore il loro tributo annuale.

I Veda affermano che ogni essere vive mangiando i resti del cibo offerto a Dio, la Persona Suprema. Nei grandi sacrifici la regola è che Narayana dev'essere presente come Divinità suprema, e al termine del sacrificio i resti del cibo sono distribuiti tra i deva. Questo è ciò che si chiama yajña-bhaga. Ogni deva riceve la sua parte di yajña-bhaga, che accetta come prasada. La conclusione è che i deva non hanno poteri indipendenti, ma sono considerati capi esecutivi agli ordini di Dio, la Persona Suprema, e durante i sacrifici mangiano solo il prasada, i resti del cibo offerto al Signore. Essi eseguono gli ordini del Signore Supremo esattamente secondo i Suoi piani. Dio, la Persona Suprema, è sullo sfondo di ogni cosa, e i Suoi ordini sono eseguiti dagli altri esseri. Sembra soltanto che Egli sia impersonale. Con i nostri mezzi materiali non possiamo concepire come la Persona Suprema Si trovi al di là dei movimenti impersonali della natura materiale. Perciò il Signore spiega nella Bhagavad-gita che niente è superiore a Lui, che il Brahman impersonale, che Gli è subordinato, è solo una manifestazione dei Suoi raggi personali. A questo proposito Sripada Srila Sridhara Svami ha composto il seguente verso: "Offro i miei rispettosi omaggi a Dio, la Persona Suprema , che non ha sensi materiali, ma sotto la cui direzione e volontà tutti i sensi materiali agiscono. Egli è la potenza suprema di tutti i sensi materiali e degli organi di senso. E' l'onnipotente ed è l'autore supremo di ogni cosa, perciò è degno dell'adorazione di tutti. E' a questa Persona Suprema che offro i miei rispettosi omaggi."

Krishna stesso dichiara nella Bhagavad-gita di essere Purusottama, la Persona Suprema. Purusa significa "persona" e uttama "suprema" o "assoluta". Nella Bhagavad-gita il Signore afferma inoltre che Egli è conosciuto col nome di Purusottama perché è superiore a tutti gli esseri coscienti e incoscienti. Altrove Egli afferma che come l'aria si trova nello spazio onnipresente, così tutti gli esseri sono situati in Lui e agiscono sotto la Sua direzione.

I Veda personificati continuarono: "Caro Signore, Tu sei imparziale con tutti gli esseri. Come Tue parti integranti, tutti godono o soffrono in differenti condizioni di vita. Sono come le scintille di un fuoco. Come le scintille danzano sul fuoco ardente, così tutti gli esseri danzano sostenuti da Te. Tu fornisci loro ciò che desiderano, ma non sei responsabile del loro piacere o della loro sofferenza in questo mondo. Esistono diversi tipi di esseri -deva, uomini, mammiferi, uccelli, alberi, microbi, vermi, insetti ed esseri acquatici- e tutti godono o soffrono della vita sostenuti da Te. Gli esseri sono di due tipi: i nitya-mukta, eternamente liberati, che vivono nel mondo spirituale, e i nitya-baddha, eternamente condizionati, che vivono nel mondo materiale.

Nel mondo spirituale sia Dio sia gli esseri si manifestano nella loro condizione originale, come un fuoco ardente e le sue scintille ancora accese. Ma nel mondo materiale, sebbene il Signore sia presente ovunque nel Suo aspetto impersonale, gli esseri hanno dimenticato la loro coscienza di Krishna, come scintille che cadono dal fuoco e perdono la loro luminosità originale. Alcune scintille cadono sull'erba secca e fanno divampare un altro grande fuoco; sono i puri bhakta che nutrono compassione per le povere anime innocenti. Il puro bhakta accende la coscienza di Krishna nel cuore delle anime condizionate, e così il fuoco ardente del mondo spirituale si manifesta anche nel mondo materiale. Altre scintille cadono nell'acqua, e subito perdono la brillantezza originale e si spengono quasi del tutto; sono gli esseri che nascono tra i rozzi materialisti, e vedono così spegnersi la loro coscienza di Krishna originale. Altre scintille cadono sul terreno e restano mezze accese e mezze spente. Così, alcuni esseri sono privi di coscienza di Krishna, altri sono nella condizione di poterla facilmente raggiungere, e altri ancora sono completamente situati nella coscienza di Krishna. I deva dei pianeti superiori, come Brahma, Indra, Candra, Vivasvan e molti altri, sono tutti coscienti di Krishna. Gli uomini sono a metà strada fra i deva e gli animali, perciò alcuni sono più o meno coscienti di Krishna e altri non lo sono affatto. Infine, gli esseri di terz'ordine -animali, piante, alberi e creature acquatiche- hanno completamente dimenticato la coscienza di Krishna. Quest'esempio delle scintille citato nei Veda è molto appropriato per capire la condizione delle differenti categorie di esseri. Ma sopra tutti gli esseri Si trova Dio, la Persona Suprema, Krishna, Purusottama, che è sempre libero da tute le condizioni materiali.

Perché gli esseri si sono ritrovati per caso in differenti condizioni di vita? Per rispondere a questa domanda occorre innanzitutto capire che il caso non ha alcun influsso sugli esseri viventi; il caso è riservato agli oggetti inanimati. Secondo le Scritture vediche, gli esseri viventi sono dotati di coscienza, perciò sono chiamati caitanya, che significa "coscienza" o "conoscenza". Le condizioni di vita in cui si trovano non sono dunque accidentali, ma sono il frutto di una loro scelta, perché gli esseri hanno conoscenza. Nella Bhagavad-gita il Signore dice: "Lascia tutto e abbandonati a Me." Questo metodo per comprendere Dio, la Persona Suprema, è offerto a tutti, sta poi a ogni individuo decidere se accettarlo o rifiutarlo. Verso la fine della Bhagavad-gita Sri Krishna dice molto semplicemente ad Arjuna: "Mio caro Arjuna, Io ti ho spiegato ogni cosa. Ora tutto dipende dalla tua scelta." Così, gli esseri che sono scesi nel mondo materiale lo hanno fatto di loro libera scelta, spinti dal desiderio di godere di questo mondo.

Non è Krishna che li ha mandati nel mondo materiale. Questo mondo è creato per il piacere di quegli esseri che hanno desiderato lasciare il servizio eterno al Signore per diventare loro stessi i beneficiari supremi. Secondo la filosofia vaisnava, quando un essere desidera godere dei sensi e dimenticare il servizio di devozione al Signore riceve un posto nel mondo materiale, dove può agire liberamente secondo il suo desiderio, e così crearsi una condizione di vita in cui gode o soffre. Dobbiamo sapere in modo definitivo che sia il Signore sia gli esseri viventi sono eternamente coscienti. Né per il Signore né per gli esseri c'é nascita o morte. Gli esseri non sono creati quando ha luogo la creazione. Il Signore crea questo mondo materiale per dare alle anime condizionate la possibilità di elevarsi al piano della coscienza di Krishna; ma se esse non approfittano di questa occasione, dopo la dissoluzione dell'universo materiale entrano nel corpo di Narayana dove rimangono in uno stato profondo fino alla creazione successiva.

A questo proposito si può citare un esempio molto appropriato, quello della stagione delle piogge. Le piogge stagionali potrebbero essere considerate come un agente per la creazione, perché dopo le piogge i campi irrigati sono favorevoli alla crescita di numerose varietà di vegetali. Similmente, appena ha luogo la creazione attraverso lo sguardo del Signore sulla natura materiale, gli esseri viventi appaiono nelle loro differenti condizioni di vita, come una molteplice varietà di vegetali cresce dopo la pioggia. La pioggia è sempre la stessa e cade in modo uniforme su tutto il campo, ma i vegetali che crescono sono di vari tipi e forme, secondo i semi che sono stati piantati. Così, i semi dei nostri desideri sono diversi. Ogni essere ha un particolare tipo di desiderio, e questo desiderio è il seme che lo farà crescere in un particolare tipo di corpo. Questo è ciò che Sri Rupa Gosvami spiega con le parole papa-bija. Papa significa "peccato".

Tutti nostri desideri materiali devono essere considerati papa-bija, semi del peccato. La Bhagavad-gita spiega che il nostro desiderio colpevole è quello di non volerci sottomettere al Signore Supremo . Perciò il Signore afferma nella Bhagavad-gita: "Io ti proteggerò dalle conseguenze dei tuoi desideri peccaminosi." Questi desideri si manifestano in vari tipi di corpi, perciò nessuno può accusare Dio di parzialità quando assegna a un essere un certo tipo di corpo e a un altro essere un altro tipo di corpo. Tutti i corpi delle 8.400.000 specie di vita sono attribuiti agli esseri viventi in base alle loro condizioni mentali. Dio, la Persona Suprema, Purusottama, non fa che dare loro la possibilità di agire come desiderano; e gli esseri agiscono approfittando delle facilitazioni offerte dal Signore.

Gli esseri sono nati dal corpo spirituale di Dio. La relazione tra il Signore e gli esseri viventi è spiegata dalle Scritture vediche, dov'é detto che il Signore Supremo mantiene tutti i Suoi figli, dando loro tutto ciò che desiderano. Nella Bhagavad-gita il Signore afferma: "Di tutti gli esseri Io sono il padre, che dà il seme:" Non è difficile capire che il padre genera i figli, ma i figli agiscono secondo i loro propri desideri. Perciò il padre non è mai responsabile del futuro dei suoi figli. Ognuno di loro può trarre vantaggio dai beni e dalle istruzioni del padre, ma anche se l'eredità e le istruzioni sono uguali per tutti i figli, i loro desideri sono diversi, perciò ognuno di loro si creerà una vita diversa di cui godrà o soffrirà.

Le istruzioni della Bhagavad-gita sono le stesse per tutti: ogni uomo deve abbandonarsi al Signore Supremo, ed Egli Si prenderà cura e lo proteggerà dalle conseguenze dei suoi atti colpevoli. Nella creazione del Signore, le cose necessarie alla vita sono offerte equamente a tutti gli esseri. Qualsiasi cosa esista sulla terra, nell'acqua e nel cielo è dato in modo uguale a tutti gli esseri. Essendo tutti figli del Signore Supremo, tutti possono godere delle facilitazioni materiali da Lui offerte; ma gli esseri sfortunati si creano condizioni sfavorevoli di vita lottando tra loro. La responsabilità di queste lotte e di queste situazioni favorevoli e sfavorevoli ricade sugli esseri e non su Dio, la Persona Suprema. Perciò, se tutti approfittano delle istruzioni che il Signore ha dato nella Bhagavad-gita e sviluppano la coscienza di Krishna, la loro esistenza diventerà sublime e potranno tornare a Dio.

Si potrebbe obiettare che il Signore, essendo il creatore del mondo materiale è anche responsabile delle sue condizioni. Certamente Egli è responsabile in modo indiretto della creazione e del mantenimento del mondo materiale, ma non è mai responsabile delle condizioni in cui si trovano gli esseri viventi. Il Signore crea il mondo materiale come la nuvola crea la vegetazione. Nella stagione delle piogge la nuvola crea diversi tipi di piante, ma benché versi la sua acqua sulla terra, la nuvola non tocca mai la terra direttamente. Così, il Signore crea il mondo materiale semplicemente posando lo sguardo sull'energia materiale. I Veda lo confermano dicendo che il Signore posò lo sguardo sulla natura materiale, e così ebbe luogo la creazione. Anche la Bhagavad-gita conferma che con un semplice sguardo sublime sulla natura materiale, il Signore crea numerose varietà di esseri, mobili e immobili, vivi e inerti.

La creazione del mondo materiale può dunque essere considerata come uno dei divertimenti del Signore, perché Egli crea il mondo materiale quando lo desidera. Anche questo desiderio di Dio è una grande misericordia da parte Sua, perché offre alle anime condizionate un'altra possibilità di sviluppare la loro coscienza originale e tornare a Dio. Nessuno può dunque criticare il Signore Supremo per avere creato il mondo materiale.

Da questa discussione possiamo avere una chiara comprensione della differenza che separa gli impersonalisti dai personalisti. La teoria impersonalista vuole portare l'essere a fondersi nell'esistenza del Supremo, e la teoria del vuoto vuole annullare tutta la varietà materiale. Entrambe queste filosofie sono dette mayavada. Certamente la manifestazione cosmica ha una fine e diventa vuota quando tutti gli esseri si fondono nel corpo di Narayana per riposare fino alla creazione successiva, ma questa condizione, che può essere definita impersonale, non è eterna. La fine della varietà del mondo materiale e la fusione degli esseri nel corpo dell'Assoluto non sono permanenti, perché la creazione si manifesterà di nuovo e tutti questi esseri che si fondono nel corpo dell'Assoluto senza aver sviluppato la loro coscienza di Krishna, riappariranno di nuovo nella creazione successiva.

La Bhagavad-gita conferma il fatto che il mondo materiale è continuamente creato e distrutto, e le anime condizionate prive della coscienza di Krishna tornano nella creazione materiale ogni volta che viene manifestata. Ma se queste anime colgono l'occasione per sviluppare la loro coscienza di Krishna sotto le istruzioni dirette del Signore, saranno trasferite nel mondo spirituale e non dovranno più tornare in questo mondo. Perciò gli impersonalisti e i seguaci della filosofia del vuoto non sono considerati persone dotate di grande intelligenza perché non prendono rifugio ai piedi di loto del Signore. A causa della loro intelligenza inferiore essi si sottomettono a molte austerità sia per raggiungere lo stadio del nirvana, che significa porre termine alle condizioni materiali d'esistenza, sia per conoscere l'unità con l'Assoluto fondendosi nel corpo del Signore. Ma tutti cadranno di nuovo in questo mondo poiché trascurano i piedi di loto del Signore.

Nel Caitanya-caritamrta l'autore, Krishnadasa Kaviraja Gosvami, dopo aver studiato tutte le Scritture vediche e ascoltato tutte le autorità in campo spirituale, ha dichiarato che Krishna è l'unico maestro supremo e che tutti gli esseri sono i Suoi servitori eterni. La sua dichiarazione è confermata dalle preghiere dei Veda personificati. Dobbiamo dunque concludere che tutti si trovano sotto il controllo di Dio, la Persona Suprema, e tutti servono sotto la direzione sovrana del Signore, che tutti temono. E' per paura del Signore che le attività vengono eseguite nel modo giusto. Tutti gli esseri sono subordinati al Signore Supremo, che non è mai parziale con nessuno. Il Signore è paragonato al cielo infinito; come le scintille danzano nel fuoco, così tutti gli esseri, simili a uccelli, volano nel cielo infinito: alcuni volano molto in alto, altri più in basso ancora, secondo le loro capacità, ma il cielo non ha niente a che fare con queste capacità.

Anche nella Bhagavad-gita il Signore conferma che Egli accorda differenti esseri, in proporzione al loro abbandono a Lui. Ma questa ricompensa del Signore agli esseri non ha nulla di parziale. Perciò, sebbene gli esseri si trovino a diversi livelli, in situazioni diverse e in differenti specie di vita, essi sono tutti sotto il controllo di Dio, la Persona Suprema, ma Dio non è mai responsabile delle loro differenti condizioni d'esistenza. E' dunque sciocco e artificiale pensare di essere uguali al Signore Supremo, e ancora più sciocco è pensare di non avere mai visto Dio. Tutti vedono Dio, ma sotto aspetti diversi: il teista vede Dio come Persona Suprema, l'oggetto più amato, Krishna; e l'ateo vede la Verità Assoluta come la morte finale.

I Veda personificati continuarono a pregare: "Caro Signore, da tute le affermazioni vediche possiamo capire che Tu sei il maestro supremo e che tutti gli esseri sono sotto il Tuo controllo." Sia il Signore sia gli esseri viventi sono chiamati nitya, "eterni", e sono quindi uguali in qualità; ma un solo nitya, il Signore Supremo, è il maestro, tutti gli altri nitya sono sotto il Suo controllo. L'essere individuale subordinato risiede nel corpo, dove vive anche il maestro supremo nella forma del Paramatma, ma il primo è dominato dal Secondo. Questa è la conclusione dei Veda. Se l'anima individuale non fosse controllata dall'Anima Suprema, come si potrebbe spiegare la versione secondo cui l'essere condizionato trasmigra da un corpo all'altro per godere o soffrire delle conseguenze dei suoi atti passati? Talvolta l'essere viene elevato a un livello superiore di esistenza e talvolta è degradato a un livello inferiore, perciò egli non è solo sotto il controllo del Signore Supremo, ma anche sotto quello della materiale. Questa relazione di dipendenza degli esseri nei confronti del Signore è la prova definitiva che l'Anima Suprema è onnipresente, ma le anime individuali non lo sono mai, altrimenti non sarebbero controllate. La teoria secondo cui l'Anima Suprema e l'anima individuale sono uguali è dunque una conclusione distorta, che nessuna persona sensibile può accettare; bisogna invece cercare di capire la differenza che separa l'Essere esterno e supremo dagli esseri eterni subordinati.

I Veda personificati conclusero: "O Signore, sia Tu che i dhruva limitati, gli esseri individuali, siete eterni." La forma dell'Eterno illimitato è talvolta considerata come la forma universale, e la forma dell'eterno limitato è vividamente descritta nei Testi vedici come le Upanisad, dov'è detto che la forma originale s spirituale dell'anima è diecimila volte più piccola della punta di un capello. Ciò che è spirituale può essere più grande del più grande e più piccolo del più piccolo. Gli esseri individuali, eterne parti integranti di Dio, sono più piccoli del più piccolo. Con i nostri sensi materiali non possiamo percepire né il Supremo, che è più grande del più grande, né l'anima individuale, che è più piccola del più piccolo. Dobbiamo comprendere la natura del più grande e quella del più piccolo dalle fonti autorizzate che sono le Scritture vediche. Queste Scritture affermano che l'Anima Suprema è situata nel corpo dell'essere individuale e ha le dimensioni di un pollice. Ma com'è possibile che qualcosa della dimensione di un pollice possa essere contenuto nel cuore di una formica? La risposta è che questa misura è immaginata in proporzione al corpo di ciascun essere. In nessun caso l'Anima Suprema e l'anima individuale possono essere considerate una sola persona, sebbene vivano entrambe nello stesso corpo materiale. L'Anima Suprema è nel cuore per guidare e controllare l'anima individuale. Benché siano entrambi dhruva, "eterni", l'essere individuale è sempre sotto la direzione dell'Essere Supremo.

Si potrebbe sollevare un'altra obiezione: poiché gli esseri sono nati dalla natura materiale, dovrebbero essere tutti uguali e indipendenti. Ma le Scritture vediche affermano che è Dio, la Persona Suprema, a fecondare la natura materiale introducendovi gli esseri viventi ed è solo allora che essi si manifestano. Perciò l'apparizione degli esseri individuali non è dovuta solo alla natura materiale, così come un bambino non è generato solo dalla madre. La donna dev'essere prima fecondata da un uomo, allora può produrre il bambino; perciò si dice che il figlio sia parte integrante del padre. Similmente, sebbene sembri che sia la natura materiale da sola a produrre gli esseri, essa non è indipendente; è il padre supremo che la feconda e fa che gli esseri compaiano. Perciò l'obiezione che gli esseri individuali non sono parti integranti dell'Essere Supremo non ha alcun valore. Per esempio, le varie parti del corpo non possono essere considerate uguali al corpo intero, ma è il corpo che controlla le diverse parti, o membra. Similmente, le parti del Tutto supremo dipendono sempre da Lui e sono sempre controllate dalla loro fonte. La Bhagavad-gita conferma che gli esseri sono parti integranti di Krishna con la parola mamaivamso. Nessuna persona sana di mente potrà dunque accettare la teoria secondo cui l'Anima Suprema e l'anima individuale appartengono alla stessa categoria. Esse sono uguali in qualità, ma in quantità l'Anima Suprema è sempre sovrana, e l'anima individuale Le è sempre subordinata. Questa è la conclusione dei Veda.

Sono usate a questo proposito due parole molto significative, yanmaya e cinmaya. Secondo la grammatica sanscrita, la parola mayat è usata nel significato di "trasformazione" ma anche in quello di "sufficienza". Secondo l'interpretazione dei filosofi mayavadi, le parole yanmaya indicano che l'essere individuale è sempre uguale all'Essere Supremo. Ma bisogna vedere se l'affisso mayat è usato nel significato di "sufficienza" o di "trasformazione". L'essere individuale non possiede mai qualcosa nella stessa proporzione dell'Essere Supremo, perciò mayat non può significare che l'essere è autosufficiente. L'essere individuale non ha mai una coscienza sufficiente, altrimenti come sarebbe potuto cadere sotto il controllo di maya, l'energia materiale? Il significato della parola "sufficienza" potrà dunque essere accettato solo in proporzione alla grandezza dell'essere vivente. L'unità spirituale del Signore Supremo e degli esseri non deve mai essere scambiata per uguaglianza. Ogni essere è un individuo. Se quest'unità fosse uguaglianza, la liberazione di una sola anima individuale comporterebbe la liberazione di tutte le altre, mentre la verità è che ogni essere gode e soffre in modo differente nel mondo materiale.

La parola mayat è usata anche nel significato di "trasformazione", e talvolta anche per indicare un sottoprodotto. La teoria impersonalista sostiene che il Brahman ha accettato vari tipi di corpi, e questo è il Suo lila, o il Suo divertimento. Esistono centinaia di migliaia di specie che vivono in condizioni differenti -gli esseri umani, i deva, gli animali, gli uccelli e altri ancora-, e se tutti fossero emanazioni della Verità suprema e assoluta non avrebbero bisogno di essere liberati perché il Brahman è già liberato. Un'altra interpretazione dei mayavadi sostiene che in ogni creazione si manifestano differenti tipi di corpi, e quando la creazione termina tutti questi corpi o emanazioni del Brahman diventano uno e mettono fine alle differenti manifestazioni. Poi, sempre secondo questa teoria, nella creazione successiva il Brahman Si moltiplica di nuovo in differenti forme di corpi. Se accettiamo questa teoria allora il Brahman diventa soggetto a mutamenti. Ma ciò non è possibile. Il Vedanta-sutra spiega che la natura del Brahman è felicità; come potrebbe trasformarSi in corpi soggetti a sofferenze? In realtà, gli esseri individuali, parti integranti del Brahman, sono particelle infinitesimali che sono soggette a essere coperte dall'energia illusoria. Come abbiamo già spiegato, i frammenti del Brahman sono come scintille che danzano con gioia nel fuoco, ma possono sempre cadere dal fuoco per diventare fumo, che non è che un'altra condizione del fuoco. Il mondo materiale è come il fumo, e il mondo spirituale è come il fuoco ardente. Gli innumerevoli esseri viventi sono soggetti a cadere nel mondo materiale quando sono sotto l'influsso dell'energia illusoria, ma possono conoscere di nuovo la liberazione coltivando il vero sapere e purificandosi così dalle contaminazioni di questo mondo.

La teoria degli asura sostiene che gli esseri sono nati dalla natura materiale, o prakrti, a contatto col purusa. Ma neppure questa teoria può essere accettata perché la natura materiale e Dio, la Persona Suprema, esistono eternamente. Né la natura materiale né Dio sono soggetti alla nascita. Il Signore Supremo è chiamato aja, il "non-nato", e la natura materiale è chiamata anch'essa aja. Questi due termini, aja e aja, significano entrambi "non-nato". Poiché la natura materiale e il Signore Supremo sono entrambi non-nati, è impossibile che abbiano generato gli esseri individuali. Come l'acqua a contatto con l'aria forma innumerevoli bolle, così il contatto della natura materiale e della persona Suprema causa l'apparizione degli esseri viventi nel mondo materiale. Come nell'acqua le bolle prendono diverse forme, così in questo mondo gli esseri appaiono in diverse forme e condizioni, sotto l'influsso dei tre guna.

Perciò non è sbagliato concludere che gli esseri che appaiono nel mondo materiale sotto differenti forme -uomini, deva, animali, uccelli, e così via- ottengono i loro corpi a causa dei loro differenti desideri. Nessuno può pronunciarsi sul momento in cui questi desideri si risvegliarono negli esseri, perciò è detto che la causa dell'esistenza materiale non ha traccia (anadi-karma). Nessuno sa quando la vita materiale ebbe inizio, ma non c'é dubbio che ha avuto un punto d'inizio perché in origine tutti gli esseri sono scintille spirituali. Come le scintille che cadono sul terreno hanno un inizio, così è anche per gli esseri che cadono in questo mondo, ma nessuno può pronunciarsi sul momento di questo inizio. Anche alla dissoluzione del cosmo, quando gli esseri si fondono nell'esistenza spirituale del Signore e rimangono in uno stato di sonno profondo, i loro desideri originali di dominare la natura materiale non si estinguono. E quando si manifesta di nuovo la creazione, essi escono dal loro stato di sonno per realizzare questi stessi desideri, e appaiono quindi in differenti specie di vita.

Questa fusione nel Supremo al momento della dissoluzione è paragonata al miele. Nel favo, il sapore differenti fiori e frutti si conserva, ma quando si mangia il miele, non si riesce a distinguere quale tipo di polline è stato raccolto e su quale tipo di fiore, sebbene il gradevole gusto del miele mostri che il miele non è omogeneo, ma è una combinazione di sapori differenti. Un altro esempio: sebbene i fiumi gettino le loro acque nel mare, ciò non significa che essi perdano la loro identità individuale. L'acqua del Gange e della Yamuna si mischia con quella del mare, ma questi fiumi continuano a esistere indipendentemente. La funzione degli esseri viventi nel Brahman al momento della dissoluzione implica la dissoluzione dei loro corpi, ma gli esseri viventi, e i loro gusti, rimangono individualmente immersi nel Brahman fino alla successiva manifestazione del mondo materiale. Come il sapore salato dell'acqua di mare e quello dolce dell'acqua del Gange sono differenti e saranno sempre differenti, così la differenza tra il Signore Supremo e gli esseri viventi continuerà a esistere, anche se sembra che al momento della dissoluzione cosmica il Signore e gli esseri diventino Uno. In conclusione, anche quando gli esseri si liberano da ogni contaminazione relativa alle condizioni materiali e si fondono nel regno spirituale, il loro "gusto" individuale nella relazione col Signore Supremo, Sri Krishna, continua a esistere.

I Veda personificati continuarono: "Caro Signore, la nostra conclusione è che tutti gli esseri sono attratti dalla Tua energia materiale, e il fatto che essi si considerino a torto come prodotti della natura materiale li fa trasmigrare da un corpo all'altro, nell'oblio della loro eterna relazione con Te. Per ignoranza, questi esseri s'ingannano sulla loro identità mentre passano per differenti specie di vita, e specialmente una particolare classe di uomini, una nazione, una razza o una pseudo-religione, dimenticando la loro vera identità di eterni servitori di Tua Grazia. A causa di questa errata concezione di vita, essi devono sottostare al ciclo di morti e rinascite. Tra milioni di loro forse uno diventerà abbastanza intelligente da arrivare a comprendere la coscienza di Krishna in compagnia dei puri devoti e sfuggire così al giogo dei falsi concetti materiali."

Nel Caitanya-caritamrta, Sri Caitanya conferma che gli esseri vagano nell'universo in differenti specie di vita, ma se uno di loro diventa abbastanza intelligente potrà cominciare la sua vita devozionale nella coscienza di Krishna, per la grazia del maestro spirituale e di Dio, la Persona Suprema, Sri Krishna. E' detto: harim vina na mrtim taranti, senza l'aiuto di Dio, la Persona Suprema, nessuno può sfuggire al ciclo di morti e rinascite. In altre parole, solo il Signore Supremo può liverare le anime condizionate da questo ciclo.

I Veda personificati continuarono: "L'influsso del tempo -passato, presente e futuro- e le sofferenze materiali come il caldo e il freddo eccessivi, la nascita, la morte, la vecchiaia e la malattia, non sono altro che i movimenti delle Tue sopracciglia. Tutto agisce sotto il Tuo ordine." La Bhagavad-gita afferma che tutti gli atti materiali sono compiuti sotto la direzione di Dio, la Persona Suprema, Sri Krishna. Tutte le condizioni di esistenza materiale sono ostacoli per coloro che non si sottomettono al Signore; ma alle anime sottomesse, situate nella coscienza di Krishna, niente può far paura. Quando Sri Nrsimhadeva apparve, Prahlada Maharaja non ebbe alcuna paura di Lui, mentre suo padre ateo si trovò improvvisamente di fronte alla morte personificata e fu ucciso. Sebbene Nrsimhadeva apparisse come la morte per un ateo come Hiranyakasipu, Egli è il ricettacolo di ogni piacere e bontà per i devoti come Prahlada. Il puro bhakta, dunque, non teme mai la nascita, la morte, la vecchiaia e la malattia.

Sripada Sridhara Svami ha composto a questo proposito un bel verso che dice: "Caro Signore, io sono un essere continuamente turbato dalle condizioni dell'esistenza materiale. Sono stato schiacciato dall'opprimente ruota dell'esistenza materiale, e a causa dei miei atti peccaminosi sto bruciando nel fuoco ardente del karma. In un modo o nell'altro, caro Signore, sono venuto a prendere rifugio ai Tuoi piedi di loto. Accettami, Ti prego, e dammi protezione." Srila Narottama dasa Thakura rivolge anche lui una preghiera simile: "Caro Signore, figlio di Nanda Maharaja, compagno della figlia di Vrsabhanu, sono venuto a prendere rifugio ai Tuoi piedi di loto dopo aver molto sofferto nella condizione materiale di vita. Ti prego, sii misericordioso con me. Non rifiutarmi, non ho altro rifugio che Te."

In conclusione, ogni metodo di realizzazione spirituale che non sia il bhakti-yoga, o il servizio di devozione offerto al Signore, si rivela estremamente difficile. Prendere rifugio nel servizio di devozione al Signore, in piena coscienza di Krishna, è dunque l'unico modo per liberarsi dalla contaminazione dell'esistenza materiale condizionata, soprattutto nell'età in cui viviamo. Coloro che non adottano la coscienza di Krishna non fanno altro che perdere il loro tempo, e non hanno alcuna prova tangibile della vita spirituale.

Sri Ramacandra ha detto: "Dò sempre fiducia e sicurezza a chiunque si abbandoni a Me e decida in modo definitivo di essere il Mio servitore eterno, perché questa è la Mia tendenza naturale." Anche Sri Krishna afferma nella Bhagavad-gita: "L'influsso della natura materiale è insormontabile, ma chiunque si abbandoni a Me può superarlo facilmente." I bhakta non hanno alcun interesse a discutere con gli abhakta per vincere le loro teorie. Invece di perdere tempo, essi s'impegnano nel servizio d'amore trascendentale al Signore, in piena coscienza di Krishna.

I Veda personificati continuarono: "Caro Signore, sebbene i grandi yogi mistici abbiano completo controllo sull'elefante della mente e sull'uragano dei sensi, se non prendono rifugio in un maestro spirituale autentico cadranno vittime dell'energia materiale e non raggiungeranno mai il successo nei loro tentativi di realizzazione spirituale. Queste persone senza guida sono come mercanti che vogliono navigare su una nave senza capitano. Nessuno, con i propri sforzi personali, può liberarsi dalle reti della natura materiale. E' necessario accettare un maestro spirituale autentico e agire sotto la sua guida. Soltanto allora sarà possibile attraversare l'ignoranza delle condizioni materiali." Sripada Sridhara Svamiha composto a questo proposito un bel verso, in cui si dice: "O maestro spirituale dalla misericordia infinita, o rappresentante di Dio, la Persona Suprema, quando la mia mente si abbandonerà del tutto ai tuoi piedi di loto? Allora, per la tua misericordia soltanto potrò ottenere sollievo da tutti gli ostacoli che si ergono nella vita spirituale e conoscere un'esistenza di felicità."

In realtà, il samadhi estatico, o la concentrazione in Dio, la Persona Suprema, può essere raggiunto con un impegno costante al Suo servizio, e questo impegno costante può essere attuato solo lavorando sotto la guida di un maestro spirituale autentico. Perciò i Veda insegnano che per conoscere la scienza del servizio di devozione bisogna sottomettersi a un maestro spirituale autentico, a colui che conosce questa scienza per averla ricevuta da una successione di maestri spirituali. Tale successione è chiamata srotriyam. Il primo sintomo di colui che è diventato un maestro nella successione di maestri consiste nel fatto che è completamente fisso nel bhakti-yoga. Talvolta la gente trascura di accettare un maestro spirituale, e cerca di giungere alla realizzazione spirituale con la pratica dello yogi come Visvamitra. Arjiuna afferma nella Bhagavad-gita che controllare la mente è difficile come fermare un uragano. Talvolta la mente è paragonata ad un elefante impazzito. Senza seguire le istruzioni di un maestro spirituale non si possono controllare la mente e i sensi. In altre parole, colui che pratica lo yoga mistico, ma senza accettare un maestro spirituale autentico, fallirà sicuramente.

Non farà altro che perdere il suo tempo prezioso. I Veda affermano che nessuno può avere una perfetta conoscenza senza accettare la guida di un acarya. Acaryavan puruso veda: chi ha accettato un acarya sa come stanno le cose. La Verità Assoluta non può essere compresa attraverso le discussioni. E' naturale che colui che ha raggiunto il perfetto livello brahminico diventi rinunciato e non si sforzi di ottenere un guadagno materiale, perché con la sua conoscenza spirituale è giunto alla conclusione che in questo mondo non c'è alcuna scarsità. Dio, la Persona Suprema, provvede ai bisogni di tutti. Il vero brahmana, dunque, non si sforzerà di raggiungere la perfezione materiale, ma avvicinerà piuttosto un maestro spirituale autentico per ricevere i suoi ordini. La qualificazione del maestro spirituale è quella di essere brahmanistam, cioè di aver abbandonato ogni altra attività per dedicare la propria vita a soddisfare Dio, la Persona Suprema, Sri Krishna. Quando lo studente autentico avvicina un maestro spirituale autentico, lo prega con sottomissione: "Mio caro signore, abbi la bontà di accettarmi come tuo discepolo e d'istruirmi, in modo che io possa abbandonare ogni altro metodo di realizzazione spirituale per impegnarmi soltanto nella coscienza di Krishna, nel servizio di devozione."

Il bhakta che s'impegna nel servizio d'amore spirituale al Signore sotto la guida del maestro spirituale, pensa così: "Caro Signore, Tu sei il ricettacolo di ogni piacere. Poiché Tu sei presente, a che servono i piaceri effimeri della società, dell'amicizia e dell'amore di questo mondo? Coloro che non conoscono il ricettacolo supremo del piacere si sforzano di trarre qualche falso piacere dai sensi, ma tutto ciò è solo effimero ed illusorio." A questo proposito, Vidyapati, un grande poeta e vaisnava, dice: "Caro Signore, senza dubbio c'è qualche piacere nella società, nell'amicizia e nell'amore di questo modo, sebbene siano materiali, ma questo piacere non può soddisfare il mio cuore, che è come un deserto. In un deserto c'è bisogno di un oceano d'acqua;; se invece vi versiamo solo una goccia, a che serve? Il nostro cuore materiale è pieno di molteplici desideri, che non possono essere soddisfatti dalla società, dall'amicizia o dall'amore materiali; ma quando il nostro cuore comincia a trarre piacere dal ricettacolo supremo del piacere, allora saremo soddisfatti. Questa soddisfazione trascendentale è possibile solo col servizio di devozione, in piena coscienza di Krishna.

I Veda personificati continuarono: "Caro Signore, Tu sei sac-cid-ananda-vigraha, l'eterna forma di conoscenza e felicità, e poiché gli esseri sono parti integranti della Tua Persona, la loro condizione naturale di esistenza è quella di essere pienamente coscienti di Te. In questo mondo, chiunque abbia sviluppato la coscienza di Krishna non prova più interesse per il modo di vita materialistico, per la famiglia o per le ricchezze, e ha bisogno di ben poco per le sue necessità fisiche. In altre parole, non ha più interesse per il piacere dei sensi. La perfezione della vita umana si basa sulla conoscenza e sulla rinuncia, ma è molto difficile cercare di raggiungere il livello della conoscenza e della rinuncia all'interno della vita familiare. Le persone coscienti di Krishna si rifugiano dunque nella compagnia dei bhakta o nei luoghi santi di pellegrinaggio. Sono coscienti della relazione che unisce l'Anima Suprema all'anima individuale, e non cadono mai nella concezione corporale dell'esistenza. Poiché Ti portano sempre nel cuore, in piena coscienza, sono così purificate che grazie alla loro presenza ogni luogo diventa un santo luogo di pellegrinaggio, e l'acqua che ha lavato i loro piedi può liberare molti peccatori che vagano in questo mondo.

Quando il padre ateo di Prahlada Maharaja chiese al figlio di raccontargli ciò che aveva imparato, Prahlada rispose così: "Per un materialista, sempre pieno di ansietà a causa del suo impegno in attività temporanee e relative, la cosa migliore è abbandonare il pozzo oscuro della vita familiare e andare nella foresta per prendere rifugio nel Signore Supremo." I veri devoti sono conosciuti come mahatma, grandi saggi, persone dal perfetto sapere. Essi pensano sempre al Signore Supremo e ai Suoi piedi di loto, perciò sono liberati. I bhakta che restano sempre a questo livello sono come elettrizzati dalle potenze inconcepibili del Signore e diventano essi stessi fonte di liberazione per i loro discepoli e gli altri bhakta. Una persona cosciente di Krishna è carica di energia spirituale, e chiunque la tocchi o prenda rifugio in lei viene investito a sua volta di energia spirituale. Questi devoti non sono mai orgogliosi delle loro opulenze materiali.

Di solito, le opulenze materiali sono una buona famiglia, l'educazione, la bellezza e la ricchezza, ma un devoto del Signore, anche se le possiede tutte, non si lascia mai sviare dall'orgoglio. I grandi bhakta viaggiano in tutto il mondo, da un luogo di pellegrinaggio all'altro , e liberano gli esseri condizionati che incontrano sul loro cammino offrendo la loro compagnia e trasmettendo loro il sapere spirituale. Essi vivono in luoghi come Vrindavana, Mathura, Dvaraka, Jaganatha Puri e Navadvipa, perché solo i bhakta si riuniscono in questi luoghi; e nella compagnia di persone sante avanzano sempre più nella coscienza di Krishna. Questo progresso non sarebbe possibile all'interno della comune vita di famiglia, priva di coscienza di Krishna.

I Veda personificati continuarono: "Caro Signore, esistono due tipi di spiritualisti, gli impersonalisti e i personalisti. Secondo gli impersonalisti, questa manifestazione materiale è falsa e solo la Verità Assoluta è vera. Secondo i personalisti, invece, il mondo materiale, sebbene effimero, non è falso ma vero. Questi spiritualisti hanno differenti argomenti per affermare la validità delle loro rispettive filosofie. In realtà, il mondo materiale è vero e falso allo stesso tempo: è vero perché ogni cosa è un'espansione della Verità Suprema e Assoluta, ed è falso perché è temporaneo, creato e poi distrutto. A causa di queste differenti condizioni di esistenza, la manifestazione cosmica non ha una posizione fissa. Coloro che considerano falso questo mondo sono conosciuti per il motto brahma satya jagan mithya. Essi sostengono che ogni cosa nel mondo materiale è fatta di materia.

Per esempio, ci sono molti oggetti fatti di argilla -vasi, piatti, tazze e così via- che dopo la loro distruzione saranno trasformati in altri oggetti, ma la loro esistenza come argilla continuerà. Un'anfora per l'acqua, una volta rotta, potrà essere trasformata in una tazza o in un piatto, ma in qualunque forma sia, l'argilla continua a esistere. La forma di questi vari oggetti è dunque falsa, ma la loro esistenza come argilla è vera. Questa è la versione degli impersonalisti: la manifestazione cosmica è certamente prodotta dalla Verità Assoluta, ma è falsa poiché la sua esistenza è temporanea. Gli impersonalisti considerano quindi la Verità Assoluta, che è sempre presente, come l'unica realtà. Secondo l'opinione di altri spiritualisti, invece, il mondo materiale, prodotto dalla Verità Assoluta, è anch'esso una realtà. Gli impersonalisti ribattono dicendo che il mondo materiale non è realtà perché talvolta si vede che la materia è prodotta dall'anima spirituale e talvolta che l'anima spirituale è prodotta dalla materia. Questi filosofi sostengono la loro tesi dicendo che lo sterco di mucca è materia inerte, eppure talvolta si vedono scorpioni che nascono da esso; mentre la materia morta come le unghie e i capelli è generata dal corpo vivente. Perciò i prodotti di un particolare elemento non sempre sono della stessa natura dell'elemento da cui sono generati. Basandosi su quest'argomento, i filosofi mayavadi sostengono che sebbene la manifestazione cosmica sia un'emanazione della Verità Assoluta, non per questo è reale. Secondo questa visione, dev'essere considerata reale soltanto la Verità Assoluta, il Brahman, e non la manifestazione cosmica, sebbene sia prodotta da Essa.

Ma la Bhagavad-gita denuncia la teoria dei filosofi mayavadi come una teoria propria degli asura, degli esseri demoniaci. Il Signore afferma: asatyam apratistham te jagad ahur anisvaram. Gli asura pensano che la manifestazione cosmica sia falsa, che derivi soltanto dall'interazione degli elementi materiali, e che non esista alcun Dio, o maestro supremo. Ma la verità è ben diversa. Il settimo capitolo della Bhagavad-gita spiega che i cinque elementi grossolani -terra, acqua, aria, fuoco ed etere- a cui si aggiungono gli elementi materiali sottili -mente, intelligenza e falso ego- sono le otto energie separate del Signore Supremo. Oltre a questa energia materiale inferiore, c'è l'energia spirituale, superiore, che è costituita dagli esseri viventi. L'intera manifestazione cosmica è una combinazione dell'energia inferiore e di quella superiore, e la fonte comune è Dio, la Persona Suprema.

Dio ha numerosi tipi di energie come confermano i Veda: parasya saktir vividhaiva sruyate. Le energie spirituali del Signore sono varie, e poiché questa varietà emana dal Signore Supremo, non possono essere false. Il Signore è eterno, e così anche le Sue energie. Alcune delle Sue energie temporanee perché a volte sono manifestate e a volte no, ma questo non significa che siano false. Per esempio, quando un uomo è in preda alla collera agisce in un modo differente da quando è in uno stato normale; ma il fatto che la collera appaia e scompaia non significa che sia falsa. Perciò l'argomento dei filosofi mayavadi secondo cui questo mondo è falso non è accettato dai filosofi vaisnava. Il Signore stesso conferma che la teoria secondo cui non esiste alcuna causa suprema nella manifestazione materiale, o che non ci sia Dio e che tutto sia creato dall'interazione degli elementi materiali, è una teoria propria degli asura.

Talvolta i filosofi mayavadi fanno l'esempio del serpente e della corda. Nell'oscurità della sera una corda arrotolata può essere scambiata per un serpente. Ma scambiare una corda per un serpente non vuol dire che la corda o il serpente siano falsi, perciò questo esempio usato dai mayavadi per dimostrare la falsità del mondo materiale non è valido. Quando si considera reale qualcosa che non ha alcuna esistenza, allora si parla di falso, ma non c'è niente di falso quando si scambia qualcosa per qualcos'altro. I filosofi vaisnava usano un esempio molto appropriato paragonando il mondo materiale a un vaso di terracotta. Quando vediamo davanti a noi un vaso di terracotta, esso non scompare all'improvviso per diventare qualcos'altro. Il vaso è senz'altro temporaneo, ma è usato per trasportare l'acqua, e noi continuiamo a vederlo come un vaso di terracotta.

Perciò, sebbene il vaso sia temporaneo e differente dalla terra di cui è fatto, non possiamo dire che sia falso. Dobbiamo concludere dunque che il vaso di terra e la terra nell'insieme sono entrambi veri perché il primo è il prodotto del secondo. La Bhagavad-gita spiega che dopo la dissoluzione della manifestazione cosmica, l'energia materiale entra in Dio, la Persona Suprema, che esiste eternamente con le sue molteplici energie. Poiché la creazione materiale emana da Lui, non si può dire che sia prodotta dal vuoto. Krishna non è un vuoto. Quando parliamo di Krishna, Egli è presente con la Sua forma, i Suoi attributi, il Suo nome e tutto ciò che Lo circonda. Krishna non è impersonale. La causa originale di ogni cosa non è né vuota né impersonale, ma è la Persona Suprema. Gli asura possono sostenere che la creazione materiale è anisvara, senza nessun maestro o Dio, ma i loro argomenti non reggono. L'esempio che danno i filosofi mayavadi -la materia inerte, come le unghie e i capelli, che emana dal corpo vivente- non è un argomento molto solido. Le unghie e i capelli sono senza dubbio materia inerte, ma non vengono dall'essere vivente, bensì dal corpo materiale inerte.

Anche l'esempio dello scorpione che nasce dallo sterco di mucca è senza dubbio un essere vivente, ma l'essere vivente non esce affatto dallo sterco di mucca. Solo il corpo materiale dell'essere, il corpo dello scorpione, esce dallo sterco di mucca; le scintille dell'essere viventi, sono introdotte nella natura materiale, per uscirne in seguito, come apprendiamo dalla Bhagavad-gita. Il corpo dell'essere vivente nelle diverse forme è fornito dalla natura materiale, ma l'essere in sé è generato dal Signore Supremo. Il padre e la madre danno il corpo materiale necessario all'essere nel suo trasmigrare da un corpo all'altro in accordo ai suoi desideri. I desideri, nella forma sottile dell'intelligenza, della mente e del falso ego, accompagnano l'essere vivente da un corpo all'altro, e per volontà superiore l'essere è posto nel grembo di un particolare tipo di corpo per sviluppare un corpo simile. L'anima spirituale non è dunque prodotta dalla materia, ma si riveste di un corpo particolare secondo una volontà superiore. La nostra esperienza ci mostra il mondo materiale come un insieme di materia e spirito. Lo spirito fa muovere la materia. L'anima spirituale, cioè l'essere vivente, e la materia sono due differenti energie del Signore Supremo, e poiché sono prodotte dall'essere eterno e supremo o Verità suprema, sono entrambe vere e non false. Anche l'essere vivente, che è parte integrante del Supremo, esiste eternamente. Non si può quindi parlare di nascita o morte, che sono legate solo al corpo materiale. L'affermazione vedica sarvam khalu idam brahma indica che poiché le due energie emanano dal Brahman Supremo, tutto ciò di cui abbiamo esperienza non è differente dal Brahman.

Esistono molte teorie sull'esistenza del mondo materiale, ma la conclusione filosofica vaisnava è la migliore di tutte. L'esempio del vaso di terracotta è molto appropriato: la forma del vaso è temporanea, ma ha uno scopo ben preciso, quello di trasportare l'acqua da un luogo all'altro. Così, anche il corpo materiale, sebbene temporaneo, ha uno scopo ben preciso. Fin dall'inizio della creazione l'essere riceve la possibilità di evolversi attraverso differenti tipi di corpi, secondo i desideri che ha nutrito da tempo immemorabile; e il corpo umano è un'occasione speciale che permette di sviluppare una forma elevata di coscienza.

I filosofi mayavadi obiettano ancora che se il mondo materiale è vero, non si capisce perché si consigli ai grhastha di troncare ogni legame col mondo e prendere il sannyasa. Ma per il filosofo vaisnava il sannyasa non significa abbandonare le attività materiali perché il mondo è falso. Lo scopo del sannyasa vaisnava è quello di usare ogni cosa secondo il fine a cui è destinata. Srila Rupa Gosvami ha dato due formule per guidarci nei nostri rapporti col mondo materiale. Quando il vaisnava rinuncia alla vita materialistica per adottare il sannyasa non si basa sul concetto secondo cui il mondo materiale è falso, ma lo fa perché vuol impegnare ogni cosa al servizio del Signore. Srila Rupa Gosvami ha dato dunque la seguente formula: bisogna essere distaccati dal mondo materiale perché l'attaccamento alla materia non ha senso. L'intero mondo materiale, l'intera manifestazione cosmica, appartiene a Dio, Sri Krishna. Tutto deve dunque essere usato per Lui, e il bhakta deve rimanere staccato dagli oggetti materiali. Questo è lo scopo del sannyasa vaisnava. Il materialista si aggrappa al mondo per il piacere dei sensi, ma il sannyasi vaisnava, sebbene non accetti nulla per il proprio piacere dei sensi, conosce l'arte di usare ogni cosa al servizio del Signore. Srila Rupa Gosvami ha criticato dunque i sannyasi mayavadi perché non sanno che tutto può essere usato al servizio del Signore. Al contrario, essi considerano il mondo come falso e s'illudono così di essere liberi dalla contaminazione dell'energia del Signore Supremo, tutto è vero quanto il Signore stesso.

Il fatto che il cosmo sia manifestato solo in modo temporaneo non significa che sia falso o che sia falsa la fonte della sua manifestazione. Poiché la fonte è vera altrettanto lo è la manifestazione, ma bisogna sapere come usarla. Prendiamo ancora lo stesso esempio: il vaso d terracotta effimero è un prodotto della terra, ma quando è usato nel modo giusto non è falso. I filosofi vaisnava sanno come usare gli elementi temporanei di questo mondo materiale, come un uomo intelligente sa usare la forma effimera di un vaso di terracotta. Quando il vaso è usato per uno scopo che non è il suo si può allora considerare falso. Così, quando questo corpo umano o questo mondo materiale sono usati per un fine sbagliato, per il piacere dei sensi, sono falsi. Ma se il corpo umano e la creazione materiale sono usati al servizio del Signore Supremo, le loro attività non sono mai false. Perciò la Bhagavad-gita conferma che anche il minimo atteggiamento di servizio nell'uso di questo corpo e di questo mondo al servizio del Signore può liberare l'essere condizionato dal più grande dei pericoli.

Quando sono usate nel modo giusto, né l'energia inferiore né quella superiore, che emanano da Dio, la Persona Suprema, sono false. Quanto agli atti interessati, essi sono basati soprattutto sul piacere dei sensi, perciò una persona avanzata nella coscienza di Krishna non si abbandona ad essi. Il risultato degli atti interessati può elevare fino ai pianeti superiori, ma come insegna la Bhagavad-gita, dopo aver esaurito i frutti dei loro atti virtuoso nel regno celeste, gli schiocchi devono di nuovo tornare quaggiù per cercare di raggiungere un'altra volta i pianeti superiori. Tutto il loro guadagno si risolve nella fatica di andare e venire, come i nostri scienziati materialisti che sprecano il loro tempo sforzandosi di andare sulla luna per tornare poi sulla terra. Le persone che si dedicano a queste attività sono descritte dai Veda personificati col nome di andha-parampara, "seguaci ciechi dei riti e delle cerimonie vediche". Sebbene queste cerimonie siano menzionate nei Veda, non sono destinate agli uomini intelligenti. Gli uomini troppo attaccati al piacere materiale sono attratti dalla promessa di essere elevati ai pianeti superiori e adottano dunque riti e cerimonie; ma le persone intelligenti, che hanno preso rifugio in un maestro spirituale autentico per vedere le cose così come sono, non si preoccupano degli atti interessati, ma s'impegnano nel servizio d'amore spirituale al Signore.

Gli abhakta, per ragioni materialistiche, si attaccano ai riti e alle cerimonie vediche e restano confusi. Un uomo intelligente per esempio, che possiede milioni di lire in banconote non accumula i biglietti senza farne uso, pur sapendo che le banconote in sé non sono altro che carta. Colui che possiede milioni di lire in banconote ha in mano solo un grosso pacco di carta, ma se li usa per uno scopo preciso ne trae beneficio. Così, anche se il mondo materiale è falso, come la carta, se ne può fare un uso benefico. Poiché le banconote sono state messe in circolazione dal governo, hanno valore anche se sono solo pezzi di carta; così questo mondo, anche se è falso e temporaneo, ha valore perché emana dal Signore Supremo. Il filosofo vaisnava riconosce pienamente il valore del mondo materiale e sa come usarlo, mentre il filosofo mayavadi, considerando le banconote come pezzi di carta falsa, le rifiuta senza poterle usare. Srila Rupa Gosvami dichiara dunque che ha ben poco valore la rinuncia di colui che rifiuta il mondo materiale come falso, senza considerare la sua importanza come mezzo per servire Dio, la Persona Suprema. Invece, colui che conosce il valore intrinseco del mondo materiale per il servizio al Signore e non è attaccato alle cose di questo mondo, ma rifiuta di accettarle per il proprio piacere dei sensi, è situato nella vera rinuncia. Il mondo materiale, essendo un'emanazione dell'energia materiale del Signore, è vero e non falso, come concludono i mayavadi con l'esempio del serpente e della corda.

I Veda personificati continuarono: "La manifestazione cosmica, per la natura instabile della sua esistenza effimera, sembra falsa agli uomini meno intelligenti." I filosofi mayavadi si basano sulla natura instabile della manifestazione cosmica per provare la loro tesi che il mondo materiale è falso. Secondo la versione vedica, prima della creazione questo mondo non aveva esistenza, e dopo la dissoluzione non avrà più esistenza. I sostenitori della teoria del vuoto si avvalgono di questa versione vedica per concludere che la causa del mondo materiale è il vuoto. Ma i Veda non dicono affatto che questo mondo ha il vuoto come causa. I Veda definiscono la fonte della creazione e della distruzione con le parole yato va imani bhutani jayante, "Colui dal quale la manifestazione cosmica emana e nel quale ogni cosa si riassorbe dopo la distruzione." Lo confermano il Vedanta-sutra e il primo verso del primo capitolo dello Srimad-Bhagavatam con le parole janmadyasya, "Colui dal quale emana ogni cosa".

Tutte queste affermazioni vediche indicano che la manifestazione cosmica ha come causa Dio, la Persona Suprema e Assoluta, nel quale è riassorbita al momento della distruzione. Lo conferma anche la Bhagavad-gita: la manifestazione cosmica è manifestata per poi essere di nuovo dissolta e assorbita nell'esistenza del Signore Supremo. Quest'affermazione conferma in modo definitivo che l'energia detta bahiranga-maya, l'energia esterna, benché di natura instabile, è un'energia del Signore Supremo, e come tale non può essere falsa, come talvolta potrebbe sembrare. I filosofi mayavadi concludono che la natura materiale è falsa perché non esisteva all'inizio e non esisterà dopo l'annientamento, ma la versione dei Veda è spiegata con l'esempio del vaso di terracotta: sebbene l'esistenza dei sottoprodotti della Verità Assoluta sia temporanea, l'energia del Signore Supremo è eterna. Il vaso di terracotta, o la brocca per l'acqua, potrà rompersi e prendere un'altra forma, quella di un piatto o di una tazza, ma l'ingrediente o il materiale di base, cioè la terra, resta sempre lo stesso.

Il principio di base della manifestazione cosmica è sempre lo stesso: il Brahman, la Verità Assoluta; perciò la teoria dei filosofi mayavadi è solo speculazione mentale. E' vero che la manifestazione cosmica è instabile ed effimera. ma ciò non significa che è falsa. "Falso" è qualcosa che non è mai esistito se non a parole, come le uova di cavallo, i fiori del cielo o le corna dei conigli. I cavalli non fanno uova, non crescono fiori nel cielo, e non si è mai visto un coniglio con le corna; sono tutte cose che esistono soltanto a parole o nell'immaginazione ma non hanno alcuna manifestazione reale, perciò possono essere definite false. Ma il vaisnava non può considerare falso il mondo materiale solo perché la sua natura effimera lo rende soggetto alla creazione e alla distruzione.

I Veda personificati continuarono dicendo che l'Anima Suprema, il Paramatma, e l'anima individuale, il jivatma, non sono mai uguali in nessuna circostanza, sebbene sia no entrambe situate nello stesso corpo, come due uccelli sullo stesso albero. Come affermano i Veda, questi due uccelli, benché siano uno accanto all'altro come due amici, non sono mai uguali. Uno, il Paramatma, l'Anima Suprema, è solo un testimone mentre l'altro, il jivatma, mangia i frutti dell'albero. Quando il cosmo si manifesta, il jivatma, l'anima individuale, appare nella creazione sotto differenti forme, secondo i suoi precedenti atti interessati, e a causa del lungo oblìo della sua vera esistenza s'identifica con la particolare forma che gli è stata attribuita dalle leggi della natura materiale. Dopo aver preso una forma materiale, l'essere cade sotto il giogo dei tre guna e agisce di conseguenza per continuare la sua esistenza nel mondo materiale. Mentre è avvolto nell'ignoranza, le sue opulenze naturali, sebbene esistano sempre in minima quantità, sono quasi del tutto estinte. Invece le opulenze dell'Anima Suprema, di Dio, la Persona Suprema, non diminuiscono mai, neanche quando il Signore appare nel mondo materiale. Egli mantiene tutte le Sue opulenze e perfezioni nella loro pienezza e rimane sempre immune dalle sofferenze del mondo materiale. L'anima condizionata rimane presa nelle reti del mondo materiale, mentre l'Anima Suprema lascia questo mondo senza esserne toccata, come un serpente lascia la pelle. La distinzione che separa l'Anima Suprema dall'anima condizionata è che l'Anima Suprema, Dio, mantiene le Sue opulenze naturali di sad-aisvarya, asta-siddhi e asta-guna.

A causa della loro scarsa conoscenza, i filosofi mayavadi dimenticano che Krishna possiede pienamente sei opulenze, sei qualità trascendentali e otto tipi di perfezione. Le sei opulenze si riferiscono al fatto che nessuno è più grande di Krishna in ricchezza, potenza, bellezza, fama, saggezza e rinuncia. Quanto alle Sue sei qualità trascendentali, la prima è che Krishna non è mai toccato dalla contaminazione dell'esistenza materiale. Lo conferma la Sri Isopanisad col termine apapaviddham: come il sole non è mai contaminato da nessuna sostanza impura, così il Signore non è mai contaminato da alcun atto peccaminoso. Anche se i Suoi atti possono talvolta sembrare privi di virtù, Egli non rimane mai contaminato. La Sua seconda qualità assoluta è che Krishna non muore mai. Nel quarto capitolo della Bhagavad-gita, il Signore informa Arjuna che entrambi apparvero molte volte nel mondo materiale, ma solo Lui ricorda tutte le Sue attività, passate, presenti e future. Questo significa che il Signore non muore mai. L'oblìo viene dalla morte. Quando moriamo cambiamo corpo, questo è l'oblìo.

Ma Krishna non conosce l'oblìo, può ricordare tutto ciò che si è svolto nel passato; altrimenti, come potrebbe ricordare di avere insegnato la prima volta il metodo yoga della Bhagavad-gita al deva del sole, Vivasvan? Egli non muore dunque, e neppure invecchia. Sebbene Krishna avesse già molti pronipoti all'epoca della battaglia di Kuruksetra, Egli non aveva l'aspetto di un vecchio. Krishna non può mai essere contaminato da alcun atto peccaminoso, Krishna non muore mai, Krishna non invecchia mai, Krishna non è mai soggetto al lamento, Krishna non ha mai fame e non ha mai sete. Tutto ciò che desidera è perfettamente lecito, e tutto ciò che decide non può essere cambiato da nessuno. Queste sono le Sue qualità trascendentali. Inoltre, Krishna è conosciuto come Yogesvara. Gode di tutte le perfezioni e dei vantaggi dei poteri soprannaturali, come l'anima-siddhi, il potere di diventare più piccolo del più piccolo. La Brahma-samhita afferma che Krishna penetra perfino nell'atomo: andantarastha-paramanu-cayantararastham.

Krishna, come Garbodakasayi Visnu, è presente anche nel vasto universo, come Maha-Visnu, è sdraiato nell'Oceano Causale in un corpo così gigantesco che quando espira milioni e trilioni di universi escono dal Suo corpo. Questo potere è detto mahima-siddhi. Krishna possiede anche la perfezione detta laghima, può diventare il più leggero. La Bhagavad-gita afferma che i pianeti possono fluttuare nello spazio perché Krishna entra nell'universo e in ogni atomo. Questo è un esempio di leggerezza. Krishna possiede anche la perfezione della prapti, può ottenere tutto ciò che vuole, e dell'isita, può controllare ogni cosa. Krishna è chiamato infatti Paramesvara, il maestro supremo. Inoltre, Egli può mettere chiunque sotto il Suo influsso; questo potere è detto vasita.

Krishna possiede tutte le perfezioni, tutti gli attributi trascendentali e tutti i poteri soprannaturali. Nessun essere comune può essere paragonato a Lui. Perciò la teoria dei mayavadi secondo cui l'Anima Suprema e l'anima individuale sono uguali è solo falso concetto. La conclusione è che Krishna è degno di adorazione e tutti gli altri esseri sono solo Suoi servitori. Questa comprensione si chiama realizzazione spirituale. Qualsiasi altra realizzazione di sé stessi, che non sia in relazione col servizio eterno a Krishna, non può essere dettata che da maya. L'ultima trappola che maya tende all'essere vivente è quella di convincerlo che può diventare uguale a Dio, la Persona Suprema. Il filosofo mayavadi sostiene di essere uguale a Dio, ma non può rispondere quando gli viene chiesto, perché è caduto nelle reti della materia. Se è il Dio supremo, com'é possibile che sia stato soggetto alle attività peccaminose e quindi alle sofferenze imposte dalla legge del karma? Quando ai mayavadi si rivolge questa domanda, essi non sanno rispondere. Credere di essere uguali a Dio, la Persona Suprema, è un altro sintomo di vita peccaminosa, e nessuno può adottare la coscienza di Krishna se non è completamente libero da ogni peccato. Il fatto stesso che il mayavadi pretenda di diventare Uno col Signore Supremo dimostra che non è ancora libero dalle conseguenze dei suoi atti colpevoli. Lo Srimad-Bhagavatam afferma che queste persone sono avisuddha-buddhaya, s'illudono di essere liberate, sebbene allo stesso tempo dichiarino di essere uguali alla Verità Assoluta. La loro intelligenza non è purificata.

I Veda personificati dissero che se gli yogi e i jñani non si liberano dai desideri peccaminosi i loro metodi di realizzazione spirituale non avranno mai successo. "Caro Signore, continuano i Veda personificati, se gli uomini santi non si preoccupano di sradicare completamente i desideri peccaminosi, non possono vedere l'Anima Suprema, sebbene sia situata accanto all'anima individuale. Il samadhi, o la meditazione, significa trovare in sé stessi l'Anima Suprema, e chi non è libero dalle conseguenze del peccato non può vedere l'Anima Suprema. Se una persona ha un medaglione di gemme nella sua collana, ma si dimentica di averlo, è come se non l'avesse. Così, se un'anima individuale medita ma non percepisce in sé la presenza dell'Anima Suprema, significa che non ha realizzato l'Anima Suprema. Coloro che prendono il sentiero della realizzazione spirituale devono dunque stare molto attenti a non lasciarsi contaminare dall'influsso di maya. Srila Rupa Gosvami afferma che il bhakta dev'essere libero da ogni desiderio materiale e dalle conseguenze del karma e del jñana.

Deve semplicemente capire Krishna e soddisfare i Suoi desideri. Questa è la devozione pura. Gli yogi mistici che nutrono ancora desideri contaminati per il piacere dei sensi non hanno mai successo nei loro sforzi, né possono realizzare l'Anima Suprema all'interno di sé stessi. Perciò, gli pseudo -yogi e jñani che perdono il loro tempo in differenti piaceri dei sensi, o con la speculazione mentale o con una mostra dei loro limitati poteri mistici, non diventeranno mai liberi dalla vita condizionata, ma continueranno il loro andirivieni attraverso nascite e morti ripetute. Per loro, questa vita come la prossima sarà solo fonte di sofferenza. Questi peccatori soffrono già in questa vita, e poiché rimangono imperfetti nella loro realizzazione spirituale saranno afflitti da difficoltà maggiori nella loro vita successiva. Nonostante tutti i loro sforzi per raggiungere la perfezione, questi yogi, contaminati dal desiderio per il piacere dei sensi, continueranno a soffrire in questa esistenza e nella prossima.

Srila Visvanatha Cakravarti Thakura fa notare a questo proposito che i sannyasi che hanno lasciato la casa per raggiungere la realizzazione spirituale non s'impegnano nel servizio di devozione al Signore, ma si lasciano attrarre da opere filantropiche, come far costruire scuole, ospedali o anche monasteri, chiese o templi dei deva, otterranno solo preoccupazioni e problemi da questi impegni, non solo in questa vita ma anche nella prossima. I sannyasi che non approfittano della vita umana per comprendere Krishna non fanno che perdere tempo ed energia in attività che non riguardano l'ordine di rinuncia. Ma lo sforzo di un bhakta che impegna le sue energie in attività come la costruzione di un tempio di Visnu non è mai vano. Queste occupazioni sono chiamate krishnarthe akhilacestha, attività compiute per il piacere di Krishna. La fondazione di una scuola da parte di un filantropo e la costruzione di un tempio da parte di un bhakta non sono affatto sullo stesso livello. Sebbene l'attività del filantropo virtuosa è sempre soggetta alla legge del karma, mentre la costruzione di un tempio di Visnu appartiene al servizio di devozione.

Il servizio di devozione non è mai soggetto alla legge del karma.

La Bhagavad-gita afferma che i bhakta trascendono le conseguenze dei tre guna della natura materiale sono situati sul piano della realizzazione del Brahman: brahma-bhuyaya kalpate. La Bhagavad-gita dice: sa gunam sarnatityaitan brahma-bhuyaya kalpate, i devoti di Dio, la Persona Suprema, trascendono tutte le conseguenze dei tre guna e si situano al livello assoluto del Brahman. Essi sono liberati in questa vita e nella prossima. Ogni atto compiuto in questo mondo per amore di Yajña, Visnu, o Krishna, è considerato un atto libero dal karma, ma se non ha alcuna relazione con Acyuta, l'infallibile Persona Suprema, è impossibile fermare le conseguenze del karma. La coscienza di Krishna è la via della liberazione. Per la grazia del Signore, il bhakta è liberato sia in questa vita sia nella prossima, mentre il karmi, il jñani e lo yogi non lo sono mai, né in questa vita né nella prossima.

I Veda personificati continuarono: "Caro Signore, chiunque abbia capito, per la tua grazia, le glorie dei Tuoi piedi di loto è insensibile alle gioie e ai dolori di questo mondo." Le sofferenze materiali sono inevitabili finché viviamo in questo mondo, ma il bhakta non si lascia mai distrarre dalle dualità di questo mondo perché sono il risultato di atti virtuosi o empi. Egli non è turbato davanti all'elogio o all'insulto della gente. Talvolta il bhakta è molto lodato per le sue attività spirituali, e talvolta è criticato anche senza motivo, ma egli rimane sempre insensibile all'elogio e all'insulto della gente comune. In realtà, i suoi atti sono sul piano spirituale e assoluto, perciò le lodi e le critiche di coloro che sono impegnati in attività materiali non gli interessano. Se il bhakta riesce a mantenere la sua posizione trascendentale, la sua liberazione in questa vita e nella prossima è garantita da Dio stesso, la Persona Suprema. La posizione spirituale del bhakta nel mondo materiale è mantenuta nella compagnia dei puri devoti, con l'ascolto delle gloriose attività che il Signore compì durante le differenti ere e nella forma di differenti avatara.

Il Movimento per la Coscienza di Krishna è basato su questo principio. Srila Narottama dasa Thakura dice in un suo canto: "Caro Signore, fa' che io m'impegni nel Tuo servizio d'amore spirituale, com'è stato raccomandato dagli acarya precedenti e permettimi di vivere in compagnia dei puri devoti. Questo è il mio desiderio, vita dopo vita." In altre parole, al bhakta non importa

molto di essere liberato o no, egli desidera solo il servizio di devozione. Il servizio di devozione richiede che non si faccia nulla senza il consenso degli acarya. Le attività del Movimento per la Coscienza di Krishna sono dirette dagli acarya precedenti, con Srila Rupa Gosvami a capo; e nella compagnia dei bhakta che seguono questi princìpi ogni devoto può mantenere perfettamente la sua posizione spirituale.

Il Signore dice nella Bhagavad-gita che il devoto che Lo conosce perfettamente Gli è molto caro. Quattro tipi di uomini virtuosi adottano il servizio di devozione. Se un uomo è virtuoso, quando si trova nella sofferenza si rivolge al Signore per ricevere un sollievo. Se un uomo virtuoso è nel bisogno prega anche lui il Signore di aiutarlo. Se un uomo virtuoso vuole sapere qualcosa sulla scienza di Dio si avvicina anche lui alla Persona Suprema, Sri Krishna. Infine, anche l'uomo virtuoso che non desidera nient'altro che conoscere la scienza di Krishna si avvicina al Signore Supremo. Di questi quattro tipi uomini, l'ultimo è lodato da Krishna in persona nella Bhagavad-gita. Colui che cerca di capire Krishna con una conoscenza e una devozione perfetta, seguendo le orme degli acarya precedenti, esperti nella conoscenza scientifica del Signore Supremo, è una persona degna di lode. Tale bhakta può capire che ogni condizione di esistenza, favorevole o sfavorevole che sia, è creata dalla volontà suprema del Signore.

E quando si è completamente abbandonato ai piedi di loto del Signore, non si preoccupa più se la sua condizione di esistenza è favorevole o no. Il bhakta accetta anche una condizione sfavorevole come un favore speciale di Dio, la Persona Suprema. In realtà, per il bhakta non esistono condizioni sfavorevoli; egli vede ogni cosa che emana dalla volontà del Signore come favorevole e in ogni situazione è sempre entusiasta di compiere il suo servizio di devozione. La Bhagavad-gita spiega questo atteggiamento devozionale dicendo che il bhakta non si dispera nelle condizioni difficili e non esulta nelle condizioni favorevoli. A un livello superiore del servizio devozionale, il bhakta non si preoccupa neppure della lista dei doveri e delle proibizioni. Tale livello può essere mantenuto solo seguendo le orme degli acarya. L'acarya dev'essere accettato sullo stesso livello di Dio, la Persona Suprema, perciò né Krishna né il Suo rappresentante, l'acarya, devono essere soggetti alla critica dei bhakta neofiti.

I Veda personificati adorarono Dio, la Persona Suprema, in diversi modi. Offrire adorazione al Signore Supremo attraverso la preghiera significa ricordare i Suoi attributi, i Suoi divertimenti e i Suoi atti trascendentali. Ma i divertimenti e gli attributi del Signore sono illimitati, è impossibile ricordarli tutti. Perciò i Veda personificati adorarono il Signore col meglio di sé stessi e conclusero con queste parole: "Caro Signore, benché Brahma, il deva-maestro del pianeta più alto, Brahmaloka, e il re Indra, il deva-maestro dei pianeti celesti, così come i deva del sole, della luna e molti altri, siano tutti dirigenti di fiducia del mondo materiale, hanno ben poca conoscenza di Te. Che dire allora degli uomini comuni e degli speculatori mentali? Nessuno può elencare gli innumerevoli attributi spirituali di Tua Grazia. Nessuno, neppure gli speculatori mentali e i deva dei sistemi planetari superiori, è in grado di valutare quanto vaste siano la Tua forma e le Tue caratteristiche. Noi pensiamo che nemmeno Tua Grazia abbia una conoscenza completa dei propri attributi spirituali. La ragione è che Tu sei infinito. Sebbene non sia molto appropriato dire che Tu non conosci Te stesso, tuttavia è utile per capire che poiché i Tuoi attributi e le Tue energie sono senza limiti, come la Tua conoscenza, si stabilisce una competizione senza limiti tra la Tua conoscenza e l'espansione delle Tue energie."

Dio e la Sua conoscenza sono entrambi infiniti; non appena Dio ha conoscenza di alcune Sue energie, Egli percepisce già che ne possiede altre ancora. In questo modo, sia le Sue energie sia la Sua conoscenza aumentano, e poiché entrambe sono illimitate, non c'é fine alle energie e non c'é fine alla conoscenza con cui il Signore comprende le energie. Dio è senza dubbio onnisciente, ma i Veda personificati affermano che neppure Dio conosce completamente l'insieme delle proprie energie. Ciò non significa che Dio non è onnisciente. Quando una verità è sconosciuta a una persona, ciò si chiama ignoranza o mancanza di conoscenza, ma questo non può applicarsi a Dio, poiché Egli Si conosce alla perfezione. Tuttavia le Sue attività e le Sue energie continuano a moltiplicarsi e ad aumentare, e la conoscenza con cui Egli comprende le Sue energie e i Suoi atti aumenta anch'essa. Entrambe aumentano senza fine, ed è in questo senso che si può dire che nemmeno Dio in persona conosce i limiti delle Sue energie e dei Suoi attributi.

Quanto Dio sia illimitato nell'espansione delle Sue energie e attività può essere calcolato in modo approssimativo da ogni persona sana e sobria. Nelle Scritture vediche è spiegato che innumerevoli universi emanano dai pori di Maha-Visnu quando Egli espira nel Suo yoga-nidra, e innumerevoli universi entrano nel Suo corpo quando inspira. Dobbiamo immaginare che questi universi, che al nostro limitato sapere sembrano infiniti, sono così estesi che gli ingredienti grossolani, cioè i cinque elementi della manifestazione cosmica -terra, acqua, fuoco, aria ed etere- non si trovano solo all'interno di essi, ma li ricoprono con sette strati, ognuno dieci volte più spesso del precedente. Così ogni univers è chiuso saldamente, e innumerevoli sono gli universi che fluttuano negli innumerevoli pori del corpo trascendentale di Maha-Visnu. Come gli atomi e i granelli di polvere che fluttuano nell'aria accanto agli uccelli non possono essere calcolati, così un numero incalcolabile di universi fluttua nei pori del corpo trascendentale del Signore. Ecco perché i Veda affermanio che Dio super il nostro potere di comprensione. Abhanmanasa-gocara; capire la grandezza di Dio va oltre il potere della nostra speculazione mentale. Perciò una persona saggia e sana di mente non pretende di essere Dio, ma cerca di capirLo distinguendo lo spirito dalla materia. Con una discriminazione attenta si può capire chiaramente che l'Anima Suprema trascende sia l'energia inferiore che quella superiore, sebbene sia in diretto contatto con tutt'e due. Nella Bhagavad-gita Sri Krishna spiega che sebbene tutto riposi sulla Sua energia, Egli è differente o separato da essa.

La natura e gli esseri viventi sono talvolta designati col termine prakrti e purusa rispettivamente. L'intera manifestazione cosmica è un un'unione della prakrti e del purusa; la natura è la causa che chiameremo ingrediente, e gli esseri viventi sno la causa effettiva. Queste due cause si uniscono per produrre la manifestazione cosmica. Quando una persona è abbastanza fortunata da giungere alla giusta conclusione su ciò che riguarda la manifestazione cosmica e ciò che ha luogo in essa, sa che essa è causata direttamente e indirettamente da Dio, la Persona Suprema. Perciò la Brahma-samhita conclude: isvarah paramah krishnah sac-cid-ananda-vigrahah anadir adir govindah sarva-karana-karanam.

Dopo mature riflessioni, quando si raggiunge la perfezione del sapere, si arriva alla conclusione che Krishna, Dio, è la causa originale di tutte le cause. Invece di speculare sulla grandezza di Dio, invece di filosofare, si deve giungere alla conclusione della Brahma-samhita, sarva-karana-karanam, "Krishna, Dio, è la causa di tutte le cause." Questa è la perfezione del sapere.

Così i Veda-stuti, o le preghiere offerte dai Veda personificati a Garbhodakasayi Visnu, furono riportate, nell'ambito della successione di maestri spirituali, da Sanandana ai suoi fratelli, tutti nati da Brahma. All'inizio della creazione Brahma generò prima di tutto i quattro kumara, che perciò sono chiamati purva-jata. La Bhagavad-gita afferma che la parampara, la successione di maestri spirituali, ha origine da Krishna stesso. Così, in queste preghiere dei Veda personificati, si deve capire che la parampara comincia dalla Persona di Dio, Narayana Rsi. Dobbiamo ricordare che questo Veda-stuti è riferito da Sanandana Kumara, e che il suo racconto è ripetuto da Narayana Rsi è l'avatara di Krishna disceso per mostrare la realizzazione spirituale che consiste nel sottomettersi a severe ascesi. Come in questa era Sri Caitanya mostrò la via del puro servizio di devozione interpretando la parte del puro bhakta, così nel passato Narayana Rsi, avatara di Krishna, Si sottopose a severe austerità sulle montagne dell'Himalaya. Sri Narada Muni ricevette da Lui molti insegnamenti. Dalle affermazioni di Narayana Rsi a Narada così, come le riferì Sanandana Kumara nella forma del Veda-stuti, risulta chiaro che Dio è l'Essere Supremo e che tutti gli altri esseri sono Suoi servitori.

Il Caitanya-caritamrta afferma: ekala isvara krishna, "Krishna è l'unico Dio supremo." Ara sarva bhrtya: "Tutti gli altri esseri sono Suoi servitori." Yareyaiche nacaya, se taiche kare nrtya: "Il Signore Supremo impegna tutti gli esseri in differenti attività, secondo il Suo desiderio, e tutti manifestano così i loro talenti e tendenze." Questo Veda-stuti rappresenta dunque l'istruzione originale su ciò che riguarda la relazione tra l'essere individuale e Dio, la Persona Suprema. Il più alto livello di realizzazione a cui può giungere l'essere vivente è la vita devozionale. Ma nessuno può rimanere assorbito dalla vita devozionale, nella coscienza di Krishna, se non è libero da ogni contaminazione materiale. Narayana Rsi informò Narada Muni che l'essenza di tutti i Veda e Scritture vediche (cioè i quattro Veda, le Upanisad e i Purana) insegna a offrire il nostro servizio d'amore al Signore. A questo proposito Narayana Rsi ha usato un termine ben preciso, rasa. Nel servizio di devozione questo rasa è il mezzo, o il principio di base, che permette lo scambio di una relazione di base, che permette lo scambio di una relazione tra il Signore e l'Essere individuale. Anche i Veda descrivono il rasa. Raso vai sah: "Il Signore Supremo è il ricettacolo di ogni piacere." Tutte le Scritture vediche, tra cui i Purana, i Veda, le Upanisad, il Vedanta-sutra e altre ancora, insegnano agli esseri come raggiungere il livello del rasa. Inoltre, lo Srimad-Bhagavatam (il Mahapurana) afferma di contenere l'essenza di tutti i rasa delle Scritture vediche. Nigama-kalpa taror galitam phalam: il Bhagavatam è l'essenza del frutto maturo dell'albero della letteratura vedica.

Sappiamo che dal respiro di Dio, la Persona Suprema, ebberoorigine i quattro Veda, cioé il Rig-veda, il Sama-veda, lo Yajur-veda e l'Atharva-veda, e i Racconti come il Mahabharata e i Purana che riportano la storia del mondo. I Racconti vedici come i Purana e il Mahabharata sono definiti il quinto Veda. I versi del Veda-stuti devono essere considerati l'essenza di tutto il sapere vedico. I quattro Kumara e altri saggi autorevoli sanno perfettamente che il servizio di devozione nella coscienza di Krishna è l'essenza di tutte le Scritture vediche, e lo predicano di pianeta in pianeta, viaggiando nello spazio. Si dice che questi saggi, tra cui Narada Muni, non viaggiano quasi mai sulla terra, ma si spostano sempre nello spazio.

Saggi come Narada Muni e i Kumara viaggiano in tutto l'universo per educare le anime condizionate e mostrare loro che l'occupazione degli esseri in questo mondo non è la ricerca del piacere dei sensi bensì il ritorno alla loro condizione originale di servizio di devozione a Dio, la Persona Suprema. E' detto in molti passi delle Scritture che gli esseri viventi sono come scintille del fuoco, e questo fuoco è Dio, la Persona Suprema. In un modo o nell'altro, quando le scintille si allontanano dal fuoco perdono la luce originale, ed è accertato che gli esseri vengono in questo mondo materiale proprio come le scintille cadono da un grande fuoco. La ragione di questa caduta, come affermano i Gosvami, è il desiderio per il piacere dei sensi. L'essere vuole imitare Krishna e cerca di dominare la natura materiale; dimentica così la sua posizione originale, e il suo potere d'illuminazione, cioè la sua identità spirituale, si spegne quasi del tutto. Tuttavia, se l'essere condizionato adotta la coscienza di Krishna viene ristabilito nella sua posizione originale. I saggi come Narada e i Kumara viaggiano in tutto l'universo per educare la gente e incoraggiare i propri discepoli a predicare questo metodo del servizio di devozione, affinché tutte le anime condizionate possano risvegliare la loro coscienza originale, la loro coscienza di Krishna, e trovare sollievo dalle condizioni miserabili dell'esistenza materiale.

Sri Narada Muni è un naistika-brahmacari. Ci sono quattro tipi di brahmacari. Il primo è detto savitra, ed è il brahmacari che dopo l'iniziazione e la cerimonia del filo sacro, deve osservare almeno tre giorni di celibato. Il secondo è detto prajapatya ed è il brahmacari che osserva rigidamente il celibato per almeno un anno dopo l'iniziazione. Il terzo è detto brahma-brahmacari, ed è colui che osserva il celibato dal momento dell'iniziazione fino al termine dei suoi studi sulle Scritture vediche. Il quarto è detto naistika-brahmacari, ed è colui che osserva il celibato per tutta la vita. Di questi quattro brahmacari, i primi tre sono detti upakurvana, cioè si possono sposare alla fine del loro periodo di brahmacarya, mentre il naistika-brahmacari non prova alcuna attrazione per la vita sessuale. I Kumara e Narada Muni sono dunque conosciuti come naistika-brahmacari. Il brahmacarya ha il particolare vantaggio di accrescere la potenza della memoria e della determinazione.

A questo proposito è detto che Narada Muni poteva ricordare tutto ciò che aveva ascoltato dal suo maestro spirituale, senza dimenticare mai nulla, proprio perché era un naistika brahmacari. Colui che può ricordarsi di tutto e per sempre è detto sruta-dhara. Il brahmacari sruta-dhara può ripetere tutto ciò che ha ascoltato, parola per parola, senza prendere appunti o consultare libri. Il grande saggio Narada possiede questa qualità, perciò, secondo le istruzioni di Narayana Rsi, è impegnato a diffondere in tutto il mondo la filosofia del servizio di devozione. Poiché questi saggi possono ricordare ogni cosa, sono grandi pensatori anime realizzate e perfettamente situate nel servizio di devozione al Signore. Così, il grande saggio Narada, dopo aver ascoltato il suo maestro spirituale, Narayana Rsi, raggiunse la perfetta realizzazione spirituale, si stabilì nella verità e diventò così felice che offrì a Narayana Rsi le preghiere che seguono.

Il naisthika-brahmacari è detto anche vira-vrata. Narada Muni si rivolse a Narayana Rsi chiamandoLo avatara di Krishna e benefattore supremo delle anime condizionate. La Bhagavad-gita afferma che Sri Krishna discende in ogni era per proteggere i Suoi devoti e annientare gli abhakta. Anche Narayana Rsi, essendo un avatara di Krishna, è chiamato benefattore delle anime condizionate. Come afferma la Bhagavad-gita, tutti devono sapere che non c'è nessun altro benefattore magnanimo come Krishna. Tutti devono capire che Sri Krishna è il benefattore di tutti, perciò tutti devono prendere rifugio in Lui. Così ogni essere può diventare soddisfatto e fiducioso nel fatto che esiste qualcuno capace di dargli protezione in qualsiasi circostanza. Sri Krishna, i Suoi avatara e le sue emanazioni plenarie sono i benefattori supremi delle anime condizionate, ma Krishna è il benefattore perfino degli asura, infatti diede la liberazione a tutti gli esseri demoniaci che andarono a Vrindavana per ucciderLo. Le attività benefiche di Krishna sono assolute, perché annientare un asura o proteggere un bhakta è per Lui lo stesso atto. Si dice che l'asura Putana fu elevata alla stessa posizione della madre di Krishna. Quando Krishna uccide un asura, questi ne riceve un grandissimo beneficio: i puri bhakta, tuttavia, sono sempre sotto la protezione del Signore.

Dopo aver offerto i suoi omaggi al suo maestro spirituale, Narada Muni andò all'asrama di Vyasadeva, suo discepolo, e gli riferì gli insegnamenti di Narayana Rsi. Degnamente ricevuto da Vyasadeva e seduto comodamente nel suo asrama, Narada Muni cominciò a raccontare ciò che aveva ascoltato da Narayana Rsi. Sukadeva Gosvami rivelò dunque a Maharaja Pariksit le risposte alle sue domande sull'essenza del sapere vedico e sul fine ultimo dei Veda. Lo scopo supremo dell'esistenza è cercare le benedizioni spirituali di Dio, la Persona Suprema, e impegnarsi nel Suo servizio d'amore. Dobbiamo seguire le orme di Sukadeva Gosvami e di tutti i vaisnava della successione di maestri spirituali, e offrire i nostri rispettosi omaggi a Sri Krishna, Dio, la Persona Suprema, Sri Hari. Le quattro successioni vaisnava, cioè la Madhva-sampradaya, la Ramanuja-sampradaya, la Visnusvami-sampradaya e la Nimbarka-sampradaya, sono tutte d'accordo, secondo le conclusioni dei Veda, che bisogna abbandonarsi a Dio, la Persona Suprema.

La letteratura vedica si divide in due parti: la sruti e la smrti. La sruti è rappresentata dai quattro Veda -Rk, Sama, Atharva e Yajus- e le Upanisad, mentre la smrti è composta dai Purana come il Mahabharata, che comprende la Bhagavad-gita. La loro conclusione è che si deve conoscere Sri Krishna come Dio, la Persona Suprema. Egli è il Param Purusa, sotto la cui direzione agisce la natura materiale, che è da Lui creata, mantenuta e distrutta. Dopo la creazione, il Signore Supremo Si moltiplica in tre, Brahma, Visnu e Siva, che sono incaricati dei tre guna; ma la direzione finale è nelle mani di Sri Visnu. Tutti i movimenti della natura materiale sotto l'influsso dei tre guna si svolgono sotto la direzione di Dio, la Persona Suprema, Sri Krishna, come confermano la Bhagavad-gita col termine nyadarsana e i Veda con l'espressione sa-aiksata.

I filosofi atei della scuola sankhya sostengono che la manifestazione materiale è dovuta alla prakrti e al purusa, e che la natura e l'energia materiale sono la causa materiale e la causa effettiva. Ma Sri Krishna è la causa di tutte le cause; Egli è la causa di tutte le cause materiali ed effettive. La prakrti e il purusa sono le cause ultime. Apparentemente sembra che un bambino nasca dall'unione di un padre e di una madre, ma la causa ultima del padre e della madre è Sri Krishna. Egli è dunque la causa originale, la causa di tutte le cause, come conferma la Brahma-samhita.

Nella natura materiale entrano sia il Signore Supremo sia gli esseri viventi. Il Signore Supremo, Sri Krishna, attraverso una delle Sue emanazioni plenarie, Si manifesta come Ksirodakasayi Visnu e Maha-Visnu, il gigantesco Visnu sdraiato sull'Oceano Causale. Da questa forma gigantesca emana Garbhodakasayi Visnu, che entra in ogni universo. Da Lui si manifestano Brahma, Siva e Visnu, che a Sua volta entra nel cuore di tutti gli esseri viventi e in tutti gli elementi materiali, perfino nell'atomo. La Brahma-samhita afferma: andantarastha-aparamanu-cayantarastham, Egli è nell'universo e anche in ogni atomo.

L'essere vivente è dotato di un piccolo corpo materiale, che appartiene a una delle varie specie e forme esistenti; similmente l'universo non è altro che il corpo materiale di Dio, la Persona Suprema. Questo corpo è descritto negli sastra col nome di virata.rupa. Come l'essere individuale mantiene il proprio corpo, così Dio, la Persona Suprema, mantiene la creazione cosmica e tutto ciò che è contenuto in essa. Ma appena l'essere lascia il corpo materiale, questo è subito distrutto, così non appena Sri Visnu lascia la manifestazione cosmica, ogni cosa è distrutta. Solo quando l'essere si abbandona a Dio, la Persona Suprema, è l'unica via di liberazione. Il modo in cui l'essere vivente è liberato dai guna della natura materiale, dopo che si è abbandonato a Dio, la Persona Suprema, è illustrato dall'esempio di un uomo che dorme in una stanza. Quando un uomo dorme, tutti possono vedere che egli è presente nella stanza, ma in realtà quell'uomo non è nel proprio corpo perché nel sonno dimentica la sua esistenza fisica, sebbene gli altri possano vedere che il suo corpo è presente. Similmente, una persona liberata che è assorta nel servizio di devozione al Signore puòsembrare occupata nei doveri familiari del mondo materiale, ma poiché la sua coscienza è fissa in Krishna, essa non vive in questo mondo. Le sue occupazioni sono differenti, proprio come le occupazioni dell'uomo addormentato sono differenti da quelle del suo corpo. La Bhagavad-gita conferma che il bhakta sempre assorto nel servizio d'amore spirituale al Signore ha già superato l'influsso dei tre guna. Egli è già situato sul piano della realizzazione spirituale del Brahman, anche se sembra che viva ancora in un corpo materiale o in questo mondo materiale.

Srila Rupa Gosvami scrive a questo proposito nel suo Bhakti-rasamrta-sindhu che la persona che ha come unico desiderio quello di servire Dio, la Persona Suprema, in qualunque condizione possa trovarsi, dev'essere considerata jvanmukta, cioè liberata mentre vive ancora nel corpo materiale o nel mondo materiale. Possiamo dunque concludere che una persona pienamente assorta nella coscienza di Krishna è un essere liberato, che non ha più alcun rapporto col mondo materiale. Invece, le persone che non sono situate nella coscienza di Krishna sono chiamate karmi e jñani, e vagano sul piano fisico e mentale senza conoscere la liberazione. La loro situazione è definita kaivalya-nirasta-yoni. Colui che si trova sul piano spirituale e assoluto si libera dal ciclo delle nascite e morti, come conferma il quarto capitolo della Bhagavad-gita: semplicemente conoscendo la natura trascendentale di Dio, la Persona Suprema, Krishna, si è liberi dalla schiavitù delle morti e rinascite, e dopo aver lasciato questo corpo si torna alla nostra dimora originale, la dimora di Dio. Questa è la conclusione di tutti i Veda. Perciò, dopo aver compreso le preghiere offerte dai Veda personificati, ognuno dovrebbe abbandonarsi ai piedi di loto di Sri Krishna.

 

Così terminano gli insegnamenti di Bhaktivedanta sull'ottantaseiesimo capitolo del Libro di Krishna, intitolato: "Le preghiere dei Veda personificati".

 

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(1) Anna significa "cibo".

 

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