...continua Cap. 11
VERSO 12
divi surya-sahasrasya
bhaved yugapad utthita
yadi bhah sadrisi sa syad
bhasas tasya mahatmanah
divi: nel cielo; surya: di soli; sahasrasya: di molte migliaia; bhavet: ci fossero; yugapat: simultaneamente; utthita: presenti; yadi: se; bhah: luce; sadrisi: simile a ciò; sa: quella; syat: sarebbe; bhasah: radiosità; tasya: di Lui; maha-atmanah: il grande Signore.
TRADUZIONE
Se migliaia e migliaia di soli sorgessero insieme nel cielo, il loro sfolgorio si avvicinerebbe forse a quello del Signore Supremo in questa forma universale.
SPIEGAZIONE
Ciò che vede Arjuna non si può descrivere. Tuttavia Sanjaya si sforza di evocare l'immagine di questa grande rivelazione nella mente di Dhritarastra. Né Sanjaya né Dhritarastra sono presenti davanti alla forma universale del Signore, ma Sanjaya, per la grazia di Vyasa, che lo ha dotato di uno speciale potere visivo, può conoscere tutti gli avvenimenti che si svolgono sul campo di battaglia. Qui egli dà della scena un'immagine che è ancora nei limiti della nostra comprensione, paragonandola a un fenomeno accessibile alla nostra immaginazione: il sorgere di centinaia di migliaia di soli.
VERO 13
tatraika-stham jagat kritsnam
pravibhaktam anekadha
apasyad deva-devasya
sarire pandavas tada
tatra: là; eka-stham: in un luogo; jagat: l'universo; kritsnam: completo; pravibhaktam: diviso; anekadha: in molti; apasyat: poté vedere; deva-devasya: di Dio, la Persona Suprema; sarire: nella forma universale; pandavah: Arjuna; tada: in quel momento.
TRADUZIONE
Sebbene le limitate espansioni dell'universo siano molte migliaia, Arjuna le vede riunite tutte in un solo punto, nella forma universale del Signore.
SPIEGAZIONE
Il termine tatra, "là", in questo verso, è molto significativo: ci mostra Krishna e Arjuna insieme sul carro nel momento in cui Arjuna vede la forma universale del Signore. Gli altri guerrieri, sul campo di battaglia, non possono contemplare questa forma, poiché soltanto Arjuna ha ricevuto da Krishna la visione adatta. Nel corpo del Signore egli vede migliaia di pianeti. Gli Scritti vedici c'informano che esistono innumerevoli universi con innumerevoli pianeti, alcuni fatti di terra, altri di oro, di pietre preziose, e così via, alcuni immensi e altri meno estesi. Seduto sul suo carro, Arjuna può vederli tutti. Ma nessuno, sul campo di battaglia, immagina ciò che accade tra Krishna e Arjuna.
VERSO 14
tatah sa vismayavisto
hrista-roma dhananjayah
pranamya sirasa devam
kritanjalir abhasata
tatah: poi; sah: egli; vismaya-avistah: sopraffatto dallo stupore; hrista-roma: coi peli che si rizzano sul corpo a causa della grande estasi; dhananjayah: Arjuna; pranamya: offrendo omaggi; sirasa: con la testa; devam: a Dio, la Persona Suprema; krita-anjalih: a mani giunte; abhasata: cominciò a parlare.
TRADUZIONE
Allora, confuso e attonito, i peli ritti sul corpo, Arjuna china la testa in segno di omaggio e a mani giunte comincia a offrire preghiere al Signore.
SPIEGAZIONE
Di fronte alla visione divina, il rapporto tra Krishna e Arjuna cambia aspetto. Arjuna era sempre stato unito al Signore da un'intima amicizia, ma dopo aver visto la Sua forma universale egli offre con grande rispetto i suoi omaggi a Krishna e a mani giunte Gli rivolge delle preghiere che glorificano la Sua forma universale. La sua relazione d'amicizia con Krishna si trasforma in una relazione di meraviglia. Tutti i grandi devoti vedono in Krishna l'oceano di tutte le relazioni che vengono scambiate tra gli uomini, tra gli esseri celesti o tra il Signore e i Suoi devoti. Dodici relazioni fondamentali sono menzionate nelle Scritture,¹ e tutti si ritrovano in Krishna.
Arjuna è dunque ispirato da una relazione di meraviglia, che suscita in lui, di solito così calmo, moderato e sereno, l'estasi: i peli gli si rizzano sul corpo e a mani giunte rende il suo omaggio al Signore Supremo. Non ha paura, naturalmente, ma è colpito dalle meravigliose glorie del Signore Supremo. E questa meraviglia turba il naturale legame d'amicizia che lo unisce al Signore e provoca in lui il comportamento descritto nel verso.
VERSO 15
arjuna uvaca
pasyami devams tava dehe
sarvams tatha bhuta-visesa-sanghan
brahmanam isam kamalasana-stham
risims ca sarvan uragams ca divyan
arjunah uvaca: Arjuna disse; pasyami: vedo; devan: tutti gli esseri celesti; tava: Tuo; deva: o Signore; dehe: nel corpo; sarvan: tutti; tatha: anche; bhuta: gli esseri viventi; visesa-sanghan: riuniti in modo particolare; brahmanam: Sri Brahma; isam: Sri Siva; kamala-asana-stham: seduto sul fiore di loto; risiin: grandi saggi; ca: anche; sarvan: tutti; uragan: serpenti; ca: anche; divyan: divini.
TRADUZIONE
Arjuna disse:
Krishna, mio caro Signore, vedo riuniti nel Tuo corpo tutti gli esseri celesti e molti altri esseri. Vedo Brahma, seduto sul fiore di loto, vedo Siva, e tutti i saggi e i serpenti divini.
SPIEGAZIONE
Arjuna vede tutto l'universo: da Brahma, il primo essere creato, fino al serpente celeste sul quale è sdraiato Garbhodakasayi Visnu, nelle regioni inferiori dell'universo. Questo "giaciglio" è chiamato Vasuki (nome che portano anche altri serpenti). Da Garbhodakasayi Visnu fino al punto più alto dell'universo - il pianeta a forma di fiore di loto, dove vive Brahma, il primo essere creato - dall'inizio alla fine, Arjuna dal suo carro può contemplare tutto l'universo. Ciò fu possibile per la grazia del Signore Supremo, Sri Krishna.
VERSO 16
aneka-bahudara-vaktra-netram
pasyami tvam sarvato 'nanta-rupam
nantam na madhyam na punas tavadim
pasyami visvesvara visva-rupa
aneka: molte; bahu: braccia; udara: ventri; vaktra: bocche; netram: occhi; pasyami: vedo; tvam: Te; sarvatah: da ogni lato; ananta-rupam: forme illimitate; na antam: senza fine; na madhyam: né centro; na punah: neppure; tava: Tuo; adim: inizio; pasyami: vedo; visva-isvara: o Signore dell'universo; visva-rupa: nella forma dell'universo.
TRADUZIONE
O Signore dell'universo, forma universale, vedo nel Tuo corpo innumerevoli braccia, ventri bocche e occhi estesi in ogni luogo, senza limite. Non vedo fine in Te, né meta, né inizio.
SPIEGAZIONE
Krishna è Dio, la Persona Suprem e illimitata; in Lui tutte le cose possono essere contemplate.
VERSO 17
kiritinam gadinam cakrinam ca
tejo-rasim sarvato diptimantam
pasyami tvam durniriksyam samantad
diptanalarka-dyutim aprameyam
kiritinam: con elmetti; gadinam: con mazze; cakrinam: con dischi; ca: e; tejah-rasim: radiosità; sarvatah: da ogni parte; dipti-mantam: risplendente; pasyami: vedo; tvam: Te; durniriksyam: difficile da vedere; samantat: in ogni luogo; dipta-anala: fuoco ardente; arka: del sole; dyutim: i raggi; aprameyam: incommensurabile.
TRADUZIONE
E difficile contemplare la Tua forma per la radiosità accecante che diffonde in ogni direzione, ardente come il fuoco e incommensurabile come il sole. Eppure questa forma la vedo risplendere per ogni dove, adorna delle sue varie corone, mazze e dischi.
VERSO 18
tvam aksaram paramam veditavyam
tvam asya visvasya param nidhanam
tvam avyayah sasvata-dharma-gopta
sanatanas tvam puruso mato me
tvam: Tu; aksaram: l'infallibile; paramam: supremo; veditavyam: devi essere compreso; tvam: Tu; asya: di questo; visvasya: universo; param: suprema; nidhanam: base; tvam: Tu; avyayah: inesauribile; sasvata-dharma-gopta: sostegno della religione eterna; sanatanah: eterno; tvam: Tu; purusah: la Persona Suprema; matah me: questa è la mia opinione.
TRADUZIONE
Tu sei l'obiettivo originale e supremo. Sei il rifugio definitivo dell'universo intero, sei inesauribile e il più antico di tutti. Sei il sostegno della religione eterna e l'eterna Persona Divina. Questa è la mia opinione.
VERSO 19
anadi-madhyantam ananta-viryam
ananta-bahum sasi-surya-netram
pasyami tvam dipta-hutasa vaktram
sva-tejasa visvam idam tapantam
anadi: senza inizio; madhya: metà; antam: o fine; ananta: illimitate; viryam: glorie; ananta: illimitate; bahum: braccia; sasi: la luna; surya: e il sole; netram: occhi; pasyami: vedo; tvam: Te; dipta: ardente; hutasa-vaktram: fuoco che emana dalla Tua bocca; sva-tejasa: con la Tua luce sfolgorante; visvam: universo; idam: questo; tapantam: scaldando.
TRADUZIONE
In Te non esiste inizio, metà o fine. La Tua gloria è illimitata. Innumerevoli sono le Tue braccia, e il sole e la luna sono i Tuoi occhi. Vedo che sprigioni dalle Tue bocche un fuoco ardente e bruci l'universo intero con la Tua radiosità.
SPIEGAZIONE
Non c'è limite all'estensione delle sei perfezioni del Signore Supremo. In questo verso, come in numerosi altri, si troveranno delle ripetizioni, ma gli Scritti vedici c'insegnano che la ripetizione delle glorie di Krishna non costituisce affatto una debolezza letteraria. Quando si è turbati, meravigliati o presi da una grande estasi, succede di ripetere più volte le stesse esclamazioni, ma queste ripetizioni non possono essere considerate una forma d'imperfezione.
VERSO 20
dyava-prihivyor idam antaram hi
vyaptam tvayaikena disas ca sarvah
dristvadbhutam rupam ugram tavedam
loka-trayam pravyathitam mahatman
dyau: dallo spazio esterno; a-prithivyoh: alla terra; idam: questo; antaram: intermedio; hi: certamente; vyaptam: pervaso; tvaya: da Te; ekena: solo; disah: direzioni; ca: e; sarvah: tutti; dristva: vedendo; adbhutam: meravigliosa; rupam: forma; ugram: terribile; tava: Tua; idam: questa; loka: i sistemi planetari; trayam: tre; pravyathitam: perturbati; maha-atman: o Tu così grande.
TRADUZIONE
Sebbene Tu sia Uno, Ti estendi attraverso il cielo, i pianeti e lo spazio che li separa. O maestoso Signore, vedendo questa Tua forma prodigiosa e terribile, tutti i sistemi planetari sono in preda allo sgomento.
SPIEGAZIONE
Le parole dyav a-prithivyoh (lo spazio che separa il cielo e la Terra) e loka-trayam (i tre mondi) hanno qui un'importanza particolare perché mostrano che la forma universale del Signore non è vista solo da Arjuna, ma anche da altre persone, in altri sistemi planetari. Questa visione non è dunque un sogno, perché tutti coloro che il Signore dotò di visione divina videro quella forma universale sul campo di battaglia.
VERSO 21
ami hi tvam sura-sangha visanti
kecid bhitah pranjalayo grinanti
svastity uktva maharsi-siddha-sanghah
stuvanti tvam stutibhih puskalabhih
ami: tutti coloro; hi: certamente; tvam: Te; sura-sanghah: gruppi di esseri celesti; visanti: entrano; kecit: alcuni tra loro; bhitah: per la paura; pranjalayah: a mani giunte; grinanti: offrono preghiere; svasti: ogni pace; iti: così; uktva: parlando; maha-risi: grandi saggi; siddha-sanghah: esseri perfetti; stuvanti: cantano inni; tvam: a Te; stutibhih: con preghiere; puskalabhih: inni vedici.
TRADUZIONE
Moltitudini di esseri celesti si sottomettono a Te ed entrano in Te. Atterriti, alcuni di loro offrono preghiere a mani giunte. Una folla di saggi e di esseri realizzati si rivolgono a Te col canto degli inni vedici e gridano: "Pace, pace!"
SPIEGAZIONE
Gli esseri celesti, in tutti i sistemi planetari, temono questa forma universale e il suo abbagliante splendore. Perciò pregano e implorano la protezione del Signore.
VERSO 22
rudraditya vasavo ye ca sadhya
visve 'svinau marutas cosmapas ca
gandharva-yaksasura siddha-sangha
viksante tvam vismitas caiva sarve
rudra: manifestazioni di Siva; adityah: gli Aditya; vasavah: i Vasu; ye: tutti costoro; ca: e; sadhyah: i Sandhya; visve: i Visvedeva; asvinau: gli Asvini-kumara; marutah: i Marut; ca: e; usma-pah: gli antenati; ca: e; gandharva: dei Gandharva; yaksa; gli Yaksa; asura: i demoni; siddha: gli esseri celesti giunti a perfezione; sanghah: riuniti; viksante: stanno contemplando; tvam: Te; vismitah: nello stupore; ca: anche; eva: certamente; sarve: tutti.
TRADUZIONE
Le varie manifestazioni di Siva, gli Aditya, i Vasu, i Sadhya, i Visvedeva, i due Asvini, i Marut, gli antenati, i Gandharva, gli Yaksa, gli Asura e gli esseri celesti realizzati, tutti Ti contemplano in preda allo stupore.
VERSO 23
rupam mahat te bahu-vaktra-netram
maha-baho bahu-bahuru-padam
bahudaram bahu-damstra-karalam
dritsva lokah pravyathitas tathaham
rupam: la forma; mahat: molto grande; te: Tua; bahu: molti; vaktra: volti; netram: e occhi; maha-baho: Tu che hai potenti braccia; bahu: molte; bahu: braccia; uru: cosce; padam: e gambe; bahu-udaram: molti ventri; bahu-damstra: molti denti; karalam: orribile; dristva: vedendo; lokah: tutti i pianeti; pravyathitah: agitati; tatha: similmente; aham: io.
TRADUZIONE
O Signore dalle braccia potenti, alla vista della Tua forma gigantesca con i suoi innumerevoli volti e occhi, braccia, ventri, cosce e gambe, alla vista dei Tuoi terribili denti, tutti i pianeti con i loro esseri celesti sono sconvolti, come lo sono anch'io.
VERSO 24
nabhah-sprisam diptam aneka-varnam
vyattananam dipta-visala-netram
dristva hi tvam pravyathitantaratma
dhritim na vindami samam ca visno
nabhah-sprisam: toccando il cielo; diptam: luminosi; aneka: molti; varnam: colori; vyatta: aperte; ananam: bocche; dipta: splendenti; visala: molto grandi; netram: occhi; dristva: vedendo; hi: certamente; tvam: Tu; pravyathita: agitato; antah: dentro; atma: anima; dhritim: stabilità; na: non; vindami: ho; samam: tranquillità della mente; ca: anche; visno: Sri Visnu.
TRADUZIONE
O Visnu, che tutto pervadi, nel guardare i Tuoi colori sfolgoranti che riempiono i cieli, le Tue bocche spalancate, i Tuoi immensi occhi sfavillanti, mi sento preda della paura; non riesco più a mantenere la stabilità e il mio equilibrio mentale.
VERSO 25
damstria-karalani ca te mukhani
drisvaiva kalanala-sannibhani
diso na jane na labhe ca sarma
prasida devesa jagan-nivasa
damstra: denti; karalani: terribili; ca: anche; te: Tuoi; mukhani: volti; dristva: vedendo; eva: così; kala-anala: il fuoco della morte; sannibhani: come se; disah: le direzioni; na: non; jane: so; na: non; labhe: ottengo; ca: e; sarma: grazia; prasida: sii compiaciuto; deva-isa: o Signore dei signori; jagat-nivasa: rifugio dei mondi.
TRADUZIONE
Alla vista dei Tuoi volti ardenti come la morte e dei Tuoi denti orribili i sensi mi vengono meno. Dovunque io guardi, la confusione mi assale. O Signore dei signori, rifugio dei mondi, sii benevolo con me.
VERSI 26-27
ami ca tvam dhritarastrasya putrah
sarve sahaivavani-pala-sanghaih
bhismo dronah suta-putras tathasau
sahasmadiyair api yodha-mukhyaih
vaktrani te tvaramana visanti
damstra-karalani bhayanakani
kecid vilagna dasanantaresu
sandrisyante curnitair uttamangaih
ami: questi; ca: anche; tvam: Tu; dhritarastrasya: di Dhritarastra; putrah: i figli; sarve: tutti; saha: con; eva: in verità; avani-pala: di re guerrieri; sanghaih: i gruppi; bhismah: Bhismadeva; dronah: Dronacarya; suta-putrah: Karna; tatha: anche; asau: ciò; saha: con; asmadiyaih: nostro; api: anche; yodha-mukhyaih: capi tra i guerrieri; vaktrani: bocche; te: Tue; tvaramanah: precipitando; visanti: entrano; damstra: denti; karalani: terribili; bhayanakani: veramente spaventosi; kecit: alcuni di loro; vilagnah: attaccati; dasana-antaresu: tra i denti; sandrisyante: appaiono; curnitaih: schiacciate; uttama-angaih: le teste.
TRADUZIONE
Tutti i figli di Dhritarastra con i loro alleati, e Bhisma, Drona, Karna - e anche i nostri guerrieri più eminenti - si precipitano nelle Tue bocche spaventose e rimangono intrappolati con le teste schiacciate tra i Tuoi denti.
SPIEGAZIONE
Come abbiamo visto in un verso precedente, Krishna ha promesso ad Arjuna di mostrargli cose che avrebbero suscitato in lui un grande interesse. Infatti Arjuna vede qui i capi dell'esercito rivale (Bhisma, Drona, Karna e tutti i figli di Dhritarastra) e i loro uomini, tutti annientati insieme a molti dei suoi stessi guerrieri. Questa visione gli predice la vittoria, nonostante le perdite considerevoli da entrambe le parti. Anche Bhisma, considerato invincibile, perirà e così Karna. I grandi guerrieri dell'esercito rivale non saranno i soli a trovare la morte, alcuni tra i capi del campo di Arjuna incontreranno la stessa sorte.
VERSO 28
yatha nadinam bahavo 'mbu-vegah
samudram evabhimukha dravanti
tatha tavami nara-loka-vira
visanti vaktrany abhivijvalanti
yatha: come; nadinam: dei fiumi; bahavah: le numerose; ambu-vegah: acque fluenti; samudram: l'oceano; eva: certamente; abhimukhah: verso; dravanti: scivolano; tatha: similmente; tava: Tue; ami: tutti questi; nara-loka-virah: re della società umana; visanti: entrano; vaktrani: le bocche; abhivijvalanti: ardono.
TRADUZIONE
Come le acque dei fiumi si gettano nell'oceano, così tutti questi grandi guerrieri si precipitano bruciando nelle Tue bocche.
VERSO 29
yatha pradiptam jvalanam patanga
visanti nasava samriddha-vegah
tathaiva nasaya visanti lokas
tavapi vaktrani samriddha-vegah
yatha: come; pradiptam: ardendo; jvalanam: un fuoco; patangah: farfalle; visanti: entrano; nasaya: per la distruzione; samriddha: con piena; vegah: velocità; tatha eva: similmente; nasaya: per la distruzione; visanti: entrano; lokah: tutte queste persone; tava: Tue; api; anche; vaktrani: bocche; samriddha-vegah: a gran velocità.
TRADUZIONE
Come farfalle che si lanciano verso la morte in un fuoco ardente, tutti questi uomini si precipitano a gran velocità nelle Tue bocche.
VERSO 30
lelihyase grasamanah samantal
lokan samagran vadanair jvaladbhih
tejobhir apurya jagat samagram
bhasas tavograh pratapanti visno
lelihyase: Tu mordi; grasamanah: divorando; samantat: da tutte le direzioni: lokan: persone; samagran: tutte; vadamaih: con le Tue bocche; jvaladbhi: ardendo; tejobhih: con la radiosità; apurya: che copre; jagat: l'universo; samagram: tutto; bhasah: raggi; tava: Tuoi; ugrah: terribili; pratapanti: bruciano; visno: o Signore che tutto pervadi.
TRADUZIONE
O Visnu, vedo che inghiotti uomini in tutte le direzioni con le Tue bocche infuocate. Coprendo l'universo con la Tua radiosità Ti manifesti con terribili raggi ardenti.
VERSO 31
akhyahi me ko bhavan ugra-rupo
namo 'stu te deva-vara prasida
vijnatum icchami bhavantam adyam
na hi prajanami tava pravrittim
akhyahi: spiega, Ti prego; me: a me; kah: chi; bhavan: Tu; ugrarupah: forma terribile; namah astu: omaggi; te: a Te; deva-vara: o grande tra gli esseri celesti; prasida: concedi la Tua grazia; vijnatum: conoscere; icchami: desiderio; bhavantam: Te; adyam: l'originale; na: non; hi: certamente; prajanami: io non conosco; tava: Tua; pravrittim: missione.
TRADUZIONE
O Signore dei signori, la Tua forza è terrificante, Ti prego, dimmi chi sei. Ti offro i miei omaggi; Ti prego, concedimi la Tua grazia. Tu sei il Signore primordiale e io vorrei conoscerTi perché non so qual é la Tua missione.
VERSO 32
sri-bhagavan uvaca
kalo 'smi loka-ksaya-krit pravriddho
lokan samahartum iha pravrittah
rite 'pi tvam na bhavisyanti sarve
ye 'vastitah pratyanikesu yodhah
sri-bhagavan uvaca: Dio, la Persona Suprema, disse; kalah: tempo; asmi: Io sono; loka: dei mondi; ksaya-krit: il distruttore; pravridhah: grande; lokan: tutti gli uomini; samahartum: nel distruggere; iha: in questo mondo; pravrittah: impegnati; rite: senza, eccetto che; api: anche; tvam: tu; na: mai; bhavisyantyi: sarai; sarve: tutti; ye: che; avastitah: situati; prati-anikesu: da entrambe le parti; yodhah: i soldati.
TRADUZIONE
Dio, la Persona Suprema, disse:
Io sono il tempo, il grande distruttore dei mondi, e sono venuto ad annientare tutti gli uomini. Ad eccezione di voi [i Pandava], tutti i guerrieri dei due eserciti presenti qui saranno uccisi.
SPIEGAZIONE
Sebbene Arjuna sappia che Krishna è Dio, la Persona Suprema, e rimanga il Suo amico, si sente smarrito di fronte alla potenza delle diverse forme che ora il Signore manifesta. Perciò cerca di sapere di più sulla vera missione di questa potenza devastatrice.
I Veda dichiarano che la Verità Assoluta distrugge tutto, anche i brahmana:
yasya brahma ca ksatram ca
ubhe bhavata odanah
mrityur yasyopasecanam
ka ittha veda yatra sah
Brahmana, ksatriya e tutti gli altri finiscono per essere annientati da questa Verità Suprema. Il Signore, sotto la forma del tempo che tutto consuma, è paragonato a un orco insaziabile, ed è in questa forma che Si presenta qui. Eccetto i Pandava, tutti i guerrieri presenti sul campo di battaglia saranno divorati da Lui.
Arjuna è contrario al combattimento, gli sembra che evitandolo si eviterebbe anche ogni frustrazione. Ma il Signore gli risponde che anche se rifiutasse di combattere, tutti questi guerrieri perirebbero ugualmente, poiché questo è il Suo piano. Anche se Arjuna decidesse di non attaccar battaglia, essi morirebbero in un altro modo. Nulla può fermare la morte. In realtà, essi sono già morti. Il tempo rappresenta la distruzione, e per il desiderio del Signore Supremo, ogni manifestazione in questo mondo è destinata all'annientamento. Queste sono le leggi della natura.
VERSO 33
tasmat tvam uttistha yaso labhasva
jitva satrun bhunksva rajyam samriddham
mayaivaite nihatah purvam eva
nimitta-matram bhava savya-sacin
tasmat: perciò; tvam: tu; uttistha: alzati; yasah: fama; labhasva: guadagna; jitva: conquista; satrun: nemici; bhunksva: godi; rajyam: regno; samriddham: fiorente; maya: da Me; eva: certamente; ete: tutti questi; nihatah: uccisi; purvam eva: per un piano precedente; nimitta-matram: soltanto lo strumento; bhava: diventa; savya-sacin: o Savyasaci.
TRADUZIONE
Alzati dunque, e sii pronto a combattere. La gloria sarà tua. Conquista i nemici e godi di un regno fiorente. Tutti per Mia volontà, sono già uccisi, e tu, o Savyasaci, non sei che uno strumento in questa lotta.
SPIEGAZIONE
Krishna chiama qui Arjuna col nome di Savyasaci che designa l'arciere molto abile, il guerriero che con le sue frecce può uccidere tutti i suoi nemici sul campo di battaglia. Le parole nimitta-matram ("diventa soltanto uno strumento") hanno una grande importanza. Il mondo intero, infatti, si muove secondo il piano di Dio, la Persona Suprema. La gente di poco sapere pensa che la natura agisca per capriccio, che non sia soggetta al volere di un'autorità superiore e che ogni manifestazione sia accidentale. Numerosi pseudo-scienziati costruiscono ognuno la propria teoria della creazione e del movimento della natura materiale, ricordando ai "forse" e agli "è probabile".
Ma non è questione di "forse", perché questo universo materiale obbedisce a un disegno ben preciso. La manifestazione cosmica rappresenta la possibilità, per le anime condizionate, di tornare alla loro vera dimora, al regno di Dio. Ma queste anime rimarranno condizionate finché manterranno la loro mentalità di dominio e l'ambizione di regnare sulla natura materiale. Invece, colui che arriva a capire il piano del Signore e coltiva la coscienza di Krishna dà prova della più alta intelligenza. La creazione e la distruzione della manifestazione materiale si compiono sotto la supervisione di Dio. Così avviene anche per la battaglia di Kuruksetra, che sarà combattuta secondo il piano del Signore. Ad Arjuna che si rifiuta d'impugnare le armi, viene spiegato che egli dovrebbe combattere secondo il desiderio del Signore Supremo; soltanto così troverà la felicità. L'uomo diventa perfetto quando si dedica al servizio trascendentale del Signore, in piena coscienza di Krishna.
VERSO 34
dronam ca bhismam ca jayadrathamc ca
karrnam tathanyam api yodha-viran
maya hatams tvam jahi ma vyathista
yudhyasva jetasi rane sapatnan
dronam ca: anche Drona; bhisman ca: anche Bhisma; jayadratham ca: anche Jayadratta; karnam: Karna; tatha: anche; anyan: altri; api: certamente; yodha-viran: grandi guerrieri; maya; da Me; hatan: già uccisi; tvam: tu; jahi: distruggi; ma: non; vyathistah: essere turbato; yudhyasva: lotta soltanto; jeta asi: vincerai; rane: nella lotta; sapatnan: i nemici.
TRADUZIONE
Drona, Bhisma, Jayadratta, Karna e gli altri valorosi guerrieri sono già stati annientati da Me. Perciò uccidili senza esserne turbato. Devi solo combattere e vincerai i tuoi nemici.
SPIEGAZIONE
Benché tutto si compia pervolontà del Signore Supremo, Sri Krishna è tanto buono e misericordioso verso i Suoi devoti che vuole sempre dar loro ogni merito, perché essi servono i Suoi piani secondo i Suoi desideri. Tutti, dunque, dovrebbero capire il Signore Supremo attraverso il Suo puro devoto, il maestro spirituale, e dedicare la loro vita alla coscienza di Krishna. Per la misericordia del Signore si potrà conoscere la Sua volontà. Allora basterà eseguirla, oppure eseguire la volontà dei Suoi devoti, entrambe della stessa importanza, per uscire vittoriosi nella lotta per l'esistenza.
VERSO 35
sanjaya uvaca
etac chrutva vacanam kesavasya
kritanjalir vepamanah kiriti
namaskritva bhuya evaha krishnam
sa-gadgadam bhita-bhitah pranamya
sanjayah uvaca: Sanjyaya disse; etat: così; srutva: ascoltando; vacanam: la parola; kesavasya: di Krishna; krita-anjalih: a mani giunte; vepamanah: tremando; kiriti: Arjuna; namaskritva: offrendo omaggi; bhuyah: di nuovo; eva: anche; aha: disse; krishnam: a Krishna; sa-gadgadam: con voce spezzata; bhita-bhitah: pieno di paura; pranamya: offrendo omaggi.
TRADUZIONE
Sanjaya disse a Dritarastra:
O Re, dopo aver ascoltato queste parole del Signore Supremo, tremando Arjuna Gli offre ripetutamente i suoi omaggi a mani giunte. Poi, pieno di paura e con voce rotta dall'emozione si rivolge a Krishna.
SPIEGAZIONE
Come abbiamo gia detto, alla vista della forma universale del Signore, Arjuna è completamente esterrefatto. Non si stanca di offrire i suoi omaggi a Krishna, e con voce rotta dall'emozione Gli rivolge le sue preghiere, non più come amico, ma come devoto in preda allo stupore.
VERSO 36
arjuna uvaca
sthane hrsikesa tava prakirtya
jagat prahrsyaty anurajyate ca
raksamsi bhitani diso dravanti
sarve namasyanti ca siddha-sanghah
arjunah uvaca: Arjuna disse; sthane: giustamente; hrsika-isa: o maestro di tutti i sensi; tava: Tue; prakirtya: per le glorie; jagat: il mondo intero; prahrsyati: esulta; anurajyate: attaccandosi; ca: e; raksamsi: demoni; bhitani: per la paura; disah in tutte le direzioni; dravanti: fuggono; sarve: tutti; namasyanti: offrendo omaggi; ca: anche; siddha-sanghah: gli esseri umani perfetti.
TRADUZIONE
Arjuna disse:
O maestro dei sensi, ascoltando il Tuo nome il mondo intero si riempie di gioia e tutti si sentono attratti da Te. Gli esseri perfetti Ti offrono i loro rispettosi omaggi, ma gli esseri demoniaci, in preda allo spavento, fuggono in ogni direzione. Ed è giusto the sia cosi.
SPIEGAZIONE
Dopo aver saputo da Krishna l'esito delta battaglia, Arjuna, devoto del Signore, si sente illuminato. Ammette che tutto ciò the Krishna compie e giusto a buono, a conferma the i Suoi atti sono ugualmente benefici per tutti: per i Suoi devoti, per i quali Egli è il sostegno, l'oggetto di adorazione, e per gli esseri demoniaci, per i quali è il distruttore. Arjuna comprende che molti esseri celesti, i siddha e gli elevati abitanti dei pianeti superiori osserveranno dallo spazio il combattimento con grande interesse perché Krishna è presente in persona sul campo, e assisteranno alla conclusione delta battaglia di Kuruksetra. Nel momento in cui Arjuna contempla la forma universale del Signore, gli esseri celesti provano un'immensa soddisfazione; ma gli atei e i demoni non possono sopportare le lodi che vengono rivolte al Signore. Naturalmente essi temono questa forma distruttrice di Dio, e fuggono davanti ad essa. Arjuna glorifica Krishna per il modo con cui tratta i Suoi devoti a anche per il modo con cui tratta gli atei. Il devoto glorifica sempre il Signore, perché sa che tutto ciò che Egli compie è per il bene di tutti.
VERSO 37
kasmac ca te na nameran mahatman
gariyase brahmano 'pi adi-kartre
ananta devesa jagan-nivasa
tvam aksaram sad-asat tat param yat
kasmat: perché; ca: anche; te: a Te; na: non; nameran: essi dovrebbero offrire adeguati omaggi; maha-atman: o Tu che sei grande; gariyase: che sei il migliore; brahmanah: di Brahma; api: sebbene; adi-kartre: al creatore supremo; ananta: o illimitato; deva-isa: o Dio degli dèi; jagat-nivasa: rifugio dell'universo; tvam: Tu sei; aksaram: immortale; sat-asat: la causa e l'effetto; tat param: trscendentale; yat: perché.
TRADUZIONE
O Signore, Tu sei il creatore originale, il più grande di tutti, anche di Brahma. Perché non si dovrebbero offrire omaggi rispettosi a Te? O illimitato, Dio degli dèi, rifugio dell'universo, Tu sei la fonte invincibile, la causa di tutte le cause, e trascendi questa manifestazione materiale.
SPIEGAZIONE
Offrendo così il suo maggio a Krishna, Arjuna stabilisce che Krishna è degno dell'adorazione di tutti gli esseri. È l'onnipresente, l'anima di ogni anima. Arjuna si rivolge a Krishna chiamandoLo mahatma, ananta e devesa: mahatma perché è infinito e il più magnanimo, ananta perché nulla sfugge alle Sue energie e al Suo potere, e devesa per mostrare che Egli è il controllore di tutti gli esseri celesti e Si trova al di sopra di tutti loro. Egli è il rifugio dell'universo intero. Arjuna pensa che sia giusto che tutti gli esseri celesti e gli esseri perfetti Gli rendano il loro rispettoso omaggio, perché nessuno è superiore a Lui. Egli afferma in particolare che Krishna è superiore a Brahma che fu da Lui creato.
Brahma fu generato dal fiore di loto che cresce dall'ombelico di Garbhodakasayi Visnu che è un'emanazione plenaria di Krishna. Brahma, Siva (generato da Brahma) e tutti gli altri esseri celesti hanno dunque il dovere di rendere omaggio a Krishna. È affermato nello Srimad Bhagavatam che il Signore riceve il rispetto di Siva, di Brahma e di altri esseri celesti del loro livello. Anche il termine aksaram è significativo in questo verso; indica che il Signore trascende la creazione materiale, soggetta alla distruzione. Essendo la causa di tutte le cause, il Signore domina la natura materiale e tutte le anime che essa condiziona. Perciò Egli è l'Essere Supremo, l'onnipotente.
VERSO 38
tvam adi-devah purusah puranas
tvam asya visvasya param nidhanam
vettasi vedyam ca param ca dhama
tvaya tatam visvan ananta-rupa
tvam: Tu; adi-devah: l'originale Signore Supremo; purusah: personalità; puranah: anziana; tvam: Tu; asya: di questo; visvasya: universo; param: trascendentale; nidhanam: rifugio; vetta: colui che conosce; asi: Tu sei; vedyam: l'oggetto della conocenza; ca: e; param: trascendentale; ca: e; dhama: rifugio; tvaya: da Te; tatam: pervaso; visvam: l'universo; ananta-rupa: o forma illimitata.
TRADUZIONE
Tu sei Dio, la Persona Suprema e originale, la più anziana, il rifugio supremo di questa manifestazione cosmica. Sei colui che conosce ogni cosa e sei anche tutto ciò che può essere conosciuto. Sei la suprema dimora, al di là delle influenze materiali. O forma illimitata! Questa intera manifestazione cosmica è pervasa da Te!
SPIEGAZIONE
Il termine nidhanam indica che tutto, anche il brahmajyoti, riposa in Krishna, Dio la Persona Suprema. E poiché tutto riposa in Lui, Egli è anche il rifugio ultimo. Conosce tutto ciò che accade in questo universo, e se la conoscenza ha un fine, è certamente Lui questo fine. Krishna è dunque Colui che è conosciuto e Colui che conosce. È l'oggetto della conoscenza perché è onnipresente. Poiché è la causa stessa del mondo spirituale è la Persona dominante.
VERSO 39
vayur yamo 'gnir varunah sasankah
'prajapatis tvam prapitamahas ca
'namo namas te 'stu sahasra-kritvah
'punas ca bhuyo 'pi namo namas te
'vayuh: aria; yamah: il controllore; agnih: fuoco; varunah: acqua; sasa-ankah: luna; prajapatih: Brahmma; tvam: Tu; prapitamahah: l'antenato; ca: anche; namah: di nuovo i miei omaggi; te: a Te; astu: sia; sahasra-kritvah: un migliaio di volte; punah ca: e di nuovo; bhuyah: di nuovo; api: anche; namah: offro il mio omaggio; namah te: offro il mio omaggio a Te.
TRADUZIONE
Tu sei l'aria e sei il controllore supremo. Tu sei il fuoco, l'acqua e la luna. Tu sei Brahma, la prima creatura vivente, e sei anche l'antenato. Ti offro dunque i miei rispettosi omaggi migliaia di volte.
SPIEGAZIONE
L'aria, che tutto penetra, è la manifestazione più importante degli esseri celesti e designa dunque Krishna. Arjuna chiama Krishna "l'antenato" poiché è il padre di Brahma, primo essere creato nell'universo materiale.
VERSO 40
namah purastad atha pristhatas te
namo 'stu te sarvata eva sarva
ananta-viryamita-vikramas tvam
sarvam samapnosi tato 'si sarvah
namah: offro il mio omaggio; purastat: davanti; atha: anche; pristhatah: dietro; te: a Te; namah astu: offro il mio omaggio; te: a Te; sarvatah: da ogni lato; eva: in verità; sarva: perché Tu sei ogni cosa; ananta-virya: potenza illimitata; amita-vikramah: e forza illimitata; tvam: Tu; sarvam: ogni cosa; samapnosi: Tu copri: tatah: perciò; asi: Tu sei; sarvah: ogni cosa.
TRADUZIONE
Ti offro i miei omaggi davanti, dietro, da ogni lato. O potenza illimitata, maestro di poteri sconfinati! Poiché pervadi ogni cosa, Tu sei ogni cosa.
SPIEGAZIONE
Nell'estasi dell'amore per Krishna, il Suo amico Arjuna offre al Signore da ogni parte i suoi omaggi e riconosce in Lui il maestro di ogni potenza e di ogni valore. La forza di Krishna supera di gran lunga quella di tutti i grandi guerrieri riuniti sul campo di battaglia. È detto nel Visnu Purana:
yo 'yam tavagato deva
samipam devata-ganah
sa tvam eva jagat-srasta
yatah sarva-gato bhavan
"Chiunque si presenti davanti a Te, fosse anche un essere celeste, appartiene alla Tua creazione, perché Tu sei Dio la Persona Suprema."
VERSI 41-42
sakheti matva prasabham yad uktam
he krishna he yadava he sakheti
ajanata mahimanam tavedam
maya pramadat pranayena vapi
yac cavahasartham asat-krito 'si
vihara-savyasana-bhojanesu
eko 'tha vapy acyuta tat-samaksam
tat ksamayate tvam aham aprameyam
sakha: amico; iti: così; matva: pensando; prasabham: con presunzione; yat: qualunque cosa; uktam: detta; he krishna: o Krishna; he yadava: o Yadava; he sakhe: mio caro amico; iti: così; ajanata: senza conoscere; mahimanam: glorie; tava: Tue; idam: questo; maya: da me; pramadat: per stoltezza; pranayena: per amore; va api: oppure; yat: qualunque cosa; ca: anche; avahasa-artham: per gioco; asat-kritah: disonorato; asi: sei stato; vihara: riposando; sayya: giacendo; asana: sedendo; bhojanesu: mangiando insieme; ekah: solo; atha va: oppure; api: anche; acyuta: o infallibile; tat-samaksam: tra compagni; tat: tutti coloro; ksamaye: chiedo perdono; tvam: a Te; aham: io; aprameyam: incommensurabile.
TRADUZIONE
Pensando a Te come ad un amico, e ignorando le Tue glorie, mi sono rivolto a Te con leggerezza chiamandoTi "Krishna", "Yadava", "amico mio", Per piacere dimentica tutto ciò che posso aver fatto per pazzia o per amore. Molte volte ti ho mancato di rispetto quando scherzavamo spensierati, riposavamo sullo stesso letto o mangiavamo insieme, talvolta soli, talvolta in compagnia di numerosi amici. O infallibile, per tutte queste offese Ti chiedo perdono.
SPIEGAZIONE
Sebbene ora Krishna Si riveli nella Sua forma universale, Arjuna ricorda ancora il legame d'amicizia con Lui e implora perdono per tutte le familiarità che un tempo si era permesso. Egli ammette di non aver mai creduto che il Signore fosse capace di manifestare una forma simile, anche quando nei loro scambi d'amicizia Krishna gliene aveva parlato. Arjuna non può contare quante volte ha mancato di rispetto al Signore chiamandoLo "amico mio", "o Krishna", o Yadava", senza considerare la sua grandezza. Ma la bontà e la misericordia di Krishna sono così grandi che nonostante questa Sua gloria, Egli ha intrattenuto con Arjuna un rapporto d'amicizia. Questo è il trascendentale scambio d'amore che lega il Signore e i Suoi devoti. Come indica l'atteggiamento di Arjuna in questo verso, il legame che unisce l'essere individuale al Signore è immutabile, eterno e indimenticabile. Anche dopo aver contemplato la forma universale del Signore in tutta la sua grandiosità, Arjuna non può dimenticare la relazione d'amicizia che lo unisce a Krishna.
VERSO 43
pitasi lokasya caracarasya
tvam asya pujyas ca gurur gariyan
na tvat-samo 'sty abhyadhikah kuto 'nyo
loka-traye 'py apratima-prabhava
pita: il padre; asi: Tu sei; lokasya: di tutto il mondo; cara: mobile; acarasya: e immobile; tvam: Tu sei; asya: di questo; pujyah: degno di adorazione; ca: anche; guru: maestro; gariyan: glorioso; na: mai; tvat-samah: eguale a Te; asti: c'è; abhyadhikah: più grande; kutah: com'è possibile; anyah: altro; loka-traye: i tre sistemi planetari; api: anche; apratima-prabhava: o potere incommensurabile.
TRADUZIONE
Tu sei il padre dell'intera manifestazione, di tutto ciò che è mobile e di tutto ciò che è immobile. Tu ne sei il capo glorioso e il maestro spirituale supremo. Nessuno Ti eguaglia e nessuno può diventare tutt'uno con Te. O Signore dall'incommensurabile potere, come potrebbe dunque esserci qualcuno più grande di Te e nei tre mondi?
SPIEGAZIONE
Come un padre merita di essere riverito dai suoi figli, così il Signore, Sri Krishna, è degno di essere riverito e adorato da tutti gli esseri. Egli è il maestro spirituale originale perché, agli albori della creazione, affidò la conoscenza vedica a Brahma, così come ora insegna la Bhagavad-gita ad Arjuna. Perciò nessuno oggi, può pretendere di essere un maestro spirituale autentico senza appartenere a una successione di maestri che risalga a Krishna. Non si può infatti, occupare la posizione di precettore o di maestro spirituale se non si rappresenta Krishna. Il Signore è onorato qui sotto ogni aspetto. La Sua grandezza è immensurabile. Nel mondo materiale e spirituale nessuno eguaglia o supera Krishna. Egli è Dio, la Persona Suprema, e tutti gli esseri Gli sono subordinati. Ciò è confermato nella Svetasvatara Upanisad (6.8):
na tasya karanam ca vidyate
na tat-samas cabhyadhikas ca drisyate
Il Signore Supremo, Sri Krishna, possiede un corpo e dei sensi come gli esseri umani, ma in Lui non c'è alcuna distinzione tra Se stesso, i sensi, il corpo e la mente. Gli stolti, che non conoscono veramente la Sua natura, Lo credono differente dalla Sua anima, dalla Sua mente, dal Suo cuore, e così via; ma Krishna è assoluto e supremo, perciò lo sono anche le Sue attività e le Sue potenze. Le Scritture affermano inoltre che i Suoi sensi non sono limitati e imperfetti come i nostri; il loro campo d'azione è infinito. Nessuno, dunque, può superare il Signore o anche solo eguagliarLo; tutti Gli sono subordinati.
La conoscenza, la potenza e le attività del Signore Supremo sono tutte trascendentali. Lo conferma la Bhagavad-gita (4.9):
janma karma ca me divyam
evam yo vetti tattvatah
tyaktva deham punar janma
naiti mam eti so 'rjuna
Colui che conosce la natura del corpo trascendentale di Krishna, delle Sue attività e della Sua perfezione, ritorna a Lui dopo aver lasciato il corpo e non rinascerà mai più in questo mondo di sofferenza. È evidente quindi che le attività di Krishna non hanno niente in comune con quelle degli esseri umani. La cosa migliore è ubbidire ai princìpi stabiliti da Krishna e così raggiungere la perfezione. Le Scritture affermano inoltre che nessuno domina il Signore, ma tutti sono Suoi servitori. La Caitanya-caritamrita (Adi 5.142) conferma, ekale isvara krishna, ara saba bhritya: solo Krishna è Dio e tutti gli esseri esistono per servirLo. Ogni essere agisce secondo il Suo piano, sotto la Sua supervisione, e nessuno può sfuggire al Suo ordine. La Brahma-samhita lo conferma: Krishna è la causa di tutte le cause.
VERSO 44
tasmat pranamya pranidhaya kayam
prasadaye tvam aham isam idyam
piteva putrasya sakheva sakhyuh
priyah priyayarhasi deva sodhum
tasmat: perciò; pranamya: offrendo omaggi; pranidhaya: prostrato; kayam: il corpo; prasadaye: per chiedere misericordia; tvam: a Te; aham: io; isam: al Signore Supremo; idyam: degno di adorazione; pita iva: come un padre; putrasya: come un figlio; sakha iva: come un amico; sakhyuh: con un amico; priyah: un amante; priyayah: col più caro; arhasi: dovresti; deva: mio Signore; sodhum: tollerare.
TRADUZIONE
Tu sei il Signore Supremo che ogni essere deve adorare. Cado dunque ai Tuoi piedi per offrirTi i miei omaggi e chiedere la Tua misericordia. Come un padre tollera l'impudenza di un figlio, come un amico tollera l'impertinenza di un amico e una moglie la familiarità del marito, Ti prego, tollera gli errori che posso aver commesso verso di Te.
SPIEGAZIONE
Diversi tipi di relazione uniscono Krishna ai Suoi devoti. Alcuni devoti si comportano col Signore come se Egli fosse il loro figlio, altri il loro sposo, il loro amico, il loro maestro, e così via. Quella che lega Arjuna a Krishna è una relazione d'amicizia. Come un padre, un marito o un maestro, Krishna è sempre tollerante verso il Suo devoto.
VERSO 45
adrista-purvam hrisito 'smi dristva
bhayena ca pravyathitam mano me
tad eva me darsaya deva rupam
prasida devesa jagan-nivasa
adrista-purvam: mai visto prima; hrisitah: rallegrato; asmi: sono; dristva: vedendo; bhayena: a causa della paura; ca: anche; pravyathitam: turbato; manah: la mente; me: mia; tat: che; eva: certamente; me: a me; darsaya: mostra; deva: o Signore; rupam: la forma; prasida: concedi la Tua grazia; deva-isa: Signore dei signori; jagat-nivasa: rifugio dell'universo.
TRADUZIONE
Vedendo questa forma universale che non avevo mai visto prima, sono felice, ma la mia mente è scossa dalla paura. Perciò, Ti prego, Signore dei signori, rifugio dell'universo, concedimi la Tua grazia e appari di nuovo nella Tua forma di Persona Suprema.
SPIEGAZIONE
Essendo un carissimo amico di Krishna, Arjuna ha sempre una relazione intima con Lui. E come un persona è felice di conoscere le glorie di un carissimo amico, così Arjuna si sente sommerso dalla gioia quando vede che Krishna è Dio, la Persona Suprema, e può manifestare un aspetto di Se stesso così meraviglioso come la forma universale. Ma la vista di questa forma suscita paura in lui, la paura di aver commesso troppe offese col suo atteggiamento amichevole verso il Signore, e benché questo timore non abbia fondamento, la sua mente ne è turbata. Perciò Arjuna implora Krishna di rivelare la Sua forma di Narayana. Il Signore, infatti, può assumere l'aspetto che desidera.
Egli ha appena manifestato la Sua forma universale, materiale e temporanea come questo mondo, ma sui pianeti Vaikuntha vive nella Sua forma spirituale di Narayana, dotata di quattro braccia. Nel mondo spirituale ci sono innumerevoli pianeti e su tutti Krishna è presente attraverso le Sue emanazioni plenarie dai diversi nomi, dotate di quattro braccia e di quattro simboli: la conchiglia, la mazza, il fiore di loto e il disco. I nomi di questi Narayana dipendono dall'ordine in cui questi quattro simboli sono retti, ma tutte queste forme fanno con Krishna una sola Persona. Arjuna implora dunque il Signore di mostrarSi a Lui nella Sua forma a quattro braccia perché desidera vederLo in una delle forme che Egli manifesta sui pianeti Vaikuntha.
VERSO 46
kiritinam gadinam cakra-hastam
icchami tvam drastum aham tathaiva
tenaiva rupena catur-bhujena
sahasra-baho bhava visva-murte
kiritinam: con un casco; gadinam: con una mazza; cakra-hastam: il disco nella mano; icchami: desidero; tvam: Te; drastum: vedere; aham: io; tatha eva: in quella posizione; tena eva: in quella; rupena: forma; catuh-bhujena: a quattro braccia; sahasra-baho: Tu che sei lodato di mille braccia; bhava: diventa; visva-murte; o forma universale.
TRADUZIONE
O Signore universale, desidero contemplarTi nella Tua forma a quattro braccia, col capo coronato, e con la mazza, il disco, la conchiglia e il fiore di loto nelle mani. Desidero intensamente vederTi in questa forma, o Signore dalle mille braccia.
SPIEGAZIONE
Nella Brahma-samhita (5.39) è affermato, ramadi-murtisu kala-niyamena tisthan: il Signore possiede eternamente centinaia di migliaia di forme, tra cui le principali sono quelle di Rama, Nrisimha, Narayana e numerose altre. Sapendo che Krishna è l'Essere Supremo e originale, che solo per un tempo limitato riveste questa forma universale. Arjuna Gli chiede di mostrargli ora la Sua forma di Narayana, completamente spirituale.
Questo verso conferma in modo definitivo l'insegnamento dello Srimad Bhagavatam che Sri Krishna è Dio, la Persona Suprema e originale, e che ogni altra forma emana da Lui. Krishna e le Sue emanazioni plenarie sono un unico Essere; in ciascuna delle Sue innumerevoli forme Egli resta sempre Dio. E in tutte queste forme mantiene la freschezza di un giovane ragazzo. Questo è l'aspetto eterno di Dio, la Persona Suprema. Chi conosce questa Persona Suprema, Sri Krishna, è subito purificato da ogni contaminazione materiale.
VERSO 47
sri-bhagavan uvaca
maya prasannena tavarjunedam
rupam param darsitam atma-yogat
tejo-mayam visvam anantam adyam
yan me tvad anyena na drista-purvam
sri-bhagavan uvaca: Dio, la Persona Suprema, disse; maya: da Me; prasannena: felicemente; tava: a te; arjuna: o Arjuna; idam: questa; rupam: forma; param: trascendentale; darsitam; esibita; atma-yogat: dalla Mia potenza interna; tejah-mayam: piena di radiosità; visvam: l'intero universo; anantam: illimitato; adyam: originale; yat: la quale; me: Mio; tvat anyena: eccetto te; na drista-purvam: nessuno aveva mai visto prima.
TRADUZIONE
Dio, la Persona Suprema, disse:
Mio caro Arjuna, con gioia ti ho rivelato, in virtù della Mia potenza interna, la Mia forma universale, suprema, originale, illimitata e carica di abbagliante radiosità, che nessuno prima di te aveva mai visto in questo mondo.
SPIEGAZIONE
Poiché Arjuna desiderava vedere la Sua forma universale, il Signore Supremo, per la Sua grazia verso il Suo devoto, gliel'ha mostrata, risplendente di opulenza e di luce, radiosa come il sole, e dai numerosi volti che mutano rapidamente. Manifestando questa forma attraverso la sua potenza interna, inaccessibile alle speculazioni degli uomini, Krishna non ha altro scopo che esaudire il desiderio di Arjuna, Suo amico. Nessuno prima di lui ha visto questa forma universale del Signore, ma poiché viene mostrata ad Arjuna, anche altri devoti, abitanti dei pianeti celesti e di altri astri, possono vederla. Tutti i devoti autentici del Signore vedono, contemporaneamente ad Arjuna, la forma a lui mostrata per la grazia del Signore. Un commentatore della Bhagavad-gita sostiene che questa forma fu mostrata anche a Duryodhana quando, prima della battaglia, Krishna andò a proporgli la pace, che purtroppo lui rifiutò. A dire il vero, ciò che Krishna ha mostrato a Duryodhana non è la forma che Arjuna vede ora, ma una delle Sue altre forme universali. Infatti è detto chiaramente in questo verso che nessuno, prima di Arjuna, aveva contemplato la particolare forma che qui gli rivela il Signore.
VERSO 48
na veda-yajnadhyayanair na danair
na ca kriyabhir na tapobhir ugraih
evam-rupah sakya aham nri-loke
drastum tvad anyena kuru.pravira
na: mai; veda-yajna: col sacrificio; adhyayanaih: con lo studio dei Veda; na: mai; danaih: con la carità; na: mai; ca: anche; kriyabhih: con le attivita pie; na: mai; tapobhih: con le rigide austerità; ugraih: severe; evam-rupah: in questa forma; sakhyah: posso; aham: Io; nri-loke: in questo mondo materiale; drastum: essere visto; tvat: eccetto te; anyena: da altri; kuru-pravira: o migliore tra i guerrieri Kuru.
TRADUZIONE
O migliore dei guerrieri Kuru, nessuno prima di te ha potuto vedere questa Mia forma universale, perché né lo studio dei Veda, né il compimento di sacrifici e neanche gli atti caritatevoli, le attività pie e le rigide austerità permettono di vedere questa forma nel mondo materiale.
SPIEGAZIONE
Per la comprensione di questo verso è necessario capire bene il significato di "visione divina". Che cos'è la visione divina, e chi la possiede? Per "divina" s'intende "in relazione con Dio". Nessuno può vedere con questa visione divina senza elevarsi al piano divino, quello dei deva (esseri celesti). E chi è un deva? Gli Scritti vedici c'informano che un deva è un devoto di Visnu (visnu-bhaktah smrita devah). Gli atei, che non credono in Visnu, o che considerano come supremo solo l'aspetto impersonale del Signore, non possono acquisire questa visione divina. Nessuno può bestemmiare il Signore, Sri Krishna, e possedere questa visione. Non si può avere la visione divina senza essere noi stessi "divini", cioè in relazione con Dio. Ciò che Arjuna vede può essere visto anche da chiunque abbia la visione divina.
Poiché Krishna ha rivelato ad Arjuna la Sua visvs-rupa, la Sua forma universale, gli uomini possono conoscere attraverso la Bhagavad-gita la sua descrizione, fin allora ignorata. In realtà, gli esseri che hanno qualità divine possono vedere questa forma; e queste qualità divine si trovano solo nei puri devoti di Krishna. Ma sebbene dotati delle qualità e della visione divina, questi devoti non hanno un grande desiderio di vedere il Signore nella Sua forma universale. Come abbiamo visto nel verso quarantacinque, Arjuna ha paura di questa forma universale, e chiede al Signore, Sri Krishna, di rivelargli la Sua forma di Visnu a quattro braccia.
Nel nostro verso si trovano molti termini sanscriti che hanno un particolare interesse. Per esempio veda-yajnadhyayanaih, che si riferisce allo studio dei Veda e alle regole che bisogna osservare nel compimento dei sacrifici. La parola Veda designa ogni Scritto vedico, compresi i quattro Veda (il Rig, lo Yajur, il Sama e l'Atharva), i diciotto Purana, le centootto Upanisad e il Vedanta-sutra. Questi Scritti possono essere studiati ovunque, a casa propria o altrove. Tra questi Testi sacri esistono anche dei sutra (i Kalpa-sutra e i Mimamsa) che insegnano le diverse pratiche di sacrificio.
La parola danaih indica la carità data a persone degne, come i brahmana e i vaisnava, che sono impegnati nel trascendentale servizio d'amore al Signore. La parola kriyabhih si riferisce agli atti di pietà, come l'agni-hotra, i doveri prescritti per un particolare varna, e molti altri ancora. Quando questi atti di pietà sono accompagnati da austerità volontarie sono chiamati tapasya. Ci si può sottomettere a tutte queste pratiche, l'ascesi, la carità, lo studio dei Veda, e così via, ma se non si diventa un devoto come Arjuna non si vedrà mai la forma universale del Signore. Gli impersonalisti, per esempio, immaginano di vedere questa forma universale, ma la Bhagavad-gita spiega chiaramente che non essendo devoti del Signore sono incapaci di vederla.
Non è raro incontrare gente che vuole far passare uomini comuni per incarnazioni di Dio, ma ciò è ridicolo. Bisogna seguire le istruzioni della Bhagavad-gita, altrimenti non potremo mai raggiungere la perfetta conoscenza spirituale. Benché la Bhagavad-gita sia considerata lo studio preliminare alla scienza di Dio, è così perfetta che la persona che la conosce può vedere tutte le cose nella loro vera luce. I discepoli di una pseudo-incarnazione di Dio possono anche vantarsi di aver visto Dio nella Sua incarnazione sublime, la Sua forma universale, ma non possono provarlo in nessun modo. La Bhagavad-gita non lascia dubbi: nessuno può vedere la forma universale del Signore se non diventa un devoto di Krishna, la Persona Suprema. Occorre innanzitutto diventare un puro devoto di Krishna; solo in seguito sarà possibile affermare di aver visto la forma universale e mostrare ciò che si è visto. Il devoto di Krishna non accetterà mai una falsa incarnazione di Dio o i discepoli di un simile impostore.
VERSO 49
ma te vyatha ma ca vimudha-bhavo
dristva rupam ghoram idrin mamedam
vyapeta-bhih prita-manah punas tvam
tad eva me rupam idam prapasya
ma: che non sia; te: a te; vyatha: pena; ma: che non sia; ca: anche; vimudha-bhavah: smarrimento; dristva: vedendo; rupam: forma; ghoram: orribile; idrik: così com'è; mama: Mia; idam: questa; vyapeta-bhih: libera da ogni paura; prita-manah: con la mente soddisfatta; punah: di nuovo; tvam: tu; tat: che; eva: così; me: Mia; rupam: forma; idam: questa; prapasya: guarda.
TRADUZIONE
Davanti a questo Mio aspetto terrificante sei rimasto sgomento, ma ora tutto è finito. O Mio devoto, lascia ogni turbamento. Contempla con mente serena la forma che tu desideri.
SPIEGAZIONE
All'inizio della Bhagavad-gita, Arjuna era turbato all'idea di uccidere Bhisma e Drona, i suoi nonni e i suoi maestri, tutti degni della sua venerazione. Ma Krishna gli mostrò che i suoi timori erano infondati. Gli ricordò che quando i figli di Dhritarastra tentarono pubblicamente di spogliare Draupadi, né Bhisma né Drona intervennero, mancando così al loro dovere di proteggere Draupadi; devono perciò essere messi a morte senza esitazione. E se Krishna rivela ad Arjuna la Sua forma universale, è per mostrargli che in realtà questi guerrieri sono già morti, uccisi affinché fosse punito il loro atto colpevole.
Krishna ha offerto ad Arjuna questa visione sapendo che lui, come tutti i Suoi devoti, è di natura pacifica e incapace di compiere un atto così orribile come uccidere i propri maestri. Raggiunto lo scopo della rivelazione della Sua forma universale, il Signore esaudisce ora il desiderio di Arjuna che vuole vedere la Sua forma a quattro braccia. Il devoto non prova alcun interesse per la forma universale perché non può scambiare sentimenti d'amore con questo aspetto del Signore. Il devoto vuole offrire la sua adorazione e il suo rispetto a Dio, a Krishna, perciò desidera vederLo nella Sua forma a due braccia, per servirLo e scambiare con Lui sentimenti d'amore.
VERSO 5O
sanjaya uvaca
ity arjunam vasudevas tathoktva
svakam rupam darsayam asa bhuyah
asvasayam asa ca bhitam enam
bhutva punah saumya-vapur mahatma
sanjayah uvaca: Sanjaya disse; iti: così; arjunam: ad Arjuna; vasudevah: Krishna; tatha: in quel modo; uktva: parlando; svakam: Sua propria; rupam: forma; darsayam asa: mostrò; bhuyah: di nuovo; asvasayam asa: incoraggiò; ca: anche; bhitam: timoroso; enam: lui; bhutva: diventando; punah: di nuovo; saumya-vapuh: la bella forma; maha-atma: il grande.
TRADUZIONE
Sanjaya disse a Dhritarastra:
Pronunciando queste parole, Krishna, Dio, la Persona Suprema, mostra ad Arjuna la Sua forma a quattro braccia, poi riprende la Sua forma a due braccia per riconfortare l'impaurito Arjuna.
SPIEGAZIONE
Quando Krishna apparve come il figlio di Vasudeva e Devaki Si mostrò dapprima nella Sua forma a quattro braccia, che è quella di Narayana, poi, alla richiesta dei Suoi genitori, nella forma di un bambino dall'aspetto comune. Così, sebbene Krishna sappia che la Sua forma a quattro braccia non interessa veramente Arjuna, gliela rivela ugualmente per soddisfare la sua richiesta: poi gli mostra la Sua forma a due braccia. In questo verso, le parole saumya-vapuh sono molto significative; designano una forma di grandissima bellezza, la più bella. Quando Krishna era presente sul nostro pianeta, la Sua forma bastava da sola ad affascinare tutti gli esseri. Essendo il maestro dell'universo, il Signore può facilmente dissipare la paura di Arjuna, Suo devoto, mostrandogli di nuovo la Sua stupenda forma di Krishna. La Brahma-samhita (5.38) afferma, premanjana-cchurita-bhakti-vilocanena: soltanto coloro che hanno gli occhi spalmati col balsamo dell'amore possono vedere, nella Sua bellezza sublime, questa forma di Sri Krishna.
VERSO 51
arjuna uvaca
dristvedam manusam rupam
tava saumyam janardana
idanim asmi samvrittah
sa-cetah prakritim gatah
arjunah uvaca: Arjuna disse; dristva: vedendo; idam: questa; manusam: umana; rupam: forma; tava: Tua; saumyam: molto bella; janardana: che castiga i nemici; idanim: ora; asmi: io sono; samvrittah: rassicurato; sa-cetah: nella mia coscienza; prakritim: nella mia propria attitudine; gatah: tornato.
TRADUZIONE
Vedendo Krishna nella Sua forma originale, Arjuna disse:
O Janardana, guardando questa forma dall'aspetto umano, così bella, mi sento rassicurato e riacquisto la mia normale natura.
SPIEGAZIONE
Le parole manusam rupam, in questo verso, indicano con chiarezza che la forma originale di Dio, la Persona Suprema, è una forma a due braccia, e dimostrano che gli stolti che disprezzano Krishna, scambiandoLo per una persona comune, ignorano tutto della Sua natura divina. Infatti, se Krishna fosse stato solo un uomo comune, come avrebbe potuto manifestare la forma universale e poi la forma di Narayana, a quattro braccia? La Bhagavad-gita dimostra chiaramente che i "commentatori" che ingannano la gente presentando Krishna come un uomo ordinario, e affermano che è il Brahman impersonale ad enunciare la Bhagavad-gita attraverso Krishna, causano il più grande danno. Krishna ha appena manifestato la Sua forma universale e la Sua forma di Visnu, a quattro braccia; come potrebbe essere un uomo qualsiasi? Il puro devoto non si lascia mai ingannare da questi commenti, perché conosce le cose nella loro realtà. I versi originali della Bhagavad-gita brillano come il sole; non hanno bisogno di essere illuminati dalle candele dei commentatori ignoranti.
VERSO 52
sri-bhagavan uvaca
su-durdarsam idam rupam
dristavan asi yan mama
deva apy asya rupasya
nityam darsana-kanksinah
sri-bhagavan uvaca: Dio, la Persona Suprema, disse; su-durdarsam: molto difficile da vedere; idam: questa; rupam: forma; dristavan asi: che tu hai visto; yat: che; mama: di Me; devah: gli esseri celesti; api: anche; asya: questa; rupasya: forma; nityam: eternamente; darsana-kanksinah: ambiscono vedere.
TRADUZIONE
Il Signore Supremo disse:
Mio caro Arjuna, la forma che ora contempli è molto difficile da vedere. Perfino gli esseri celesti cercano sempre l'opportunità di contemplare questa Mia forma così cara.
SPIEGAZIONE
Dopo aver rivelato la Sua forma universale, Krishna dice ad Arjuna (B.g.11.48) che non può ottenere questa visione nemmeno coi sacrifici o altre pratiche simili. E ora, in questo verso, col termine su-durdarsam il Signore indica che la Sua forma a due braccia è ancora più segreta e più difficile a vedersi. Aggiungendo un po' di bhakti, cioè di servizio devozionale, alle diverse pratiche come lo studio dei Veda, le ascesi severe, la speculazione filosofica e così via, si potrà forse vedere la forma universale del Signore, ma senza bhakti è davvero impossibile vederla. Al di là di questa forma universale si trova la forma "umana" di Krishna, la Sua forma a due braccia, che è ancora più difficile da conoscere, anche per potenti esseri celesti come Brahma e Siva. Tutti gli esseri celesti desiderano vedere il Signore in questa forma.
Lo Srimad Bhagavatam lo conferma quando narra che tutti gli esseri celesti scesero dai pianeti superiori per vedere il meraviglioso Krishna che Si trovava nel grembo di Sua madre, Devaki, e dovettero anche aspettare prima di poterLo vedere. È ovvio quindi che solo uno stolto può denigrare Krishna nella Sua forma a due braccia considerandoLo un uomo ordinario, e offrire il suo rispetto non a Lui ma a un "qualcosa" d'impersonale che è dentro di Lui; tutto ciò è assurdo perché perfino esseri celesti come Brahma e Siva aspirano a contemplare il Signore in questa Sua forma a due braccia.
Avajananti mam mudha manusim tanum asritah. La Bhagavad-gita (9.11) conferma che Krishna non può essere visto dagli sciocchi che Lo deridono. Come insegna la Brahma-samhita e il Signore stesso nella Bhagavad-gita, il Suo corpo è completamente spirituale, tutto di felicità e di eternità; questo corpo non ha nulla di materiale. Ma per coloro che cercano di comprendere Krishna leggendo la Bhagavad-gita o altri Scritti vedici, Krishna rimane un problema. In effetti, coloro che studiano queste Scritture con occhi materiali pensano che Krishna sia solo un grande personaggio storico o un filosofo di vasta erudizione, non vedono che non ha nulla in comune con l'uomo ordinario.
Alcuni riconoscono il Suo immenso potere, ma credono che Egli abbia comunque dovuto rivestirSi di un corpo materiale. Arrivano così alla conclusione che la Verità Assoluta è impersonale e che Krishna ne rappresenta solo un aspetto personale legato alla natura materiale; il che significa avere un concetto materiale del Signore Supremo. Un altro concetto potrà essere raggiunto per via speculativa. I jnani, che ricercano la conoscenza, elaborano su Krishna ogni tipo di teoria e lo considerano meno importante della forma universale dell'Assoluto. Alcuni per esempio, credono che la forma universale manifestata da Krishna davanti ad Arjuna sia più importante della Sua forma personale. Secondo loro, questa forma personale è solo immaginaria; in definitiva non credono che la Verità Assoluta sia una persona. Ma per raggiungere la conoscenza di questa Verità Assoluta, del Signore Supremo, c'è una strada assoluta, quella che è descritta nel quarto capitolo della Bhagavad-gita, cioè ricevere questa conoscenza da maestri che siano un'autorità in materia. Questa è la vera strada vedica, e coloro che la seguono ascoltano i discorsi che riguardano Krishna dalle persone autorizzate, e con un ripetuto ascolto Krishna diventa caro a loro.
Come abbiamo già detto molte volte, Krishna è velato dalla Sua potenza yoga-maya, e non può essere visto da chiunque. Solo l'essere a cui Egli Si rivela può contemplarLo. Questo è confermato dagli Scritti vedici: soltanto l'anima sottomessa può veramente comprendere la Verità Assoluta. Krishna Si rivela agli occhi spirituali di coloro che sono costantemente impegnati nella coscienza di Krishna, nel servizio di devozione offerto al Signore. Tale rivelazione non è accessibile neppure agli esseri celesti, che trovano grande difficoltà a capire Krishna, sebbene i più elevati tra loro aspirino sempre a vederLo nella Sua forma a due braccia. Possiamo dunque concludere che è estremamente difficile vedere la forma universale di Krishna, favore che non è concesso a tutti, ma ancora più difficile è conoscere la Sua forma personale, quella di Syamasundara.
VERSO 53
naham vedair na tapasa
na danena na cejyaya
sakya evam-vidho drastum
dristavan asi mam yatha
na: mai; aham: Io; vedaih: con lo studio dei Veda; na; mai; tapasa: con serie penitenze; na: mai; danena: con la carità; ca: anche; ijyaya: con l'adorazione; sakyah: è possibile; evam-vidhah: così; drastum: vedere; dristavan: vedendo; asi: tu sei; mam: Me; yatha: come.
TRADUZIONE
La forma che stai vedendo con occhi trascendentali non può essere compresa con lo studio dei Veda, né con severe austerità, né con atti caritatevoli, né con l'adorazione rituale. Nessuno, per queste vie, potrà vederMi così come sono.
SPIEGAZIONE
Davanti ai suoi genitori, Vasudeva e Devaki, Krishna apparve prima in una forma a quattro braccia, poi nella Sua forma a due braccia. Per gli atei o per coloro che non praticano il servizio di devozione questo è un mistero difficile da penetrare. Gli eruditi che si accontentano di studiare i Veda attraverso la speculazione o per il semplice interesse accademico non possono capire facilmente Krishna. Neppure coloro che si limitano ad adorarLo ufficialmente, con una semplice visita di formalità al luogo di culto, possono cogliere la vera natura di Krishna. Solo il servizio di devozione permette di conoscere il Signore in tutta la Sua verità, come Lui stesso spiegherà nel prossimo verso.
VERSO 54
bhaktya tv ananyaya sakya
aham evam-vidho 'rjuna
jnatum drastum ca tattvena
pravestum ca parantapa
bhaktya: col servizio devozionale; tu: ma; ananyaya: non misto ad attività interessate o conoscenza speculativa; sakyah: possibile; aham: Io; evam-vidhah: così; arjuna: o Arjuna; jnatum: conoscere; drastum: vedere: ca: e; tattvena: in effetti; pravestum: penetrare; ca: anche; parantapa: dalle braccia potenti.
TRADUZIONE
Mio caro Arjuna, soltanto con una totale dedizione al Mio servizio posso essere conosciuto così come sono, in piedi di fronte a te, e posso essere visto direttamente. Soltanto così è possibile penetrare il mistero della Mia persona.
SPIEGAZIONE
L'unico modo di comprendere Krishna è servirLo con amore e devozione totali. Il Signore lo spiega qui molto chiaramente per mostrare ai commentatori non qualificati, che cercano di capire il mistero della Bhagavad-gita con la speculazione intellettuale, che i loro sforzi sono una perdita di tempo. È detto esplicitamente che non tutti possono vedere Krishna o capire come Egli sia "nato" da "genitori", in una forma a quattro braccia, subito dopo trasformata da Lui in una forma a due braccia. Queste cose sono difficili da comprendere con lo studio dei Veda o con la speculazione filosofica. Perciò è chiaramente affermato qui che nessuno può vederLo né può entrare nella comprensione di questi argomenti.
Ma coloro che sono esperti nello studio delle Scritture vediche potranno imparare a conoscerLo in molti modi. Le scritture autentiche contengono un grande numero di princìpi regolatori, e colui che desidera veramente conoscere Krishna deve compiere le proprie austerità secondo questi princìpi. Un esempio di austerità è osservare il digiuno nel giorno di Janmastami, cioè il giorno dell'avvento del Signore, o nei due giorni di Ekadasi, (cioè l'undicesimo giorno dopo la luna nuova e l'undicesimo giorno dopo la luna piena). Quanto agli atti di carità, naturalmente dovranno essere rivolti ai devoti di Krishna, che sono impegnati nel servizio di devozione, e contribuiranno così alla diffusione della filosofia della coscienza di Krishna nel mondo. La coscienza di Krishna è una benedizione per l'umanità intera.
Rupa Gosvami afferma che Sri Caitanya Mahaprabhu è l'essere caritatevole per eccellenza, perché distribuisce a tutti l'amore per Krishna, amore che senza di Lui sarebbe molto difficile da raggiungere. Una persona che devolve una parte del suo denaro a chi è impegnato a distribuire la coscienza di Krishna, compie dunque il più grande atto di carità perché aiuta a diffondere la coscienza di Krishna. Anche l'adorazione nel tempio,² compiuta secondo le regole del culto, offre un'occasione di progresso spirituale; per coloro che cominciano il servizio devozionale l'adorazione nel tempio è essenziale, come confermano gli Scritti vedici (Svetasvatara Upanisad 6.23):
yasya deve para bhaktir
yatha deve tatha gurau
tasyaite kathita hy arthah
prakasante mahatmanah
Colui che è guidato da un maestro spirituale, nel quale ripone una fede incrollabile, e ha una devozione altrettanto incrollabile verso il Signore Supremo può vedere il Signore. Senza aver ricevuto una formazione personale, sotto la guida di un maestro spirituale autentico, non si possono fare neppure i primi passi verso la conoscenza di Krishna. La parola tu è usata in questo verso proprio per indicare che qualsiasi altro metodo non è valido, e non può dunque essere consigliato perché non porterebbe al successo.
Le forme personali di Krishna, a due braccia e a quattro braccia, sono completamente differenti dalla Sua forma universale, la forma temporanea che ha mostrato ad Arjuna. La Sua forma a quattro braccia è quella di Narayana, e la Sua forma a due braccia è quella di Krishna; entrambe sono eterne e trascendentali, mentre la forma universale, manifestata davanti ad Arjuna, è temporanea. La parola su-durdarsam, "difficile da vedere", suggerisce che nessuno prima di allora aveva visto questa forma universale, ma lascia anche a capire che i devoti non sentono la necessità di conoscere questa forma. Alla richiesta di Arjuna, Krishna gliel'ha mostrata, ma solo perché in futuro si potesse mettere alla prova chiunque si proclamasse incarnazione di Dio chiedendogli di manifestare la sua forma universale.
Il termine na, usato ripetutamente nel verso che precede, indica che non ci si deve inorgoglire di un titolo accademico ottenuto con lo studio della letteratura vedica, ma ci si deve impegnare nel servizio devozionale offerto a Krishna. Solo allora è possibile tentare di scrivere un commento sulla Bhagavad-gita.
Krishna passa dalla Sua forma universale alla Sua forma di Narayana a quattro braccia, poi alla Sua forma vera e propria, naturale, a due braccia, dimostrando così che le Sue forme a quattro braccia e tutte le altre forme menzionate nelle Scritture vediche, sono emanazioni del Krishna originale a due braccia. Krishna è dunque la fonte di tutte le emanazioni. E se è distinto anche da queste forme, da queste emanazioni, a maggior ragione sarà distinto dal Suo aspetto impersonale. Anche la Sua forma a quattro braccia più vicina a Lui, quella di Maha-Visnu, sdraiato sull'oceano cosmico, e da cui escono innumerevoli universi generati dalla Sua respirazione, è un'emanazione del Signore Supremo. La Brahma-samhita (5.48) afferma:
yasyaika-nisvasita-kalam athavalambya
jivanti loma-vila-ja jagad-anda-nathah
visnur mahan sa iha yasya kala-viseso
govindam adi-purusam tam aham bhajami
"Maha-Visnu nel Quale tutti gli innumerevoli universi entrano ed escono ripetutamente, semplicemente con la Sua respirazione, è un'espansione plenaria di Krishna. Adoro dunque Govinda, Krishna, la causa di tutte le cause."
Perciò è la forma di Krishna, la forma personale di Dio, la Persona Suprema, tutta di eternità, conoscenza e felicità quella che lo spiritualista deve scegliere di adorare. Questa forma di Krishna, come la Bhagavad-gita conferma, è l'originale Persona Suprema, la fonte di tutte le forme di Visnu e la fonte di tutte le forme di avatara. Nella letteratura vedica (Gopala-tapani Upanisad 1.1) compare la seguente affermazione:
sac-cid-ananda-rupaya
krishnayaklista-karine
namo vedanta-vedyaya
gurave buddhi-saksine
"Offro il mio rispettoso omaggio a Krishna, che ha una forma trascendentale di felicità e conoscenza. Gli offro i miei omaggi perché comprendere Lui equivale a comprendere i Veda e per questa ragione Egli è il maestro spirituale supremo."
Inoltre è affermato, krisno vai paramam daivatam: "Krishna è Dio, la Persona Suprema." (Gopala-tapani 1.3) Eko vasi sarva-gah krishna idyah: "Krishna è Dio, la Persona Suprema, ed è degno di adorazione." Eko 'pi san bahudha yo 'vabhati: "Krishna è uno, ma Si manifesta in un numero illimitato di forme e si espande in una molteplicità di avatara." (Gopala-tapani 1.21)
La Brahma-samhita (5.1) dice:
isvarah paramah krishnah
sac-cid-ananda-vigrahah
anadir adir govindah
sarva-karana-karanam
"Il Signore Supremo è Krishna, e il Suo corpo è fatto di eternità, conoscenza e felicità. Egli non ha inizio perché è Lui l'inizio di ogni cosa, Egli è dunque la causa di tutte le cause."
Altrove è affermato, yatravatirnam krishnakhyam param brahma narakriti: "La Suprema Verità Assoluta è una persona, il Suo nome è Krishna e a volte discende su questa Terra." Lo Srimad Bhagavatam da una descrizione dei differenti avatara del Signore, dove appare anche il nome di Krishna, ma in seguito precisa che Krishna non è un avatara, bensì Dio stesso, la Persona Suprema, nella forma originale (ete camsa-kalah pumsah krishnas tu bhagavan svayam).
E nella Bhagavad-gita il Signore afferma che nulla è superiore alla Sua forma di Krishna, Dio, la Persona Suprema (mattah parataram nanyat).E in seguito dichiara, aham adirhi devanam: "Io sono la fonte di tutti gli esseri celesti." Infine, dopo aver compreso la Bhagavad-gita, che è l'insegnamento ricevuto da Krishna, Arjuna conferma la supremazia di Krishna con queste parole, param brahma param dhama pavitram paramam bhavan: "Ora ho capito perfettamente che Tu sei Dio, la Persona Suprema, la Verità Assoluta e il rifugio di ogni cosa." La forma universale che Krishna ha mostrato ad Arjuna non è dunque la forma originale di Dio. Questa forma originale è quella di Krishna. La forma universale con le sue migliaia di teste e di mani è manifestata al solo scopo di attirare l'interesse degli uomini che non hanno amore per Dio, ma non è la forma originale del Signore.
I puri devoti del Signore, uniti a Lui da un legame d'amore trascendentale, non provano alcuna attrazione per la sua forma universale. In questi scambi d'amore, il Signore Supremo Si mostra ai Suoi puri devoti nella forma originale di Krishna. Così per Arjuna, che è unito al Signore da un'intima relazione di amicizia, non fu piacevole vedere la forma universale, anzi ne provò un senso di paura. Poiché Arjuna è un eterno compagno del Signore, e non ha niente dell'uomo comune, possiede certamente la visione spirituale e perciò non è affascinato dalla forma universale.
Questa forma può sembrare meravigliosa agli uomini che cercano di elevarsi sulla via delle attività interessate, ma a coloro che sono impegnati nel servizio di devozione nulla è più caro della forma a due braccia del Signore, la forma di Krishna.
VERSO 55
mat-karma-krin mat-paramo
mad-bhaktah sanga-varjitah
nirvairah sarva-bhutesu
yah sa mam eti pandava
mat-karma-krit: impegnato nel compiere la Mia attività; mat-paramah: considerando Me il Supremo; mat-bhaktah: impegnato nel Mio servizio devozionale; sanga-varjitah: libero dalla contaminazione dovuta alle attività interessate e alla speculazione mentale; nirvairah: senza nemici; sarva-bhutesu: fra tutti gli esseri viventi; yah: colui che; sah: egli; mam: a Me; eti: viene; pandava: o figlio di Pandu.
TRADUZIONE
Mio caro Arjuna, la persona che s'impegna nel puro servizio di devozione, libera dalla contaminazione delle attività interessate e dalla speculazione mentale, che agisce per Me considerandomi il fine supremo della vita, ed è amica di tutti gli esseri, certamente verrà a Me.
SPIEGAZIONE
Chiunque desideri avvicinare Dio nella Sua forma suprema di Krishna, sul pianeta Krishnaloka, nel mondo spirituale, e aspiri a legarsi intimamente a Lui, deve seguire la via che Lui stesso indica qui. Questo verso è considerato quindi l'essenza della Bhagavad-gita. La Bhagavad-gita è un'opera destinata alle anime condizionate che cercano di dominare la natura materiale e ignorano la vera vita, la vita spirituale. Quest'opera ha lo scopo di mostrare loro come percepire la loro natura spirituale, come ritrovare la relazione eterna che le unisce all'Essere Supremo, Dio, e come tornare alla loro dimora originale, nel regno di Dio. Questo verso indica chiaramente la via del successo nelle attività spirituali: il servizio di devozione.
Per quanto riguarda l'azione, si devono orientare tutte le proprie energie in attività centrate su Krinsa, nella coscienza di Krishna. Il Bhakti-rasamrita-sindhu (2.255) afferma:
anasaktasya visayan
yatharham upayunjatah
nirbandhah krishna-sambandhe
yuktam vairagyam ucyate
Nessuno dovrebbe fare qualcosa che non sia legato a Krishna, questo è il krishna-karma. Non c'è niente di male nell'essere impegnati in attività diverse, a condizione che ci si distacchi dai frutti di queste attività per offrirli al Signore. Un uomo d'affari, per esempio, può trasformare il suo lavoro in un'attività cosciente di Krishna semplicemente compiendo per Krishna il suo dovere di uomo d'affari. Poiché Krishna è il vero proprietario dell'azienda del nostro uomo d'affari, è Krishna che deve beneficiare dei suoi frutti. E se quest'uomo possiede un'immensa ricchezza, deve offrirla tutta a Krishna. Questo significa lavorare per Krishna. Invece di far costruire un quartiere residenziale per il proprio piacere dei sensi, egli può finanziare la costruzione di un bel tempio, installarvi la forma arca di Krishna e assicurarLe un servizio devozionale accurato, secondo le istruzioni delle Scritture autorizzate.
Questo è ciò che si chiama krishna-karma, gli atti compiuti senza attaccamento ai risultati, che sono invece offerti a Krishna. Se si costruisceun grande edificio per Krishna e vi si installano le divinità di Krishna, non è proibito vivere in quella casa, ma si deve sempre tener presente che il proprietario di quella dimora è Krishna. Questa è coscienza di Krishna. Colui che non dispone di mezzi sufficienti per far costruire un tempio di Krishna può sempre occuparsi della pulizia del tempio, e questo sarà sempre krishna-karma. Può anche coltivare un giardino, per esempio. Chiunque possieda della terra (in India, e talvolta altrove, anche i più poveri possiedono almeno un pezzo di terra) può coltivare dei fiori e offrirli al Signore, o piantare degli arbusti di tulasi, le cui foglie sono molto importanti nell'adorazione di Sri Krishna.
Infatti raccomanda nella Bhagavad-gita di offrirGli una foglia, un fiore o un po' d'acqua: patram puspam phalam toyam; questi doni modesti sono sufficienti a soddisfarLo. E la foglia di cui parla Krishna è in particolare la foglia di tulasi; si può dunque piantare l'arbusto di tulasi e innafiarlo. Così, anche il più povero può impegnarsi al servizio di Krishna. Si dovrebbe anche accettare come cibo il prasadam, i resti degli alimenti offerti in sacrificio al Signore. Questi sono alcuni esempi che illustrano come ogni uomo possa offrire il suo lavoro a Krishna.
Le parole mat-paramah designano colui che considera la compagnia di Krishna, nella Sua dimora suprema, come la perfezione più alta. Questa persona non prova alcuna attrazione per i pianeti superiori come la luna, il sole e gli altri pianeti celesti e nemmeno per Brahmaloka, il pianeta più evoluto di questo universo; desidera solo essere ammessa nel mondo spirituale. E anche là non è contenta d'immergersi nella sfolgorante radiosità del bramajyoti, vuole raggiungere il pianeta spirituale più alto, Krishna-loka o Goloka Vrindavana. Ha una conoscenza perfetta di questo pianeta, perciò non è interessata a raggiungere gli altri pianeti. Come indicano le parole mad-bhaktah, il devoto è completamente immerso nel servizio di devozione, che conta nove attività spirituali: ascoltare ciò che riguarda il Signore, glorificarLo, ricordarsi di Lui, servire i Suoi piedi di loto, adorarLo, offrirGli preghiere, arrendersi ai desideri del Signore, legarsi d'amicizia con Lui e abbandonarGli tutto. Si possono mettere in pratica tutte e nove queste attività devozionali, oppure otto, sette o almeno una, e così raggiungere la perfezione.
Notiamo il termine sanga-varjitah. Indica che bisogna abbandonare la compagnia delle persone ostili a Krishna. Chi sono queste persone? Tra esse non ci sono soltanto gli atei, ma anche gli uomini inclini all'azione interessata o alla speculazione intellettuale. Così Srila Rupa Gosvami. descrive nel suo Bhakti-rasamrita-sindhu (1.1.11) il puro servizio di devozione:
anyabhilasita-sunyam
jnana-karmady-anavritam
anukulyena krishnanu-
silanam bhaktir uttama
Per compiere puramente il servizio di devozione bisogna essere liberi da ogni contaminazione materiale e dalla compagnia delle persone che si dedicano all'azione interessata o alla speculazione intellettuale. Quando si coltiva la coscienza di Krishna in modo favorevole, liberi da ogni compagnia indesiderabile e dalla contaminazione dei desideri materiali, si è situati nel puro servizio di devozione. Occorre adottare un atteggiamento favorevole, e non sfavorevole, quando si pensa a Krishna e si agisce per Lui: anukulyasya sankalpah pratikulyasya varjanam. (Hari-bhakti-vilasa 11.676) Kamsa, per esempio, era il nemico di Krishna, e fin dal momento dell'avvento del Signore cominciò ad escogitare piani per ucciderLo; ma poiché ogni volta falliva nel suo tentativo, non poteva smettere di pensare a Krishna.
Così, mentre lavorava, mangiava o dormiva, Kamsa era sempre cosciente di Krishna; ma questa coscienza di Krishna non era favorevole, perciò, nonostante fosse sempre assorto in Krishna ventiquattro ore al giorno, Kamsa rimase un essere demoniaco, e alla fine fu ucciso dal Signore. Naturalmente chi è ucciso dal Signore ottiene subito la liberazione, ma questa liberazione non è il fine del puro devoto. Egli non desidera affatto la liberazione, come non desidera neppure essere elevato al pianeta più alto, Goloka Vrindavana. Ovunque si trovi, il devoto ha un solo desiderio, di servire Krishna.
È detto che un devoto di Krishna non ha nemici (nirvairah), ma è l'amico di tutti. Egli sa che soltanto il servizio di devozione offerto al Signore può liberare l'uomo da tutti i problemi dell'esistenza, lo sa per esperienza personale e vuole introdurre il servizio di devozione, la coscienza di Krishna, nella società umana. Nel corso della storia, numerosi devoti del Signore rischiarono la vita per diffondere la coscienza di Dio. L'esempio più conosciuto è quello di Gesù Cristo. Crocifisso dai non devoti, egli sacrificò la propria vita per la causa della coscienza di Dio. Tuttavia sarebbe superficiale credere che egli sia stato ucciso. Anche in India ci sono numerosi esempi simili, come quello di Haridasa Thakura e Prahlada Maharaja.
Tutti affrontarono rischi così grandi perché desideravano fermamente diffondere la coscienza di Krishna e questo compito non è facile. Il devoto sa che la sofferenza dell'uomo nasce dalla dimenticanza della relazione eterna che lo unisce a Krishna. Perciò il più grande beneficio che si possa rendere all'umanità è liberarla da tutti i problemi materiali. Questo è ciò che fanno i puri devoti impegnandosi al servizio del Signore. Possiamo quindi immaginare quanto Krishna sia misericordioso verso di loro, che sono assorti nel Suo servizio e rischiano tutto per soddisfarLo; non c'è dubbio che tali persone raggiungeranno, dopo aver lasciato il corpo, il pianeta supremo.
In breve, la forma universale, manifestazione temporanea del Signore, la forma del tempo che tutto divora, e anche la forma di Visnu a quattro braccia, sono state tutte rivelate da Krishna. Krishna è dunque la fonte della visva-rupa e di Visnu, e non viceversa. Tutte le forme hanno origine da Krishna. Esistono migliaia di Visnu, ma per il devoto non c'è altra forma di Krishna tanto importante quanto la Sua forma originale, quella di Syamasundara, a due braccia.
La Brahma-samhita afferma che coloro che, pieni d'amore e di devozione, sono attratti da questa forma di Krishna, Syamasundara, possono contamplarLa costantemente nel loro cuore e non vedere nient'altro. Dal contenuto di questo capitolo si deve concludere che la forma di Krishna è originale e suprema.
Terminano così gli insegnamenti di Bhaktivedanta sull'undicesimo capitolo della Srimad Bhagavad-gita intitolato: "La forma universale"
NOTE
1. Queste dodici relazioni corrispondono ad altrettante "emozioni" (rasa), che ne determinano il carattere:
1. madhurya (o sringara): sentimento amoroso;
2. vatsalya: affetto dei genitori;
3. sakhya: amicizia;
4. dasya: attitudine di servizio;
5. santa: neutralità;
6. raudra: collera;
7. adbhuta: meraviglia;
8. hasya: finzione;
9. vira: valore;
10. daya:compassione;
11. bhayanaka: paura;
12. bibhatsa: sconvolgimento.
2. In tutti i templi dell'India si trovano delle "statue", o murti, soprattutto di Visnu o Krishna, che vengono adorate da migliaia di persone.
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