Il Libro di Krishna

 

CAPITOLO 81

 

Krishna e Balarama
incontrano gli abitanti di Vrindavana

 

 

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Un giorno, mentre Sri Krishna e Balarama vivevano tranquillamente nella Loro bella città di Dvaraka, accadde un fenomeno raro, un'eclisse totale di sole, come succede alla fine di ogni kalpa, o giorno di Brahma. Alla fine di un kalpa il sole viene nascosto da una grande nuvola, e piogge incessanti inondano i sistemi planetari inferiori fino a Svargaloka. Grazie ai calcoli degli astronomi, la gente fu informata in anticipo di questa grande eclisse, e tutti, uomini e donne, decisero di riunirsi nel luogo santo di Kuruksetra, conosciuto come Samanta-pañcaka.

Il luogo di pellegrinaggio di Samanta-pañcaka è famoso perché Sri Parasurama vi compì importanti sacrifici dopo aver annientato, in ventun riprese, tutti gli ksatriya del mondo. Il sangue di tutti quei laghi nel luogo detto Samanta-pañcaka, riempiendoli poi con questo sangue. Parasurama appartiene ai Visnu-tattva non possono essere contaminati da nessun atto colpevole. Ma nonostante la Sua potenza e purezza indiscutibili, Parasurama volle mostrare un comportamento esemplare, e compì grandi sacrifici a Samanta-pañcaka per riscattarSi di questi cosiddetti crimini; col Suo gesto volle indicare che l'arte di uccidere anche se talvolta necessaria, non è mai una cosa buona. E se Parasurama Si considerava colpevole di aver ucciso, quanto più lo siamo noi quando commettiamo questi atti abominevoli e non autorizzati! L'uccisione di esseri viventi è condannata da tempo immemorabile in tutte le parti del mondo.

Approfittando dell'eclisse solare, tutti i personaggi più noti visitarono il santo luogo di pellegrinaggio. Tra gli anziani c'erano Akrura, Vasudeva e Ugrasena; tra i più giovani, Gada, Pradyumna, Samba, e molti altri esponenti della dinastia Yadu, recatisi là allo scopo di riparare agli errori commessi nell'esercizio dei loro doveri. Poiché quasi tutti gli Yadu andavano a Kuruksetra, alcune persone importanti, come Aniruddha -il figlio di Pradyumna-, Krtavarma - il capo del'esercito Yadu-, Sucandra, Suka e Sarana rimasero a Dvaraka per proteggere la città.

Tutti i componenti della dinastia Yadu godevano di una notevole bellezza, ma quando per l'occasione si furono ornati di collane d'oro ghirlande di fiori, e vestiti di ricchi abiti e convenientemente armati la loro grazia naturale e la loro insolita personalità risaltarono cento volte di più. Arrivarono a Kuruksetra sui loro carri sfarzosamente decorati, simili alle aeronavi dei deva, tirati da grandi cavalli che si muovevano come onde nell'oceano. Alcuni di loro cavalcavano imponenti elefanti che vanzavano come nuvole nel cielo; le loro spose, su sontuosi palanchini, erano portate da uomini di grande bellezza, che assomigliavano ai Vidyadhara. Tutta quelle folla era così meravigliosa che sembrava una moltitudine di deva scesa dai pianeti celesti.

Giunti a Kuruksetra, i componenti della dinastia Yadu fecero prima le loro abluzioni con grande solennità e in pieno controllo di sé, come prescrivono gli sastra; poi osservarono il digiuno per tutta la durata dell'eclisse per annullare le conseguenze dei loro atti colpevoli. Il costume vedico vuole che durante l'eclisse si distribuisca in carità il maggior numero possibile di ricchezze; così gli Yadu elargirono ai brahmana centinaia di mucche, ciascuna completamente decorata con ricche stoffe e ornamenti. In particolare, queste mucche portavano alle zampe campanelle dorate e intorno al collo ghirlande di fiori.

Tutti i componenti della dinastia fecero di nuovo le loro abluzioni nei laghi creati da Parasurama, dopodiché nutrirono sontuosamente i brahmana offrendo loro i piatti più deliziosi, preparati con gli ingredienti migliori e cotti nel burro chiarificato. Nella cucina vedica ci sono due tipi di cibo: uno è detto crudo, l'altro cotto. Il cibo crudo non consiste di verdura e cereali crudi, ma comprende tutti gli alimenti cucinati con l'acqua; il cibo cotto, invece, è quello che si prepara nel ghi, il burro chiarificato. Perciò i capati, il dala, il riso e le comuni preparazioni di verdura appartengono agli alimenti crudi come la frutta e l'insalata, mentre i puri, i kacuri, i sangosa e i luglu sono alimenti cotti. Così, i brahmana invitati per l'occasione dalla dinastia Yadu furono sontuosamente nutriti con cibi cotti.

Viste dall'esterno, le cerimonie compiute dagli Yadu sembravano i riti dei karmi. Ma quando un karmi esegue un sacrificio è per il piacere dei sensi, sua unica ambizione è un posto nella società, una buona moglie, una bella casa, dei bravi figli e una grande ricchezza; mentre l'ambizione degli Yadu era ben diversa poiché essi desideravano offrire eternamente la loro fede e devozione a Krishna. Tutti gli Yadu, infatti, erano grandi bhakta. Dopo aver accumulato atti di virtù nel scorso di numerose vite, essi avevano ottenuto la grazia di vivere in compagnia di Sri Krishna. Così, mentre facevano le abluzioni nel luogo santo di Kuruksetra, mentre osservavano i princìpi regolatori prescritti durante un'eclisse solare o nutrivano i brahmana, gli Yadu sempre, in ogni loro atto, pensavano solo in termini di devozione a Krishna. Il loro modello, il loro Signore adorato era solo Krishna, e nessun altro.

Dopo aver nutrito i brahmana, di solito l'ospite onora il prasada col loro permesso. Così, su invito dei brahmana, tutti gli Yadu pranzarono. Poi, scelsero dei luoghi di riposo sotto grandi alberi ombrosi, e una volta riposati, si prepararono a ricevere i visitatori, tra cui i parenti e gli amici, e anche numerosi re e amministratori subordinati. C'erano i capi delle provincie di Matsya, Usinara, Kosala, Vidarba, Kuru, Srñjaya, Kamboja, Kekaya e di molte altre regioni. Alcuni di essi appartenevano a campi nemici, altri a campi amici. Ma i visitatori più importanti erano gli abitanti di Vrindavana, guidati da Nanda Maharaja, che avevano vissuto nella più grande ansia a causa della loro separazione da Krishna e Balarama. Approfittando dell'eclisse solare, tutti erano venuti a incontrare la loro anima, la loro vita stessa, Krishna e Balarama.

Gli abitanti di Vrindavana erano sempre stati amici intimi e benefattori della dinastia Yadu. E quell'incontro, dopo una così lunga separazione, fu commovente. Il piacere che provarono gli Yadu e gli abitanti di Vrindavana nel rivedersi e parlare insieme fu uno spettacolo unico. Sopraffatti della gioia, i loro cuori battevano forte e i loro visi si aprivano come fiori di loto appena sbocciati. Le lacrime scendevano dai loro occhi e sui loro corpi i peli si rizzavano. L'estasi li aveva resi muti, immersi com'erano in quell'oceano di felicità.

Mentre gli uomini si ritrovavano così, anche le donne conobbero la stessa gioia. Mosse da una profonda amicizia si abbracciavano e si sorridevano con dolcezza, scambiandosi sguardi pieni d'affetto. Quando si abbracciavano, lo zafferano e il kunkuma che erano sparsi sui loro petti passavano dall'una all'altra, e tutte sentivano una gioia ineffabile. Questi abbracci cuore a cuore fecero scorrere sulle loro guance torrenti di lacrime. Le donne più giovani offrivano i loro omaggi alle anziane, le quali ricambiavano offrendo le loro benedizioni. Così si accoglievano l'un l'altra, informandosi a vicenda del loro benessere. E infine, tutte le loro parole furono per Krishna. Questi parenti e amici partecipavano ai divertimenti del Signore in questo mondo. Krishna era il centro di tutte le loro attività. Qualunque cosa facessero, in campo sociale, politico, religioso o domestico, rivestiva un carattere trascendentale.

Il vero progresso dell'uomo si valuta in rapporto al sapere e alla rinuncia. Come insegna il primo canto dello Srimad-Bhagavatam, il servizio di devozione offerto al Signore comporta lo sviluppo di un sapere e di una rinuncia perfetti. I componenti della dinastia Yadu e i pastori di Vrindavana avevano tutti la mente fissa su Krishna. Questo è il segno del perfetto sapere, e questo li rendeva liberi da ogni atto materiale. Srila Rupa Gosvami insegna che questo livello d'esistenza ci chiama yukta-vairagya. Sapere e rinuncia non s'identificano dunque con l'arida speculazione o il rifiuto di compiere qualsiasi atto, ma piuttosto col parlare e l'agire solo in rapporto a Krishna.

In quest'incontro a Kuruksetra, Kuntidevi e Vasudeva, sorella e fratello, si rividero dopo un lungo periodo di separazione. Con loro c'erano i figli, le nuore, i nipoti e altri familiari e parenti. Parlando tra loro dimenticarono presto tutte le sofferenze passate. Kuntidevi si rivolse in particolare a suo fratello Vasudeva: "Mio caro fratello, la sfortuna mi perseguita perché mai nessuno dei miei desideri è stato soddisfatto; altrimenti come sarebbe possibile che un fratello santo e perfetto come te non sia mai interessato di me e di come passavo i miei giorni, immersa nella disperazione?" Sembra che Kuntidevi si ricordi qui di quando fu esiliata insieme ai suoi figli per le perfide macchinazioni di Dritarastra e Duryodhana. "Mio caro fratello, ella continuò, capisco che quando la provvidenza vuole ostacolare una persona, questa viene dimenticata perfino dai suoi parenti più stretti, perfino da suo padre, da sua madre e dai suoi stessi figli. Perciò, caro fratello, non t'incolpo di niente."

Vasudeva le rispose: "Mia cara sorella, non essere triste, e non rimproverarmi così. Ricordiamoci sempre che siamo solo giocattoli nelle mani della provvidenza. Tutti sono sotto il dominio di Dio, la Persona Suprema; e sempre sotto il Suo controllo si compiono gli atti interessati, che si trascinano dietro le loro conseguenze. Cara sorella, saprai sicuramente che noi siamo stati molto perseguitati dal re Kamsa, e che sono state proprio queste persecuzioni a farci separare. Abbiamo vissuto nell'angoscia più completa, e solo in questi ultimi giorni, per la grazia di Dio, abbiamo potuto far ritorno alla nostre case."

Dopo questa conversazione, Vasudeva e Ugrasena ricevettero i re che desideravano incontrarli, e li accolsero adeguatamente. Vedendo Sri Krishna presente là, tutti i visitatori provarono un profondo piacere spirituale e una grande serenità. Tra i visitatori più celebri c'era Bhismadeva, il re Yudhisthira e la sua sposa, i Pandava e Kunti, Srñjaya, Vidura, Krpacarya, Kuntibhoja, Virata, il re Nagnajit, Purujit, Drupada, Salya Dhrstaketu, il re di Kasi, Damaghosa Visalaksa, il re di Mithila, il re di Madras (un tempo chiamata Madra), il re di Kekaya, Yudhamanyu, Susarma, Bahlika e i suoi figli, e numerosi altri governanti subordinati al re Yudhisthira.

Quando videro Sri Krishna e le Sue migliaia di regine, quadro di bellezza e opulenza spirituale, tutti si sentirono pienamente, tutti si sentirono pienamente soddisfatti e andarono personalmente a far visita a Balarama e Krishna. Degnamente ricevuti dal Signore, essi presero a glorificare i componenti della dinastia Yadu, e soprattutto Krishna e Balarama. Ugrasena, re dei Bhoja, era considerato il capo degli Yadu, e i visitatori si rivolsero in particolare a lui dicendo: "Vostra maestà Ugrasena, re dei Bhoja, in verità dobbiamo dire che gli Yadu sono i soli nel mondo a godere di una perfezione totale. Gloria a te! Gloria a te! La vostra perfezione sta nel fato che voi vedete costantemente Krishna, Lui che è cercato da tanti yogi che si sottomettono a lunghi anni di rigide austerità e penitenze. In ogni istante ciascuno di voi è a diretto contatto con Krishna.

"Tutti gli inni vedici glorificano Dio, la Persona Suprema, Sri Krishna. Se le acque del Gange sono considerate sacre, è perché bagnano i piedi di loto di Sri Krishna. E le Scritture vediche non contengono altro che le Sue istruzioni. Lo stesso studio dei Veda ha come unico scopo quello di conoscere Krishna; così, le Sue parole e il messaggio dei Suoi divertimenti hanno sempre un effetto purificatore. Sotto l'influsso del tempo e delle circostanze, le ricchezze del mondo erano quasi del tutto scomparse, ma con l'apparizione di Krishna su questo pianeta tutti i segni propizi sono tornati a manifestarsi grazie al tocco dei Suoi piedi di loto. Per la Sua presenza, tutte le nostre ambizioni e i nostri desideri sono gradualmente appagati. O maestà, o re dei Bhoja, tu sei unito alla dinastia Yadu dal matrimonio, ma anche da legami di sangue. E ciò ti permette di vivere sempre a contatto con Sri Krishna, senza che niente possa mai impedirli di contemplarLo ad ogni momento. Sri Krishna cammina con te, parla con te, Si siede con te, Si riposa con te e pranza con te. Gli Yadu sembrano sempre impegnati in affari mondani, di cui si dice sia lastricata la strada dell'inferno; ma grazie alla presenza di Sri Krishna, l'originale Persona Divina, il primo Visnu-tattva, l'onnipresente, l'onnipotente, voi siete esenti da ogni contaminazione materiale e agite sul piano spirituale, il piano del brahman, della liberazione perfetta."

Appena seppero che Krishna sarebbe stato presente a Kuruksetra durante l'eclisse solare, tutti gli abitanti di Vrindavana, con Nanda Maharaja a capo, decisero di andarci; così tutti i componenti della dinastia Yadu si trovarono riuniti per l'occasione.
Il re Nanda e i pastori avevano caricato i bagagli necessari al viaggio su carri tirati da buoi, e tutti gli abitanti di Vrindavana erano andati a Kuruksetra per vedere i loro amati figli, Krishna e Balarama. Quando i pastori arrivarono, tutti gli Yadu manifestarono la loro gioia; scorgendoli da lontano si alzarono per accoglierli, e sembrò che avessero ritrovato la vita. Tutti erano impazienti d'incontrarsi e quando finalmente furono vicini si abbracciarono a lungo, finché i loro cuori non furono soddisfatti.

Appena Vasudeva vide Nanda Maharaja gli corse incontro per abbracciarlo affettuosamente, e si mise a raccontare la sua storia -l'arresto di cui era stato vittima da parte del re Kamsa, il massacro di tutti i suoi figli e infine la nascita di Krishna, portato da lui a casa di Nanda Maharaja, dove Nanda e la sua regina Yasoda avevano allevato Krishna e Balarama come due figli. Anche Krishna e Balarama abbracciarono il re Nanda e madre Yasoda, e offrirono i Loro omaggi prosternandoSi ai loro piedi di loto. Per l'affetto che sentivano verso Nanda e Yasoda la Loro voce si fermò in gola, e per qualche istante non poterono più parlare. Il re Nanda e madre Yasoda, gli esseri più fortunati del mondo, abbracciarono i loro figli, stringendoLi fino a esserne pienamente soddisfatti. La separazione da Krishna e Balarama li aveva immersi a lungo in un profondo dolore, ma ora, dopo averLi rivisti e abbracciati, tutte quelle sofferenze svanivano.

Poi, la madre di Krishna, Devaki, e quella di Balarama, Rohini, tutt'e due abbracciarono madre Yasoda dicendo: "Cara regina Yasodadevi, tu e Nanda Maharaja siete stati dei meravigliosi amici per noi; ogni volta che pensiamo a voi siamo sommerse dal ricordo dei vostri gesti d'amicizia. Il nostro debito con voi è così grande che nemmeno se vi offrissimo l'opulenza del sovrano dei pianeti celesti potremmo ricompensare la vostra benevolenza. Non dimenticheremo mai ciò che avete fatto per noi. Quando nacquero, Krishna e Balarama furono affidati a voi ancor prima che potessero vedere i Loro veri genitori, e voi Li avete allevati come figli vostri, proteggendoLi come gli uccellini proteggono la loro nidiata. Li avete così ben nutriti e amati! E per Loro avete compiuto tante cerimonie propiziatorie!

"In realtà, Essi non sono figli nostri, ma appartengono a voi, Tu e Nanda Maharaja siete i veri genitori di Krishna e Balarama. Per tutto il tempo che furono affidati alle vostre cure Essi non incontrarono la minima difficoltà; sotto la vostra protezione erano liberi da ogni paura. Queste cure premurose che avete prodigato Loro sono perfettamente degne della vostra venerabile condizione. Gli uomini più nobili non fanno distinzione tra i loro figli e quelli degli altri, e non esistono persone più nobili di te e di Nanda Maharaja."

Quanto alle gopi di Vrindavana, fin dall'inizio della loro esistenza esse non avevano conosciuto altro che Krishna. Krishna e Balarama erano la loro anima, la loro vita stessa. Le gopi nutrivano verso Krishna un tale attaccamento da non poter sopportare di non vederLo neanche per un attimo, il tempo di battere le ciglia. Erano state loro a condannare Brahma, il creatore del corpo, per aver fatto la sciocchezza di creare delle palpebre che battevano, impedendo loro di vedere Krishna per quell'attimo. Dopo tanti anni di separazione da Krishna, le gopi venute con Nanda Maharaja e madre Yasoda furono sopraffatte dall'estasi. Non si può neanche immaginare la loro impazienza di rivedere Krishna. Appena Lo scorsero Lo fecero entrare attraverso i loro occhi, fin nel più profondo del loro cuore, e là Lo abbracciarono fino a sentirsi completamente sazie. E sebbene quell'abbraccio fosse fatto solo col pensiero, le gopi furono prese da un'estasi così intensa, da una gioia così penetrante che si dimenticarono completamente di sé stesse. Il samadhi che raggiunsero abbracciando solo mentalmente Sri Krishna non è conosciuto neppure dai più grandi yogi, sempre impegnati a meditare su Dio, la Persona Suprema. Krishna capiva che le gopi erano immerse nell'estasi, e poiché Egli è presente nel cuore di ognuno ricambiò quell'abbraccio dall'interno dei loro cuori.

Krishna era seduto con madre Yasoda e le altre Sue madri, Devaki e Rohini, e intanto che esse erano occupate a parlare tra loro, Egli ne approfittò per incontrare le gopi in un luogo appartato. Mentre Si avvicinava a loro sorrideva, e dopo averle abbracciate ed esserSi informato del loro benessere, prese a confortarle con queste parole. "Mie care amiche, voi sapete che Balarama e Io abbiamo lasciato Vrindavana solo per far piacere ai Nostri parenti a ai Nostri familiari. Così, per molto tempo siamo stati impegnati a combattere contro i Nostri nemici, tanto che abbiamo dovuto dimenticarvi, voi che eravate tanto a Me dall'amore e dall'affetto. Capisco che in questo modo Mi sono mostrato ben poco riconoscente, ma so che voi Mi siete ugualmente fedeli. Posso domandarvi se avete pensato a Noi, anche se abbiamo dovuto lasciarvi? Mie care gopi, Mi considerate forse un ingrato, e non vi fa piacere ora ricordarvi di Me? Prendete davvero sul serio il Mio comportamento verso di voi?

"Dovreste sapere che non era Mia intenzione lasciarvi. La nostra separazione fu voluta dalla provvidenza, che controlla tutto e agisce come vuole; quella stessa provvidenza, che fa incontrare le persone e poi le disperde, a suo piacere. A volte vediamo che quando ci sono le nuvole e un vento impetuoso, frammenti di cotone e minuscole particelle di polvere si mischiano tra loro, ma quando il vento cessa si separano di nuovo disperdendosi in tutte le direzioni. Così, il Signore Supremo è il creatore di tutte le cose, e i diversi oggetti che conosciamo sono altrettante manifestazioni della Sua energia. E' per la Sua volontà suprema che a volte ci troviamo riuniti e a volte separati. Possiamo dunque dire che in fondo dipendiamo esclusivamente dalla Sua volontà.

"Per fortuna, voi avete sviluppato amore e affetto per Me, unico modo di accedere al piano spirituale dov'é possibile vivere in Mia compagnia. Ogni essere vivente che ha per Me quest'affetto devozionale, puro e completo, alla fine di questa vita torna certamente nella sua dimora originale, nel Mio regno. In altre parole, l'affetto e il servizio di devozione puro che Mi sono offerti portano alla liberazione suprema.

"Mie care amiche gopi, sappiate che sono le Mie energie soltanto che agiscono dappertutto. Un vaso di terracotta, per esempio, non è che un insieme di terra, acqua, fuoco, aria ed etere; sia esso nuovo, vecchio o rotto, gli elementi che lo compongono sono sempre gli stessi. Un vaso, quando viene creato, è solo una combinazione di questi cinque elementi, che restano sempre gli stessi, e quando infine è distrutto i suoi ingredienti sono conservati in diverse parti dell'energia materiale. Similmente, alla creazione del cosmo, durante la sua manifestazione e fin dopo la sua distruzione è la Mia energia, sempre la stessa, che agisce sotto differenti aspetti. E poiché la Mia energia non è separata da Me bisogna concludere che Io esisto in ogni cosa.

"Anche il corpo di un essere vivente non è nient'altro che un insieme dei cinque elementi grossolani, e l'essere incarnato in questa condizione materiale è anche lui un frammento della Mia Persona. L'essere vivente si trova imprigionato nel corpo perché si è fatto un concetto sbagliato della sua identità, e si considera il beneficiario supremo. Questo falso ego lo obbliga a subire la prigione dell'esistenza materiale. Come Verità Suprema e Assoluta, Io trascendo l'essere vivente e il suo involucro materiale. Le due energie, materiale e spirituale, agiscono sotto la Mia autorità sovrana. Mie care gopi, vi chiedo di non affliggervi così, e di cercare di vedere tutto con filosofia. Capirete allora che voi siete sempre con Me, e che non esiste causa di lamento nella separazione dei nostri corpi."

Questo importante insegnamento che Krishna dà alle gopi può essere usato dai bhakta impegnati nella coscienza di Krishna, in questa filosofia che si fonda sull'inconcepibile e simultanea differenza e non differenza tra Krishna e tutto ciò che esiste. Il Signore insegna nella Bhagavad-gita che Egli pervade di Sé ogni cosa attraverso il Suo aspetto impersonale. Tutto esiste in Lui, ma Egli non è personalmente presente in ogni cosa. Il cosmo è solo una manifestazione dell'energia di Krishna, e poiché l'energia non è differente dalla sua fonte, nulla in realtà è separato da Krishna. Quando manca questa coscienza assoluta, la coscienza di Krishna, ci troviamo separati da Krishna; ma se per fortuna questa coscienza è presente noi non siamo più isolati dal Signore. La pratica del servizio di devozione serve a ravvivare la nostra coscienza di Krishna, e quando il bhakta è così fortunato da capire che l'energia materiale non è affatto separata da Krishna, diventa capace di adoperare quest'energia e i suoi prodotti al servizio del Signore. Quando invece manca la coscienza di Krishna, l'anima dimentica di essere un frammento infinitesimale del Signore e in modo erroneo si pone come beneficiaria dei piaceri di questo mondo; presa nel labirinto materiale, l'anima è costretta dall'energia illusoria a prolungare la sua esistenza condizionata. La Bhagavad-gita lo conferma: è l'energia materiale che spinge all'azione l'essere vivente, eppure l'uomo continua a fare l'errore di credersi l'unica realtà e il beneficiario supremo.

Se il bhakta comprende perfettamente che l'arca-vigraha, la forma della murti nel tempio, non è differente dalla forma stessa di Krishna, dalla Sua sac-cid-ananda-vigraha, il suo servizio alla murti diventa un servizio offerto direttamente a Dio, la Persona Suprema. Anche il tempio in sé, i suoi accessori e il cibo offerto alla murti non possono essere separati da Sri Krishna. E' sufficiente osservare i princìpi regolatori prescritti dagli acarya per poter raggiungere, sotto la direzione di un'autorità in materia, la realizzazione di Krishna, anche in questa vita stessa.

Istruite dal Signore in questa filosofia dell'unità nella diversità, le gopi si stabilirono per sempre nella coscienza di Krishna e furono così liberate da ogni contaminazione materiale. Invece, la coscienza di colui che pretende di essere il legittimo beneficiario dell'universo materiale si chiama jiva-kosa, che significa letteralmente "il prigioniero del falso ego". Non solo le gopi, ma chiunque segua queste istruzioni di Krishna è subito liberato da questa condizione di jiva-kosa. La persona pienamente assorta nella coscienza di Krishna è per sempre libera dal falso ego; impiega tutto al servizio di Krishna e non è mai separata dal Signore.

Poi le gopi rivolsero a Krishna queste preghiere : "Caro Krishna, dal Tuo ombelico ebbe origine il fiore di loto primordiale, su cui nacque Brahma, il creatore. Nessuno può valutare le Tue glorie e le Tue opulenze, che restano sempre un mistero anche per i più grandi pensatori, maestri di tutti i poteri yoga. Ma l'anima condizionata, caduta nel pozzo oscuro dell'esistenza materiale, può facilmente prendere rifugio ai Tuoi piedi di loto e assicurarsi così la liberazione. O Krishna, noi siamo sempre prese dalle nostre responsabilità familiari; T'imploriamo, dunque, resta nei nostri cuori come un sole che sorge e questa sarà per noi la più grande benedizione."

Le gopi sono anime eternamente liberate, perché hanno piena coscienza di Krishna. Esse fingono soltanto di essere coinvolte nelle faccende domestiche a Vrindavana. Nonostante la lunga separazione da Krishna, le gopi, come tutti gli abitanti di Vrindavana, non desideravano andare a vivere con Lui a Dvaraka. Esse volevano continuare le loro attività a Vrindavana per sentire la presenza del Signore a ogni passo della loro vita, e invitarono subito Krishna a tornare al Suo villaggio.

Queste emozioni spirituali che caratterizzavano l'esistenza delle gopi sono la base dell'insegnamento di Sri Caitanya. E il festival del ratha-yatra celebrato da Sri Caitanya è l'espressione delle sublimi emozioni che permettono di riportare Krishna a Vrindavana. Srimati Radharani non volle andare con Krishna a Dvaraka per godere della Sua compagnia in un'atmosfera regale, ma desiderò gustare la Sua presenza nell'atmosfera originale di Vrindavana. In realtà Sri Krishna profondamente attaccato alle gopi, non lascia mai Vrindavana, cosicché le gopi e gli altri abitanti del villaggio restano sempre soddisfatti nella coscienza di Krishna.

 

Così terminano gli insegnamenti di Bhaktivedanta sull'ottantunesimo capitolo del Libro di Krishna intitolato: "Krishna e Balarama incontrano gli abitanti di Vrindavana".

 

 

 

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