La reincarnazione: La scienza eterna della vita
         
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8° CAPITOLO

Non tornate più

 

I saggi dell'antica India ci dicono che lo scopo della vita umana è quello di sfuggire al ciclo senza fine delle reincarnazioni. "Non bisogna più ritornare", questo è il loro avvertimento. In sostanza, l'essere prigioniero del ciclo di morti e rinascite è paragonabile all'eroe greco Sisifo, re di Corinto, che un giorno volle essere più astuto degli dei, ma fu condannato a un destino senza speranza. Il suo castigo era quello di spingere, rotolandola, una pesante pietra fino in cima a una collina; ma ogni volta che raggiungeva la cima, questa pietra rotolava giù fino ai piedi della collina, costringendo Sisifo a ricominciare senza tregua il suo penoso compito. Similmente, quando un essere vivente arriva al termine di una vita in questo mondo materiale, la legge della reincarnazione lo forza a ricominciarne un'altra. In ognuna delle sue esistenze l'uomo fatica duramente per raggiungere qualche obiettivo materiale, ma tutti i tentativi si concludono sempre in un insuccesso ed egli è costretto a ricominciare da capo.

Fortunatamente noi non siamo Sisifo, ed esiste un modo per sfuggire al ciclo delle morti e delle nascite. Il primo passo su questa via è sapere che noi non siamo il nostro corpo. I Veda dichiarano a questo proposito, aham brahmasmi: "Io sono un'anima spirituale pura." In quanto anime spirituali, un legame ci unisce tutti all'Anima Suprema, Krishna, Dio. L'anima individuale può essere paragonata a una scintilla che scaturisce dal fuoco dell'Anima Suprema. Proprio come il fuoco e la scintilla possiedono gli stessi attributi, l'anima individuale ha la stessa natura spirituale del Signore Supremo. Il Signore e l'essere individuale possiedono entrambi una natura fatta di eternità, conoscenza e felicità. Tutti gli esseri viventi esistono originariamente nel mondo spirituale in quanto servitori spirituali di Dio, ma quando l'essere individuale desidera spezzare questo legame cade sotto il giogo dell'energia materiale. L'anima eterna diventa allora prigioniera del ciclo di morti e rinascite successive e deve assumere diversi corpi, in relazione al suo karma.

Per liberarsi dalla reincarnazione bisogna comprendere a fondo la legge del karma. La parola karma è un termine sanscrito che definisce una legge della natura paragonabile al principio scientifico moderno di azione e reazione. A volte diciamo: "Dopo tutto, io non l'ho meritato! Spesso ci rendiamo istintivamente conto di essere, in un modo o in un altro, responsabili delle cose buone e cattive che ci accadono, anche se l'esatto meccanismo ci sfugge. Gli studiosi di letteratura usano il termine "giustizia immanente" per descrivere il destino sfortunato di personaggi malintenzionati, e nell'ambito della religione i teologi dibattono sul significato dell'aforisma "Occhio per occhio dente per dente" e "Raccoglierete quello che avete seminato".
Ma la legge del karma si spinge più lontano di queste formule vaghe e di questi aforismi, perché racchiude la scienza completa delle cause e degli effetti, soprattutto per quanto riguarda la reincarnazione. Nel corso stesso di questa vita, mediante i nostri pensieri e le nostre azioni, ci prepariamo il nostro prossimo corpo, che potrà essere più elevato o inferiore a quello che possediamo attualmente.

Ottenere un corpo umano è cosa rara; l'anima vi accede solamente dopo essere passata attraverso milioni di specie inferiori. Solo la forma umana dà all'essere l'intelligenza che gli permette di capire le leggi del karma, e di liberarsi dalla reincarnazione. Il corpo umano è la sola scappatoia che permetterà di sfuggire alle sofferenze dell'esistenza materiale. La persona che fa un cattivo uso della sua forma umana e non prende coscienza del suo sé spirituale non vale molto di più di un cane o di un asino. Le conseguenze del karma sono paragonabili a polvere che ricopre lo specchio della nostra pura e originale coscienza spirituale. Solo il canto del mantra Hare Krishna può far scomparire questa contaminazione. Esso si compone dei nomi sanscriti di Dio:

 

hare krishna hare krishna krishna krishna hare hare
hare rama hare rama rama rama hare hare

 

Questo mantra (spesso chiamato il grande inno della liberazione) ha il potere di liberarci dal karma ed è menzionato in tutte le Scritture vediche. Lo Srimad Bhagavatam, la crema dei Purana, insegna: "Gli esseri viventi che sono presi nelle complesse reti della nascita e della morte possono essere immediatamente liberati se cantano, anche inconsciamente, il santo nome di Krishna. Nel Visnu-dharma è detto: "La parola Krishna ha un'influenza così benefica che chiunque canti questo santo nome sfugge subito alle conseguenze degli atti colpevoli compiuti nel corso di innumerevoli esistenze." Infine, il Brihan-Naradiya Purana considera il canto del mantra Hare Krishna il metodo più semplice per ottenere la liberazione durante l'era di decadenza in cui viviamo.

Tuttavia, per essere efficace, il mantra deve essere ricevuto da: un maestro spirituale autentico che appartenga alla successione di 4 maestri spirituali che ha origine da Krishna stesso. Solo la misericordia di un guru autentico permetterà all'essere di liberarsi dal ciclo delle morti e delle rinascite. Nel Caitanya-caritamrita, Sri Caitanya, il Signore stesso, dichiara: "Secondo il loro karma, tutti gli esseri viventi errano per tutto l'universo. Alcuni vengono elevati ai sistemi planetari superiori; altri discendono nei sistemi planetari inferiori. Tra questi innumerevoli esseri che errano per l'universo, il più fortunato è colui che, per la grazia di Krishna, avrà l'occasione di incontrare un maestro spirituale autentico."

Come si può riconoscere un maestro spirituale autentico? Prima di tutto egli deve appartenere a una linea di successione autorizzata che abbia origine da Krishna. Un maestro spirituale riceve gli insegnamenti di Sri Krishna attraverso la successione di maestri, e si limita a ripetere questi insegnamenti senza alterarli minimamente, proprio come li ha ascoltati dal suo maestro spirituale. Egli non è un impersonalista o un nichilista, ma un rappresentante del Signore Supremo. Inoltre, il maestro spirituale autentico è completamente libero da ogni forma di peccato (consumo di carne, vita sessuale illecita, giochi d'azzardo e uso di sostanze eccitanti o tossiche) ed è costantemente assorto nella coscienza divina, ventiquattro ore al giorno. Solo un tale maestro spirituale ha la possibilità di liberarci dalla reincarnazione. L'esistenza materiale è paragonabile a un vasto oceano di morti e di rinascite. La forma umana è simile a un vascello che permette di traversare l'oceano, il maestro spirituale è il capitano del vascello. Egli dà le direttive grazie alle quali i discepoli possono ritrovare la loro natura spirituale originale.

All'iniziazione il maestro spirituale accetta di prendere su di sé il karma residuo del suo discepolo. Se il discepolo si conforma integralmente alle istruzioni del guru, ossia del maestro spirituale autentico, si libera allora dal ciclo della reincarnazione.
Srila Prabhupada, l'acarya fondatore dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna, scrisse un giorno: “Il guru si assume una responsabilità molto pesante. Deve guidare il suo discepolo e renderlo capace di diventare un candidato eleggibile alla posizione perfetta l'immortalità. Il guru deve essere in grado di condurre il suo discepolo alla sua dimora originale, da Dio. Egli ha spesso affermato anche che ascoltando sempre i discorsi che riguardano Krishna, il maestro supremo e la causa di tutte le cause, si otterrà la liberazione.


Tecniche pratiche per liberarsi dal karma e dalla reincarnazione

Le attività della gratificazione dei sensi, il cui solo scopo è quello di dar piacere alla mente e ai sensi, sono la causa dell'incatenamento alla materia; finché l'anima si dedica a queste attività interessate non cesserà di trasmigrare da una specie all'altra.
Rishabhadeva, un avatara di Krishna, ci avverte: "Gli esseri hanno l'insaziabile desiderio di soddisfare i loro sensi. Un uomo che considera la soddisfazione dei sensi lo scopo dell'esistenza desidererà a ogni costo impostare la propria vita sul materialismo e si dedicherà a ogni sorta di attività riprovevoli. Egli ignora di aver ricevuto quel corpo a causa dei suoi errori precedenti e ignora anche che quel corpo, sebbene temporaneo, è la causa della sua triste condizione. In realtà, l'essere vivente non avrebbe dovuto assumere un corpo materiale, ma questo gli è stato assegnato a causa del suo desiderio di soddisfare i sensi.

Penso, quindi, che non sia conveniente per un uomo intelligente immergersi di nuovo nelle azioni destinate alla gratificazione dei sensi, poiché queste azioni lo condannano a ricevere continuamente nuovi corpi materiali. Fino a quando l'essere non si informa sui valori spirituali dell'esistenza è sconfitto, e resta soggetto alle sofferenze che provengono dall' ignoranza. Che egli sia contaminato dal peccato o virtuoso, il karma deve portare i suoi frutti. La mente della persona che intraprende la via del karma è detta karmatmaka, cioè tinta di azione interessata. Finché la mente è impura, la coscienza è offuscata, e finché l'essere è assorto nell'azione interessata, sarà costretto ad accettare un corpo materiale.

Quando l'essere vivente è situato sotto l'influenza dell'ignoranza non può comprendere la natura dell'anima individuale e quella dell'Anima Suprema; la sua mente subisce allora il giogo dell'azione interessata. Per questa ragione, fino a quando non svilupperà amore per Dio, non sarà certamente dispensato dall'assumere dei corpi materiali." (S.B. 5.5.4-6)
Dobbiamo agire al livello dell'anima spirituale. In ciò consiste appunto il servizio di devozione, che comprende numerose tecniche d'ordine pratico, destinate a liberarci dal karma e dalla reincarnazione. Esse sono qui sotto elencate:

Il primo principio del servizio di devozione afferma che si deve sempre cantare il mantra:

 

hare krishna, hare krishna, krishna krishna, hare hare
hare rama, hare rama, rama rama, hare hare

 

Si devono anche studiare le Scritture vediche con assiduità -in particolare la Bhagavad-gita e lo Srimad Bhagavatam al fine di sviluppare una comprensione completa della natura e del sé, delle leggi del karma, del processo della reincarnazione e dei mezzi che favoriscono la realizzazione del sé.

Ci si deve cibare soltanto di alimenti vegetariani spiritualizzati. Nella Bhagavad-gita, Sri Krishna afferma che il nostro nutrimento deve essere costituito solo di alimenti che Gli siano stati offerti in sacrificio, altrimenti si sarà implicati nelle reazioni del karma.

 

patram puspam phalam toyam
yo me bhaktya prayacchati
tad aham bhakty-upahrtam
asnami prayatatmanah

 

"Se qualcuno Mi offre con amore e devozione una foglia, un fiore, un frutto e dell'acqua, accetterò la sua offerta."
(B.g. 9.26)

 

Questo verso chiarisce che il Signore non accetta l'offerta di alcol, carne, pesce o uova, ma desidera soltanto offerte di alimenti vegetariani preparati con amore e devozione.
Dovremmo riflettere sul fatto che gli alimenti non possono essere prodotti da operai in fabbrica. Gli uomini non possono nutrirsi di benzina, plastica o acciaio. L'alimentazione dell'uomo viene prodotta secondo i disegni naturali del Signore, e l'offerta di cibo a Krishna è un modo di riconoscere il nostro debito verso Dio. Come procedere per offrire il nostro cibo a Krishna? La tecnica è molto semplice e la sua esecuzione molto facile. Ognuno può tenere un piccolo altare a casa sua, con un'immagine di Sri Krishna e una del maestro spirituale. Il modo più semplice per offrire è quello di porre gli alimenti davanti a queste immagini e dire: "O Signore, o Krishna, Ti prego, accetta questa umile offerta", e cantare Hare Krishna. La devozione sincera è ciò che conta in questa offerta. Dio non ha fame di cibo, ma del nostro amore, e quando mangiamo questi alimenti purificati che sono stati accettati da Krishna, ci liberiamo dal nostro karma e diventiamo immuni da ogni contaminazione materiale.

II principio positivo dell'offerta di alimenti vegetariani a Krishna implica naturalmente un divieto, cioè l'astensione dalla carne, dal pesce o dalle uova. Mangiare carne significa partecipare a un inutile massacro di altri esseri viventi. Questo suscita cattive reazioni karmiche nel corso di questa vita o della prossima. Le leggi del karma spiegano che colui che uccide un animale per cibarsene diverrà egli stesso una vittima nella sua prossima vita e, a sua volta, sarà cibo per gli altri. Anche nel troncare la vita dei vegetali si produce un certo karma, ma esso viene annullato col procedimento dell'offerta del cibo a Krishna, poiché il Signore stesso dichiara di accettare tali offerte vegetariane. Bisogna anche rinunciare alle sostanze eccitanti e tossiche, compreso il caffè, il tè, l'alcol e il tabacco. Intossicarsi in questo modo significa sottostare all'influenza dell'ignoranza e ciò può condurci a una nascita inferiore nella nostra prossima vita.

Le altre tecniche che permettono di liberarsi dal ciclo delle reincarnazioni includono l'offerta a Dio del frutto del nostro lavoro. Tutti gli uomini devono lavorare per provvedere ai bisogni del corpo; ma se si agisce soltanto per la propria soddisfazione bisogna accettare le reazioni determinate dal karma, buone o cattive che esse siano, nel corso delle vite future. La Bhagavad-gita insegna che bisogna agire per la soddisfazione del Signore. Questa attività, conosciuta come servizio di devozione, è esente da ogni karma. Agire nella coscienza di Krishna significa sacrificio. L'uomo deve sacrificare il suo tempo o il suo denaro per la soddisfazione dell'Essere Supremo. "L'attività deve essere compiuta come sacrificio a Visnu, altrimenti lega il suo autore a questo mondo materiale." (B.g. 3.9) L'azione compiuta come servizio di devozione non preserva soltanto dalle reazioni del karma, ma eleva progressivamente al servizio d'amore spirituale offerto al Signore, e questa è la chiave che permette di accedere al regno di Dio.

Non è necessario cambiare attività. Uno scrittore può scrivere per Krishna, un artista dipingere per Krishna, un cuoco esercitare la sua attività per Krishna. Coloro che non possono direttamente utilizzare i loro talenti e le loro capacità al servizio di Krishna possono sacrificare i frutti del loro lavoro, donando una parte del salario per aiutare la propagazione della coscienza di Krishna nel mondo. Bisogna sempre, comunque, guadagnarsi la vita in modo onesto. Per esempio, non bisogna esercitare il mestiere di macellaio o praticare il gioco d'azzardo.

I genitori devono educare i loro figli in coscienza di Dio. I Veda affermano che i genitori sono responsabili delle reazioni karmiche dei loro figli. In altre parole, se tuo figlio incorre in un cattivo karma dovrai subire parte di quel karma. I bambini devono essere istruiti riguardo all'importanza di obbedire alle leggi di Dio, devono imparare a non comportarsi in modo riprovevole e dovranno anche sviluppare amore per il Signore Supremo. I genitori dovrebbero favorire in loro la comprensione delle leggi sottili del karma e della reincarnazione.

Le persone coscienti di Krishna non devono dedicarsi alla vita sessuale illecita, cioè al di fuori del matrimonio, o senza l'intenzione di procreare. Dobbiamo anche render noto che gli aborti suscitano una reazione karmica particolare: coloro che partecipano all'uccisione di un bambino nell'utero della madre potranno loro stessi essere posti nel ventre di una madre che deciderà di abortire, e saranno massacrati nello stesso orribile modo. Ma chi vuole porre fine a questo genere di peccato potrà liberarsi dalle reazioni inflitte dal karma cantando i santi nomi di Dio con devozione e senza commettere offese.

Bisogna frequentare in modo regolare le persone che si sforzano di liberarsi dall'influenza del karma e dal ciclo di nascite e morti. I devoti di Krishna, che vivono in armonia con i princìpi spirituali che reggono l'universo, trascendono le influenze della natura materiale e iniziano a manifestare autentiche qualità spirituali. Infatti, come si può contrarre una malattia frequentando una persona malata, è possibile risvegliare progressivamente le nostre qualità spirituali a contatto coi devoti.

Seguendo queste semplici regole, tutti possono liberarsi dagli effetti del karma; al contrario, chi non le osserva dovrà sicuramente impigliarsi nelle reti dell'azione materiale e delle sue conseguenze. Le leggi della natura sono intransigenti, ma sfortunatamente ben pochi lo sanno. L'ignoranza della legge, però, non è una scusa. Chi viene arrestato per eccesso di velocità non può sostenere di essere innocente perché non conosceva i limiti di velocità. La natura non scuserà chi non conosce i princìpi dell'igiene: la sua ignoranza gli farà contrarre una malattia. Un bambino che ignora la natura del fuoco verrà inevitabilmente bruciato se lo tocca con la mano. Quindi, per sfuggire alla ripetizione senza fine di nascite e morti, dobbiamo capire le leggi del karma e della reincarnazione. Altrimenti dovremo ritornare senza sosta in questo mondo materiale; teniamo presente che questo potrebbe anche non accadere sempre in una forma umana.

L'anima, nel suo stato condizionato, è paragonabile al pilota di una navicella spaziale dotata di vita, che viaggia costantemente attraverso il tempo e lo spazio. Per la legge cosmica del karma l'anima abita differenti corpi su diversi pianeti negli universi materiali. Ma, dovunque vada, troverà le stesse condizioni d'esistenza. Come Krishna insegna nella Bhagavad-gita (8.16): "Tutti i pianeti del mondo materiale, dal più alto al più basso, sono luoghi di sofferenza dove nascita e morte si susseguono. Ma colui che raggiunge la Mia dimora, o figlio di Kunti, non rinasce più." La Gita e altri scritti vedici sono paragonabili a manuali d'istruzioni che guidano verso il vero scopo del viaggio della vita. Se capiamo la scienza della reincarnazione possiamo liberare l'anima dalle forze del karma e dirigere il suo volo verso le sfere immateriali della conoscenza, della felicità e dell'eternità.

 

 

 

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